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Elisa se ne stava con la testa tra le mani, il mondo sembrava essere sospeso in un velo di ovatta, pura ovatta tutto intorno, un solo pensiero, era incinta!
Le non tanto velate minacce di sua madre le facevano più male delle botte ricevute “ sei una poco di buono, cosa dirà le gente del paese, vedremo come sbarazzarci di questo problema”
Il “ problema” era un fagottino che stava crescendo dentro lei, come avrebbe fatto a farlo nascere non lo sapeva ancora, ma non voleva disfarsene. Sedici anni erano pochi eppure dovevano bastare per prendere una decisione. In quel momento sul viottolo ciottoloso, si avvicinava il calesse di Nicola, il figlio del cocchiere del duca, rallentò togliendosi il cappello “ buongiorno signorina Elisa, va tutto bene?” la ragazza si stampò un sorriso tirato sulle labbra, non poteva far vedere quali demoni albergassero nel suo cuore “ Buongiorno a voi Nicola, si tutto bene, sono solo un poco stanca, stavo riposando prima di tornare a casa” Dopo un altro scambio di battute, Nicola salutò toccandosi la falda del cappello e ripartì lentamente col suo calesse cigolante. Elisa decise di ritornare verso casa, Napoli era un via vai di carrozze a quell’ ora, doveva stare attenta a non essere travolta da qualche cocchiere troppo frettoloso. Arrivata sulla soglia della sua umile casa, non ebbe bisogno di bussare, sua madre l’ aveva vista dalla piccola finestra e le aprì la porta. “ Allora ascoltami bene, ho riflettuto, andrai da zia Maria che vive a Raito, in costiera amalfitana” “ Raito? E dove si trova? Zia Maria poi, non so nemmeno chi sia, mammà ti prego non mi mandare da nessuna parte, parlerò col signorino e…” ma la madre di Elisa, donna Filomena, non le diede nemmeno il tempo di finire, le assestò un ceffone che quasi la fece crollare sul pavimento. “ Tu non dirai niente a nessuno ci siamo capiti? Il signorino, ti ha solo usata, sei stata la sua… la sua…. “ aveva gli occhi iniettati di sangue “ ah, lasciamo stare, domani partrai per Raito e poi si vedrà” Elisa salì in camera sua, col cuore che sembrava esploderle nel petto, gli occhi colmi di lacrime. Pensava che sua madre si sbagliasse. Era pur vero che il figlio del duca era ricco e lei una semplice cameriera, ma lui l’ amava, glielo aveva detto! Forse se gli avesse detto del bambino, l’ avrebbe sposata subito, sarebbe stato felice come lei. Si tolse le scarpe e silenziosamente ridiscese le scale, voleva tentare di dirglielo, prima di partire per quella nuova vita, magari l’ avrebbe chiesta in moglie. La dimora del duca era a pochi passi dalla chiesa della Madonna delle Grazie. Si avvicinò al portone e aprì con la chiave di servizio che utilizzava quando si recava al lavoro lì in quella sontuosa dimora. Il cortile era silenzioso, era quasi buio, ma la finestra dello studio di Raniero era illuminata dalla luce delle candele. Stava suonando, la melodia struggente di un violino, le arrivava fino al cuore. Si era innamorata perdutamente di quel giovane così bello. Aveva gli occhi chiari e i capelli castani, legati sulla nuca, ma lei glieli aveva sciolti e vi aveva affondato le mani, in quella massa folta. Il ricordo del loro amore, degli incontri appassionati, le riempivano il cuore. Si incamminò silenziosamente su per le scale che portavano allo studio del signorino. Era quasi sul punto di bussare, quado sentì una risata cristallina e un piccolo applauso provenire dalla camera. In silenzio accostò l’ orecchio alla porta “ mio caro, siete un fenomeno, il San Carlo ha un fiore all’ occhiello nella sua orchestra e quado saremo marito e moglie, gireremo l’ Europa in concerto” Un pugno diretto, in pieno viso, avrebbe fatto meno male. Aveva sentito bene, quella voce di donna apparteneva a qualche musicista dell’ orchestra promessa sposa di Raniero a quanto sembrava. Raniero….l’ aveva solo presa in giro, quante parole dolci mentre approfittava di lei. Elisa come in un incubo, iniziò a correre giù per le scale, le lacrime le offuscavano la vista, incurante di trovare qualcuno che potesse conoscerla. Finalmente in strada iniziò a respirare a pieni polmoni, singhiozzando forte. Era finita per lei, per i suoi sciocchi sogni, per i suoi progetti, per il suo bambino. Dopo una notte di sonno senza sogni, il mattino seguente si preparò per partire alla volta di questa famigerata Raito. Il viaggio in carrozza durò parecchie ore, sballottolata sulle strade ciottolose, per non parlare della ripidissima stradina che portava al paese in cima ad una montagna con le case a picco sul mare. Un mare meraviglioso a dire il vero, un golfo molto bello quello di Salerno, era la prima volta che lo vedeva. Sembrava quasi di essere ancora nella sua amata Napoli. Finalmente la carrozza si arrestò con un sussulto, il cocchiere le aprì la portiera e le tese una mano aiutandola scendere. Elisa si guardò intorno, era la piazza del paese, presupponeva, prese la sua valigia dalle mani del cocchiere, che salutandola salì a cassetta e riprese la stradina che avevano percorso poc’ anzi. “ Tu devi essere Elisa” una voce alle sue spalle la fece sussultare, si girò trovandosi di fronte una donna molto somigliante a sua mamma, ma più giovane “ Voi siete zia Maria?” la donna annuì sorridendo “ vieni, andiamo a casa” Casa, che strana parola, eppure in quei nove mesi quella sarebbe stata la sua casa. Imparò ad amare quel piccolo paese, la gente curiosa ma non fastidiosa. Imparò a convivere con quella creatura che stava crescendo dentro il suo corpo, imparò ad ingoiare le lacrime e il dolore. Tra i bambini da accudire di zia Maria, le faccende di casa e il piccolo orto, il tempo volò via serenamente. Di tanto in tanto il viso di Raniero le appariva in sogno come parte di una vita ormai lontana. Si avvicinava la data del parto, Elisa non sapeva se essere felice o disperata, le aveva detto zia Maria che avrebbero provveduto loro a dare il bambino a “ chi di dovere”. Cosa significasse non ebbe mai il coraggio di chiedere e non volle nemmeno sapere. La notte del 4 Febbraio 1890 iniziò male, i dolori erano forti. “ Cammina avanti e indietro Elisa, non ti fermare” le diceva sua zia, come faceva a camminare se la sola cosa che le veniva di fare era vomitare e stare distesa. Faceva freddissimo, ma Elisa sudava copiosamente, la casa della zia era in subbuglio per quella nascita, erano tutti in uno stato di silente attesa, velata di tristezza e strana aspettativa, perché tutti sapevano che quel bambino sarebbe stato portato via, appena nato. Il primo vagito si udì alle quattro del mattino, dopo una notte dove le urla soffocate nel cuscino, le lacrime ingoiate e il dolore erano state le uniche compagne, oltre la zia, in quella camera umida e buia. “ E’ pure femmina” esclamò la zia Maria quasi sprezzante. Non diede nemmeno il tempo ad Elisa di vederla, la avvolse negli scialli e la consegnò a suo marito Egidio. Elisa piangeva” perché non posso almeno vederla?” “ Meglio di no figlia mia, da domani ritornerà tutto come prima” le rispose sistemandola meglio sui cuscini e spegnendo le candele, ormai era giorno inoltrato. “ Corri Regina, corri “ Antonio e Regina si stavano dirigendo alla spiaggia per vedere cosa ci fosse da sistemare dopo il temporale della settimana prima. Erano i proprietari di un pezzo di spiaggia che d’ estate fittavano a bagnanti con ombrelloni e cabine in legno. Passando avanti alla chiesa di San Giovanni a Vietri, notarono in fagotto piangente, si avvicinarono. “ Ma questo è un miracolo Antonio, è una bambina” Regina piangeva sommessamente, lei che non poteva avere figli, aveva trovato una neonata “ povera creatura nonostante il freddo piange a stento, portiamola a casa, sarà nostra figlia” Il Signore aveva donato loro un piccolo angelo. “ E’ così bella e per la gioia che ci donerà la chiameremo Letizia” due occhi scuri in un incarnato pallido, guardavano i due nuovi genitori, con curiosità. Una bambina era stata fortunata, aveva trovato una famiglia, una ragazza, stava soffrendo per l’ amore, per la figlia, per la dignità persa, dove quest’ ultima valeva più di tutte le cose insieme. Nicola il cocchiere, andò a prendere Elisa a Raito dopo pochi giorni dal parto, era un bravo ragazzo, innamorato di Elisa da sempre, sapeva del bambino, si era saputo che la ragazza fosse incinta, non si sapeva di chi ma per lui non cambiava nulla, la amava. Col tempo forse, anche Elisa lo avrebbe amato. Il duca Raniero? In giro per il mondo con la sua orchestra, un giorno sarebbe ritornato. |
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