Girare la pagina del proprio romanzo e scoprire, con la più fredda malinconia, che le parole scritte erano volate via come farfalle impaurite.
Inutile cercare! I bei sogni scomparivano e, come le nuvole, venivano spazzati via dalla brezza di un mattino di Marzo. Allora che fare? Fare finta di niente? No, non si poteva. Perdersi tra la gente che passava sulla piazza e cercare un accenno di sorriso? Stringere la testa dentro le mani che sudavano già umide?
Era la fine! Però, solo un attimo era durato questo amaro pensiero. Bisognava guardare il cielo e continuare a pensare le cose più belle. Ecco, pensavo tra me, questa volta è venuta a trovarmi la parola più oscura che, ogni essere non vorrebbe mai sentir pronunciare. In passato avevo sentito dire che in simili occasioni, ci vuole coraggio. Bisogna essere ottimisti; sapere affrontare con dignità e un po’ di freddezza la nuova situazione. Tutto facile! Parole deboli come il vento di primo mattino. Quando un uomo vestito di un camice bianco non sa trovare le parole per dirti:” Maurizio, non so come dirtelo, ma hai uno di quei -brutti mali- e, da adesso in poi avrai bisogno di molta forza di volontà”.
Camminavo avanti e indietro e guardavo continuamente per aria. Sentivo i piedi che diventavano duri, faticosi nel portarmi avanti. Fumavo e sorridevo avvolto in una nebbia di pazzia; cosa sarà da ora in poi? Avevo una gran voglia di sognare: non sapevo nemmeno cosa. Ho scoperto con il passare del tempo e dei mille problemi che sarebbero giunti, che sognare ad occhi aperti, sarebbe stata la più grande medicina in mio potere. Tuttavia, ero costretto ad immaginare un vago futuro che, nonostante tutto, non vedevo così tragico. E. A.Poe scriveva: “ Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte “. Da quel momento cominciava la seconda storia della mia vita.
Passarono pochi minuti, subito compresi che avevo un disperato bisogno di qualcosa, qualcuno molto più grande del mio piccolo essere. Mi avviai verso la chiesa alla ricerca di un sorriso. Pensavo: “ adesso è comodo, sono alle strette e dove vado? “ In realtà avevo voglia di farmi vedere dalla bella Signora che sta appena dentro sulla sinistra, sopra le candele. Guardai a fondo il bel viso che illuminava la navata e, nonostante cercassi di trattenere una forte emozione, sentii scendere sulle guance un rivolo caldo di rassegnazione improvvisa. Continuai a fissare la dolcezza di quello sguardo e, ancora oggi, quando vado a trovarla, sento una sensazione di tepore che mi dà coraggio. Tutto il resto, lo porto dentro a questo cuore, e in quel volto, stupito della grande forza che mi hanno dato.