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Claudia, la nostra Claudia

Dramma

Ormai sono circa quattro anni da quando lei non vive più. Avvolta nel suo scialle ocra antico, capelli secchi e biondi che lambiscono le spalle quasi a significare un minimo di vita elegante ancora.

Quella figura la trascina da una stanza all’ altra ma, senza incidere più di tanto, come appartenesse ad un corpo svuotato, privo di vita ancorché alto, slanciato, elegante.

Le ho tentate tutte, ma veramente tutte, per cercare di ricondurre Adriana, già è il suo nome, mia moglie, ad una sorta di vita accettabile dopo la tragica e violenta scomparsa di nostra figlia Claudia.

Per anni avevo insistito affinché non avesse quel motorino, tanto agognato da lei, ma i suoi 14 anni sembravano imporre questa scelta. Una decisione quasi sociale, un modo di uniformarsi agli altri.

L’ ennesimo status- symbol del quale non si poteva far a meno. Poi si sa, uno pensa e crede; perché proprio a noi? Invece fu proprio a noi. Una delle tante mattine, aria frizzante ma di fine estate ancora, occorreva andare a vedere la sezione di appartenenza alla nuova scuola .

Beh, il suo istituto d’ arte, un po’ fuori mano a dire il vero ma per arrivarci da casa nostra era un percorso tranquillo; viali alberati, traffico lento e poi, quel giorno, molti ragazzi sui marciapiedi, probabilmente anch’ essi si recavano a scuola per conoscere la sezione. Chissà, forse qualcuno di loro avrebbe potuto essere addirittura il suo compagno di banco. Quale fortuna avrebbe avuto! Già Claudia, bella delicata e dolce, aveva un animo sensibile al punto tale da commuoversi ascoltando poesie d’ amore e non parliamo di alcuni film come ET.

Gli occhi le si riempivano di lacrime che, dopo essersi guardata attorno perché nessuno di noi la vedesse, provvedeva furtivamente ad asciugare con dorso della sua mano destra. Un maledetto incrocio e tutta quella essenza umana, in un batter di ciglia, veniva cancellata; oops, andata via. Non una colpa, una fatalità! Quattordici anni vissuti inutilmente senza poter dare una continuità alla continuazione, anni utilizzati per morire! Ogni giorno d’ allora Adriana si reca a quell’ incrocio, si ferma e contempla la strada. La dinamica non le interessa ma, è come se cercasse un qualcosa di Claudia rimasto lì a crescere a testimoniare una sua presenza che nessuno più ci ridarà. Io lo so .

Non capiremo mai cosa passa in quei centimetri di cordone che uniscono una mamma ad un figlio! Ormai tutti conoscono Adriana, ed il sindaco della nostra città, per stare vicino al dolore di mia moglie, ha addirittura fatto porre una panchina a quell’ incrocio, quasi a riconoscere la giustezza di quel gesto quotidiano.

Non finisce qui purtroppo. No. Adriana sembra aver poi una vita normale ed ancorché sperduta, assente rimane gentile e disponibile come sempre con me con tutti, s’ inganna con la quotidianità dei servizi di casa e le ore tristemente passano fra un bucato, una spolverata eccetera .

Giunge così l’ ora di pranzo ed io torno a casa. Già, io ed Adriana abitiamo in una piccola città dove, paradossalmente, è ancora possibile tornare a casa durante quell’ ora di stacco conosciuta come pausa ufficio . Le famiglie, già… quelle, si riuniscono e possono interrompere la frenetica corsa e lo stress giornaliero tipico delle grandi città dove si corre, si mangia ai fast food e poi, ormai cotti da una giornata di lavoro si torna a casa la sera che non hai più nemmeno la forza di parlare con la propria famiglia; quelle famiglie! Nel pomeriggio così, dopo il mio rientro al lavoro, Adriana è solita, ormai da quattro lunghissimi anni, accedere al suo PC e cominciare una sua particolare navigazione.

Inutile dire che spesso ho curiosato nella sua cronologia. Quello che ho scoperto però ha dell’ inenarrabile. Ho trovato numerosi link che fanno riferimento a sedute spiritiche, incontri con l’ aldilà. Addirittura, appuntato su foglietto di carta un numero di telefono di una certa signora Melina abitante in quel di Torino.

Sembrerebbe capace di far ascoltare la voce dei nostri cari ormai… estinti!. E così per ore e ore . Torno a casa e ormai, come un rito, mi svesto e mi preparo per la cena. Adriana segue i miei movimenti fino all’ ultimo, in modo da potersi concedere gli ultimi secondi ancora di quella assurda navigazione e poi spegne il suo PC.

Io la raggiungo sempre alla sua postazione, le cingo le spalle, la saluto con una bacio sulla fronte, le accarezzo i capelli e cerco di scoprire qualcosa dall’ ultima videata. Dallo schermo però si intravede una sagoma che avanza lentamente. E’ lei, Claudia che con fierezza e dolcezza si avvicina a mia moglie, Adriana dicendole “ mi stavi aspettando”. Un grosso groppo in gola e quell’ immagine segnava la fine della mia vita coniugale ma l’ inizio di una nuova vita per loro! Riposate in pace.

Fin dove può arrivare l’ amore di un genitore per il proprio figliolo/a non lo sapremo mai!

Luciano Capaldo 24/08/2015 18:41 1 1370|

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«un racconto che da emozione e fa capire quanto l’amore di una madre sia infinito ed il dolore della perdita improvvisa della figlia sia nel cuore per sempre e oltre .Bello e commovente complimenti!»
Stefana Pieretti

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