Fioche luci di un Natale in cui non arriva il profumo degli abeti.
Il vischio appeso lontano, su alberi di monti distanti, dove bisogna pagare un pedaggio e andarci e dove soltanto le famiglie vanno.
La folla, anonima e sola, cammina lenta, un esercito di cuori che battono e si infilano in interminabili code che entreranno in centri di negozi sfavillanti di luci a risplendere il nulla.
E' Natale, e i display luminosi di telefoni ultimo modello riempono la solitidine di chi questo profumo non può sentirlo.
I boschi sono vuoti o forse la neve impedisce il passaggio.
Solo privilegiati turisti vanno e godono un paesaggio che placa dentro, un presepe intimo che è nel panorama di case illuminate e di mercatini dove l'antico è in vendita e le luci di candele rosse fanno ricordare la speranza-
E' Natale, e per un breve periodo sembrerà che la famiglia sia la cosa più importante del mondo, e che uniti si lotta contro tutto, ma il giorno dopo la solitudine della folla come un treno che non si ferma mai continuerà a popolare le strade della indifferenza, della noncuranza, dell'intolleranza-
E' Natale, le luminarie costano e i crocefissi disturbano altre religioni, e in nome della globalizzazione si mette da parte un simbolo che ha riscaldato cuori, generazioni, anime, nonne, nipoti, scuole, dove spesso ci si è inginocchiati a chiedere pietà del dolore, pietà dei peccati, aiuto per vivere.
Corrono i giorni a comprare pacchi e in quel dono un simbolo di amore, quell'amore talvolta inespresso che lo si trova nell'abbraccio caldo di qualcuno che ci capisce.
Le musiche di zampognari che sfidano la folla cieca fanno chiudere il cuore, ripopolano la mente di ricordi, tappano gli occhi.
E' un Natale di politica, dove si usano i presepi per le contestazioni e l'avidità di raccogliere consensi, dove non importa se molti bambini muoiono ma soltanto la bandiera del loro paese, un Natale dove troppi Allah, Cristo, Maometto, Buddha creano conflitti e il conflitto di chi non è sotto a una bomba è quello di assistere impotente a luci e immagini di panettoni che stonano col paesaggio interiore-
E' Natale, ci sarà un pranzo e dopo quello si sarà assolto il compito maledetto di fingersi felici, di dimenticare il dolore intimo di una famiglia sgretolata dal non amore o dalla morte, ci saranno doni che simuleranno sorrisi, altri ancora che non saranno scartati ma riciclati, una recita continua che è più triste di quelle che si impediscono nelle scuole dove invece i bambini credono ancora ai cori, agli angeli, alle parole di canzoni che sempre resteranno nella memoria insieme ad una immaginaria renna di un Babbo Natale che nasconde un padre che fa felici, un padre che purtroppo non c'è, perchè non ci ama, perchè è andato via, perchè è morto e in quel giorno lo ricordiamo come mai nell'anno.