I - Così come il simile riconosce il simile basta uno sguardo
Nella mia vita la parola d'ordine è sempre stata: divertiti il più possibile, oggi, adesso, ora, tanto il futuro non esiste. È solo una finzione, che ci rende schiavi. Non ci credi? Aspetta, è facile. Basta un semplice giochetto filosofico e subito ti autoconvinci e vola via ogni dubbio che ti sta passando per la mente
Dunque, partiamo dal presupposto che anche il passato è finto, irreale e posticcio, filtrato com’è dalla memoria e dagli interessi degli uomini e dai loro scritti; come può allora il futuro, che ancora non è stato, che potrà non essere mai, che dipende dall’ incrocio di milioni di miliardi di casualità, come può insomma, decidere e impostare ogni momento della vita degli uomini adesso, nel loro presente?
Il futuro, questa divinità che governa la vita degli uomini, perciò l’ ho sempre pensata e immaginata come un fantasma, un ombra, una inafferrabile nebbia. Così ragionando con facili sofismi, viene da sè che appaia inutile usare il proprio presente per sfamare il finto misticismo di un'ombra, un'ombra che come nel paradosso di Zenone non riusciremo mai a raggiungere: quando siamo qui lei si sposta là, quando riusciremo finalmente ad arrivare là, l'infame ombra senza alcuna pietà per i nostri sforzi, si sposterà di quel tanto che basta per non farsi agguantare, e si prenderà gioco di noi:
... "Ora stai vivendo uomo, perchè continui a cercarmi, perchè ti illudi di catturarmi e ti convinci addirittura di potermi possedere, di potere decidere per me? Goditi quello che hai, coglione, bestia, animale, pronto solo a soddisfare te stesso e la tua brama di sentirti il migliore, il più apprezzato. Cerca in questo momento la ragione della tua vita, dell'esistenza. Se non trovi adesso i tuoi perchè e le tue risposte non chiedere di potere riporre i tuoi sogni in me, non li potrò custodire. Non saranno mai presenti nel tuo presente. Tu, essere fra i più spregevoli con un simulacro d’ intelligenza, nel mio nome sei capace di commettere ogni tipo di azione; gridando il futuro me lo richiede, hai invaso, conquistato, ucciso, costruito e innalzato senza vedere sulla schiena di chi. Invocandomi mi hai deluso, riponendo la tua vita nel mio nome mi hai rinchiuso in una gabbia di illusioni".
Così dicendo l'ombra svanì, e io non seppi se era vera o se la mia mente mi avesse fatto solo un'altro di quegli scherzetti a cui ormai mi ero abituato. Comunque, fugato allegramente ogni dubbio decisi di ri- gettarmi anima e cuore nel mio portare il presente agli estremi come se dovesse contenere il Tempo.
In quei giorni, passavo le mie giornate al cazzeggio più completo. I pochi soldi se ne volavano tutti, come ben sappiamo, nei soliti "divertissement" ormai irrinunciabili. Quella mattina appena sveglio, il fumo di un cannone di pakistano nero già sporcava i muri della mia stanza disordinata, e i suoni spasmodici dei fantastici Breakbeat Era tenevano alte le mie stanche palpebre immerse in una tazza di caffè amaro.
Quando mi vestii, quel venerdì di Dicembre fine millennio, mi sentivo bene e, quella sensazione piacevole che mi diceva "oggi sarà una bella giornata", mi rassicurava. Poi però non fu così o forse sì(?), non lo so. Fatto sta che, uscendo di casa stravolto di prima mattina, con i Massive Attack ipnotici nelle orecchie, con quella consapevolezza che solo in qualche raro momento è presente nella vita di ognuno di noi, il mondo mi sembrava senza segreti e io non avevo segreti per il mondo.
Soprattutto per una parte di questo mondo.. una delle parti riuscite meglio, la mia Manu.
L'avevo conosciuta una sera in un locale finto alternativo pieno di fighetti finti alternativi e di alternativi finti fighetti. Di ballare non se ne parlava, bevevo birre a ripetizione in una nuvola di fumo, mentre i Chemical ci chiamavano ad uno ad uno; gli sguardi delle ragazze si incrociavano ai miei, non so se per scherno o altro, e io volevo assolutamente che una di loro fosse mia quella sera. C'era quella con la minigonna così corta e con la faccia da bocchino e poi quella in miniatura con due tette enormi oppure la scafata quarantenne con una voglia estrema di un bel cazzo duro. Sono troppo crudo? Ma dai!
Comunque l'indecisione (guarda un pò!), mi bloccava e l'altalena fra le pinte di birra e gli amici stava diventando sempre più veloce che avevo paura di ribaltarmi, ed ecco infatti, che mi sono scordato da dove ero partito e soprattutto dove volevo arrivare!
Ah, giusto, vi stavo raccontando del mio primo incontro con la dolcissima Manu. Eh si, era incredibile la piccola Manu, le sue mani e la sua bocca avevano l'esperienza atavica di millenni di arti sessuali, il suo corpo bruciava le mie dita al minimo contatto, il suo odore non mi faceva pensare a nient’ altro che al momento in cui le sarei stato dentro, la sua intelligenza curiosa e solo all'apparenza leggermente assopita mi accarezzava, il suo sguardo indifeso e sicuro di sè, quel suo modo di parlare scandito e timido avevano il potere di cancellare il resto del mondo.
Mi incuriosì da subito quando, cosa fra le più classiche ma non per questo surreale, la conobbi al guardaroba (non ci prendiamo nessuna responsabilità per gli oggetti contenuti) a cui scazzato mi ero avvicinato.
Lei era fasciata da un vestitino che solo a ricordarlo... potete immaginare, e appena mi vide mi sorrise e mi riconobbe, così come il simile riconosce il simile basta uno sguardo.
To be continued (seconda parte pubblicata il 29.10.2015)