Nel luminar di un battito di ciglia
s’appende il giorno al muro dei trascorsi
e l’ora vaga tra lancette appese
a un orologio quadro senza cifre

Non s’apre il cielo senza la speranza
e il sol n’indora raggi a fascio aperto.
Se il tempo a vivere è quello designato
già dal principio che si spalma a poco.

Le parche muse, oscure e menzognere
che del disegno fanno filo e trama
sepolte dalla polvere del tempo
nella pianura di un cinereo andare

Ma vago è il senso,
sia del cammino, che del già vissuto
e niente arringa,
vacue sentenze, stinte e ormai sfinite.

Se il sogno antico,
già si riaffaccia al chiostro della mente
forse s’arride
la primavera al dì che va a tornare

E tutto vaga,
nel tempo di un cerino che s’accende
la vita stessa,
l’ignoto di un minuto da plasmare ...