Marilù, detta anche Nuvolella, era una ragazzina magica molto, molto carina, ma anche molto buffa, come del resto lo erano tutti gli abitanti di Ghirigorilandia, il pianeta sul quale Marilù era nata e viveva.
Si era a inizio estate e le lezioni erano finalmente terminate alla scuola delle Aristocratiche Smorfiosette. Nuvolella era stata promossa e faceva salti di gioia davanti allo Specchio Saccente, che le rimandava i risultati della pagella per mezzo di un sistema riflettente che dalla bacheca di scuola e, poi di specchio in specchio, giungeva fino a quello dell’ interessata.
Marilù viveva sul pianeta più piccolo e strampalato dell’ universo, un luogo incantato e molto, molto fuori del normale. Su Ghirigorilandia il cielo non era soltanto cielo ma una distesa blu intenso dove si potevano ammirare tre soli, quattro lune e una distesa incalcolabile di stelle, oltre che una serie infinita di arcobaleni che s’ incrociavano, si sovrapponevano e si alternavano formando interminabili e suggestive passerelle da percorrere come fossero autostrade.
Anche il tempo non trascorreva come dalle altre parti, perché il pianeta ogni tanto perdeva un giro di rotazione e, poverino, confondendosi non sempre il giorno seguiva la notte ed entrambi potevano durare un solo attimo o all’ infinito. Inoltre, ambedue potevano donare luce od oscurità, secondo le percezioni e l’ umore delle persone strampalate che vi vivevano.
Su Ghirigorilandia accadevano cose magiche e bizzarre e il caos si alternava spesso all’ ordine ma, tutto questo, per i suoi abitanti era la normalità.
Esistevano vari tipi di persone con caratteristiche assai diverse tra loro. C’ erano coloro che sognavano sempre, anche da svegli e, beati loro, riuscivano a trasformare le loro fantasticherie in realtà. C’ erano quelli che non sognavamo mai ma usufruivano dei sogni degli altri. C’ era chi parlava troppo e parlava a vanvera dicendo cose senza senso e che nessuno era mai in grado di capire. C’ era chi parlava poco e in modo sofisticato, ma erano sempre pochi quelli che ascoltavano e capivano e c’ erano quelli come Nuvolella che non parlavano per niente o solo il minimo indispensabile, non perché non potessero ma per libera scelta e perché, come la bimba, preferivano esprimersi a gesti e con l’ energia del pensiero formando immagini nell’ aria, come fossero dei veri fumetti.
Era giunto il tempo delle vacanze e i genitori della ragazzina, impegnati come erano nel confezionare i loro pasticci, avevano deciso di mandarla dalla nonna.
La piccola Nuvolella era felice perché i periodi passati dalla mamma della sua mamma, da quando lei ricordava, erano sempre stati piacevoli, ricchi di sorprese e di imprevedibili avventure.
La nonna materna si chiamava Sempregaia, forse perché appena nata non aveva emesso un vagito come tutti i bambini del mondo ma aveva riso, felice di aver visto la luce.
Sempregaia sorrideva sempre e sprizzava gioia e simpatia da tutti i pori e comunque non si poteva affatto definire la solita nonna. Innanzitutto, non sembrava affatto vecchia. La sua pelle era liscia come la seta, i capelli erano rossi, lunghi e soffici, non stava seduta per ore sul dondolo a fare la maglia, non aveva dolori e non camminava curva per via dell’ età appoggiandosi a un bastone anzi, si comportava lei stessa come fosse ancora una ragazzina e amava sciare, ballare, nuotare e cavalcare e tutte queste amene attività le aveva trasmesse alla sua adorata nipotina.
Le due si somigliavano anche fisicamente. Entrambe con i capelli di un rosso dorato e con tanti riccioli; entrambe con gli occhi azzurro mare ed entrambe con una miriade di lentiggini sul naso e sulle guance. Lentiggini un po’ dispettose per Nuvolella, perché ogni volta che la piccola mostrava grande sorpresa o profonda emozione schizzavano via dal viso rimanendo sospese per aria e alla bimba s’ incrociavano gli occhi mentre cercava di riacchiapparle e riposizionarle sul nasino all’ insù. Peccato che ogni tanto gliene sfuggisse qualcuna! “ Pazienza!” pensava lei “ Tanto me ne rimangono sempre troppe!”
Su Ghirigorilandia non esistevano mezzi di locomozione tradizionali come i bus, i treni e gli aerei e ci si spostava sfruttando ognuno le caratteristiche magiche che possedeva. Poteva essere cavalcando uno strano quadrupede, o scivolando sull’ erba o sulla neve, volando appesi a dei palloncini o a un ombrello o correndo approfittando del vento, oppure aspettando che il cielo si riempisse di candide e soffici nuvole, così come fece Marilù il giorno della partenza.
Occorre specificare che la nonna- non- nonna, abitava sul cocuzzolo della montagna più alta e inaccessibile del piccolo e strampalato pianeta e a un passo dai molti soli, dalle lune, dalle stelle e dalla miriade di arcobaleni che donavano colore al cielo.
Essendo le pareti della montagna praticabili a piedi solo fino a metà, Nuvolella, venne affidata al Custode delle Rocce, l’ addetto magico delle montagne, per scortarla fin dove era possibile arrivare, percorrendo gli impervi sentieri.
Per arrivare alla vetta la ragazzina doveva poi usufruire delle nuvole passando dall’ una all’ altra per mezzo di ovattate e soffici scale o eterei ponticelli ideati da lei stessa. Già, perché Nuvolella possedeva il dono di plasmare quel duttile elemento dandogli la forma e la consistenza che più le garbava.
Il terzo giorno dopo la fine della scuola il cielo si colmò di cirri, candidi e riccioluti come pecorelle e la ragazzina poté finalmente partire.
A metà percorso e dopo aver salutato la sua guida, Nuvolella approfittò di Refolo Premuroso, uno scricciolo di vento assai gentile, lasciandosi andare nel suo abbraccio e facendosi trasportare sulla nuvoletta più vicina.
L’ atterraggio fu morbido e dolce e Nuvolella pizzicò subito un ciuffo di nuvola per plasmare la prima scaletta di cinque gradini, sufficiente per raggiungere quella in alto più vicina. Per la seconda e per la terza le scale non sarebbero bastate e allora prima s’ inventò una piccola mongolfiera, poi un dirigibile e per l’ ultimo tratto di volo una bellissima e gigantesca, candida farfalla.
Ma se il cielo poteva essere un luogo d’ incanto popolato da bellissime e stravaganti creature poteva anche trasformarsi all’ improvviso e diventare colmo di ostacoli e pericoli imprevisti.
Refolo Dispettoso, un altro scricciolo di vento assai geloso di quella che considerava la sua porzione di cielo, quando ormai mancava poco alla meta, decise d’ intervenire soffiando sulle ali dell’ eterea farfalla e causando il lento disfacimento della figura creata dalla ragazzina.
Nuvolella osservò con orrore la nuvola che si dissolveva e, per la paura, anche le lentiggini, terrorizzate, schizzarono via dal nasino rimanendo a mezz’ aria.
A un passo dal precipitare la piccola non si perse d’ animo ma, afferrato un altro ciuffo di una nuvola che transitava correndo nei pressi, ideò un cavallo alato, su cui montò al volo aggrappandosi appena in tempo alla sua criniera. Le lentiggini ballonzolarono per il sollievo e per la contentezza e ripresero il loro posto naturale.
Il pegaso la condusse nei pressi della baita della nonna- non- nonna e scese fino a toccare un prato. Poi il cavallo si dissolse nell’ aria e Nuvolella corse tra le braccia di Sempregaia che la stava aspettando.
La bimba quasi si sciolse in lacrime di gioia tra le braccia della donna ma quando lei la sollevò, catapultandola per aria e facendole fare una capriola volante, Marilù rise tanto fino a perdere le forze. Quello fu il primo dei giorni più felici dell’ anno per lei ma anche per la sua fantastica nonna, che s’ inventava sempre giochi nuovi pur di farla divertire.
Accadde che un giorno, Sempregaia, raggruppò un centinaio di palloncini colorati legandoli stretti, poi, afferrata per mano la nipotina, si staccò dalla terra lasciandosi trasportare in alto, sempre più in alto, fino a raggiungere l’ arcobaleno più vicino.
Anche la nonna- non- nonna possedeva il dono della magia e con un incantesimo mise in fila tutti gli arcobaleni presenti nel cielo ideando uno scivolo gigantesco, poi presero a scivolare da un ponte iridato all’ altro ridendo a crepapelle e osservate curiosamente da tutti gli abitanti del cielo. Mancò un soffio che investissero un gabbiano, un’ aquila e persino un asino volante, che ragliò talmente forte di rabbia da lasciarle per un attimo intontite.
Fu allora che Refolo Dispettoso, che non si era mai allontanato e aveva tenuto d’ occhio la piccola Nuvolella, si infuriò e crebbe, crebbe così tanto da trasformarsi in un vento burrascoso.
Il cielo divenne scuro e carico di pioggia. Le belle e candide nuvole divennero nembi minacciosi e iniziarono a scontrarsi con furia provocando lampi improvvisi e tuoni fragorosi.
Gli arcobaleni sparirono nascosti dai cumuli scuri e Nuvolella e Sempregaia si ritrovarono sospese nel nulla, avvolte dall’ oscurità e perdendo ogni punto di riferimento. Non potevano andare né avanti né indietro.
Nonna e nipotina si trovarono in un mare di guai!
La pioggia iniziò a scrosciare con violenza e i tuoni si susseguirono ai lampi che saettavano pericolosamente vicini, troppo vicini a loro due.
Ora Nuvolella tremava di paura e le sue lentiggini non erano da meno. Avevano una voglia matta di fuggire e lo avrebbero fatto se non fossero state così lontane dalla terra. Persino i bei riccioli rossi della bimba, fino a quel momento soffici e pacifici, iniziarono ad agitarsi sotto la sferza di quel ventaccio dispettoso.
Per fortuna, passava da quelle parti Refolo Premuroso che preoccupato per la sorte di quelle due creature in balia del maltempo, le avvolse nel suo tiepido abbraccio, proteggendole dalla furia devastatrice del fratello.
Così come si era scatenata la collera di Refolo Dispettoso si attenuò, fino a calmarsi del tutto, ma solo perché il passaggio di uno stormo di cigni reali, lo aveva distratto dai propositi di vendetta. Del resto, la collera di quello scricciolo di vento non durava molto.
Il refolo sbuffò le guance e soffiò, gettando le sue briglie al collo del cigno che guidava lo stormo e si lasciò trainare, felice e del tutto indifferente a quanto accadeva lì intorno.
Le nuvole si schiarirono lasciando trasparire ampi spazi di azzurro e i raggi dei soli, fino a quel momento nascosti. Gli arcobaleni riapparvero più belli e splendenti di prima e nonna e nipotina, dopo aver ringraziato Refolo Premuroso, poterono fare ritorno alla baita e ai loro giochi.