Oggi il sole sveglia
gemme stentate
al loro sbocciar, è
concerto di primavera
per chi lo vuol sentir.
Nella mia mente,
fertile campo,
fiorire sento
sensazioni nuove
come stagione dolce.
Il cuore scatola
con dolori repressi,
d'essi vuotar lo devo,
di pensieri nuovi e freschi
colmar lo voglio,
di corolle colorate
su verdi prati sbocciate.
Dentro l'anima solamente
del sole l'arancio e
del cielo il suo cobalto.
L'ombra grigia dell'inverno
alle spalle della vita,
brivido leggero
quell'ombra di nuvola,
che di luogo il vento muterà,
profumo di ginestre
tra i capelli che l'aria smuove,
ai piedi passi di lieta attesa
in un'inventiva
mentore natura. |
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Si mostra l'Autunno allo sguardo
coi pennelli e i suoi colori,
macchia qua e là
di verde, di viola e ruggini
arbusti e fronde
colorando le emozioni.
Generoso lascia novello vino e
rosee gote esultanti,
accende vampe rosse nei cespugli
come fiaccole nella nebbia,
qualche fiore lo dimentica
per rallentar l'addio
prima d'apparir giallo e stanco.
Niveo il sole, tra arricciate nubi,
confonde un indistinto orizzonte
e uccelli spettinati dal Maestrale
scomparendo fra brume e scampoli di cielo,
segnano l'aria di malinconia.
Accarezza contrade, l'Autunno, lento,
come un vecchio che verso il peggio s'avvia. |
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Ormai vinta, calda Stagione
tutta la veste hai bruciata
dall'insolente astro maggiore,
patite stille di rugiada
il tuo pianto d'addio
in indugianti passioni.
Ci lasci impresse
emozionanti notti
nella confusione di luci
lanterne capovolte
versanti nell'acqua
e passi di calde note
sull'arenile
trattenuto da una marea
che vergine sempre lo ricrea.
Amichevole, esaltata d'eventi
tra foglie rosse posi il cuore
un filo ti trattiene
destinato a rodersi nel breve
ed io do me stessa a pezzi
come te ad una fine
d'un consueto passaggio
in attesa...
petali avvizziti
gli attimi di veemenza
lasciati indietro
da cromatiche emozioni
intorno preluse. |
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Conosci quel fiore piccolo e bianco
tu che non sai dove hai riposto il cuore,
racchiuso tra verdi giovani spighe
appartato si porge protetto dal glume,
della primavera è l'aroma prezioso
offerto dal vento a scettici sensi,
custodi i mille papaveri rossi
posti là dalla fortuna,
ad assaporar quella fragranza,
e, quando il sole,
di tingerle d'oro si stanca,
nasce un frutto tra quelle spighe
che nutre la vita come fà l'amore. |
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L'occhio d'oro sfiora rughe di terra
nel cielo raggi come arpa
tra le dita del giorno
menestrello di dolce stagione
e le rondini apostrofi lievi nell'aria,
che i corpi sfiora, spoglia
e cadono veli, sospesi come nuvola rosa,
affascinati dal risveglio
del grembo verde di primavera,
virgulti appena sbocciati
attirano goccie d'azzurro,
e corolle, tenerezze, aromi...
confuso nella rinascenza
ammicca l'amore in attesa. |
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Come selva che si desta
la mia anima,
al sorto brusio che dentro cresce,
da nuovi pensieri,
da un lieve piovere chiarificatore,
dopo un'arsa interiore solitudine,
come farfalla si libera lo spirito,
scopre gemme a guardarsi intorno
in attesa di mostrar verdi foglie,
erba che s'inchina,
allo schiudersi di corolle nuove,
rifluisce il tempo come rio novello,
e cantano i merli ingannando il tempo
d'una età matura,
non più lamento il vento,
ma carezza di seta,
incoraggiante a riscoprir
nuova grazia nella vita che si muove,
mentre il sentimento poggia
fra gli azzurri veli della primavera. |
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L'alba stamane si sveglia
su di un bianco lenzuolo,
arbusti tetti e campagne
riflettono cristalli di neve.
In un niveo cielo disegnano
scheletri d'alberi, ricoperti da bianca fiorita,
di qua e di là ondeggiano,
toccati da un vento che fà ciò che vuole.
Vincono le ombre le prime luci
presentando il ricamo latteo dell'inverno.
Come zucchero il manto i sensi lenisce,
e lenta si sveglia la vita,
nascosti tra fiocchi suoni e parole,
s'esalta il pensiero...
avvertito da un debile sole,
come d'un amore che stà per finire... |
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Un cielo inarcato
come cupola di fosco vetro,
racchiude la città d'autunno pervasa,
dove un paglierino sole
fa l'umidità delle strade scintillare,
nei viali d'alberi, custodi di vita,
fruscianti tappeti
i marciapiedi coprono,
foglie arrossate lentamente deposte
come pellegrini pensieri,
tra i rampicanti sempre più spogli
muri di case s'intravvedono,
contagia un sordo languore,
bruma silenziosa posa
su scheletri neri di rami
che puntano verso il cielo,
dal nord correnti fredde
l'arenile turbano,
rapidi i gabbiani,
il silenzio rompono.
In giornate sempre più brevi,
s'affretta il passo tra le vie,
bramando il domestico calore,
di mele profumato.
Sotto lunghe ombre,
code di risate nostalgiche,
confuse nell'odore di caldarroste.
Fra ovattato trambusto del traffico,
goccie fredde di pioggia improvvise,
la pelle pungono come punture di spillo,
sale al naso l'odore di umida terra
dalle aiuole intorno sparse.
Arruffa il vento siepi e idee,
sfrangia nuvole che si rincorrono
improvvisa, in un arco bruno,
la luna si svela,
d'incanto e di illusione
l'abitato innonda. |
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Del sole non sei soggetta,
di lui ne avvinci solo il destro,
del giorno non sei sorella,
ma solo dimora del vegetar,
nelle stellate notti s'aprono
di bianco viola screziati
i tuoi soggioganti ornamenti,
tra verdi grandi picciolate foglie,
illudono, ingannano quei calici a trombe,
che mute ugualmente richiamano,
non ascoltatele, non annusatele
vorrei gridar a ignare farfalle
dalle lusinghe segnate,
attratte, allucinate d'atropina,
in ogni campo e radura
fertile renderanno il seme,
persistente di vistosità e
speciose fragranze,
stramonio, del diavolo erba,
nel linguaggio dei fiori
d'ipocrisia simbolo. |
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Cadono frammenti dorati
tra foglie secchite degli alberi,
dove s'adagiano raggi d'un sole
che sempre più con l'orizzonte si ricrea.
Autunno, metamorfosi
d'un tutto che si traveste,
cremisi foglie urlano
le ferite del caldo estivo,
gialle in agonia, alle prime folate
come pioggia cadono
creando un cromatico tappeto,
mentre assorta... mi reinterpreto l'anima,
scricchiolano sotto i passi
con un crepitio diventando polvere.
Un'altra estate declina,
per me rimarrà
un momento luminoso,
campi color cioccolato,
caramellato il color delle mele,
tra rami quasi spogli,
piccoli soli sferici, i cachi,
a rallegrar sbiaditi giardini,
ancora canti e mani veloci
a preparar il dolce mosto,
ricci castagni i venti aspettano
per donar quel frutto
che riscalda i sensi e
l'autunno profuma.
Prime lacrime fredde bagnano
un'esaurita natura,
solitario porporino il sorbo
a delineare la via a stormi d'uccelli
rinunciatari d'uno sbiadito cielo
dimentico di luce e fervore.
Lentamente assorbe l'autunnale crepuscolo
una volta color prugna,
si insinua dappertutto, nella campagna,
in ogni anfratto...
Interprete sensibile
ad ogni mutar intorno, penso...
quel che oggi par muoia
domani, se pur diversamente rivivrà. |
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Spiccava
tra ruderi abbandonati
in un angolo di periferia,
tra immondizia e detriti
il capolino tuo
di petali rosa ornato,
rivendicava vittoria
su ogni bruttura.
Mentre distratta
rincorrevo nebbiose inquietudini,
che emozione vederti là,
una rosa a dicembre!
Delicatamente l'aria,
lo stelo, ti cullava
che lungo si ergeva
solitario verso il cielo
dipinto d'opale.
Nel farmi vicina
ho fiutato l'odore
delicato, tenue,
quasi a volersi scusare
d'esser nata
in un tempo errato.
Armoniosi i petali
di poco dischiusi,
d'un verde opaco
le spine guerriere,
a dichiarare
un forzato risveglio,
illusa, dal bacio
di un sole bugiardo.
Recavi un messaggio
che al mio cuore
ha accordato sollievo.
Avvilirsi di speranza non conviene,
la luce, come te,
prima o poi agli occhi appare. |
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Fermagli rosati
stanno sulle chiome dei peschi,
appena dischiuse,
e le dispettose mani
del vento primaverile
le scuote.
Cadono accolte al suolo che
di fili d'erba appena spuntati
vien ricoperto,
creando un cromatico specchio.
In esso i fermagli si ammantano di sole,
e i peschi si specchiano fatui,
nulla è tolto alla loro vanità,
sanno che dopo mille e mille baci d'api
frutti odorosi li orneranno ancora
e uccelli ingordi faranno a gara
con l'avida mano dell'uomo
nel farsene dono. |
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In un algido inverno,
da un caldo riparo osservo
fronde d'alberi inchinarsi
a sferzate crudeli di Bora.
Ripenso a quel...
non t'amo più...
gettato all'aria.
Ammutolita nei pensieri
di sentimenti raggelati,
velava l'anima l'ombra di te,
in una indolente desolazione.
Osservo sui tetti
accoccolati gabbiani,
come me, al tempo,
in attesa di voli nuovi,
...il cuore avvolto
tra piume di speranza.
E un dì, se né andò l'inverno,
come bucaneve,
mi sorprese una carezza d'amore,
il sussurro d'un ...ti amo,
sciogliendo ogni rimpianto,
in me sbocciarono
ornamenti nuovi. |
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In un viottolo,
tra fioriti peschi,
coi miei passi tu,
tra le mani
nell'amore abbandonati.
D'un tratto da me ti scosti,
occhi nuovi per ammirar
quel volto
tra quei colori.
Oh, il viso tuo dolce,
di corolle in fiore cinto,
puntali tra i capelli
del sole i raggi,
nello sguardo, specchi
di chiara gioventù.
Per te, tutto rinnego, e
il sorriso delizioso che
mi sveglia e mi confonde,
un brivido di desiderio
come alito di brezza
ci muove intorno,
invischiati uccelli
briosi tra nidi e canti,
ci invogliano,
ora è il tempo...
per donare il cuore.
Tra petali, come bombice,
del nettare ho bisogno,
labbra mie sulle tue,
solo noi,
l'attimo tace,
lontano è il mondo... |
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Quella bianca neve di primavera
che all'improvviso cadendo,
noi tre nel bosco ha sorpreso,
e in quel di'di Marzo
la primavera s'è cambiata d'abito.
Gli alberi silenziosi dai canti degli uccelli
inermi si son lasciati vestire
da bianche farfalle che
sospinte dal vento delicatamente
hanno poggiato sui fili d'erba novella.
All'innocente stupore
di quegli occhi di bimba
è apparso a Veronica
un creato pennellato di bianco.
Argentina e sincera quell'intonazione di voce
...la neve! la neve!
Strette le sue piccole mani calde
fra quelle di mamma e nonna,
i nostri passi solitari
hanno disturbato
quel forzato improvviso silenzio.
Ci ha unite una catena d'amore
in attimi stregati
da una prefigurata favola. |
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Cadono le mie note
dal cielo,
sospese restano
.tremolano vivide stelle,
come le mie finzioni
accese
su di un arco nero.
Timida io, come esile luna,
appena nata,
occhieggio
al chiarore di Venere,
il mio sole gia lontano,
lascia l'orizzonte
colorando l'intimo
di strascichi rossi
del suo manto.
Archi di vento
vibrano leggeri
tra malinconiche impressioni
e un mare quieto
m'illude truccandosi
di bronzei riflessi.
Ideale ma stonata
poesia per un cuore ferito
questa sera calda d'estate,
mi struggo senza te,
occhi velati confondono
lucciole e stelle,
mi manchi... penso...
ritmato rumore di risacca,
illudi il mio tempo,
m'ubriachi di salsedine,
mentre alle spalle
d'alito caldo spirale
m'abbracci,
s'accendono inquietudini
impossibili da sopire. |
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Nella realtà riflessa
al mondo spesso aliena,
aspetto ciò che non è
che non vuole essere,
lascio masticare l'imperfetta carne
in un affanno naturale.
In un trascorso sommesso
l'azzurro limpido cerco
tra intrecci di nuvole
che le tante suppliche serrano
e così,nella mia piccola vita,
vana gloria diserto,
sospendendomi nel sogno,
per sostare e non avvertire
come ognuno solo le sue lacrime curi. |
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In appostato silenzio ascolto
l'incertezza del tempo...
tremante come foglia
ad un soffio che predige,
sei del mio mutare specchio
con l'apparente finitezza tua,
e in te mi riconosco, Natura.
Inaspettato offri un raggio,
vincente, su trame di nuvole gonfie,
sciogli catene di ghiaccio
liberando nuova vita che freme,
d'acqua salina la tua immensa veste
che in ogni attimo si trasforma,
e sulla linea celeste s'allunga
cercando insistente un'evasione.
Invadi lo spirito a divenire
placido fiume portatore
d'antico movimento che scorre
fra argini di terra appena rifiorita. |
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Sotto ad un albero, seduta,
guardo ammirata i rami
nell'affacciato loro parto di gemme,
magnificano la vita
sull'apparente desolazione e
nella mia mente
piccoli si fanno i tristi pensieri,
sbiadiscono al bagliore intorno.
Quell'opale rugiada appesa
ad un fresco verde di primavera,
illumina un tratto che era spento, e
il mio sguardo, curiosa farfalla,
vaga di fiore in fiore, da colore a colore.
I profumi che il vento offre
mi conducono al mosaico cielo
per ringraziare il Signore, e
capisco come il dolore sia prezioso...
In me si scioglie un fermo nodo
come ruscello che da scura terra
scaturisce lieto nella sua purezza,
s'apre dolcemente il mio spirito,
accoglie una speranza che intravvedo
alla quale ascrivo il sentito tuo volto. |
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C'è nell'aria sospeso un tenue impasto
di sogni, di speranze e delusioni
trattenuto solo per momenti
come foglie secche al lor picciolo.
L'acceso dei colori più non allieta
ora che l'Estate è solo un'ombra,
urla per lei il rosso dei cespugli
tra marroni opachi spicca il giallo
che solo d'apparire s'accontenta.
Cala su ogni cosa un persistente velo
di gioiosi ricordi ricamato,
quanto rimpianto per quei raggi caldi
quanto presente pervaso di malinconia.
Compenetrati di pietà i passi
di chi per viali solitari s'avvia,
immerso in constatate sensazioni
e la magnificenza dell'infinito,
si cercano necessarie risposte
che forse mai arriveranno
lasciando ognun ancora solo e perso.
Così mesto è il tempo d'Autunno
freddo il suo vento suonato fra corde
d'alberi ormai arresi ad aspettare
di tanto in tanto una carezza smorta
di un sole che però giammai s'arrende. |
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Ancora tu con un sorriso
slabbrare sai il grigio velo
ch'ogni cuore copriva d'Inverno,
sulla tovaglia d'azzurro cielo
camini ormai spenti, spiccano
su tetti rossi di nascente amore.
L'aria di cipria rosata, intorno colora,
note d'armonia alla Primavera e
speranza canta ogni corolla.
Ancora tu feconda, con fioriti guanti,
addolcisci menti che raddrizzano
piegati spiriti alla pena.
Sull'alito di vita e di profumi
danzi coi piedini di smeraldo
frusciando con la veste orlata
d'un ultimo marrone sfumato.
E' un nuovo Sole quello che sorge
nel tiepido palpitar di leggeri pensieri
come di farfalle fuggite da crisalidi e
si sciolgono lacrime d'allegria,
si spargono qua e là, nell'aria,
per attirar in sé un racconto di Luce. |
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Fra le mani della Terra scorre
l'ultima acqua cheta,
ricorda primavera,
debole il suo canto
nell'aria grigia, si perde.
Intorno Settembre vuol giacere
per sgravarsi di sole ed ombra.
Scivola il dramma d'una Estate
in arterie svigorite di lacrime sanguifere,
incespicano esseri su passi dentro l'incertezza,
sospinti dall'orrore, vinti dalla doglia.
Cade il primo bacio dell'acqua sulle pietre,
ancora calde paiono esalare
tra ansimi d'anime disperate.
Le fronde tutte di vestirsi pronte
di sfumature ma non per sguardi
offuscati d'arsi campi di bufere,
opera di stoltezza umana.
Folate di vento s'insinuano fra i rami,
immondizie volano come foglie,
mulinelli colorati, narrano non d'Autunno,
ma di disastro...
Lame di grigio tagliano speranze,
migrano uccelli solcando cieli
riflessi solo sui vetri delle case.
Con loro corpi esausti rifiutando guerre,
figurando coperture di stelle in pace.
Posa il bacio Settembre sull'uve
pronte a sacrificarsi al mosto,
potessimo unirci attorno ad un desco
donando a quegli infausti un po' dei nostri spazzi,
fuori silenziosa la nebbia i pascoli copre,
sento il suo respiro che avanza,
disadorno un racconto s'intona...
nel cuore, un coro d'autentica misericordia, s'alza. |
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S'aprono palmi di cielo nero
pertugio ad un debole sole
scuote l'umido vento, fronde,
fogli della natura segnati di morte.
Macchie d'inchiostro gli uccelli
forano rapidi minacciosi strati,
s'alzano brume del nuovo destino
arrestando l'azzurro aldilà dei sogni.
Adagio invecchia il pensiero,
preda d'una inevitabile malinconia
nel silenzio d'un battito sospeso
riccio che cade sul marciume del sottobosco.
Questo il suo tempo, il mio tempo,
dissolvenza di ricordi infiniti
incrociate emozioni vissute,
schiudo il labbro ad acini d'uva
scrigni di estiva linfa solare,
mi soffermo... mi ascolto...
evanescente tristezza...
intangibile fruscio di vita che alfine ritorna. |
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In sentieri d'Autunno aleggia suggestione,
caldi i colori nell'abbondanza
di ciò che ancora si può godere
prima d'arrendersi alla lama dell'Inverno.
Lacrime dal cielo che lento si stinge
da una musiva di nuvole sospinte
e sotto, acque, vassoi d'argento, calme,
lasciano le brume specchiarsi inutilmente.
Ricci d'oro cadono come ricordi
dita che si pungono, qualche lacrima come scusa,
l'anima agitata come il mare di foglie
che il vento, ubriaco di profumi, scuote.
Giornate funambole sul raggio di un sole
che sparendo le fà cadere in pozzanghere grigie,
e poi... l'Autunno piano piano china il capo,
noi con esso, davanti a crocifissi umidi,
richiamano attenzioni, mestizia e riflessioni. |
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Rovine allegre
di vecchie pietre scurite
aspetto il vento che mi venga incontro,
guazza fresca, grovigli di steli
e accese macchie di ginestre,
Lassù gridi di gabbiani in un cielo
ripetuto all'infinito,
nel mio, l'aromatico respiro del mare,
lago di luce, bagliori d'oro liquido.
Avvio di carezza
su nodi angolosi di pene silenti,
nell'anima, trattenuti.
Corre lo sguardo da ogni parte
in me veemente, una gioia canta .
Va lontano a un campanile
corteggiato da cipressi, custodi
d'una pace che abbraccia,
Sagoma ritagliata nell'azzurro io,
vertigine d'infinito dentro
e nelle vene sensazioni piene e dolci,
ariosa e lucente m'abbandono ai sensi.
Si, giocar la vita nei tuoi respiri...
trascorrente rinata mia primavera |
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Sospira l'autunno
sotto il raggio gelido della malinconia,
scarmiglia i miei capelli.
nel silenzio d'umide ombre.
M'arresto nel mulinello
di danzanti foglie secche,
il calore d'una calda stagione
di giallo s'è tinto
perdendo il rosso della passione.
Un piccolo tentacolo di paura,
un brivido sottile al cuore,
nella ritmata cadenza
ed io, al centro,
intrappolata in una spirale di sensi di colpa,
rerspiro il respiro della sera che avanza.
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