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< Basta,è finita, questa volta ti lascio per davvero> gli urlò in faccia Greta, mentre Filippo snervato dall'ultimo contrasto la osservava immobile. In due anni di frequentazioni troppe erano state le liti fra loro .Dopo essere scesi dall'automobile s'erano fermati sul marciapiedi di una strada periferica nel cuore di una notte di algido Gennaio. Una fredda coltre assorbiva il paesaggio facendolo apparire come una vecchia foto in bianco e nero. Qualche passante compariva furtivo, come un’ ombra, per poi scomparire nell’ oscurità ovattata.< Non vuoi ripensarci Greta,> chiese Filippo con un tono di voce apprensivo, sperando ancora in un ultimo ravvedimento, ma niente, lei si tirò su il bavero del cappotto e girandogli le spalle s’ avviò da sola verso la città che offriva luci sbiadite e tremolanti come il loro amore. Confuso e triste salì sull’ automobile e guidò in direzione opposta senza neanche considerare da che parte si stesse dirigendo. La sua amarezza la stava sfogando sull''acceleratore correndo pericolosamente in una strada che lasciava pochissima visuale, date le nuvole bianche di vapore che gli venivano incontro. Non c’ era niente da osservare intorno, nello sguardo di Filippo emergeva insistente il ricordo di Greta mentre innamorata lo attirava a sé per baciarlo appassionatamente. D’ improvviso la nebbia sembrò leggermente diradare lasciando individuare l'approssimarsi di un ampio marciapiedi accostato ad un alto muro coperto di muschio. Avvicinandosi, alla luce dei fari dell'automobile, scorse la sagoma di una giovane donna che in piedi sembrava aspettare qualcuno. Filippo rimase colpito nel vederla, rallentò fermando la vettura davanti a lei. Era molto bella e quei ondulati capelli biondi le incorniciavano un volto dolce e disteso.< Permettimi di chiederti come mai in questa notte di rigido inverno sei da sola in un luogo così isolato > chiese il giovane.< Abito poco distante e siccome questa per me è una notte speciale nella quale potrò ancora provare il sapore della vita, aspettavo qualcuno che mi asseccondasse nel farlo.> rispose calma. Un po' perplesso Filippo osservava gli abiti che indossava la ragazza, non erano certo adatti al clima di quella notte. Quel vestito chiaro con la giacchetta lilla come la sciarpa che le avvolgeva il lungo collo e le scarpine scollate così che il freddo le stringeva certamente i piedi.< Credi che potrei essere io la persona adatta ad accompagnarti in questa tua serata speciale> chiese con aspettativa il giovane, ammirato dalla bellezza innocente della ragazza ed un po' intrigato dalla sua intraprendenza. Lei lo squadrò da capo a piedi e con un sorriso che si aprì come una luce nel buio fece intendere che era proprio così.< Avrai certamente freddo, saliamo sull’ automobile e dimmi dove vuoi che ti porti > chiese Filippo affascinato sempre più da lei.< Non ti ho neppure chiesto come ti chiami> incalzò il giovane .< Io sono Filippo e anch’ io in questa notte cercherò di rivivere dopo aver provato il dolore per la fine del rapporto con la mia ragazza> concluse.< Mi chiamo Angela Nevis, mi faresti felice se passeggiassimo io e te lungo questa strada che conduce al parco fino ad aspettare l’ alba. Non mi va di salire in macchia, ho voglia di ascoltare il rumore dei passi sul selciato, annusare l’ odore esaltato dei sempreverdi che si lasciano bagnare dall'umidità, ascoltare le tue parole nel silenzio della notte per sentire addosso la vita> esclamò. Appariva veramente strano a Filippo quell’ incontro così inaspettato ma del quale si sentiva sempre più coinvolto. La sua mente s’ era come svuotata da tutti i soliti pensieri, provava una attrazione speciale per quella persona sconosciuta che gli penetrava l'anima .Sentiva d’ essere in una dimensione diversa e grande era il desiderio di baciare le labbra di un volto dolcissimo dove gli occhi neri luccicavano sul pallore di esso. Con lentezza si avviarono lungo il marciapiede uno accanto all’ altro, l’ aria gelida lo convinse di abbracciare Angela che inaspettatamente gli si arrese appoggiando il capo sulla sua spalla come due innamorati.< Credo di capirti sai, come me stai tentando di reagire ad un dolore patito, dimmi se non è così> domandò il giovane ormai sicuro della risposta. Angela taceva e respirava l'aria come se dovesse finire da un momento all'altro, osservava intorno dando alle labbra una virgola di sorriso. Oltrepassando nuvole di vapore grigio arrivarono in un grande parco con delle panche di pietra annerite dal tempo. Angela contrappose il suo volto a quello del giovane < Baciami, te ne prego, fammi sentire il calore di un bacio appassionato che sveglia i sensi e ti fa vibrare ogni parte del corpo,> supplicò . Filippo la fissò per un attimo e dolcemente accostò le labbra a quelle della fanciulla, erano tanto fredde, ma le dischiuse prima con timore poi coinvolto emotivamente si lasciò prendere da una passione che gli scaturiva impensata e non raffigurò più nulla tanto era stordito. Lei intanto lo accarezzava sulla nuca, sulle spalle, la stretta voleva essere forte, ma era una gracile donna, lasciava tuttavia intendere lo struggente desiderio di trattenere in sé tutto ciò che quel bacio poteva offrirle. Erano soli in una dimensione d’ amore speciale e talmente coinvolgente che le ore si fusero con i baci. Un leggero chiarore rosa stava mettendo in fuga la bruma che si ritirava veloce alle loro spalle e in quegli attimi egli potè ammirare il dolce pallore in un ovale quasi da madonna, sentendosi innamorato di lei. Ma improvvisamente ella dimostrò una inprevista agitazione < Devo lasciarti, ora, assolutamente, non ho più tempo per rimanere con te> disse frettolosamente iniziando a correre lontana.< Aspetta, non lasciarmi così,quando ti potrò rivedere e dove, dimmelo> supplicò Filippo disperato per una conclusione alla quale non era pronto.< Non dimenticarmi nei tuoi pensieri e un giorno ci incontreremo ancora> esclamò scomparendo nel nulla. Come un fanciullo che vede allontanarsi nel cielo il palloncino che prima teneva tra le dita, egli fece ritorno all'automobile, assorto nel nuovo dispiacere ma ripromettendosi di cercare colei che lo aveva oramai ammalliato. Desiderava ritrovare il luogo dell'incontro sapendo che Angela abitava vicino, ma nessuna traccia gli affiorava alla mente per quanto si sforzasse di pensare. Trascorsi alcuni giorni, mentre in casa ascoltava il telegiornale della sera, sentì raccontare di un assassinio avvenuto per mano di un bruto, nella toilette di un cinema della città tre giorni prima. Si trattava di una certa Angela Nevis. Rimase colpito sentendo nominare proprio il nome di colei che desiderava tanto rivedere, ma naturalmente seppur dispiacendosi per quella ragazza archiviò la cosa pensando si trattasse di omonimia, era già successo in altre vicende. Ora accadde che una settimana dopo, dovesse recarsi al funerale di un caro amico. Accompagnato da un vento crudo seguì il corteo funebre che avanzava tra gli stretti viali del camposanto dove fiori colorati recisi consolavano il visitatore che la morte portava via solo i corpi non le anime. Si fermarono e il prete iniziò a pregare per l'anima del defunto coinvolgendo i presenti che tra le lacrime ripetevano le preghiere e fu allora che lo sguardo gli cadde su di una tomba recente, ancora coperta di moltissimi fiori. Scostatosi senza farsi notare, si avvicinò ad essa per leggere chi giacesse là.Quei fiori bianchi testimoniavano che là sotto dormiva il sonno eterno la giovinezza recisa. Tolse alcuni steli di bianchi gigli e gli apparve sulla lapide in chiare lettere il nome di Angela Nevis, sotto di essa spiccava una foto in porcellana racchiusa da una cornice di metallo dorato ed una piccola croce. S’ avvicinò di più e dovette poggiare le mani sulla pietra della lapide per non cadere a terra tanto le gambe gli si fecero molli. Si, proprio quella Angela Nevis gli sorrideva serena con quel volto bellissimo ornato da biondi capelli ondulati e con al collo la lunga sciarpa lilla. < Grazie per avermi donato attimi di vita prima che la mia anima s’ allontanasse nell’ oblio dell’ eternità> sembrava esprimergli in quel silenzio surreale, mentre fissando l'immagine di un'emozione perduta percepiva un alito gelido sogghignare alle sue spalle. Pallido in viso salutati i parenti e amici del defunto uscì dal cimitero con un passo ancora malfermo.< Come era potuto accadere ciò che egli aveva vissuto in quella notte> pensava fra sè Filippo veramente scosso. Ormai fuori dal camposanto si avviò per recuperare l'automobile posteggiata più lontana e solo allora s'accorse del parco dove le panchine di pietra nere dall'usura delle intemperie servivano ai visitatori del luogo per sostare quel tanto prima di separarsi per sempre dal loro caro. Scorse quella dove s'erano seduti lui e Angela e allora pervaso da un brivido terrificante ricordò le parole di lei< Abito vicina a questa strada> aveva risposto a lui che riteneva tanto strano che stesse da sola su quel marciapiede solitario, immerso nel respiro bianco della notte.
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