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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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O Piacere Piacere, Tu dio vero
Tu unico dio, perché mi sfuggi, e il volto
Tuo, mentre il grigio avanza del severo
Accidente, non mostri alla mia brama
Inerte che precipita captiva
Dentro l'opacità della materia
Nativa? L'incertezza ancora trama
Attorno alle lacune del mistero
Ma, cosa dire? c'è realtà più seria
Forse di vacua vita che sgabello
Faccia al nulla e non abbia nessun altro
Intento vero che non sia il bordello?
S'increspano le dune, e sabbia e vento
Corteggiano dell'opera che possa
Da mano umana provenire il passo:
Non sia veloce dunque, bensì tardo,
Questo mio trascinarmi stento, passo
Scisso tra cipria e sterco - non terrestre
Certo, né metafisico. O Piacere,
La massa Te del secolo profano
Vessillo affisso e norma e legge stima:
Tu quest'incancrenito masso e il vano
Celeste che mutevole lo regge
Rifuggi. Fisso però non distolgo
La brama mia insaziata dalla forma
Tua interminata: ah senza attrito – istante
Cristallizzato – scorgerti! Virtuale
Non sia né patinata la promessa
Beltà, il feticcio utopico che adoro
Da questa gleba usuale che si stende,
Nerissima, in monotone scansioni
Dove con voglia e spirito d'automa
Il formicaio globale s'incolonna.
Perché né arbitrio d'arbitro né fato
Avverso o qualsivoglia accidentale
Evento mai saranno al mio capriccio
Perverso deterrente a non sbirciare
Della lusinga tua, mio dio, la soglia. | |
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Pan23 |
18/11/2010 17:02| 4896 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Tratta da "La Morte siede alla mia tavola".» |
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