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Orfani di terre perdute
Le 25 poesie pubblicate sul tema "Orfani di terre perdute"
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Nei giorni che non rendono giustizia
piccoli volti
imprigionati dalla paura
sotto un cielo di polvere e pianto.
Come foglie strappate dal vento
che vorticano nella bruna terra orfane del ramo, bimbi smarriti,
tra le voragini, in un pianto dirotto,
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| Perché
rimane cosi difficile
aprire gli occhi
e guardare la vita
o camminare
nella stessa direzione
e bere insieme
dalla stessa fonte.
Siamo tutti figli del mondo
e allora perché
ci guardiamo con occhi diversi
come nemici
e non
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| Una solitudine desertica
e qualche croce di legno
ha legato il tuo esistere
a sgomento e paura
trepidare angosciato
il distacco da ciò
che hai amato
nell'incerta tua sorte
Hai viaggiato per mare
nei colori del sole
e il resto del
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| Ho lasciato la terra del sole
e l'acqua ha il sapore del cielo,
il sorriso è quello dell'universo
ho domato il mio spirito
adattandolo alla sua anima,
con lei mi sono sentito
un bocciolo che si apre
ad ogni sua stagione
lei,
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| Quel che io vivo
è il viaggio
mi volto, la terra ancora freme
dell’essersi negata
Il limite, l’ostacolo
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Con braccia di nebbia e plutonio
tu li levasti come l'ombra:
la casa inghiottita dal buio,
fu fame che spoglia e s'avventa...
Nel calmo rollio delle
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Non ha nome la mia Terra,
inghiottita dall'eco di gole urlanti,
quando la memoria scalpella le vene
e non riporta al sole, più, un filo di sangue.
Ho dimenticato i fiumi, i cieli
la polvere sparsa sulle ferite in piena
ho sfilato al cuore
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Respiro di nostalgico dolore
arranca nell’etere
a catturare domestico calore
Piangono le stelle aggrappate alla notte
inneggiando preghiera in un tempo distante
che fidando la vita a destino crudele
inflitto ha la morte ad anime
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nel vederti da lontano
si apre il grande vuoto
e paure nei pensieri, squarciano il cammino
che più mai ha preso il volo
intorno a dei cortili o lungo strade vuote
ripasso le giornate vissute ad aspettare
impossibili momenti attraversando
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Nicomar |
22/11/2015 10:48 | 1537| |
Poesia segnalata
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Orfano di che cosa?
Del vuoto ornamentale
che brilla sul giornale?
Del tardo compromesso
che vomiti nel cesso?
Orfano poi di chi?
Di un padre già segnato
dal tempo cancellato?
Della tua croce a rate
per mani già
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| T’ho vista ripassare e poi fuggire
sulla tua vecchia trama in divenire
dietro il sipario rotto e ormai strappato
che non prevede incenso profumato.
T’ho vista palpitare sopra il mare
cadere in fondo al pozzo e reclamare
per questa parte tragica
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| Nel viver nostro oggi quotidiano
a noi vicino senza guardar lontano
orfani siam non dei mondi possibili
Il migliore né dell’Eden né pur d’Utopia
come dalla poetica dolce Età dell’oro
filosofar o favoleggiar non è
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Dov'è la mia amata terra?
Il mio sguardo più non la distingue.
La mia terra: deserto, polvere e cenere
dinanzi alla mia impietrita vista.
Era la mia terra un giardino in fiore.
Ora è devastazione.
E la mia piccola dimora
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Noi siamo la morte
siamo i ventagli assopiti
della sorte,
la vendetta o la speranza,
gli inganni.
Là sulla cresta spumosa
dove il vento
rastrema le grida
si frangono bagliori
millenari
corpi sfibrati
nell'allevare speranze
dal grembo
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Sogni che portano lontano
come viaggi di vacanze esose,
portano i lamenti di orfani di terre perdute
nelle guerre di stermino
nessuno si salva dalla povertà,
tutto è perduto
tutto è trovato
come di provvidenza salvato.
Nessun
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Cavalli scossi per sempre
da un destino gigante
che cammina sui piccoli sguardi
interrotti dall'odio di faretti spenti
Edera che
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| Stretto nei miei lividi
l’ombra tremante sulla polvere
gli occhi colmi di grida
e di uccelli neri in volo.
Solo il pianto coprirà
il rumore degli spari
mentre il fumo scrive
la sua storia di guerra.
Brucia il cielo
e i miei sogni con
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Un lento respiro s’accompagna
lacrimanti occhi, umidi di paure, osservano
l’incredulità del vuoto, l’universo stanco
e l’aria che fievole giace, ristagna.
Ballano nei silenzi le invocate parole,
nei solchi a porre, imbevute di speranza
con
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Ti sento in questo cielo sordo e muto
gridare la tua grande delusione
col tono di chi porta una ragione
sperando inutilmente nel mio aiuto.
Ti vedo lacrimare a terra ignudo
pestato dalla storia e la visione
si attacca puntualmente al
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| In questo mondo alberi sconnessi
spezzati ancora prima di fiorire
segnati dalla sorte a imputridire
con rami già recisi e compromessi.
In questo mare anime vaganti
lasciate dagli eventi a trasmigrare
distese sopra il fondo come bare
con
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| Un tempo ormai defunto
eravamo figli.
Figli della stessa Terra e dello stesso Cielo.
Un tempo ormai mutato
eravamo padroni della nostra Terra
e devoti al nostro Cielo.
Quel migrar di Pace e Amore
si ribellava in quell'azzurro di Speranze
e
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| Per l'amico che il nome santo della graticola porta,
cadde da poco una foglia sul selciato della vita.
Solo ti ergi ad affrontare le pene umane, senza più
il primo appoggio mortale.
Né il padre assente, né la madre assidua
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E cado come foglia,
sotto le macerie di questo cielo
che non riesce nemmeno a piangere.
Il cuore corre fino alla gola,
- ma non devo dare lacrime -.
E il mare mi avvolge,
unico come padre,
senza pregiudizio, senza riguardo,
verso terre che
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Si assottiglia la notte in un manto ignorante
illuminata a tratti da un riso crudele,
strappata di dosso alle carni pietose
dilaniate sulla strada di una profezia.
Come angeli travisati dentro un fuoco di dolore
falchi neri lanciati a carpire la
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Non comprendo proprio il perché
ogni giorno mi allontani da te,
da te che sei oramai solo un ricordo
da te che mi eri madre
e che mi hai reso orfano nel mio cammino
verso nuovi orizzonti.
Non più strade polverose o invase
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