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La torre e il trombone

Fantasy

Un botto insolito e poi il silenzio, ancora più insolito.

A quell'ora, dieci rintocchi e un colpetto, era questa la musica attesa, invece uno spazio muto, era successo qualcosa di davvero strano, mai accaduto, di insolito, appunto.

Il paese alza la testa, tutto è immobile, persino le rondini che fino a qualche istante prima svolazzavano chiassiose nell'azzuro cielo di primavera, sono assenti, nascoste e timide, chissà dove.

Il silenzio è una coperta che ha spento tutto, la natura sembra dormire un sonno profondo.

Tutti gli sguardi puntano diritti lì, si cercano attentamente i particolari, ma la distanza è tale che la curiosità non può venir placata.

E' il sindaco, con passo svelto ad accorrere tra i primi, anche lui colpito da supore continua a tenere lo sguardo in alto, rischiando anche di inciampare e di rovinare a terra, rompendo con una fragorosa risata l'irreale silenzio di quel particolare momento.

Eccolo, arriva trafelato anche il geometra del comune, il tecnico, che trascina un pesante e voluminoso mazzo di chiavi, si avvicina alla piccola porta di antico legno della torre, cerca una chiave, poi un'altra, la prova, non và, ancora una e finalmente con l'aiuto di un'energico strattone la particina si arrende e apre il buo al sole di metà mattina.

Svelti scivolano all'interno della millenaria torre, nell'ordine, il tecnico, il sindaco, il suo vice, la guardia e per ultimo con la gonna alzata il parroco, Don Pippo.

Intanto quasi tutto il paese era lì in piazza ad aspettare che qualcosa accadesse, anche la maestra, molto allergica al sole, aveva interrotto la lezione ed era uscita fuori con la classe per capire cosa era successo ed ora se ne stà tranquilla ben protetta all'ombra, con un 'occhio sempre vigile, dedicato ai suoi ragazzi.

"Consiglio comunale strordinario ...pubblico !!! "; questE le prime parole a rompere il digiuno dell'informazione , pronunciate dal sindaco ....."immediatamente !!!", aggiunse.

Ma tutto il paese non sarebbe entrato nella piccola sala comunale, per cui si decise, considerato che c'erano tutti i consiglieri, la curia e la stagrande maggioranza dei cittadinini, di approntare lì per lì, il consiglio straordinario proprio nella piazza, già occupata e in attesa.

" Si è rotto il battacchio, della campana.....un disastro, abbiamo una campana muta." iniziò il sindaco; "per la riparazione poi ci vorrà del tempo, tanto tempo....e forse chissà ..." aggiunse il tecnico.

La campana aveva una storia antichissima, era considerata una reliquia sacra, tant'è vero che il giorno della sua istallazione presso l'alto della torre cittadina ,era tutt'oggi festeggiato con tanto di scuole chiuse, non si lavorava, si andava alla messa speciale, il discorso del sindaco e poi balli e mangiate di specialità locali, preparate dalle abili mani delle donne del paese; la migliore tradizione delle feste popolari veniva assecondata a regola d'arte.

Ogni paesano, molti decenni addietro, aveva donato quel che aveva di metallo a seconda delle sue posibilità, chi un cucchiaio, chi delle monete, un aratro, un cerchione, delle chiavi, ferri di cavallo, anelli, persino parti di una carrozza che non si sà bene a chi appartenuta .....insomma tutti avevano volentieri contribuito con una parte di se stessi per dare alla torre, che in perfetta solitudine si ergeva in piazza, l'importanza e la voce che si meritano tali edifici.

Tutto venne raccolto e fuso per creare quella che oggi era anche l'attrattiva principale dei turisti che spesso capitavano da quelle parti.

Il suono, poi era considerato, anche da esperti di musica, una "sensazione straordinaria di vicinanza al coro degli angeli", questa la frase più idonea a definire il fenomeno acustico, ottenuto grazie alla fusione dei più disparati metalli .

E da allora aveva scandito il tempo del paese, senza deludere mai, tutto , in quei luoghi, ruotava attorno alla guida sapiente di quel venerato oggetto.

Ora , però ,quel suono si era spento, occorreva rimediare, e non era facile riattaccare il batacchio, ci voleva tempo e le competenze del mastro fabbro che, molto avanti con l'età non poteva sbrigare la faccenda tanto celermente, considerati anche i seicentotrentacinque scalini da affrontare, nei due sensi di marcia!

Ci furono parecchie discussioni, le perplessità erano tali da oscurare qualsiasi idea, non si riusciva a venire a capo ad un'appropriata soluzione.

Poi all'impovviso qualcuno ebbe l'illuminzione e....."il suono della campana, musica ; musica, banda; banda ......il maestro, dov'è il maestro?" ...Don Pippo usava spesso questo procedimento nelle sue omelie e anche in quest'occasione tale accorgimento aveva prodotto il suo prezioso frutto.

Il maestro di musica si sentì avvolto da improvvisa ed inattesa notorietà, abbastanza schivo tentò un timido diniego, ma fù costretto ad avanzare per esporre il suo peniero, disse "come pensate di fare, noi siamo una piccola banda di otto elementi, tutti più o meno abbiamo da lavorare, non è pensabile coprire tutto l'operato della campana, per tutto il giorno ... e poi come si fà è troppo laborioso, complicato".

"Non tutta la banda, solo uno di voi", gridarono dal centro dalla piazza .

Già, solo uno della banda, ma chi? Tolta la gran cassa , il tamburino e i piatti che certo per evidenti "distanze" a livello musicale non potevano ambire alla sostituzione della campana, rimaneva il sassofono, ma il suo suonatore, dedito anche alle delizie del buon bere poteva non eccellere in affidabilità, in fondo si trattava di rimetter in moto il tempo del paese; poi c'era il basso tuba, troppo voluminoso, occorreva tanto fiato e l'età del non più giovane musicista certo non facilitava, poi c'era la chitarra, ma troppo flebile il suono; la tromba pareva essere indicata ma il vizio dell'accanito fumatore rendevano il suonare per più di qualche minuto un'impresa da interrompere con un energico colpo di tosse.

Rimaneva lui, il trombone, non brillava particolarmente come musicante, era da poco entrato nella banda e le diffidenze ancora resistevano, tuttavia l'impegno che ci metteva era esemplare ; il suono talune volte era un pò sporco ma potente, con l'allenamento sarebbe sicuramente migliorato, e comunque per quell'incarico doveva suonare solo un paio di note il Fa per le ore, il Si bemolle per i quarti, assolutamente nulla di difficile.

Poi lui Tito, viveva solo, non avaeva particolari legami e non esitò un istante nell'accettare volentieri la proposta che oramai gli veniva rivolta da tutta la piazza, anzi si offrì adirittura di alloggiare sulla torre in modo da essere sempre e costantemente presente sul "posto di lavoro".

Fù un ovazione; erano le tredici meno qualche secondo, dopo qualche istante si udì nell'aria una serie di suoni squillanti e potenti, arrivò alle campagne più lontane sin alle colline laggiù, affacciate sul mare, sembrava che anche qualche pescatore avesse udito qualcosa visto il loro guardarsi attorno con fare stupito.

Tito fù un grande, in poco tempo la sua fama e, sopratutto il suo suono , fecero il giro dei paesi vicini e anche oltre e i turisti più di un tempo, in massa si incontravano nella piazza per ascoltare la voce della torre, che qualcuno definì la voce del "solista del coro degli angeli."


Massimo Curzi 24/05/2013 23:11 1322

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
La torre e il trombone (24/05/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
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Le "ferite" (30/07/2014, 1897 letture)


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