Il gorgo dell'oceano in tempesta sembrava voler risucchiare tra le fauci della notte la piccola barchetta dove tre vite lottavano vanamente contro la forza imprevedibile della Natura.
Il pescatore irlandese Ryan era un uomo robusto ed esperto, conosceva perfettamente quel tratto di mare tra Galway e Aranmore e subito capì di aver messo in serio pericolo la moglie Ann e la piccola Crystal di appena 8 mesi.
Erano partiti il primo pomeriggio dal porto di Doolin prevedendo quattro ore di traversata ma oramai la luna infieriva maestosa illuminando la scena del terrore tra spuma bianca di cavalloni impazziti.
All'improvviso un'onda più aggressiva sbalzò fuori Ann che venne trascinata giù dalle pesanti vesti del tempo mentre solo più la candida mano fuoriusciva dall'acqua.
Ryan legò prontamente la culla della piccola Crystal alla prua e si tuffò a cercarla.
Lui si tuffò...
Oramai albeggiava sulla spiaggia della parte più inospitale di Aranmore, l'isola maggiore delle tre Aran. Gli abitanti accorsero, lanterne alla mano, in cerca di superstiti.
Attendevano infatti la famiglia O'Neill perchè Lynn, la sorella di Ann, malata di tisi, era peggiorata ed oramai agonizzava.
Il mare placato aveva condotto pietosamente sulla scogliera i corpi dei coniugi intrecciati nell'ultimo abbraccio, i piedi di lui incastrati nel cerchio metallico della sottogonna di lei, alghe nere sui loro visi gonfi.
Pochi metri più in là la piccola Crystal vagiva e tremava fradicia reclamando vita!
Venne raccolta dalle amorevoli mani della moglie del pastore dell'isola, Ruth, che svelta la portò nella piccola abitazione dal tetto di paglia, riscaldata da torba. Il fuoco del camino infiammò le gote paffute della neonata che, a parte una brutta bronchite curata col chinino, fu fuori pericolo, orfana ma viva.
Due giorni dopo gli isolani si raccolsero in preghiera per dar degna sepoltura a tre corpi, perché nel frattempo anche Lynn era spirata.
Crystal crebbe così sotto l'educazione severa del pastore Liam e l'affetto della matrigna Ruth che, essendo sterile, l'aveva accolta come un dono divino.
Purtroppo la bambina nel tempo dimostrò di aver preso molto dal carattere della zia Lynn, da tutti chiamata "Fool Witch" per via delle sue stranezze e comportamenti asociali.
Crystal parlava poco, era ubbidiente ma appena poteva correva sulla scogliera dove erano stati trovati i suoi genitori e guardando l'oceano in trance intonava canzoni in gaelico.
Parlava spesso col vento che amava, quel vento la avvicinava alle sue amate sorelle nuvole e lei trovava serenità.
Sembrava aspettasse qualcosa.
Oramai era diventata una bella ragazza dai tratti nobili, incarnato diafano ed occhi chiarissimi, ma per via dei capelli insolitamente scuri oltrechè per il suo comportamento bizzarro, venne soprannominata "Little Fool Witch".
Crystal avrebbe compiuto 16 anni il giorno seguente, sapeva che il patrigno l'avrebbe promessa in matrimonio al tenutario terriero dell'isola che l'aveva adocchiata durante la funzione domenicale, soppesandone indelicatamente ogni curva del corpo celata sotto le spesse vesti.
Quell'ultima mattina di libertà decise di portare con sé le amate pecore e il cane Hook sulla sua spiaggia, cercava rifugio nella malinconica aurora e nell'abbraccio dell'amico vento.
Il lungo vello delle pecore era morbido e caldo e le ricordava la copertina con lo stemma della famiglia O'Neill, unico suo legame col passato insieme al medaglione d'argento, contenente la preziosa foto dei suoi genitori.
Il suo sguardo solcava l'orizzonte, in cerca di qualcosa come sempre e quel giorno qualcosa apparve.
Un'imbarcazione senza traccia di vita si avvicinava alla riva.
Lei corse immergendosi fino alle gambe nei gelidi flutti.
Si sporse sulla chiglia della barca e una visione agghiacciante la terrorizzò.
Un uomo dai tratti simili a suo padre, col viso ustionato dal sole per la lunga permanenza in mare, giaceva esanime sul fondo del natante.
Crystal mandò Hook a chiamare il patrigno e tentò di capire se l'uomo fosse ancora vivo.
Mentre toccava il collo alla ricerca del battito della giugulare, gli occhi del naufrago si sbarrarono e lui le afferrò con forza il polso urlando una sola incomprensibile parola: "IONRAIC!", dopodichè perse di nuovo i sensi e per lei questo fu quasi un sollievo...
Gli uomini del villaggio trascinarono il corpo a riva e lo caricarono sul calesse del pastore Liam.
Crystal e Ruth si prodigarono per curarlo alternando la loro silenziosa presenza al capezzale dell'uomo.
La lunga barba bionda e i tratti sofferenti rendevano indecifrabile l'età dello straniero, le labbra bruciate dalla salsedine si spaccavano insanguinate, il torace recava i segni di varie ferite da spada.
Nel sonno agitato questi continuava a ripetere la misteriosa parola "IONRAIC, IONRAIC!"...