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Brillava la luna in quella notte fredda come non mai. Il cielo era tempestato di luci che intermittentemente accompagnavano lo scorrere del tempo. Lucia, nella sua oscura dimora, osservava dai vetri il battito pulsante della vita. Certo che con Lei la vita era stata cattiva. Un tempo era una bellissima donna, desiderata, amata, ammirata da tutti. Quando ancheggiava lo stelo che era il suo corpo, era uno spettacolo irresistibile.
Tutti volevano cogliere il fiore, tutti volevano assaporarlo e farlo proprio, ma Lei era restia a donarsi. Viveva come una rosa, viveva del suo profumo. La mattina si svegliava bagnata di rugiada e il profumo esalava dal suo corpo inebriando la casa. Qualche uccellino si posava sulla testa per un attimo, andava in estasi e poi volava, volava via per andare a spargere l’ odore nel nido fatto da poco, pronto ad accogliere i nuovi nati. A Lucia, Lucia..! Meraviglia delle meraviglie, stella polare per naviganti in cerca d’ amore..! Brillava la luna quella notte, Lei piangeva, si addolorava si ammalava di sè, per quella storia... Si, quella storia tormentosa, vissuta e mai digerita, quella storia che l’ aveva infangata fino agli anfratti bui della coscienza, la faceva piangere come una bambina, voleva morire. Morire, scomparire da sé, voleva farla finita con la vita, ma non ne aveva il coraggio, pensava al freddo lago, pensava al treno in corsa e ai suoi binari, ma poi, un tumulto d’ angoscia si imposseva della sua anima rendendola inerme e senza forza alcuna. Solo gli occhi avevano la forza instanchevole e producevano lacrime. Lacrime che cadevano scivolando sul suo viso. Che era successo tempo addietro? Qualcosa di orribile, qualcosa certamente accadutagli l’ aveva ridotta male. Da rosa profumata si era tramutata ora a stelo senza fiore, spoglio di gemme il suo viso.
Il ricordo era lancinante, quel ricordo di tanto tempo fa.
Era giovane allora Lucia e come tutti i giovani si sa, prima o poi si innamorano colgono l’ attimo, e questo accadde anche a Lei. I suoi occhi si incrociarono con gli occhi di lui, fu subito scintilla di fuoco, i cuori palpitavano come non mai, si baciarono all’ istante e si amarono come mai nessuno. Intrappolarono Cupido e divorarono il dardo. Lui era un bel ragazzo, di bell’ aspetto, spalle larghe, e occhi neri, si chiamava Giorgio, era un giovane di buona famiglia. Presto presentò Lucia ai suoi, e contenti si affrettarono a sposarsi. Tutto sembrava filare liscio nella loro storia, ma la vita non è mai lineare come ci fa credere. Un giorno Lucia scese di casa per fare la spesa, ma mentre camminava con la testa nelle nuvole di cupido, dei sporchi balordi, bastardi, aborti della natura umana la presero e la trascinarono nella loro macchina. Lei gridò tanto che perse la voce per farsi ascoltare, ma niente e nessuno la udì. I balordi la portarono in una campagna e a turno la violentarono. Lei svenne quando ciò accadde, e poi si risvegliò sporcata nell’anima e priva di senno. Camminò tanto senza meta per dimenticare che svenne di nuovo. Un automobilista la vide a terra e la soccorse, la accompagnò all’ ospedale più vicino. Ebbe le cure e tornò a casa, non fece denuncia, aveva troppo vergogna dell’episodio per raccontarselo e riviverlo, non ebbe nemmeno il coraggio di raccontare a Giorgio l’ accaduto. Lo amava troppo per dargli un simile dispiacere, non gli disse nulla e cercò di dimenticare l’ accaduto. Passarono mesi in fretta, il diavolo alzò il coperchio della pentola... quel non detto, tacito segreto spingeva ora nella pancia di Lei. Lucia era incinta, accidenti.
Il rimorso le bruciava il cuore, si sentiva in trappola, senza via di fuga. Il guaio più brutto era che Giorgio sapeva bene di non essere fertile! Che tragedia nella tragedia.
Che sarebbe successo se Giorgio avesse saputo del segreto di colei che amava? Cosa dirgli si interrogava Lucia.
Così, una sera mentre cenavano tranquilli al lume di candela e con sottofondo musicale di canzoni classiche napoletane, Lucia ebbe pietà di se, cercò di dirgli tutta la verità, ma Giorgio al primo accenno alla violenza subita da lei, per il troppo amore non resse la trama, si arrabbiò tantissimo che gli occhi divennero di fuoco, non volle nemmeno ascoltare l’ accaduto, sbattè la porta e corse via morso da una tarantola annidata nel suo cuore. Voleva correre via da sé, lontano dal mondo, ma non ci riuscì, una macchina che andava a folle velocità, guidata da un altro balordo cocainomane, lo investì uccidendolo sul colpo. Lucia seppe la notizia l’ indomani, venne chiamata in questura e le venne raccontato tutto. Appresa la notizia dal dolore abortì, perse il bambino e perse se stessa. Fu rinchiusa in un manicomio e dopo anni di cure e elettroscoch ne uscì. La rosa non era più rosa, il profumo era svanito, solo l’odore aspro del dolore ora restava per il percorso della propria vita. Dolore che nulla e nessuno poteva alleviare, solo la morte restava come unica strada. Intanto, sotto il cielo ammantato di stelle, i balordi continuavano a sporcare le anime delle persone. Nemmeno vennero a conoscenza delle tre vite spezzate e dell’ amore di Lucia e Giorgio distrutto. Nemmeno Dio intervenne per cancellarli dalla terra per tale peccato. Le strade della vita sono mille e più, ma le strade, i vicoli, dovrebbero essere pulite dalla feccia d’ inumane persone che distruggono vite e anime senza nemmeno chiedersi il perché. Lucia riuscì a volare lontana sospinta da un vento freddo in una giornata di un cupo inverno che spazzò via ogni petalo della sua vita in un giorno di pioggia, lontano trasportò lo stelo, Lei, cercò Giorgio per farsi perdonare del nulla commesso. Chi sa, se Dio la aiutò magari in questo.
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Commovente e coinvolgente. Molto ben raccontata!! (Vivì)
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