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Fiume glaciale e rigogliosa vena
che porti dentro l'angoscia di chi volle e non poté
e del potere fece terrore e terrore rimase e rimane tutt'ora,
anche se le antiche acque ormai passate sono
sotto i ferrei ponti del tuo andare.
Ma nulla può arrestar il tuo lento passar nella valle a te consacrata
e rispettata da chi nel silenzio vive
e così sarà senza che le tue acque abbiano l'insperato contatto
di chi continua a vivere nella vecchia eresia
e nell'eresia muore, pur continuando a vivere.
Reno
Sul tuo alto scanno,
muto rimani al passaggio della fredda terra
e non senti tua quella verde valle,
dove solo il candor dell'altero cigno
e dello starnazzare lontano dell'anatra selvatica,
ti accompagnano nel tuo scorrere mesto,
sempre più a sud, sempre più a sud,
dove ormai il freddo dell'animo è passato
e là ti riposi nel lungo lago è nuova lingua parli.
Così continui ad andar nell'eterno tuo destino
che sempre si ripete senza che tu cosciente sei,
del tuo dir sia da alcun capito.
Ed io amar voglio quelle tue grigie acque
e sospirando correre sulla tua verde sponda.
Con me al fianco colei che mi rapisti in giovinetta età,
per averla là dove tu dormi.
Oh! fiume,
quante volte maledii i tuoi flutti
e le terre dove tu scorri.
Ma ora che quel destino così confuso mi ha portato là
dove il mio pensier sepolto fù da tanto tempo
e ritrovato ho la mia vita andata.
Ora che il grigior delle tue acque
non possono raffreddare più il mio cuore.
Riversar volli un po' di quell'amore,
vero e libero, in quel gioioso giorno,
sulla tua fredda riva.
Ora uniti siamo
anche se il tuo regale andar
è ben lungi da questa mia Terra.
Un profondo legame nacque e vive
per quella giovinetta che rosea andava
sulla tua verde riva. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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