La chiamavano “La Solitaria”, per via delle curve a gomito che portavano al piccolo borgo sperduto. Incuteva paura persino a chi, quelle curve, era costretto a percorrere ormai da tanti, troppi anni. Una volta arrivati in cima, il paesaggio offerto allo sguardo era spettacolare; sembrava di camminare all'interno di una favola. Peccato però, che nessuno era in grado di fermare anche solo per un attimo lo sguardo su quella meraviglia, a causa della tensione accumulata durante il tragitto.
Fu così che Luigi incontrò, per caso, quello che più tardi si sarebbe rivelato essere l'unico vero amore della sua vita. Nonostante la fatica data dalla guida in quelle condizioni, dalla vista che con il passare degli anni calava di mese in mese, non passava giorno senza che lui potesse mancare a quell'appuntamento fisso, in qualsiasi condizione fisica e con qualsiasi tempo.
Luigi era un uomo egoista, irascibile, scontroso e solitario. Non si era mai sposato proprio a causa di questo suo caratteraccio. Diceva di non volere i bambini perché avrebbero invaso i suoi spazi; non amava gli animali che riteneva una “scocciatura in più”. Non aveva amici, anche perché quando qualcuno provava ad entrare in contatto con la sua interiorità, lui cominciava a trovare scuse per non uscire più.
Ma in fondo al suo cuore c'era un mondo inesplorato, ignorato persino da lui: aveva una grande sensibilità e una generosità senza eguali. Era talmente sensibile che al solo pensiero di qualcuno che potesse star male, i suoi occhi si riempivano di lacrime; anche se lui attribuiva questo fatto ad un problema oculistico. Mai avrebbe ammesso di essere così debole!
C'era una cosa che amava veramente, per la quale avrebbe scalato anche il K2: la fotografia. Quando si trovava con la sua Hasselblad professionale e i suoi obiettivi, poteva rimanere anche tutta la giornata immobile di fronte ad un paesaggio o a un fiore, finché non si fosse sentito soddisfatto della sua opera. Attualmente era disoccupato, dopo aver lavorato in una falegnameria per diversi anni e aver perso il lavoro proprio a causa di questo suo caratteraccio che lo aveva portato a litigare con tutti. Dopo l'ennesima lite con un altro dipendente, il suo datore di lavoro era stato costretto ad allontanarlo. Dunque adesso aveva un po' di soldi da parte grazie alla liquidazione e poteva permettersi di coltivare meglio il suo hobby.
Anche se con la pratica negli anni era diventato molto esperto, non riusciva ad esaudire il desiderio di far davvero apprezzare le sue opere da qualcuno. C'era qualcosa che mancava alle sue fotografie: pur essendo bellissime e tecnicamente perfette, sembravano senza anima. Questo perché si ostinava a fotografare paesaggi, uccelli, piante, fiori e case, ma mai in una sua foto appariva un volto. Era questo il suo limite. Aveva talmente paura della gente da non riuscire, nemmeno per la sua passione, ad avvicinare qualcuno.
Gli anni passavano e lui ormai viveva di espedienti – lavoretti pagati alla giornata - per sopravvivere. Aveva provato a far conoscere i suoi lavori a qualche agenzia pubblicitaria – sempre per corrispondenza – ma senza successo. Oramai era rassegnato a passare il resto dei suoi giorni nell'assoluta monotonia e solitudine e a coltivare la fotografia solo come hobby.
Un giorno, mentre risaliva “La Solitaria” alla ricerca di un paesaggio da immortalare, vide in cima alla strada una bambina, seduta su un sasso, con lo sguardo assente rivolto verso l'orizzonte. Il primo impulso fu quello di proseguire per la sua strada, fingendo di non vederla. Ma mentre il piede stava per affondare sull'acceleratore, successe qualcosa che cambiò per sempre il corso della sua vita.
Possiamo essere consapevoli del presente, ci può essere qualcosa che turba o apparentemente intralcia il nostro cammino, ma non possiamo sapere che, appena dietro l'angolo, qualcosa di inaspettato cambierà radicalmente il nostro modo di pensare e di vivere.
Nel preciso momento in cui Luigi accelerò, con uno scatto improvviso, la bambina si sollevò e si piazzò davanti alla sua macchina, costringendolo ad una brusca frenata. Scese dalla macchina con l'intenzione di urlarle in faccia tutta la sua rabbia, intimandole di togliersi dai piedi. Ma qualcosa attirò la sua attenzione: quella bambina, scalza ma con un vestito da cerimonia, aveva il volto rigato dalle lacrime e lo sguardo ora era fisso nei suoi occhi. Per la prima volta dopo tanti anni, sentì un tuffo al cuore. Non sapeva chi fosse, né il perché fosse lì, da sola, vestita in quel modo e senza scarpe. Era come se quella creatura lo stesse aspettando su quella strada da sempre. Ed era come se lui l'avesse già conosciuta. Inclinò la testa sul lato sinistro fuori dal finestrino per guardarla meglio. Lei voltò il suo viso verso destra continuando a fissarlo negli occhi.
- Come ti chiami? - le chiese
Ma la bambina non rispose. Chissà, forse era muta. O forse solo spaventata.
Senza sapere perché, decise all'istante di scendere dalla macchina per andarle vicino e rassicurarla.
Chi era quella bambina che a lui sembrava di aver già conosciuto, e cosa ci faceva lì da sola?
Ma la piccola, appena vide che si avvicinava, oltrepassò il guard-rail e cominciò a correre verso il bosco.
Luigi si precipitò verso di lei senza neanche preoccuparsi della macchina, ma la bambina era già sparita.
Controvoglia dovette rassegnarsi a tornare indietro, anche perché si stava facendo buio e lui non amava guidare di notte. Ma non riuscì a dormire, per tutta la notte si girò nel letto cercando invano di prendere sonno. Il giorno dopo sarebbe risalito per la “Solitaria” e si sarebbe fermato nello stesso punto dove aveva visto la bambina, nella speranza di ritrovarla lì, ma ora doveva cercare di dormire.