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Poesia sul tema Anno nuovo
Caracollo come un'ombra,
occhi rappresi dal sonno,
cispa di una notte di veglia.
La barba ispida segna il tempo dell'accidia,
scandito dal pendolar indolente della sigaretta
tra le labbra...
Aspiri fumo
spiri vita
in volute fitte,
serpentine protese
verso il soffitto.
Ti inerpichi lassù,
ti fai dondolare
in attesa che
planino pensieri
nell'ammasso di rottami
dispersi nei tuoi ammassi cerebrali.
Forse una lama di luce
forse un raggio di sole
a squarciare la nebbia nepente
eruttata dalla Festa demente:
e ti prenderesti a calci
per il rito dei pagliacci:
sacrificio cruento di tacchino e agnello
in onor dell'anno novello.
Mai errore più fatale:
lo spumante è dozzinale.
Deh non t'avvedi o miser grullo
dell'arsura del fanciullo,
liba acqua, sangue e linfa a pinte,
prosciugherà il suolo nostro di repente, di stirpi brulicante.
E Tu reietta gente, nelle notti propizie, sotto il tuo cielo ghignante,
vani leverai per placarlo salmi alle sante.
Ei non sa il poverello di esser nuovo e bello,
è il Tempo Lui, avanza e basta,
farà di genia umana caterva e catasta,
sì da arder pira e foco immane e favilla che devasta.
In un orecchio m' ha soffiato
che col tempo s' è curvato
torna e ritorna su i suoi passi
a ricombinare i vecchi sconquassi.
Sarà d'uopo, è mio il sentire,
ad Eraclito riferire
che di lui il Tempo ride,
Panta Rei è una cazzata,
per di più assai datata.
Giunge dall'eterna pista un tuonar d'ore, quel che siamo saremo,
sempiterni disperati morituri, galoppiamo a perdifiato su per stolti sentieri d'ansia.
Vidi, o fratelli, nella notte vostra, baldi cavalieri del destino lor compier gualdana...
Non t'angosciare, non ti conviene,
in culo all'infinito s' assopiscono le pene. |
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