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Perché d’ultimo silenzio, odiato,
di finto polso e mendace modo,
temuto e sempiterno e condannato
sei tu’l presunto manto e godo
nell’ore amene in cui t’immergi
e nuoti e imperi i sette mari
del mio finito oceano. Ergi
imperioso eppure a me più cari
tue parvenze e i tuoi bisbigli,
oh eterno martire sul rogo!
Oh Nero, veste te e i tuoi figli
gratuito ruolo: fatal giogo,
ma che mai ride a "de’ pensieri
la culla". Cromo mio innocente
apprezzaro rari e cuor sinceri
il tuo benevolo e potente,
e fur poi colossi enormi
e del firmamento d’alto Nero
perno, dove lungi par che dormi,
ove lungi s’offre il core mero.
E ’l vano velo in Nero enorme
ha sue radici ancor più salde
ed esile stel nell’uman orme
e petali secchi in fiamme calde.
Perché dunque? Perché rinnega’l fior
da cui nacque e seminato pria
la terra? Fratello, perché calor
di seme neghi? Un odio fia
sordo al tempo e al suo brusìo
ché spiazzi l’occhio al suo potere,
ché’l fior s’affida ad un rao pio,
alto per non sbattere e cadere.
Son pochi, rari, inesistenti,
e tra quest’ipocriti ignoranti,
i lunari gelsomini ardenti
e dell’immortale Nero amanti.
Oh Nero, papà del tempo e più cantor
di sereno e calma e sì radice
garante li due succhi e non dolor
di cui per fama l’omo è vice,
accogli i miei disiri non espressi,
i sogni mai sfiorati e questi verbi
fragranti di pace e di quiete emessi.
Fa’ che dei miei fremiti ti serbi,
d’ogni fidato e furtivo e fervido
segreto. Nel silenzio d’ogni notte
sussurrami sospeso’l tuo perfido
ire, sian onde le paur rotte.
Coglimi come’l padre c’ha in suoi vanni
dolce’l sonno de l’innocenza nova
del mondo e dei suoi malati inganni
e sicurtà più lì che altrove trova. |
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«Il componimento vuole essere una difesa del colore"nero"e più ampiamente dell’oscurità, del buio, della notte, elementi troppo spesso interpretati come presagio, simbolo della morte e del male. Ma è soprattutto una riflessione. Nella difesa del "nero" vi è la difesa delle nostre origini. In origine non era luce, e poi nacquero il sole e le stelle. Riflessione scaturita anche dalla lettura del sonetto foscoliano "Alla sera"(con cui non vuole certo gareggiare per intensità e strapotere evocativo).Difesa che muove soprattutto dall’esperienza quotidiana della pace del sonno d’ogni notte.» |
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