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Protetta dai drappelloni di quel baldacchino,
nell'immensità di una veduta che toglie il fiato,
tutta raccolta nella tua bianca veste di lino,
il tuo sguardo allibito corre su un viale alberato
e come se di te stessa fossi il crudele aguzzino,
ti sorvegli nelle fredde prigioni del tuo destino.
Echi profondi odi provenir oltre quel recintato,
ma il tuo occhio chiaro non può veder lontano
e nell'aria fresca che hai appena respirato,
la declamazione di un paradigma così spartano,
s'annaspa nell'incoerenza di ciò che hai provato,
quando le tue labbra sulle mie hai riposato.
Tremola la pelle sottile delle tue braccia nude,
sotto gli spifferi dei raggi di questa luna ad arco,
ora che ti ricordi di quanto sia stato così rude,
ché ti tenevo stretta e nella gola sentivi un carco,
mentre distesa sul lenzuolo di zucchero nel parco,
in cuore tuo per la prima volta s'è aperto un varco.
E così ti accarezzi col dito il profilo della bocca,
sentendo il tocco delle mie mani sulle tue spalle,
e mentre che l'ultimo quarto di quest'ora scocca,
un bollore ti scorre sulle braccia come uno scialle:
eppure continui a scrutar il perimetro di quel viale,
sinché sui tuoi occhi cade uno sbiadito velo d'opale.
"Troppo diversi, non potremo andar d'accordo",
continui a sussurrare sommessamente a te stessa,
adesso che l'ennesimo sospiro del tuo spirito sordo,
ti sgrava dalle colpe della tua coscienza dimessa,
in nome di quelli che della vita ti hanno fatto dono,
per ciò che hai sentito al tuo Dio chiedi perdono.
Ma io ti guardo dal basso e sento ciò che senti,
vedo oltre il tuo corpo anche se lo nascondi:
io mi domando perché lo fai se poi ti penti,
e continuo ad aspettarti anche se non rispondi,
perché so che una linea sottile ancora ci unisce;
in fondo tutto ciò che inizia, prima o poi finisce!
Terra fertile che sei nel mezzo di due grandi fiumi,
t'imponi promontorio sulle acque col sangue vivo,
dall'Africa centrale all'Etiopia t'innalzi in acumi,
e dalle loro sponde sei l'origine di ciascun rivo:
tra foci bianchi e azzurri nel deserto sconfinato,
quanta passione nasconde quel velo immeritato?!
Ora l'ho capito più di prima, anche se è notte fonda,
allora ti lascio andar lontano, per la tua rotta
e continuo a sperar che dal promontorio un'onda,
forte si elevi che la tua terra paurosamente smotta,
ora che ritorni a guardare il mondo dal tuo balcone,
e sopisci nel grembo del tuo cuore ogni emozione! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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