Ho trovato nelle mele
la mia essenza più profonda
l'ho trovata nelle vene
dove il sangue mi scorre
come un rivo silvestre
l'ho trovata nelle foglie
ingiallite dall'inverno
che quest'anno è ancor più freddo
per non tirarla a lungo
l'ho trovata in ogni cosa,
l'ho trovata la mia essenza
più profonda di una figa
di una troia in litoranea,
lei era sola e mi aspettava
(l'essenza dico non la troia!)
come una moglie attende
in tavola il marito prediletto
che torni dal lavoro a casa,
avevo perso la mia strada
dopo un lavoro troppo lungo
da spiegare e da capire
ma sono poi tornato a casa
e v'ho trovato la mia essenza.
Son poeta e mi convinco
forse sbaglio forse prendo
un abbaglio ma mi bagno
nella mia presunzione
e guardo intorno in ogni cosa
nelle mele e nelle vene
nelle foglie e nei pisciatoi
della stazione dei treni
che partono in ritardo:
se al mondo non c'è poesia
io la trovo in ogni cosa
ma Pascoli non sono
non verseggio cose umili
(le tamerici non mi piacciono) (1)
allora sono in controsenso
con il senso del mio scritto
se dico cazzate allora parto
tanto il tempo c'è il treno fa ritardo
come ho detto dieci versi sopra,
"addio mondo crudele"
quest'è frase banale
ma se la volgo in versi vedi
se la metto in settenari
col rigo dopo che la segue
se poi aggiungo allitterazione
come ho fatto quattro versi sopra
(tanto per fare degli esempi)
credo può diventar poesia
e non solo sole amore e cuore.

(1) "Myricae" ovvero "tamerici" in latino, è il titolo di una raccolta poetica di G. Pascoli, che allude alla "cose umili" che egli canta nei suoi versi.