Mi sovviene di raccontare una vicenda del tutto sapientemente inventata, perché così volevo fare. Anche perché credo che nella sua intensa drammaticità non l’avrei potuta sopportare in vita, essendo me stesso più votato alle storielle a lieto fine, come quelle che imperano nei cartoni animati, piuttosto che nelle favole o giù di lì.
Lo trovai inerme disteso drammaticamente sul terreno; impressa in maniera indelebile la sua enorme sagoma sulla retina dei miei occhi che non volevano più sapere di chiudersi. Un gigantesco tronco di pino secolare che aveva tutta la sua folta chioma oramai collassata su se stessa, spalmata intorno al terreno con un raggio credo di una cinquantina di metri. Era stato fino a poco prima, fino a poche ore prima un albero in vita. Ora no, ora era divenuto immortale nei ricordi di tutti noi.
Dissero che cadde di notte, di notte fonda, in un silenzio irreale e in un tonfo netto e mortale. Tutto il vicinato si spaventò giustamente, a tal punto che in molti uscirono fuori dalla porta di casa per vedere e domandarsi con i vicini il perché di quell’intenso fragore. Da lontano qualcuno giù per la campagna in mezzo alle nocciole con le potenti torce iniziò a spargere la voce della morte del famoso pino secolare da tutti amato e venerato. Un grandioso albero di oltre cinquecento anni all’improvviso si era accasciato a terra, esalando l’ultimo respiro, senza dare apparentemente nessuna avvisaglia di malessere.
Mi verrebbe da dire “un caso di morte bianca”, forse sarebbe meglio dire “un caso di morte verde”, visto il soggetto. Chissà quante generazioni abitanti il quartiere ci avevano giocato sotto, pensando e convincendosi della sua sicura e inevitabile immortalità. Ve lo giuro era davvero enorme, credo che per tagliarlo a dovere e quindi sminuzzarlo ci abbiano impiegato varie settimane e con un ingente impiego di braccia operaie. Che paradosso vado formulando! “Si diventa immortali nel momento che si muore!” Come può essere straordinariamente coinvolgente la vita vissuta positivamente non trovate? Il buon umore è propiziatorio e contagioso. In qualche modo quell’albero aveva fatto del bene e proprio questo bene rimaneva impresso nei cuori di tutti coloro che lo avevano conosciuto e ammirato. È lo stesso sentimento che si prova per un uomo giusto.
Non distava tanto il luogo dalla casa di mia nonna, teatro la zona di innumerevoli momenti di spensierata gioventù, che fecero da bagaglio dei sogni indimenticabile di tutta la mia esperienza giovanile. Lo andai a vedere giù immerso nella campagna, che ancora sono sicuro scorreva linfa all’interno dei suoi rami. Sarà che io non ero ancora tanto alto, ma ricordando le parole di altre persone più grandi di me, effettivamente secondo loro quell’albero aveva del prodigioso, dello straordinario e sono sicuro che la sua morte intristì non poche di esse compreso me. Nella sua caduta aveva divelto alcune piante di nocciolo che a dire il vero si erano completamente disintegrate data la possanza dell’impatto. Poco più giù esiste ancora una ferrovia della linea locale che venne quindi sfiorata dall’estensione delle fronde e meno male perché seno saremmo rimasti isolati fin tanto che non fosse stata liberata dai resti dell’albero.
La sera dopo del decesso vegetale partecipai alla nottata propiziatoria riservate a tutte le grandi anime che sono salite in gloria alte nei cieli. Tutto il paese accorse a lume di candela per presenziare ossequiosi all’evento e per ascoltare in religioso silenzio i suoni della natura in trionfo. Vennero distribuiti esclusivamente cibi vegetali, mentre venivano consumati in rigorosa compostezza soprattutto corporale. Ognuno dei convenuti era seduto sulla sua madre terra in posizione raccolta e con le mani sulle ginocchia in un atteggiamento di devozione verso la potente maestra. Anch’io partecipai, impaziente di ascoltare la musica della vita che scorre e il plauso delle anime presenti che si riconciliavano con la loro origine. La pianta viveva in tutti noi, la pianta aveva donato i suoi elementi in eguale proporzione ad ognuno di noi perché ne potessimo beneficiare.
Era tutto in equilibrio, la vita spezzata aveva elargito potenza e nuova energia.