Da quando Antoine prese possesso della villa Francoise faceva spesso visita al fratello, nel visitare la nuova dimora notò subito quell’ uomo bruno molto abbronzato, non da lampade solari ma da una vita all’ aria aperta, alto, con occhi penetranti, molto fine ed elegante nei modi, con le sue forme muscolari armoniose che trasparivano da sotto la livrea di cameriere\autista\giardiniere. Ne fu attirata e attratta subito, scambiandosi uno sfuggevole e profondo sguardo. Con una scusa lei andò in giardino, lui apparve poco dopo da dietro un cespuglio di rose ben curate.
<< splendide queste rose, molto ben curate, le devono accudire un’ anima sensibile>> disse Francoise rivolgendosi a lui.
<< le rose, come la donna, hanno bisogno di costanti e particolari cure, fatte con tutta la delicatezza e passione possibile>> le rispose Michele con la sua profonda ed intensa voce, incrociando di nuovo lo sguardo di Francoise. Non si conoscevano affatto ma, si sarebbero gettati nelle braccia dell’ altro senza nessuna esitazione. Rimandarono solo di qualche giorno, la cosa.
Francoise, come tutte le mattine, si recava in Rue Montmartre, al negozio. Per vedere il fratello, far visita e salutare il marito, ritirare l’ incasso del giorno precedente, fare il versamento e controllare se vi fossero delle ordinazioni particolari. Ma, quella mattina nel prepararsi per uscire, gli venne spontaneamente un sorriso di complicità unito ad una adolescenziale agitazione, mentre indossava il coordinato intimo ma, senza il reggiseno e, le autoreggenti sotto la gonna a portafoglio di raso nera, nel pensare a quell’ incontro clandestino.
Nell’ entrare in negozio, sia il fratello sia il personale, in modo particolare le due commesse, non altro per il loro intuito femminile, notarono subito quel positivo cambiamento, sia nella persona sia nello spirito. Non aveva quel solito cipiglio serio, distaccato ma, una luce diversa senza mai perdere il suo fare professionale, avvolta nel suo elegante e sensuale vestito, che si differenziava molto dai soliti tailleur, che avevano visto fino allora. Non si era trattenuta molto, come di solito, anzi sembrava che voleva già essere fuori, infatti non era passata nemmeno per il laboratorio ma, usciva quasi subito. Tutti gli astanti si scambiarono uno sguardo interrogativo e perplesso. Si recò in banca e poi dall’ estetista, che era poco distante, sua amica e confidente, per darsi una sistemata ai capelli e per un leggero ritocco al trucco.
Usciva.
Il taxi, chiamato in precedenza, già l’ attendeva.
Erano le 12. 00.
Un giovedì, giorno libero di Michele, indossati scarpe da corsa, jeans e felpa, con la sua borsa da palestra, come tutti i precedenti ma, non quel giovedì, aveva con se anche un porta abiti.
Prendeva il metrò per scendere alla fermata di ‘ Chatelet’, vicino alla palestra che frequentava metodicamente, in Boulevard de Sebastopol, salì le scale della stazione, uscì all’ aria aperta, il suo mondo, fatto di luce, vetrine, negozi, persone, di molteplicità di colori. Fatto quel breve percorso, si apriva la grande porta in cristallo scuro, entrava nell’ ampia hall della palestra, dirigendosi verso il banco della direzione per consegnare il pass, la ragazza gli rivolge un ampio e cordiale sorriso, insieme ad un intenso e profondo sguardo d’ ammirazione;
<< buon giorno Michelle>> ricambiandogli il sorriso mentre posava il pass sul bancone e, lei subito in risposta;
<< buon giorno signor Michele, le faccio trovare il solito frullato di frutta e integratori, tra un ora? >>
Ed abbassando il tono della voce aggiunse;
<< se vuole glielo posso portare io…>>
<< grazie Michelle, l’ avrei desiderato anche io ma, purtroppo come vedi>> e alzando il porta abiti appena sopra il banco,
<< ho il tempo per una doccia, cambiarmi ed uscire, per un impegno>>, rispose Michele.
<< capisco, la solita opera di beneficenza..!>> ribatteva lei. Lui non rispose.
Con un dolce sorriso e lanciandogli un bacio si allontanava verso gli spogliatoi con le sue borse.
Dopo un’ ora e mezza passava a ritirare il pass, lo anticipava quel fragrante aroma del dopo barba unito al suo particolare bagnoschiuma, ed apparve in un elegante paio di scarpe con sopra uno spezzato, giacca e pantalone insieme ad una fine ed impeccabile camicia e cravatta, che risaltavano la sua abbronzatura e prestanza fisica. La languida Michelle ebbe un gesto di stizza nel rendergli il pass, ben sapendo in cosa consisteva la sua ‘ beneficenza’…
La grande porta in cristallo si apriva di nuovo, ed uscì, inorgoglito dal silenzioso complimento di Michelle. Si dirigeva verso Rue Lombards, dove c’è un ristorantino particolare, un ambiente molto discreto, intimo, con piano bar, è lì che avrebbe incontrato Francoise, da come gli scrisse lei in un biglietto fatto scivolare nel taschino della livrea, quando si stavano allontanando dal cespuglio di rose.
Guardò l’ orologio, le 12. 00, aveva tutto il tempo di godersi la breve passeggiata e soffermarsi nei negozi preferiti, come quelli sportivi, di abbigliamento, le gioiellerie e arrivare con calma, l’ appuntamento era alle 12. 45, aveva già prenotato il tavolo la sera prima e, non solo…
Camminava senza fretta, compiacendosi nel vedersi riflesso nelle vetrine e appagandosi degli sguardi d’ ammirazione delle giovani donne che le passavano accanto.
Le 12. 30, era in prossimità del ristorante, quando poco distante si fermava un taxi, dal riflesso attraverso la vetrina aveva visto aprirsi la portiera dell’ auto ed apparire, una lunga e ben tornita gamba, fino alla delicata e finemente ricamata fascia elastica della calza, sfuggita dalla splendida gonna di raso nera a portafoglio, ed uscire una meravigliosa creatura, Francoise.
Michele deglutiva per attenuare la crescente emozione, si avvicinò, salutandola cordialmente ma, in modo convenzionale e distaccato, per un certo contegno e rispetto in riguardo a lei, stringendogli la mano e dicendogli;
<< buon giorno Francoise>>
ed aggiungendo abbassando il tono di voce;
<< sei semplicemente splendida…>>
Lanciandogli un intenso e compiaciuto sguardo d’ ammirazione e, lei, colorandosi leggermente le gote, gli rispose;
<< grazie Michele ma, è una parte di me che ancora non conosco>>.
Uno di fianco all’ altro, impercettibilmente sfiorandosi, con il dorso delle mani, percependo a vicenda le emozioni crescere. Si incamminano verso il ristorante, dalla parte opposta della strada, nell’ attraversare lui, delicatamente, le mette la mano sotto il braccio, nel sentire quel contatto, a lei, un lungo brivido di piacere, gli percorse la schiena, diventandole subito rosso il viso ma, compiacendosi di quella presa. Ora, erano più vicini, i loro fianchi si sfioravano, si toccavano, si cercavano…
Lui aprì la porta, lei nel passarle accanto lo sfiorò volutamente. Entrarono nel ristorante.
Era stato riservato loro, un delizioso tavolo in un separè ad angolo, sul lato destro del locale, illuminato da una delicata luce, proveniente da una graziosa lampada sul tavolo accanto ad una piccola composizione di fiori di campo. Mentre prendevano posto, le note del pianoforte iniziavano a prendere il loro, creando un’ atmosfera di sottofondo, quasi irreale,. Francoise, appena furono soli, gli disse sottovoce;
<< che posto incantevole, Michele…>>
<< Francoise, avere te accanto rende incantevole ogni posto>> rispose lui, prendendogli la mano tra le sue.
Tornò il cameriere, ordinarono e scelsero il vino, in tutto il tempo del pranzo nessuno voleva perdere il contatto dell’ altro, ora con la mano, ora con il piede, oppure con il ginocchio e, gli occhi si riempivano di desiderio sempre di più fino, non visti, al loro primo bacio. Lei le posava la mano sul braccio, lui la attirava a se delicatamente da dietro la nuca. Dopo quello sfiorarsi di labbra, il tempo per la fine del pranzo sembrava interminabile, le mani, sotto il tavolo, si cercavano in ogni momento di pausa, le dita si intrecciavano come fossero i loro corpi avvinghiati. Si baciarono ancora.
Michele mentre saldava il conto, aveva fatto chiamare il taxi, ed arrivò da lì a poco, che li portò al ‘ Novotel Paris Les Halles’, l’ albergo vicino alla stazione ferroviaria di Chatelet/Les Halles, si fermarono davanti alla suggestiva e silenziosa porta girevole, aspettando che si posizionasse per lasciarli passare, entrarono, Michele si avvicinò alla reception per la registrazione e prendere la chiave. Camera 327.
Francoise l’ attendeva poco distante, la raggiunse ed insieme si avviarono verso l’ ascensore, in quel momento fece sentire la sua presenza il cellulare di lei. Rispose, era Antoine, apparentemente per sapere se in banca era andato tutto bene e, poi sentire come stava poiché il mattino l’ aveva vista un po’ strana, o meglio, non come il suo solito;
<< Antoine, è tutto a posto, ho fatto il versamento, anzi il direttore mi ha detto che desidera parlarti, per definire quel fido in riguardo al laboratorio di Milano. Ed io, tutto bene, oggi sono in giro con un’ amica, ci vediamo, se non per la chiusura, sicuramente per la cena. Stai tranquillo fratellino.
Un bacio.>>
<< Va bene Francoise, ci parlerò domani con il direttore. A questa sera, ciao.>>
Chiuse la conversazione, il ragazzo dell’ ascensore gli aprì le porte, salirono al terzo piano, appena sulla sinistra c’ era la loro camera. Michele inserì la chiave, ancora prima di girarla, aveva la mano di Francoise sopra la sua… entrambi con dentro l’ ardore della passione.
La porta aveva appena fatto in tempo a richiudersi dietro di loro, che già stavano l’ uno nelle braccia dell’ altra, le labbra unite in un vorticoso e sensuale bacio, le lingue irrefrenabili e insaziabili che si cercano, nella voluttà di quell’ abbraccio avrebbero voluto togliersi gli indumenti in un secondo. Si placarono un momento, ripresero un attimo la cognizione del presente e, si ritrovarono, lui, senza più la giacca, con la camicia completamente aperta e la cravatta allentata che scendeva sul petto segnato da ogni più piccolo muscolo; lei, senza più il foulard e con la splendida camicetta tutta sbottonata e aperta, scoprendo, senza essere trattenuto da nulla, un meraviglioso seno, che faceva trasparire la sua evidente eccitazione.
Il tempo trascorreva in un attimo… sembrava essere fermo per quanto passava veloce… era già il tardo pomeriggio.
Ritrovarono gli indumenti, tutti sparsi per la stanza, si riordinarono si ricomposero e, uscirono. In perfetto orario per essere alle reciproche cene.