La maternità, già la maternità! Io maschio mediterraneo, figlio del logos occidentale, che scrivo di essere madre. Gliel’ho detto a Ilaria che non posso scrivere di ciò che non è una mia esperienza diretta, ma lei ha insistito tanto. Pare che essere padre ti dia una sorta di lasciapassare, ti renda assimilato a una madre “con il corpo diverso”.
Ma non è così! E’ una donna che prepara il suo corpo per quel momento suggestivo che crea il mondo: il parto! Il mondo di quella donna, proprio il suo e nessun altro, da difendere, sviluppare per fare in modo che da esso continui la narrazione della realtà.
Un mondo è generato da quella rotondità di grande bellezza, da quella pancia che ha dentro quella cosa grossa che la riempie e che sei tu, sono io che poi diveniamo il mondo, il suo mondo.
Le vedi insieme, la madre e la figlia che diviene madre, insieme per inventare questo futuro che è già e non ancora. Una meraviglia infinita, gli occhi dolci, i lineamenti levi, i sorrisi rassicuranti della mia donna con quella cosa grossa nella pancia.
Una donna che cambia il suo corpo, che lo rende assolutamente desiderabile, fonte di suggestioni fortissime. Lei è preoccupata, si schernisce. Ma la ostenta la sua pancia, con fierezza, a tutti! Le hai viste mentre passeggiano? Adesso la lasciano anche scoperta, con l’ombelico che da un momento all’altro sembra debba parlarti, dirti che li dentro c’è qualcuno che per ora non ha nessuna intenzione di uscire e che con lei, la mamma, è un tutt’uno, ha raggiunto adesso la tanto agognata unità che poi sarà la ricerca di tutto il resto dell’esistenza.
La maternità, già! Una donna e un uomo uguali con il corpo diverso, un bambino che è dentro a quel corpo di donna, bello, rotondo, accogliente, soffice, sicuro, caldo, profumato. Il profumo che lasci sul cuscino e tra le lenzuola, il tuo profumo di donna e di mamma.
Quel profumo che annusavo quando mi facevi entrare nel lettone al mattino, al mio risveglio. Quel profumo che sentivo quando ti abbracciavo, e quando le tue parole dolci mi accarezzavano l’anima. Ti voglio tanto bene mamma.