Lettere d’ amore 1
Quando l’ alba del solito giorno schiarisce il cielo che non ha voglia di aprire gli occhi e il sole accenna il primo bagliore col sorriso giallo colorando da sempre il solito pezzo di terra e il gallo canticchia prima piano, poi, sempre più forte l’ iniziale buon giorno ricordandomi del primo vagito di ogni uomo nato su questo pianeta blu di colore che gira attorno a una stella di fuoco senza mai fermarsi. Piano, mi sveglio dall’ uomo che non conosco, quello che dorme indifeso e va in giro cercando pezzi di se, di tracce su di un asfalto bagnato da una incessante pioggia. Sbadiglio ogni mattina, poi, riconosco allo specchio il mio corpo e quindi l’ altro me racchiuso in esso. Buongiorno, ripeto alla mia estraneità momentanea, mentre piano, si accende la candela della vita fuori e dentro .
Carissimo amore mio, stamane un ragno con le zampette pelate ha attraversato la mia anima sputando fili di malinconia e di vuoto; Cerco di dipingerla di celeste per dargli un tono ascoltando Bossa Nova di Joben, sai, mi piace tanto, ma a nulla vale questa operazione fantastica, dopo un po’ di luce, si avvicina un nuovo temporale emotivo di perdita che si materializza poi, con lacrime che colano dal davanzale degli occhi; la verità che mi manchi e in questa sorta di dolore lancinante, cupo senza fuga alcuna immagino il sorriso ampio tuo che si estende come le ali delle farfalle bianche, quelle che volano leggere annunciando l’ arrivo, l’ inizio della primavere, immagino scoperte dalle labbra i tuoi denti di colore bianco avorio che riflettono ogni tua emozione che provi; Guardo spesso poi la tua foto racchiusa nella cornice d’ argento sul comodino nel nido del riposo, provo tanta nostalgia ricordando le serate d’ inverno e quelle delle belle estate passate quando vampava la voluttà, il desiderio di noi ci possedeva il piacere di stare insieme mai ci riempiva del tutto. La verità che ti amo tanto da non poter stare lontano da te, mi mancano gli occhioni neri e le smorfie del tuo viso che illuminano il bello che provo per te e per noi in questo insaporoso mondo.
Non ho dubbi dell’ amore che provo, ho dubbi solo di un un tuo non ritorno, di non ritrovarti alla fermata successiva alla pausa che ci siamo dati, sai, l’ amore lotta con tante cose, distanza, economia, pazienza, libertà, lavoro, figli, ansie, paure... Nel frattempo nuoto in me per non annegare nel subbuglio dei sentimenti, aspetto una tua telefonata che spero arrivi presto così finisco di ingoiare la bava del ragno nero. Non ho più anima e senza di te nemmeno vita! Ti prego torna ad essere fiore nel giardino, tortora la mattina, fata ad ogni tramonto, non lasciare travasare i sentimenti nella brocca del dolore amaro e velenoso, non inquinare il dono, la meraviglia il bacio di Cupido, lo stato di grazia. Attendo lo squillare del telefono come la tortorella la mattina, quella di colore grigio, che attende il suo sposo di sempre che tarda ad arrivare sul tronco dell’ albero di pino che maestoso, si innalzi davanti ai miei occhi. Cala il sole, il cielo dell’ anima è di colore scuro, non vi sono stelle, soffia vento forte, brucia la pelle che riveste il corpo. Solo un carbone ardente è acceso nel camino del cuore, luccica di rosso e riscalda, è la tua immagine che riscalda la mia casa. Come la fiammella nel buio sei punto cardinale, stella polare nella mente, sei alba la mattina. Sono pochi giorni che non ci sentiamo, eppure l’ eternità è poca cosa. E’ calato il sole all’ aeroporto del nulla, tu, sei partita, andata, svanita nel cielo, ed io son rimasto solo senza un pezzo del mio cuore, con te ti sei portato via Amore, un pezzo della mia luna di dentro, con te, il firmamento coperto di stelle. Soffia vento gelido ora, i miei occhi non vedono luce, la mia lingua ha perso sapore, quel gustoso sapore di umido che esalava dai tuoi baci caldi. Sei ora lontana, come Sirio luccicante nel cielo, ma dentro presente come la sentinella all’ adunata all’ appello del mattino. Le poesie sono baci d’ amore, ma non saziano il desiderio di noi. Non so il perché o il come, ma credo come non mai, il mio di te e il tuo di me è un grosso grande bisogno di noi radicato nelle nostre cellulle. Ah dimenticavo di dirti ... la lettera va a destinazione ignota, le lettere sono trentuno, una per ogni giorno di un mese dal nome sconosciuto, di un tempo futuro e passato, seguendo gli sviluppi di un Cupido ancora in fasce e l’ evoluzione del sentimento amore spedisco queste lettere tramite il sito ad una dimensione estrane che neppure conosco. Con tanti saluti e affetto abbraccio il postino che farà recapitare questa mia prima all’ amore che evolve. Cresce Cupido passo dopo passo, incontro dopo incontro, l’ amore è la somma di tutti gli affetti di ogni persona che ci portiamo nel cuore.
Lettera d’ amore 2
Amore mio come la terra ha bisogna dell’ acqua e della luce della stella sole, la mia anima ha bisogno di te . Un passero sperduto il cuore, ogni istante è una eternità senza la voce di Amorino, ricordo spesso quando svolazzava felice nei nostri cuori, quando lo stesso si tuffava nella gittata, e bagnato dal sangue che è vita sbuffava passione come un treno a vapore. Il tempo purtroppo passa in fretta, inganna, affievolisce il tutto, ma sappi che la strada dell’ amore è lunga, a volte dolorosa, penosa e altre volte scorrevole e meravigliosa, sai quante volte mi sono chiesto di quante pietre d’ amore c’è bisogno per costruire una casa dove far alloggiare Amorino per sempre, certamente una vita non basta, immagina che ogni amore è una pietra che può essere piccola o grande e che queste, messe insieme accrescono la struttura di una casa, ogni pietra che la grazia di dio ci concede è un passo verso l’ evoluzione del sentimento amore, l’ unico che si è distaccato dal primitivo dell’ uomo che siamo. Ti starai certamente chiedendo che cosa è l’ amore …
LL’ ammore ched’ è? sicuramente nù n è ragione.
LL’ ammore è fatica è sudore, è sfuorzo ‘ e l’ anima,
capriole’ e ansie, dulore ‘ e pena
miezo ‘ a attimi ‘ e tiempe felici:
“ Suspiri ‘ e vita, morte ‘ e
miraculi, resurrezione “
Chest ‘è ll’ ammore.
Nun è na’ serata,
nu’ juorno, nu’ tiempo,
‘ o nu’ mese rinta all’ anno ca’ passa;
Nu’ lascite ’ e nuje stessi dinta nù mumento,
nù bacio ‘ e na’ carezza,
nimmanco è desiderio;
E’ impegno custante.
Spinta ‘ e abbattimiento ‘ e forza cuntraria.
E’ capì ‘ o mumento,
o’ tiempo, ‘ o modo,
a’ cerimonia,
‘ o desiderio ca’ pruovi,
’ o specchio cà se move ...
Prete ncoppa ‘ a prete ppè
costruì a casa ‘ e sempre dinta ‘ a nuje.
LL’ ammore è sapè ‘ aspetta ‘ o canto ‘ e l’ usignuolo,
‘ o giro ‘ e tiempo.
‘ o sole ca’ sorge,
‘ a luna ca’ brilla,
’ e primme luce ‘ e l’ alba,
’ a stagione ...
LL’ ammore
è magia è state ‘ e grazie,
è na’ luna bianca,
vestita ‘ e sera cò sciallo giallo.
Ch’ dè ll’ ammore:
“ LL’ ammore è rummore;
E’ nà poesia ca’ piglia forme chiane chiane
senza mai fine.
Chiedersi del sentimento sicuramente ti sembrerà strano amore mio, ma chiedersi dell’ unica cosa che ci distingue dagli animali penso che sia una giusta cosa, ricorda che ogni pietra della strada inizia dal primo vagito, solo la morte interrompe il percorso. Ora purtroppo ti devo lasciare, mi auguro che tu possa approfondire quest’ argomento con pacata serenità, insieme a questa mia missiva ti invio un mazzolino di fiori da campo, ovviamente e sempre con a centro una spiga di grano.
Ringrazio il postino anticipatamente che ti consegnerà la lettere in un tempo e in una dimensione a me ignota. Saluti e baci, a dimenticavo di dirti che mi manchi!
Lettera 3
Caro amore ti scrivo nel buio del cielo che si affaccia nel salone della mia casa, non c’è luna stasera! Ti ricordo del primo amore che ho provato per la tua persona, sai, sono bisognoso di salite gli strati che mi hanno formato, dando scheletro alla mia casa, dimora, nido.
Tu certamente non ti ricordi, io si, stavamo seduti allo stesso banco, scuola elementare, certamente scuola dei primi rapporti d’ amore, o delle prime certezze dei fiori dell’ amore, allora ti chiamavi Anna Maria De Martino, toccavo la tua mano e dentro di me le stelle della mia anima splendevano emettendo una sorte di principio di passione, una calamita che poi mi indicato la strada del percorso dell’ amore, nemmeno te ne accorgevi di me, forse si … ora non so, non lo saprò mai, ne lo saprò mai. Il tutto cessò quando mi accorsi che nessun approdo all’ isolo era possibile. Cambiai rotta, mi vestii da Arlecchino conobbi Colombina, trasferii per sopravvivere le mie emozioni nascenti, avevo bisogno di aggrapparmi a qualche cuore. Cambiasti nome amore all’ improvviso nel susseguirsi del tempo, Gabriella, Silvana, Tina, Anna, Margherita, Carmela, Ingrid, Rosanna, Silvana, Giusi, ecc … In altri nomi ancora oggi che ti sei trasformato, sento il sapore diverso delle labbra come la pronuncia dei nomi, l’ amore non cambia nell’ inseguimento, cresce, evolve, scappa via per breve, poi, si ripresenta con nuove veste, altri nomi, altre prerogative che invitano ad accrescere la struttura della casa nella quale regno, sempre vigilo alla evoluzione di una parte del mio spirito che ho deciso di nutrire, questo non per scelta, ma semplicemente per un sentire genetico soffiato da un vento che neanche so la provenienza. Ripeto che il sentimento cresce quando tu stessa ti trasformi in tutte le forme, in ogni nome, in ogni forma, tra queste, comprese le forme naturali della natura, l’ arte, la scrittura, la poesia, la musica strumenti necessari alla crescita interpersonale. Continuo a seguirti nelle tue trasformazioni, sappi che mai ti perderò, sei fonte di luce per la mia scelta di seguire la strada a me consone in questa breve complicata vita. Sappi che la tua luce mi rallegra, mi da la forza di andare avanti, di credere in qualcosa in questi tempi diventata ridicola per gli inseguimenti, ma tu lo sai, sono un cocciuto, perseguiterò la strada anche a piedi nudi, ad ogni trasformazione tua, seguirà un adattamento delle mie. Non ti lascio andare via, scappare, volare come una farfalla, ti seguirò di fiore in fiore, fino alla strada del fiore di lodo, fiore del paradiso.
Sono tenero come la pasta frolla.
L’ amore mi scioglie
divento crema, questo mi piace.
Non trovo spazio,
ne volume,
nelle strette bottiglie
dal collo lungo. |
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