Mercoledì primo Luglio 2009. Ore 9:29. Fra 23 giorni compirò 31 anni.
Se rivolgo i pensieri al passato e riapro la finestra che si affaccia sull'età dell'adolescenza superata, mi sembrano passati solo pochi giorni e invece sono passati 15 anni. A quei tempi il futuro mi terrorizzava, non avevo la benché minima idea di cosa sarebbe stato di me, sognavo ardentemente l'amore ma essendo molto timido e insicuro non riuscivo a trovare il coraggio di farmi avanti come avrei voluto e così le ragazze venivano conquistate da ragazzi più intraprendenti.
Mi sentivo randagio, vicino alla strada, le regole degli adulti mi soffocavano,
sapevo che la vita era dura da vivere e che se non mi fossi dato da fare difficilmente avrei ottenuto qualcosa, ma non sapendo da dove cominciare, soffrivo, urlavo silenziosamente in modo che nessuno mi sentisse, mi vergognavo
e per far si che i conflitti contro cui lottavo, non implodessero in un cuore già stanco di sopportare pesi, alla “veneranda” età di 16 anni trovai la maniera di dare libero sfogo ai sentimenti, scrivendo tutto ciò che mi passava per la testa.
La soluzione funzionava, scrivevo di tutto: pensieri, temi, canzoni, poesie, diari, finalmente avevo capito come fare a stare un po' meglio, riuscivo a mettere ordine
al caos che avevo dentro ma fu solo parvenza, illusione di un attimo,
perché nel momento in cui mi accorsi che con lo scorrere del tempo cambiava poco, tornavo a sentirmi diverso, un alieno,
mi sentivo come all'interno di un gioco in cui niente poteva essere modificato,
per loro, e ero io quello che doveva cambiare,
sottostare alle regole prestabilite da altri, adattarsi, integrarsi facendo finta che tutto andasse bene:
dovevo diventare moltitudine che si mescola ad altra moltitudine,
reprimere me stesso, offuscare il pensiero, concentrarmi sugli studi per essere pronto
ad affacciarmi sul mondo del lavoro, ciò che poteva generare problematiche
come magari la sofferenza e il turbamento dell'io più intimo e informale,
non veniva preso in considerazione.
Queste erano le leggi dell'uomo e oggi, a quasi 31 anni, anche se ho trovato l'amore
di una donna con la quale convivo e sto bene, ( per quello che vuol dire ) non ho messo la testa apposto, continuo ad essere una pecora nera che vomita il suo malcontento sulle staccionate appena imbiancate, continuo a scrivere perché anche
se dei versi magari non possono cambiare il futuro, continuano a mettere ordine
al mio caos, restano il mezzo di cui dispongo per delineare quello che sono,
che sento... e cosa sono ora non l'ho ancora capito, forse lo stesso ragazzo che seguiva le direzioni controcorrenti di un tempo.
Oggi sono solo più cauto, più attento, più esperto, un po' più furbo e stronzo.