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Lo strozzo con le mie mani (Fulmine in corsia - Terza Parte)

Amore

Franco non arriva in ospedale. Ed è buon per lui se non si fa vedere. Ha scritto un pezzo su un bambino morto sotto i ferri. I genitori accusano i medici e i Carabinieri hanno messo tutto sotto sopra al reparto di chirurgia, sequestrando cartelle cliniche ed altro. La bella Simona. Il medico eccellente. Che ha quasi perso la testa per il cronista d’ assalto. Simona è su tutte le furie.“ Con quest’ articolo ha messo in subbuglio l’ ospedale. Ah se l’ incontro, lo strozzo con le mie mani”, bisbiglia sotto voce mentre legge e rilegge il pezzo “ incriminato”, con a fianco l’ amica Silvana.“ Ma cosa dici? Non ti sembra che stia esagerando. Ma in buona sostanza Franco cos’ ha fatto. Quello che deve fare un buon giornalista. Ha dato una notizia. Vera. Ha raccontato i fatti. In fondo ha fatto solo il suo dovere”.

“ Ma come parli Silvana? E’ troppo facile sparare su noi medici. Io non c’ entro niente in questa storia. Ma se fossi coinvolta anch’ io, sono convinta che non mi avrebbe fatto nessuno sconto”.Ed è questo il vero cruccio della dottoressa a cui il giornalista ha rubato il cuore. Se lei capitasse in una disavventura del genere, il suo Franco farebbe comunque il pezzo.

Franco non ha nessuna voglia di ritornare all’ ospedale. Sa benissimo che tira brutt’ aria per lui.

Ma deve ritornarci per forza. Il suo mestiere è raccogliere novità. E a telefono nessun vuol saperne di lui. Come odono la sua voce, la cornetta sbatte forte sul telefono. E così, animo e coraggio, varca l’ uscio dell’ ospedale. Lì trova facce storte dappertutto. Ed anche qualche epiteto lanciato alle spalle.

Insomma, il bravo giornalista, da questi parti, non è apprezzato affatto. Si trova in piena tempesta e tutto dice che difficilmente arriverà il sereno.

“ Eccolo, eccolo”. Simona l’ ha intravisto e in piena agitazione scuote Silvana. Poi si lancia come

un dardo all’ indirizzo della sua preda. E quando l’ avvicina come una belva lo afferra per la giacca e gli grida: “ Stronzo, ti rendi conto che c….. hai combinato. Hai buttato questo ospedale nella merda. Ci hai trattato tutti come dei criminali. Ed ora hai la faccia tosta di ritornare qui, come se niente fosse”.

Simona è un fiume in piena, non riesce a controllarsi. Lui è impietrito.

“ Simona. Mi dispiace tanto. Soprattutto per te. Ma io ho fatto solo il mio dovere. Io campo di questo. E’ il mio lavoro. E cerco di farlo bene”, replica la vittima con un filo di voce.

Il camice bianco, all’ improvviso, diventa donna. Il cui cuore batte forte per l’ uomo che vorrebbe ammazzare. In un istante dimentica tutto. Gli si avventa addosso, lo abbraccia forte e lo bacia intensamente sulla bocca. Poi gli dà una spinta. E scappa via.


Giorgio Lavino 30/05/2014 18:51 1259

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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L'ultimo racconto pubblicato:
 
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Il racconto più letto:
 
La giornata ideale (24/10/2010, 1386 letture)


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