Era appena iniziato, l'autunno del '43, ma sulla collina il freddo era già pungente.
Freddo come quella lunga guerra. Freddo come le brande spoglie ed il cibo insufficiente.
Freddo come la cartolina del " richiamo" alle armi. Freddo come la paura delle bombe.
Freddo.
All'alba di un giorno uguale agli altri fu avvistato un uomo a cavallo.
"Ma io lo conosco- disse Giovanni- è il nobile "don" del mio paese".
E gli andò incontro con i suoi compagni.
" Eh, giusto te, ragazzo. Ho una bella notizia : la tua famiglia è cresciuta! Sei diventato padre di una pupa bionda, minuscola come una bambolina".
"Mia moglie? Mio figlio?"- cercò di articolare Giovanni, emozionatissimo.
" Tranquillo, tutti bene". E ripartì a curare i suoi poderi.
Erano calde, le lacrime, e silenziose, nella confusione degli abbracci.
Ottenne un breve permesso. Partì con un treno che si fermò ad una decina di chilometri dal paese.
Era orfana della luna, quella notte di fine Ottobre.
Ma era un soldato ed era padre: prese la scorciatoia dei campi e si avviò.
Una flebile luce apparve, all'improvviso, davanti a lui.
"Sarà un mio compaesano: ehi, chi sei?- ma gli rispose il silenzio. Eppure c'era una luce...
C'era e la seguì, fischiettando un vecchio motivo, e fu la sua compagna per molte ore.
Risalì la "Scala della Quercia", una ripida campagna che portava all'abitato, ascoltando il sibilo del vento e lo scricchiolio delle foglie ferite dai duri scarponi militari.
Ad un metro di distanza dalla strada che lo avrebbe condotto a casa, la luce si spense.
Rabbrividì. Sorrise e, guardando il cielo buio, ringraziò.
Quell'uomo era mio padre.