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La principessa che cercava la felicità

Ragazzi

C’ era una principessa bella e intelligente, ma sola, molto sola. Aveva poche amiche perché diceva che il tempo era prezioso più dell’ oro, e lei non voleva sprecarne nemmeno una piccola parte. Aveva una vita ricca di idee e molte cose da fare, oltre che seguire gli obblighi di protocollo che le imponeva il suo rango.

Infatti doveva studiare, coltivare le rose che erano la sua passione, leggere, amava molto leggere buoni libri, soprattutto di poesia dove per comprenderle doveva riflettere molto sui versi, perché i grandi poeti scrivevano, a volte, poesie che sembrava non avessero un vero senso, ma poi, quando lei molto curiosa, si fermava a riflettere, su quei scritti, aveva come delle illuminazioni e allora riusciva ad entrare in quel pozzo misterioso dell’ anima e vedeva rispecchiarsi i suoi sogni, le sue paure, le sue speranze, allora capiva che quello che era stato scritto era dedicato a tutti, anche a lei, ed era come se quel mondo le penetrasse dentro e pensava che le stesse sensazioni, avrebbe potuto se ne avesse avuto l'ispirazione, scriverle lei.

Era sensibile, altruista e fedele eppure, nonostante tutte queste sue buone qualità, non riusciva a trovare un compagno con cui dividere la sua vita e le sue esperienze. I suoi genitori la incitavano ad incontrare i principi dei regni vicini, dove si parlava della sua bellezza e delle sue qualità, tanto che tutti i giovani nobili che l’ avevano incontrata erano rimasti affascinati e avrebbero voluto sposarla, ma lei, dopo il primo incontro che si svolgeva sempre nel parco del suo castello, non voleva rivederli mai più da sola.

Tuttavia, non era infelice, perché intorno alla sua reggia, la natura era meravigliosa e lei curiosa di tutto, si era fatta costruire in una parte del parco, un giardino dove entrava solo lei e dove custodiva i suoi segreti tesori.

Per quella sera del suo venticinquesimo compleanno, i suoi genitori avevano organizzato una grande festa e avevano invitato tutti i nobili dei regni vicini e lontani. Erano sicuri che tra gli invitati Ginevra, avrebbe finalmente scelto il suo principe.

Lei intanto in silenzio, aveva escogitato un piano che le sarebbe servito a comprendere le qualità dei principi che avrebbero potuto suscitare il suo interesse: decise che ad uno ad uno, li avrebbe portati nel suo giardino segreto, per vedere come avrebbero reagito davanti ai suoi fiori ai suoi frutti, agli animali, che lì dimoravano.

E così, dopo la cena reale, stavano per iniziare le danze. Ed i principi regnanti non avevano occhi che per lei, la giovane sorrideva e salutava tutti, ma solo uno aveva colpito la sua anima.

Lei, nell'abito rosa chiaro, e i lunghi capelli biondi, raccolti con fiori che adornavano il capo, con semplicità e con l'abito che le scendeva fino a coprirle le caviglie, da dove uscivano solo le punte dei sandali dello stesso colore dell'abito. Solo i fiori, interrompevano la monotonia della sua eleganza, dandole, con i colori viola e giallo oro delle viole, un'aria delicata e dolcissima.

Il giovane principe Riccardo, quello che le piaceva più di ogni altro, si mosse verso di lei per invitarla ad aprire le danze. Lei accettò ma a metà del ballo, strinse la mano del giovane principe e lo trascinò fuori, verso il suo giardino segreto.

Lui la guardava incuriosito e si chiedeva dove lo stesse portando con quell'aria misteriosa.

Percorsero un tratto del parco e Ginevra lo fermò e gli disse: sappi che, chi entra nel mio giardino deve farlo ad occhi bendati, così, quando sarà al cospetto della bellezza di quest'angolo potrà scoprire lentamente tutte le meraviglie che vi si nascondono.

Si tolse la cintura di seta che teneva stretta in vita e la legò attorno al capo del giovane principe. Poi lo prese per mano e percorse così il tratto che li separava dall'ingresso. Una volta dentro gli tolse la benda. Poi gli disse: "Ora apri gli occhi lentamente".

Il giovane aprì gli occhi e rimase incantato da ciò che vide.

Davanti a lui si presentò un cespuglio di rose bellissime dal colore indefinibile tra il giallo oro che sfumava verso il rosa. Lui pose la mano sui quei petali e li sfiorò delicatamente: "Sono meravigliose", disse.

Lei lo riprese per mano e lo trascinò più avanti dove un bellissimo felino sonnecchiava su di una poltrona rossa e quando vide i due giovani si alzò e si stiracchiò allungandosi verso di loro.

Il principe si chinò verso il gatto dal manto rosso e dagli occhi di un meraviglioso azzurro e lo sfiorò con la mano. "E' bellissimo!- esclamò".

Ginevra prese in braccio il gatto e lui si mise a ronfare per il piacere.

Poi lo depose sulla poltrona ed il micio si accovacciò subito a riprendere il suo sonno, mentre loro proseguirono la passeggiata dentro quel luogo che rendeva magica ogni cosa.

Il giovane vide poco distante un laghetto con delle bellissime ninfee bianche che galleggiavano nell'acqua di un colore verde smeraldo. Lui era emozionato e le guardava incantato galleggiare sull'acqua limpida dove si rifletteva la sua bellissima immagine. Un po' più in là, in un angolo oscuro c'era un albero dal tronco contorto e dai rami che spiovevano tristemente. Lei disse: "Oltre l'albero è meglio che tu non vada, c'è una parte molto scura e potresti farti male".

Lui rimase fermo per un attimo: "Sono curioso, se tu verrai con me, sono certo che non potrà succedermi niente di male".

Ginevra lo guardava con sempre più interesse e proseguiva il cammino.

Poi entrarono in un lungo salone e sentirono una meravigliosa musica che si diffondeva nell'aria. La giovane cercò di parlare, ma il principe le disse: "Scusami, ti prego, questa musica è meravigliosa, non la senti anche tu? Vorrei ascoltarla in silenzio ancora per un po'."

"Certo! Rispose la giovane – la sento ogni giorno quando vengo a leggere qui. Anzi voglio leggerti una poesia, se non ti annoia!" "No, non mi annoia tutto ciò che ti offre la vita di bello non può che emozionare e con te vicino, è meraviglioso. Rimasero ad ascoltare in silenzio e dopo poco lei si distolse e gli disse:

"C'è ancora una cosa che voglio farti vedere, vieni! Non aver paura". E così dicendo aprì un'altra porta e gli mostrò un giovane lupo che se ne stava accovacciato sopra un grande morbido cuscino. Quando vide Ginevra, iniziò a scodinzolare e si avviò per andarle incontro. Lei si avvicinò e lo abbracciò tenendolo vicino: "Vieni" - disse rivolgendosi al suo ospite- lui si avviò verso di lei e la guardava come incantato. "Ma è stupendo, ho sempre sognato di toccare un lupo, ma me lo hanno sempre proibito".

"Ora, lo puoi toccare".

Mi emoziona tantissimo, e sono sempre più affascinato da te, che non sei solo bella e sensibile, ma possiedi tutte quelle qualità che ogni uomo sogna di trovare in una donna, principessa o no".

"Ma tu, non hai paura, di una donna come me?"

"Paura? Ho sempre sognato di avere una compagna che possedesse tutte le qualità che tu possiedi. Ormai anche noi principi, non vogliamo più al nostro fianco, una donna qualunque, magari sciocca, ma vogliamo una compagna che cammini al nostro fianco fino a quando ci amerà e lo vorrà".

"Ma se lei si dovesse stancare, cosa faresti tu?".

"Potrebbe succedere anche a me, di stancarmi, ogni cosa ha una fine, a volte tra due persone finisce per poi ricominciare, a volte no, ma ci saranno altri principi ed altre principesse, l'importante è cercare la felicità, e quando la si trova bisogna afferrarla, da qualunque parte venga. "Ora credo che la mia felicità potresti essere tu".

"Pensaci e tra una settimana mi dirai se vuoi percorrere una lunga strada con me.

Io credo di amarti, Princincipessa.

Tornarono nella sala e ripresero a ballare, ma ora tra di loro c’ era una complicità nuova e Ginevra pensava che l’ uomo che stava danzando con lei, avrebbe potuto aiutarla a trovare e raggiungere un po’ di quella felicità che da sempre andava cercando.

Durante la settimana che seguì, la donna ripensò al comportamento dell’ uomo quando lo aveva portato a conoscere il suo giardino dell’ anima.

Lui aveva ammirato la rosa d’ oro, ma non l’ aveva strappata al suo ramo. Ed il meraviglioso felino lo aveva accolto con simpatia. Davanti al lago con l’ acqua trasparente, non si era fermato ad ammirare troppo la sua immagine riflessa, ma aveva guardato entusiasta le ninfee che galleggiavano leggere.

E nemmeno la parte scura del suo giardino lo aveva spaventato, anzi, le aveva detto che l’ avrebbero scoperta insieme.

E davanti al lupo era rimasto ad ammirarlo senza paura, senza fuggire, come avevano fatto gli altri principi prima di lui.

Questo significava che il principe aveva sensibilità, tenerezza, era poco narcisista, amava gli animali e l’ albero contorto che confinava nella parte buia della sua anima, non lo aveva fermato, ma solo incuriosito.

Pensò che forse ora avrebbe potuto dire ai suoi genitori, che aveva trovato l’ uomo che avrebbe potuto camminarle accanto e regnare con lei.

Questa non è una favola che finisce come le altre “ E vissero per sempre felici e contenti", perché i tempi cambiano e anche le vicende umane si modificano e le principesse non vogliono più il "Principe Azzurro” delle antiche favole, ma un compagno di vita, fino a quando si sarebbero amati, fino a quando un altro amore non li avrebbe separati.



Antonella Modaffari Bartoli 29/10/2015 09:17 1881

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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«il principe azzurro smette di esistere nel momento in cui smetti di crederci»

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Poesie per la Festa delle Donne. Il lato femminile della poesia

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