E’ giorno pieno sulle terre dell’ Est ma l’ aria è già più fresca, da lontano e minaccioso, l’ Autunno avvisa e tutto si prepara ormai per il lungo sonno invernale.
Dall’ alto di un ramo, al centro della foresta, un uccellino migratore volge lo sguardo a Nord e medita osservando nuvole scure sfondate qui e là da magici raggi di sole… l’ istinto è loquace e lo consiglia, egli sa che non sopravviverà al freddo Inverno e a giorni dovrà partire.
Inizia allora dal giorno dopo a preparare quel lungo viaggio che lo porterà verso terre più calde dove incontrerà una compagna ed insieme avranno pulcini da allevare forti e coraggiosi affinché affrontino a loro volta i loro viaggi verso il Sole.
Agli albori di un giorno successivo, il freddo è più pungente e l’ uccellino, guidato dall’ istinto, è come costretto da una forza sconosciuta e potente a volare verso Sud e a cercare con lo sguardo già da ora ciò che non vedrà per settimane: il caldo arrivo nella terra di Primavera.
Volando volando con battito d’ ali incessante attraversa la sua foresta notando come già le cime degli alberi sfoggiano giallori nel prepararsi al sonno, al letargo.
Un viavai di animaletti intenti a scavare tane e altri uccelli, anche più grandi, in formazione e su rotte diverse, egli vede da lassù mentre da lui scorre via il posto dove ha trovato calore e riposo.
Dopo giorni di volo incessante e di praterie aride sotto di lui scorge un fiume, stanco del volo e affamato decide di fermarsi per un po’.
A fatica atterra su uno sterpo che sembra morto ed era come se il vento, suo amico, lo respingesse in alto ma… doveva bere.
Non gradì quell’ acqua che pur chiara e fresca non disseta ma brucia.
Si guarda intorno allora, non c’è verde, è spettrale, tutto è triste.
Riprende subito il viaggio e sotto di se vede, ad ogni battito d’ ali, che il mondo è cambiato, ma sta per arrivare in un posto che è stata la sua tappa intermedia da sempre, li ha sempre trovato cibo, acqua e compagni in viaggio come lui… manca poco ormai e potrà rifocillarsi per affrontare l’ altra metà del viaggio.
Così, fiducioso nel prossimo traguardo, continua a volare, sempre più stanco ma forte nel cuore e determinato.
A un certo punto scorge, più avanti sotto di lui, la grande quercia che avvisa il successivo, fresco bosco, la terra di mezzo che lo preparerà alla prova più dura: attraversare il mare, e dopo il grande mare l’ agognato arrivo, la felicità cercata.
Su quella antica e robusta quercia l’ uccellino si posa e guardandosi intorno lo coglie la tristezza: non c’è più il bosco, ne pozze d’ acqua, fresco e funghi, semini e insetti da mangiare, ne fori sui tronchi per passare la notte, egli vede solo grigiore, grandi palazzi e brulichì o di mezzi rumorosi e che appestano l’ aria, una nuvola di puzzolente foschia avvolge il posto che lo accolse rifocillandolo da sempre.
E’ enorme! Non può girarvi intorno, è anche troppo alta e non può volargli sopra… dovrà attraversare la città!
Non si perde d’ animo e vi vola dentro posandosi timoroso ad ogni aiuola o alberello sulla sua strada mentre ad ogni battito di ali sente il respiro sempre più pesante e le forze sempre più vaghe e raccoglie qui e là qualche briciola davanti a vetrine e fontane dalle quali beve un acqua amara.
Dopo aver sofferto anche questi chilometri finalmente l’ uccellino vede la spiaggia, la trova diversa, nera e sporca ma non può fare altrimenti e lì si deve fermare poiché il Sole si ritira e lì, sotto una barca rovesciata, passerà la notte.
Il grande Mare ancora non lo vede ma già si prepara a salutarlo, la bella Luna illumina la barca e lo veglierà fino al ritorno della vera luce: il Sole.
L’ alba successiva vede l’ uccellino che contempla il Mare come se chiedesse aiuto e amicizia, egli sente dentro di sé che non ha le stesse forze dell’ anno prima, qualcuno lo ha privato delle risorse che la natura gli donò per migrare e dovrà soffrire ancora per arrivare sulla spiaggia al di là del Mare.
Dopo poco l’ istinto lo comanda e “ decolla” deciso verso Sud, intanto il grande Mare lo saluta con alte onde e spinge via le nuvole basse per dargli visione dell’ orizzonte che molto presto sarà solo blù in tutte le direzioni.
Passano ore… giorni, l’ uccellino migratore vola sempre più basso, il suo battito d’ ali è sempre più incerto e le forze lo stanno abbandonando.
Se ne accorge il Mare, furioso anche lui del male che l’ uomo può produrre come lo ha prodotto a lui stesso e rafforza i suoi venti: ordina al caldo Maestrale di sostenere il suo piccolo amico ormai vicino alla meta e ordina al caldo Scirocco di spingerlo come può oltre la distesa d’ acqua mentre il Sole comincia a calare all’ orizzonte rinfrescando l’ aria.
“ Sono arrivato”, pensa l’ uccellino.
Vede una spiaggia bianca, a lui si avvicinano curiosi i gabbiani, i delfini lo accompagnano fino quasi a riva dove rovinosamente “ atterra”.
Ormai privo di forze respira un aria perfetta e da lì vede un posto meraviglioso: alberi, ruscelli, frutti e tanti amici, animaletti e grandi uccelli che conobbe anni prima ma…
“Non era così”, pensa, “E’ molto più bello, ora”.
Dietro di lui la voce di un suo simile: “ Sciocco, non sei mai stato qui prima e non hai sbagliato rotta, non ti sembra troppo bello? Una cosa è certa! Qui sarai felice…”
Finisce qui il viaggio di questo essere che sfortuna volle incontrò per tutto il percorso un solo pericolo: l’ uomo!
Ma questo non gli ha impedito di trovare la sua felicità e con esso o senza di esso l’ ha raggiunta ugualmente… anche se dopo la sua morte.