(seconda e ultima parte)
Per fortuna mi ricordai del mio amico Riccardo, lui faceva il meccanico e molte volte aveva delle moto vecchie da aggiustare. Infatti non mi sbagliavo, gli spiegai il mio problema e mi prestò una moto che doveva solo sistemarle una sciocchezza raccomandandomi però di portarla indietro prima di sera.
Lo ringraziai e mi diressi subito al negozio di fiori, avevo perso un sacco di tempo e aumentai la velocità. Arrivato ad un semaforo, non mi resi conto del rosso e un camion che stava attraversando la strada mi prese in pieno sbattendomi fortemente e mandandomi a terra qualche metro distante.
Persi conoscenza e quando mi svegliai ero tutto fasciato, nel letto di un ospedale. Il medico che venne dopo a vedermi mi disse che ero salvo per miracolo, ma che purtroppo doveva darmi una brutta notizia, io lo guardai spaventato, lui mi disse che era meglio che dessi il numero di casa mia all’ infermiera per avvisare immediatamente la famiglia.
I miei genitori arrivarono immediatamente. Quando mia madre mi vide scoppiò a piangere e disperata mi disse che il medico li aveva messi al corrente di tutto, spiegò loro che gli avevano dovuto amputare le due gambe e avrebbe dovuto rimanere molto in ospedale per curarsi.
In quei momenti capii che il mio orgoglio non serviva a nulla, ora più che mai avevo bisogno di loro, e con le lacrime agli occhi guardai a tutti e due dicendo:
“Perdonami mamma, perdonami papà."
Franca Merighi