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Sono quel che sono
Le 26 poesie pubblicate sul tema "Sono quel che sono"
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sono quel che sono
non sono come te,
non faccio la tua vita,
vivo nelle periferie della città,
non sono come te,
ma un ragazzo di strada, un marginale
un poco di buono
e tu mi prendi in giro
tu non sei di questo mondo,
tu puoi tutto
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Il mio pensiero non vola
sulle ali della tempesta
ostinato attende
di posarsi come piuma leggera
sul dorso della tua mano
in ogni lembo di nuvola
cerca il giorno
terso come cristallo
vive di sogni romantici,
s'impiglia tra le rose del
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Marial |
26/04/2015 21:56| 1774| |
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| Io porto la polvere dei viaggi
scarpe slabbrate
Rincorse
per cogliere soli nei cobalti
Avrei fermato il bello
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| Mi trovo a due passi dal cielo,
ma solo col pensiero.
Sono quel che sono:
un sognatore incallito.
Parlo con Dio
e Lui mi fa vedere il creato,
mi sento innamorato
di tutto ciò che vive.
Vedo e rivedo
cento volte la mia mente
mentre
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| Avverto il respiro
degli aliti di vento,
il profumi dei fiori, i tanti colori
ove giunge la voce assonante
di campane,
la musica del mare, la voce di un bambino,
il senso naturale, il verbo del mattino.
Allora
mi piego su una realtà
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| Io donna permalosa
a volte assente
col cuore puntigliosa
un po’ saccente
più spine che una rosa
irrisolvente
buriana dispettosa
tra la gente.
Io donna inviperita
e screanzata
dal cuore indolenzita
e maltrattata
tremenda una
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Chi son io?
Questo lo sa giusto
il buon Dio;
ma se Petronio
fu arbitro d’eleganza,
io posso ambire
all’oscar d’ignoranza.
Ancor giovane e giulivo
mi sentivo invincibile
e mi credevo pure divo,
or che i miei occhi,
son tumidi e
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Uno ad uno
ho tagliato i fili
come aquilone
ovunque volo
cieco e sordo
ai mille specchi
ascolto e parlo
con me stesso
senza lotta
resisto indomo
comprendo e accolgo
e non mi vendo
sono quel che sono
e solo mi rispondo
non m'importa
alcun
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Sono il messo dell’incerto
il teorema mai scoperto
il trifoglio nel deserto
e se perdo mi diverto.
Son la pagina interrotta
la tua fede borgognotta
la tempesta che borbotta
e se brucio un’aspra lotta.
Sono l’orco e l’assassino
il tuo verbo
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Nell'aura di un pomeriggio
di fine aprile
ti vai rivoltando,
come un labirinto
dove le siepi
crollano al suolo.
Dove anonime sentinelle
vanno razziando
briciole di carne e di bellezza.
A piccoli balzi,
a piccoli morsi,
alacri,
come
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Sono quello che sono malinconico chiuso
con incantevoli pregi e abissali difetti
Amo chi m’ama con le mie paranoie
le incertezze e i miei sbalzi d’umore.
Sono quello che sono
fragile o forte, determinato o indeciso,
misterioso
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Cos’è questo lamento?
E’ la mia voce,
o quel che sento
si rimuove senza senso?
Dormo o sono sveglia?
Si
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Naufrago nei miei pensieri
irrecuperabile forse
ceneri d'amore
occupano la mente
piaghe strazianti
che andrebbero medicate
m'accorgo di non essere niente
e anche il niente ci si mette
rifiutandosi di essere me
scopro allora di essere
solo me
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| Scelto d'essere me stesso
in quest'arco di dura vita
ho saputo alzare i piedi
da carboni ardenti
e da fiamme illeso uscire
Dal fango strappare le gambe
quando torrida pioggia era acida
e al ciel saputo gli occhi alzare
nell'abbattimento di
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Da lontano il mio sguardo si fa acuto
e coglie il movimento leggero che increspa il respiro,
son qui vicino al tutto
E
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Giomiri |
25/04/2015 17:23 | 955| |
Poesia segnalata
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Mentre la Terra celebra la sua giornata di luce
mani disperate cercano il sole, che li respinge.
Puntando i riflettori sulle gesta atroci
dei nocchieri della “livida palude”.
Che strozzarono tre scheletri galleggianti
per rubare i loro denti
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La vacuità fa parte dell'inconscio
dell'essere, dove essere è ombra
mutevole, e scorre senza alcun
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Angelo
che guardi alla perfezione
degli dei
corri su prati verdi
e voli su bianchi destrieri
Demone
frutto di un’anima ribelle
che aspetta l’eco di un canto
o un nuovo vuoto
Entrambi poveri
tra un mazzo di stelle
senza la luna nella
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Rimango solo nascosto e nudo
nell'insegna che espongo
e in me ritrovo
come foglia che trema
mentre
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Uomo
desti il tuo desio
in quell'attimo sfuggente
della vita.
Oh cor
che sanguina l’eterna radice
rimembra candida orma
che gioia porta al cammin,
tra misere aurore.
Gioir
non poté il cuore,
casti pensieri tornano
dal
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Cantar per te
vorrei dolce fanciulla,
liberar l’alma tua
chiusa nel pensier muto,
desio inondato di dolor e pianto,
violato fu!
dall'orgoglio grezzo e tozzo,
di colui che t’ha offeso tanto.
Se amor poteva svelar dolore,
silenzio parlerebbe del
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| Si muove il pensier crudele
lascia nell'oggi le sue miserie
e tutto contorto nelle sue macerie,
vola alto uomo del fare e sogna
vai verso la luce che sempre inonda,
fai la spola e gusta ogni essenza.
Chiaroscuri dell'anima coinvolgono
in quel
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| Infallibile
una parola devastante
chiude ogni porta
ombre evocate
un morbido ristagnare
schiuma nel respiro
un dolore
diviso dal tempo
e basta fingere
oltre ogni oscurità
un occhio feroce
un chiodo
che tende alla pietra
da cui
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| Se sono
dillo tu che cosa sono
se il verso maledetto
o solo un tuono
che rumoreggia e muore
nella valle
e ti sovrasta nudo
sulle spalle.
Confidami
se sono il tuo mattino
o il grido acuto e cieco
di un bambino
che piange e ciancia
come una
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| Porto una giacca e indosso una cravatta
sono l'orgoglio l'enfasi coatta
contenta e fiera della casa astrale
non voglio e non mi sento eccezionale
ma non mi stanco mai di ricordarti
che sono donna voglio precisarti.
Sono la mela senza il tuo
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Sono quel che sono
uomini soli, essi sono...
persi nella penombra di una sera grigia
e pronti ad attraversare la paludosa Stigia
con la consapevolezza che il passato
nell’incertezza dell’oggi, mai ritorna...
Uomini che non tardano il
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