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17_12_99 Un venerdì di fine millennio (parte seconda)

Fantasy

II Il giardino degli aranci


Ed eravamo simili, non dal punto di vista estetico, per carità! Lei era bella e sensuale come un disegno di Milo Manara, io brutto e affascinante come il fratello sfigato di Dylan Dog.

Ma eravamo simili, ci incontravamo l’ uno nell’ altra.

Da quel momento iniziammo a parlare, a prenderci in giro, giocando a scappare, a simulare di non essere interessati, di non essere già innamorati, ma era inutile fare finta di non sapere come sarebbe andata a finire... o ad iniziare.

E cominciò e poi finì e ricominciò, infinite volte, in un turbine incessante di simbiosi e fughe, di amore e di odio, di cattiverie mostruose e di infinite bontà...

Ma, torniamo a noi.

Quel mattino di un venerdì di fine millennio, il mondo non sembrava più lo stesso, le certezze del bene e del male si erano dissolte in un allegro grigiore, e il mondo sembrava semplice nel suo fluire, talmente semplice da sembrare finto, costruito da qualcuno per il suo puro divertimento e sollazzo.

La rete ci stava avvolgendo e ci sembrava di trovarci in uno spartiacque del tempo, in uno spazio precario, ancorati ad una tavola da surf che correva sull’ onda di un buco nero.

Nessuno sapeva dove saremmo arrivati, conoscevamo solamente le sicurezze lasciate dietro di noi.

Certezze di comunisti e anticomunisti, di telefoni attaccati a cavi, di cartoline e lettere, di distanze reali e di comunicazioni fra amici in carne ed ossa e scorgevamo da una finestra fantastica comunicazioni avvolgenti, telefoni mobili, scibile umano alla portata di tutti e di nessuno, televisori piatti, rapporti piatti.

Era difficile essere un ragazzo in un epoca di incertezze, così decisi di non pormi il problema e di vivere il presente con tutto me stesso.


Ero uscito dal mio appartamento a trastevere e avevo preso l’ 8 per andare in centro, lì avrei visto lei ed ero felice. Faceva freddo ma c’ era il sole, a Roma c’è quasi sempre il sole, la città è troppo bella per non essere illuminata. Quando arrivai a Largo Argentina, ero in anticipo, che strano(!), e mi fermai a fumare una sigaretta guardando Cesare e gli altri gatti dei ruderi, padroni della loro vita e certi delle loro certezze.

Ho sempre amato i gatti più dei cani, i cani sono simpatici, fedeli, buoni, ma sono dei bambacioni; i gatti invece sono indipendenti, furbi e soprattutto sono magici.

Mentre stavo osservando un micino che ciucciava il latte dalla mamma, aveva ancora gli occhi chiusi e le orecchie più grandi della testa, mi sentii sfiorare su una spalla e mi girai sorridendo convinto che fosse lei, ma mi ritrovai davanti due tizi sconosciuti.

“ Sei tu il ragazzo di Manu?”

“ Si sono io, ma voi chi siete, che volete, lei dov’è?” ero davvero preoccupato, i due erano davvero brutti, sembravano il gatto e la volpe, uno piccolo e con la barba incolta e l’ altro alto e con la faccia da scemo, la bocca sempre spalancata ad attirare mosche.

Era il piccoletto che parlava: “ Tu non ti preoccupare, vieni con noi!” mi disse prendendomi per un braccio.

“ Io non vengo da nessuna parte con voi! Prima spiegatemi.” Dissi perentorio, ma ero consapevole che nella mia mano non ci fosse il manico del coltello, decisamente no.

Il piccoletto provò ad essere più gentile ma la sua indole non glielo permetteva: “ Fidati, vieni, lei sta bene e anche tu starai bene dove ti porteremo, non abbiamo molto tempo!”

Che vi devo dire, cosa potevo fare? Andai con loro. “ Sai andare in bici, ragazzino di città?”, “ certo che ci so andare, sono bravo come lo è tua madre a fare i pompini!” gli dissi un bel pò incazzato.

“ Allora dai, stacci dietro se ce la fai altrimenti vorrà dire che la tua ragazza i pompini li farà a qualcun altro.” Vendicativo, lo gnomo infame.

Mi diedero una bici da montagna, aggiustai il sellino di corsa con la mia maldestria ma quei due erano già partiti, più veloci della luce in mezzo ai tram e alle macchine.

Ma cosa sto facendo, mi dissi? Chi sono questi due? Chi può volere fare del male a Manu?

Non avevo tempo di pensare, quei due sembravano Coppi e Bartali inseguiti da milioni di vespe imbizzarrite e cominciai a correre anche io in piedi sui pedali.

Arrivammo a Piazza Venezia e scendemmo dai Fori Imperiali verso il Colosseo.

Lì si fermarono a parlare con uno vestito da gladiatore. Io presi fiato e mi accesi una sigaretta, tanto per smorzare un pò la tensione, loro parlottavano, mi guardavano e ridevano. Presero qualcosa, un sacchetto mi pareva, da quella sottospecie di gladiatore. Che strano mi sembrò che parlassero latino, ma ero lontano e molto molto agitato.

“Dai, butta quella sigaretta che ti fa male” disse quello alto. “Fatti i cazzi tuoi, super Pippo” gli dissi” a te la natura ti ha già fatto tanto male”, ma la buttai e ricominciai a correre appresso a quei due. Scesero verso il circo Massimo e arrivati al semaforo, si infilarono in mezzo alle macchine e si buttarono a sinistra. Presero a scalare il clivo dei Publicii e arrivarono al Giardino degli Aranci.

Lì si fermarono con una sgommata, per fare un pò di scena, erano tanto sicuri di sè.

“ Vieni qua!” mi disse Topolino, “ hai mai guardato dal buco della serratura? Si vede San Pietro, è bellissimo”. “ Certo che ci ho guardato, coglione, ma che cazzo c’ entra, dove Manu? Che le avete fatto?”.

Sorridendo con i denti storti che si ritrovava, disse:” Stai tranquillo, vai a guardare dal buco.”andai, devo dire che avevo una leggerissima fifa, guardai dal buco e vidi San Pietro, era bellissimo, maestoso, in quel posto avevo portato tante ragazze, funzionava sempre, soprattutto con quelle non di Roma, lo conoscevo bene...ma adesso era diverso, era inquietante, mi sembrava di guardare in un’ altra dimensione.

Mi concentrai sulla vista ed ebbi la netta sensazione che San Pietro si stesse avvicinando velocemente verso di me. “Cazzo, che sta succedendo?”, mi allontanai decisamente terrorizzato.

“Stai tranquillo” diceva sempre così, che fastidio! “Vieni qua e mettiti questo”. Mi diede un cappuccio di lana da infilare in testa. Non potevo rifiutarmi, ma ero spaventato davvero adesso.


Sentii che aprivano un portone e mi guidavano su un prato, camminammo per dieci minuti, quasi sempre in piano.

A un certo punto si fermarono e Topolino disse a Pippo: “Stai con lui e non fare cazzate”. E si allontanò.

Quando tornò, sentii la voce di Manu, “Piccola, sei tu?”

“Si sono io, come stai, ti hanno trattato bene? Ti sei spaventato?”.

“Sono due coglioni, che vuoi che mi abbiano fatto, tu piuttosto, come stai?”.

Non mi rispose, sentii che si avvicinava, sono certo che fosse lei, ebbi la sensazione che si fosse fermata a fissarmi per un attimo che durò una vita, e poi mi tolse il cappuccio, di colpo.

E quello che vidi fu assurdo.

Era quasi l’alba del terzo millennio e mi svegliai, ansimando nel mio letto, con un cappuccio di lana accanto a me e lei che mi sorrideva, con uno sguardo strano...


DaviD 29/10/2015 00:08 1 1028

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Viaggio negli occhi di un ragazzo alla fine del secondo millennio, quando la realtà cominciava a dissolversi in un mondo di insicurezze.
Il futuro non è più quello di una volta...
»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Atmosfere degne di Tiziano Sclavi, la grande bellezza di Roma a fare da scenario a un'amore misterioso e...? attendiamo intrepidi la terza parte!!»
Medusina

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Racconto costruito in bello stile. Complimenti (Rosafio Giancarlo)

vogliamo il terzo capitolo. (Medusina)



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Il primo racconto pubblicato:
 
17_12_99 Un Venerdì di fine millennio (08/10/2015)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Night and day (06/12/2015)

Il racconto più letto:
 
Night and day (06/12/2015, 1818 letture)


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