Lo sguardo sempre nel vuoto, quell’ aria da imbambolata, i capelli sciolti si arruffavano al soffio del vento. Chissà a cosa pensava! Certo non somigliava affatto alla figlia di un conte, troppo ribelle ai convenevoli.Voleva essere una ragazza normale, dire bugie, correre, saltare e danzare, ogni tanto una parolaccia non le avrebbe guastato la vita. Era innamorata pazzamente del figlio di Antoine, il giardiniere che curava il bellissimo parco della tenuta estiva, situata tra i colli a nord della Francia. Clarette era bellissima e dolce, ciò la rendeva una delle ragazze più corteggiate dell’alto ceto sociale. A quei tempi era raro che una ragazza per bene potesse ribellarsi al proprio mondo, fatto di lusso. Spesso Clarette passeggiava da sola, assorta nei suoi pensieri. Quel giorno incontrò Pierre, il figlio del giardiniere, aiutava il padre a tagliare l’ erba, ma quando la vide tra le aiuole piene di fiori, pensò ad una visione angelica, non osò avvicinarsi, per lui era una perla rara e al figlio del giardiniere era proibito anche solo sognarla. Si limitava ad ammirarla e a sorriderla da lontano.
Quella sera al ballo, Clarette conobbe un ragazzo bellissimo, dal fascino misterioso, pochi giorni dopo il giovane chiese la sua mano al padre che non vedeva l’ora di vederla sposa ad un giovane di alto rango e Giorgio faceva per lei.
-Padre, di ricchezza ne ho fin troppa ed io vorrei davvero sposarmi per amore. Disse Clarette.
Ma il padre fu irremovibile e così Clarette e Giorgio celebrarono le loro nozze nel pieno lusso della contea.
Clarette non era felice, sebbene avesse tutto ciò che una ragazza potesse desiderare, le mancava l’ amore, quello vero. La sua vita fu allietata dalla nascita del primogenito, Claude e lei fu presa completamente dal ruolo di madre. Di tempo ne era trascorso e lei era ormai una donna matura ed era ancora più bella di prima. Si sentì voce che Pierre era tornato al paese. La curiosità e il ricordo presero il sopravvento. Un giorno decise di togliere gli abiti lussuosi e si vestì con quelli rattoppati che aveva trovato in un vecchio baule appartenuto alla servitù. Sciolse i suoi lunghi capelli, splendidi come l’ oro, calzò un paio di scarpe che non erano certo belle da guardare, s’ incamminò lungo il sentiero che portava alla collina. La casa aveva l’ aria di essere disabitata, le persiane consunte dal tempo erano semiaperte, dietro le tende, la sua figura appariva appesantita, il cuore le salì in gola quando sentì una voce familiare
-Ha perso qualcosa madame? Mio Dio non l’ aveva riconosciuta, per fortuna
-Mi son persa, mi fa entrare per favore?
Lo sguardo era identico a quello conosciuto anni addietro, lui la fissava come per cercare di identificarla nella persona che aveva tanto amato, ma non ricordava più il colore dei suoi occhi e così abbandonò l’ idea di averla ritrovata. Clarette stava per svelare la sua identità, quando:
-Andiamo papà? E’ tardi, la mamma ci aspetta in giardino.
Il passato non era tornato per renderla felice, ritrovare ciò che aveva sempre desiderato, dopo così tanto tempo e accorgersi di perderlo per sempre. Salutò Pierre ringraziandolo e tornò a casa. Fu difficile abbandonare il desiderio di rivederlo e così dopo alcuni giorni ritornò alla collina, ma questa volta non cambiò il suo aspetto, aveva la speranza che Pierre l’ avrebbe riconosciuta. Le persiane erano chiuse, ed anche le porte, evidentemente la famiglia era ripartita, pensava, quando ad un tratto un’ esile donna comparve dal retro della casa:-Buongiorno madame, salutò la donna.
Clarette ricambiò il saluto con un cordiale sorriso.
-Mio fratello con la moglie e la bambina sono ripartiti l’altro ieri
-Lei è donna Clarette, madame?
-Si sono io, ci conosciamo?
-Sono la sorella di Pierre, ricorda?
Ogni tanto vengo qui per curare le piante, sa mio fratello è molto affezionato a questi posti e il ricordo del suo primo amore non l’ ha più abbandonato.
Clarette arrossì ma non fece intravedere il suo imbarazzo. Dunque, Pierre non l’ aveva dimenticata. E ne fu immensamente felice