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Questa è un racconto erotico: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerlo.
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Maria stava stirando in un angolo del salotto alcune camicie di Gavino, suo figlio e con la coda dell’ occhio l’ osservava mentre abbandonato sulla poltrona fingeva di guardare un film alla TV, ma invece si capiva benissimo che stava passando pensieri nella mente come in un setaccio. Le mascelle contratte che stringevano i denti facevano intuire tutta la sua inquietudine, gli occhi lucidi brillavano su di un volto pallido. Dentro di sé una strana sensazione creava nella donna ansia per non capire cosa fosse successo tra suo figlio e la ragazza di lui, Cinzia. Stavano assieme da diversi anni in un grazioso appartamento e siccome lavoravano in due non se la passavano poi tanto male. Ogni giorno lei Maria,, sperava di sentirsi annunciare che avevano deciso di sposarsi, per lasciarsi poi andare alla fantasia di diventare nonna. Quanto lo desiderava, solo Dio lo sapeva! Ti prego Gavino, gli disse, riponendo l’ asse da stiro e sedendosi accanto a lui:” Come mai Cinzia ti ha lasciato così improvvisamente portandosi via tutte le sue cose, sembravate andare d’ accordo, mi pare, ci deve pur essere una ragione valida, dimmelo, non lasciarmi con questo interrogativo, sono tua madre e rendermi partecipe forse ti farebbe sentire meglio.” Destata nella curiosità e convinta di poter essere d’ aiuto al figlio fremeva per l’ esitazione di lui. D’ improvviso, Gavino venne assalito da un pianto così convulso che i singhiozzi quasi lo soffocavano, lacrime copiose gli bagnavano anche le mani, mentre seduto se le portava al volto. Mai Maria l’ aveva visto così profondamente prostrato. La baldanza che l’ aveva sostenuta lentamente stava lasciando il posto ad una confusa agitazione tenuta a bada solo dal grande affetto che provava per il figlio. Allora gli si avvicinò e con dolcezza accarezzò i folti capelli di lui come da anni non faceva, ed in quegli attimi egli parlò a voce bassa:” Mamma, glielo ho detto, finalmente, glielo ho detto, e giù a piangere ancora. Ciò che provava Maria adesso era puro panico e come un pompiere pronto a spegnere un incendio lei incominciò a fare domande a raffica senza pensare, creando tra loro due una situazione confusionaria che intimidiva ulteriormente il desiderio di raccontare di Gavino. Dopo un profondo respiro parlò:” Non posso più tenere per me questo fardello tanto pesante che mi porto addosso da anni, Cinzia ha dovuto arrendersi, ma spero che tu, come madre, possa capire.” L’ espressione di Maria dimostrava impazienza mista a terrore, egli la pregò di ascoltarlo in silenzio e di non interromperlo, sapeva che doveva spararlo come un proiettile quel suo inconfessabile segreto. Con tono insicuro iniziò a raccontare:” Io sono omosessuale, sono anni che mi nascondo dietro ad un paravento di menzogne, presentandomi per quello che non sono ma che gli altri si aspettano io sia. Mi dispiace tanto per Cinzia, l’ ho tanto illusa e direi ingannata, facendole credere di amarla accettando di vivere assieme un legame che tutti si prefiguravano sfociasse nel matrimonio. Quanta costanza mi ha dimostrato nei tantissimi momenti vissuti assieme nei quali nascondendomi dietro una falsa stanchezza le rifiutavo l’ amore che inveve lei desiderava da me. Mi accarezzava ed io mi irrigidivo, cercava le mie labbra e le trovava che recitavano un brutto copione di uomo innamorato. Povera, povera Maria, quelle parole erano un’ onda anomala che investendola la trasportava in mezzo ad un vasto mare di congetture da dove non si può intravvedere la terra. Annaspava perché in quell’ acqua non riusciva a nuotare, la sua ragione non era preparata ad una simile rivelazione. Silenziosa tuttavia, continuò ad ascoltare il figlio:” Quand’ ero adolescente, ti ricorderai che frequentavo quasi ogni giorno l’ oratorio e lì c’ erano ragazzi di diverse età,i più grandi si occupavano dei più piccoli e si rimaneva là fino quasi a sera, giocando da soli o in gruppo. Ci fu un periodo in cui un ragazzo più grande dimostrasse interesse per me spingendomi ad estraniarmi dagli altri compagni. Avevo solo dodici anni e quella amicizia mi faceva sentire importante e meno fanciullo. Ogni pomeriggio mi aspettava impaziente e mi raccontava momenti della sua giornata tanto diversa dalla mia, coinvolgendomi sempre più a lui in un sentimento nuovo per me che mi occupava i pensieri e spesso mi lasciava turbato perché non riuscivo a dargli un vero significato. Poi quelle prime schermaglie, quell’ abbracciarsi per una finta casualità che invece egli sapientemente provocava, finchè in un pomeriggio mi convinse a lasciare l’ oratorio portandomi in un appartamento di una zona della città che allora non conoscevo. Diceva di volermi mostrare alcuni disegni che egli creava dal momento che studiava arte. Senza pensarci troppo accettai, a quell’ età trasgredire è facile, quasi affascinante e seduto dietro sulla sua motoretta ci allontanammo. Da soli in quella stanza, dopo un po’ di chiacchiere e sorrisi scherzosi, egli mi si avvicinò,mentre seduto sulla sponda del letto, ammiravo dei bellissimi disegni creati da lui. Si accostò a me accarezzandomi i capelli, poi le guance sussurrandomi che la mia dolcezza lo attraeva tanto, io fingevo indifferenza ma dentro sentivo pulsare il sangue nelle vene e una specie di confusione mentale mi colse indifeso a tutto ciò che poi sarebbe successo tra di noi. Venir toccato in quelle parti sensibili che si stavano aprendo alle prime eccitazioni mi confusero e mi stordirono ed io non riuscii a fermare l’ impeto dell’ amico nel carpirmi la verginità e la mia innocenza. In seguito, quel ragazzo che credevo solo amico, cercò di tranquilizzarmi facendomi credere che in fondo non era successo nulla di irreparabile, ma che comunque non dovevo raccontare a nessuno di questa esperienza vissuta. Mi riaccompagnò all’ oratorio lasciandomi solo e non lo rividi mai più.Il Gavino che quel pomeriggio stava seduto in disparte nel giardino era un ragazzo la cui fresca innocenza era stata gettata in un pozzo d’ acqua putrida da dove nessuno avrebbe potuto mai più ripescarla. Ormai avevo conosciuto troppo presto un lato della vita incomprensibile per un adolescente, segnandomi la psiche e la mente. Quel giorno i miei compagni mi si avvicinarono e vedendomi a disagio pensarono stessi male e chiamarono un compagno dei grandi acciocchè si prendesse cura di me .Alla sera ricordo, quando rientrasti dal lavoro, ti corsi incontro e tu ti meravigliasti della mia affettuosità insolita, quell’ abbraccio conteneva la mia tremenda disperazione per non poter raccontare ciò che avevo subito sapendo di dover continuare la mia vita solo con me stesso senza alcun sostegno amorevole .” Adesso Gavino sembrava svuotato, le spalle piegate a guardarsi le mani che tremavano per un’ intima vittoria d’ essere stato finalmente capace di presentarsi per la persona che sentiva essere diventato crescendo. Era un uomo, malgrado le tante sofferenze interiori, forse un po’ fragile nei sentimenti, ma con il desiderio d’ amare ed essere amato senza alcun sotterfugio. In cuor suo ora temeva, ma la comprendeva, la reazione della madre che aveva coinvolta in una verità scomoda e difficile da accettare. Si rendeva ben conto d’ averle inflitto un pugno nell’ anima distruggendo certezze costruite negli anni della loro esistenza. Maria invece pensava con amarezza a quante volte avesse sentito parlare di omosessualità e di come se ne fosse sempre fregata poiché il problema non toccava la sua sfera famigliare. Erano agli altri cui toccava confrontarsi con la considerata vergogna dell’ omosessualità.Lentamente madre e figlio incrociarono i loro sguardi, cercavano parole che restavano in gola, sul volto della donna lacrime silenziose scendevano come rivoletti su terra arsa,,la sua pelle un po’ rugosa ricordava a Gavino che a quell’ età una simile notizia segava in due il cuore. Allora distolse lo sguardo avvicinandosi alla finestra che rimandava tiepidi raggi d’ un sole d’ autunno, e rimase fermo di spalle in attesa .Maria, in quei momenti percepì dentro una nascente forza che l’ aiutava ad emergere da quel mare nero in cui era caduta, s’ era resa conto di quanto quel figlio fosse intaccato dalla dilagante ipocrisia della gente, degli amici fasulli, e anche della sua. Capiva di come fosse stata superficiale nel ruolo di madre, ricordando con amarezza i momenti nei quali s’ era lasciata andare in sua presenza in commenti lesivi sugli omosessuali. Nuove parole uscivano da un cuore lavato da un grande sconvolgimento:” Ascoltami disse, non temere, tu sei mio figlio, la persona mia più cara, sento di doverti stare vicina più che mai, aiutarti con il mio appoggio morale e concreto. Mi rendo conto solo ora di aver ritrovato un figlio che ignoravo d’ aver perduto, indietro non si può tornare, ciò che hai vissuto così dolorosamente ha sicuramente segnato un destino diverso da quello che forse ti era stato assegnato dal buo Dio, occorre andare avanti, farlo nel coraggio della verità.Diventerò paladina d’ ogni tua nuova battaglia, dal momento che ne avrai ancora molte da combattere ora che hai deciso di vivere liberamente le tue emozioni. Un abbraccio spontaneo suggellò una comprensione di cui Gavino aveva estrema necessità Seduti vicini sul divano, sfibrati nell’ intimo ma fiduciosi uno dell’ altro, ognuno in se figurava nella mente equilibri per un domani che speravano migliore. Gavino, finalmente liberato dalle finzioni sentiva che con l’ appoggio della madre a poco a poco si sarebbe ricostruito una esistenza migliore, le notti vissute a rubare amore sarebbero rimaste solo un ricordo da allontanare. Maria invece pensava che si è tutti figli di Dio, ognuno diverso dall’ altro con il diritto di vivere seguendo le proprie inclinazioni anche se a volte diverse da quelle accettate dalla maggioranza delle persone. Lei a cinquant’ anni avrebbe scritto un nuovo capitolo della sua vita, questa volta impegnando la volontà e la ragione. Doveva assolutamente rimettere in discussione se stessa per trasformare la confessione di Gavino in un futuro positivo. Assieme non si sarebbero arresi ai giudizi scellerati, inficiati da luoghi comuni derivati dall’ ignoranza della evitata conoscenza dell’ argomento. Aiutare suo figlio a trovare un posto alla luce del sole sarebbe stato un piccolo ma determinante passo di incoraggiamento e di esempio anche per altre persone nella medesima situazione .In fin dei conti gli omosessuali non sono persone diverse, chiedono unicamente di essere lasciati liberi di spendere la loro vita rafforzandola con il sentimento e l’ amore di cui tutti hanno una vitale necessità.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«Una storia di vita vissuta su di un argomento che disturba molta gente.» |
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Commovente molto attuale (Patrizia Cosenza)
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