Uno strano appuntamento
ha rivolto le ore in bavaglio,
uno stanco orologio a fissare, arresto
nelle cadenti note in origlio.
Sordo è il ticchettio carpito,
l’anima è ferita, ignuda, stesa,
barcolla la mente, timori sfoglia,
offuscata da lontani pensieri, l’attesa
mentre resta la speranza, fragile foglia
nel ghermir l’amore oramai sfuggito.
Cadenza la pendola, il tempo a marcare
la luce è confusa,
oscurata sagoma, nascosta
nella vuota stanza lacrime a sgocciolare,
di quella vita fievole respiro sosta
mentre cogli occhi il chiedere, l’implorare:
Perché?
Impaurita, fuggono momenti
soffi ad accarezzare, stordenti
grigia l’indugio del domani, tormento
mentre impaziente l’orecchio a tendere
nel buio l’aprir di quella porta
per gridare al mondo:
Perché?
Perché l’accanire, perché l’infierire! |
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Musica, sfiorati pensieri, spenta lacrima,
sorgente d’amore, l’immensità assorta nel silenzio
accarezza il tempo la vanità di riflettente anima,
esula distante, nei meandri di vagito ospizio.
Scaglie di vetri sognano, trafiggono il vuoto
sbiaditi colori d’invaso, nostalgia di stinto cielo
a scivolare è la voluta nudità... attorno il gelo
su trasparenti veli, castità di specchiante foto.
Rosea carne,
il tornerò dei baci nei rimembri a venire
“ L’amor che tanto valse in dimora attende”
rifulge nei fugaci attimi il voler gioire
alla finestra l’ignuda visione lì risplende.
Scava nell’intimo il sole, seno in petto ansima
occhi speranzosi, il fissare resta lontano,
volge lo sguardo, pregna d’amor sospira invano
nel cercato, sospirato sogno suo ch’esprima. |
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Sofferenze, dolori, bagnata sabbia
stesi nei cortili della bramata speranza,
pensieri assillanti, a cogliere voce
nello scrivere tremulo di quell’alba in sussurro
sui muri dell’avvenire cosparsi di nebbia.
Liriche apostrofate, incenerite dal vento
su linee demarcate da contorto destino,
in cascate trascinate di gelida pioggia,
da fragili membra segnate da incerti passi
soffiati negli istanti di vita, nei silenzi,
dal coraggio dell’amore... da ricordi invasi.
Lacrime sparse in cielo a intingere velami
di stracciate coperte nelle facciate della sorte
tutto in promesse, dell’essere liberi nella mente
nel sottile desiderio di sipari ad aprirsi.
Scene scritte, lette su libri di recente storia
alte fonie su melodiche casse ad ascoltare:
Frasi assemblate col sorriso ad elargire serenità!
Tutto in cornice a donare nella forza
il coraggio dell’amore su pagine censito:
La voglia di vivere, amare, nella felicità! |
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Bagliori nella notte, sogni ad apparire
scheggia di luce ad illuminare... avulsa (divelta)
il volgere lo sguardo là ove il cuore pulsa
e in soave posa concedere, volo gradire.
Aloni in sembianze... di luna il proietto,
calde movenze gentil dama in postura
bella, flessuosa, in corpo generoso petto
su sciolti capelli ad indicare sinuosa figura.
Spruzzi di colori, visione nelle nebbie
striature di femminilità offerte in grazie
donate alla gentil mano che di colei l’ebbe
tra i sospiri relegati, fulgori in soavi silenzi.
L’osservo giganteggia in tela, tremore,
l’aria accarezzata nel tempo a placare attesa
lo svolazzo di piume, del mare l’azzurro
“l’amor che tutto vuole non attende”
nell’ascolto di candida voce in sussurro
d’ella sinuosa damigella ardor accende
nel canto sospirato di folle amore.
Donna
d’amabile dipinto regale danza ad offrire
di miglior quadro canzone... voce luminosa
libera regala l’omaggiato vento coi respiri
nei tinti amori all’amato principe in sposa. |
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L’amor che tutto dona
lascialo vivere nel tuo grembo
mentre intona la parola vita
nel canto di un tesoro mai perduto.
Tu ci sei,
tu ci sarai
nei riflessi dorati della esistenza,
tu vivi,
tu vivrai
nel fiorito campo di perle al sole
Gli occhi dicono,
tu dici,
le voci sono raccolte tra le linee del cuore,
pigiano tasti con la punta del sospiro
tra le musiche ascoltate dall’anima.
L’amor che tutto dona
coccolalo, felice è tra le tue braccia
mentre in soffio sboccia il sorriso
tra le frontiere aperte per quel cammino.
Tu vivi,
tu vivrai
come svolazzo di bandiera al vento,
tu ci sei,
tu ci sarai
a pronunciare l’infinita parola della vita. |
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Fende l’aria
strozza in gola l’ultima parola:
Perché!
Gli occhi sono pieni di stupore,
le mani a proteggere il volto
tutto corre così velocemente,
tutto si spegne in quel fatale attimo.
Follia di un momento
accecato odio incomprensibile,
sibilo straziante
inutile ricerca del perdono:
Perché!
Il pianto dirotto,
strilli sperduti nel vuoto,
braccia tese invano
alla ricerca di quell’abbraccio,
mentre per le terre gocciola
la rossa macchia della morte.
Trilla il telefono,
la voce confusa riprende
ora piange quell’infimo assassino,
ora piange dopo fatale gesto:
Perché?
Vite bruciate, sfuggite
dalle mani potenti della natura,
vite annullate, smarrite
e mai più ridate al sorriso del mattino
mai più ridate alla gioia del vivere:
Perché? |
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Ho pensato a te... donna,
ho pensato al tuo candido volto,
alla tua eccezionale fonte di vita
crisalide sul treno dell’amore,
dell’affetto, della cordialità.
Ho pensato a te... unica
nello sfioro di mani vellutate,
nel trasparente vivere in ogni contesto
con la tenacia, la forza, la bontà.
Donna... perla del Creato,
un fiore immacolato donato al mondo,
quel mondo che con le sue malvagità eccede
nell’abuso, nell’approfitto delle tue verità.
Ho pensato a te... così solare
nell’essere amata tra le gioie della famiglia,
col gaio viso a sorridere tra i bisbigli,
col respiro ad annullare ogni avversità.
Donna ...
Sei stella a splendere nell’universo,
luce abbagliante a illuminare i cuori,
faro mai spento tra le onde del mare,
vitale linfa a indicare il giusto cammino,
bella creatura... delizia della natura:
Ecco, questo ho pensato di te! |
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Zittisce il respiro, malinconico aspetto
trasparenze a fluire nel caldo tepore
fugge il desiderio nell’ovattato sospiro
tra le affusolate braccia, frutto in petto
col cuore colmo, gonfio d’amore.
Sognata maternità
carezze a donare, flusso di gioia
tra gli sguardi a perdersi nel vuoto,
col bisbiglio sordo della serenità
di campane poste all’ascolto.
Fuggenti ombre si allontanano in silenzio,
aggrappate al sogno di perduta luce,
piangente pargolo stretto al corpo resta
coi veli su mesto volto a coprire.
Capelli arrotolati e stanchi
si piegano al suono di perdute parole,
nel vento sciolte d’un destino in stanza
tra le solitudini implorazioni, preghiere,
volate tra le bianche nuvole della speranza. |
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In memore risalto, s’elogia il maestoso ingegno
lei, maestra di filosofico, magistrale linguaggio
nello spazio matematico del calcolo saggio
emersa tra le poche donne ad esserne degna.
Insigne pensiero di straordinaria saggezza
donna virtuosa, pregnante dire d’alto valore
lei, Ipazia, fulcro della libertà di parole
nell’associo di donna dalla grande bellezza.
Viaggi nell’animo, nell’intimo entrare,
tra le radici dell’essere al cielo rivolto
il cammino nel canone delle verità in ascolto
lei, donna, astronoma eccelsa ... il suo operare.
Trucida morte di splendida rosa giunse
da mano assassina d’infima ragione
tra quei cocci nell’ignuda veste a colpire
con fendenti ripugnose di crudele barbarie
nel sangue a flotti d’ottusa repulsione
e nell’accecato odio lasciata lì a perire.
La storia riporta gli esalti più belli
l’ideologico intelletto ai posteri riportato
lei, scienziata tanto amata e tanto odiata
ancor oggi si rivive del suo riporto
a menzionar di lei affinché il nulla si cancelli. |
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Il cammino d’ una lunga vita... cattura
la mente, allo scorrere si veste di ricordi,
il pensiero travagliato fluisce tra i suoi fiordi
e attende foriero al vibrar di voce, la sua figura.
Gocce di memoria i canti accarezzano
nelle ore passate al sussurro dei venti,
all’osservo di variegati tramonti
con lo sguardo invaso ad aspettare l’alba
in quegli attimi al valico dei sospesi ponti
col musico orchestrato da note che fluiscono.
Il sole nei sentieri è cercato nella notte
annaspando su terre dalla sete in arsura
con immagini sospese nell’oblio su rugiada
di un passato lasciato alla corrente abiura.
S’abbraccia all’abito quel cuore fremente
tra i silenzi che s’affamano di tristezza
circonda il viso un infelice singhiozzo
e tra le gocce di memoria si muove piangente.
Un forte desiderio racchiude il sogno
nel volo nostalgico di quei dì menzogneri
la luce negli occhi a brillare... precorritori
di quella fiamma l’eterno abbisogno. |
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Smossa pietra, dal giardino derubata,
nel buio brancolano socchiusi occhi,
la mano accarezza leggero respiro,
nel silenzio d’una stanza è occultata
la luce, l’accompagno d’un lieve sospiro
e della vita udir sottovoce... i suoi rintocchi.
La mente assapora le sonanti note,
di quel batter di ciglia... il momento,
il fiato che si protrae ansioso all’infinito
in quel battito, la fine d’un tormento
di lacrime cancellate con tattili dita.
La forza, il coraggio
è lo sprigionare dall’inconscio volere
tra i profumi di azalee alla finestra
e di quel sole il miglior suo sfoggio
a scaldar il cuore di donna, il suo amare
che di gioia a menzionar felice orchestra.
S’accenna tra le labbra un flebile sorriso
di quel giorno le tolte barriere... il sogno
nel viaggio mirante l’alba, la sua aurora
tra le splendide stelle... la forza, il suo abbisogna. |
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| Nuvole di polvere, acre odore
rimasugli di vita in balia del vento
tra i silenzi di mura crollati, sgomento
per cercare quell’incredulo fiore.
Appassito con le ultime foglie è l’amore
udire un fievole, un costante lamento
alla ricerca d’un sole seppur per un momento
ovattando il fremito di quel triste tremore.
Giunge la notte a rasserenare il volto
l’incredulo fiore al suo riparo accosta
con svuotate lacrime a sfiorare la terra
e prima che l’odio al fin lo sotterra
recita la preghiera come unica risposta
nel sussulto riposto d’un tiepido ascolto
mentre il tempo quel buio afferra stravolto
lasciando al crepitio un corpo in brandelli
d’un incredulo fiore negli anni suoi più belli |
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Inafferrabile resta l’idiozia
confinata tra assurde posizioni
corpo, mente s’offuscano per la via
relegando i respiri a semplici porzioni.
Colori di una esistenza spezzati,
silenzi marcianti in schiera son plasmati
tutto su vie nascondenti gli orizzonti
tra fiamme avvolgenti corpi straziati.
Svuotati occhi parlano del nulla
cadono nel vuoto affossando l’essere
parlano e sparlano cacciando la realtà
per andare a morire nel pensiero che frulla.
Fiumi in piena accolgono orme svuotate
onde impetuose avvolgono la crudele veste
si fondono tra le litanie d’un tempo che sosta
a cancellare il buono relegato al basta.
Privata è la bellezza della vita
tutto è così fugace e appar sfiorita
tracce compaiono ancor nell’idiozia
e tutto si riversa cancellando l’unica via. |
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e tutto il resto saranno rumori assordanti
scoperchiati da visioni altruiste, annebbiate
a frusciare tra gli sperduti e aridi campi
e parlare, parlare senza suoni a circuire,
ad ascoltare il mormorio del vento, il sibilo
e le situazioni ad accavallarsi, tutte, mai viste.
I visi si predispongono coprendosi,
allineandosi nel cammino tortuoso e ispido
a contare con occhi sbigottiti nel vuoto
le ore passate a contemplare il trascorso
recitando coi pensieri le volontà future.
Non cadrà il cielo addosso
tutto si schiarirà tra le diffuse nebbie
quando il sole saprà vincere la pioggia,
quando il sorriso albergherà nelle albe.
...ed è li che il gentile tocco si poggerà
elencando gli istanti nel giardino della vita
tra i migliori attimi cresciuti al crepuscolo
con mani che cercano, che s’avviluppano
nel teatro che corrobora la esistenza
tra i tendaggi aperti al futuro venire. |
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Una cascata di capelli intrecciati
uno sguardo ammaliante, senza segreti
biancore a sprigionare tra le pareti
una collana al collo avviluppata.
Mani all’essere protese... il dono
di rosso corallo invase
a circuire indomito amore
all’ascolto di pura amicizia
nel soffice incanto col suo tepore.
Occhi vogliosi, il lor parlare
parole effuse con sognante garbo
estese nella piana dei sogni
a meravigliar il fastoso ilare
coll’abbraccio vigile, sereno.
Distesa con tenero affaccio
il miglior dono sogna sincero
offerto con candido abbraccio
nell’olimpo delle verità... nel vero |
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Di quel domani il terrore,
sguscia la parola il tenero canto,
la vita oltre quelle ombre
sulle ali della speranza che preme
tra le pieghe d’un tempo sfuggito
tra i ricordi affioranti e stanchi.
Ombre si allineano
su scuciti abiti pregni di dolore,
annebbiano la vista e si delineano
su ansioso petto d’un affannato cuore.
Di quel domani sfugge l’orizzonte,
un afono suono nel buio rantola,
gli occhi a leggere di quel momento
l’inutile fraseggio, il passaggio
di quella verità che lontano sorvola.
Ombre a coprire il volto
la malinconica radice che sfiorisce
di quel corpo che sfugge alla vita
l’abbandono, il mesto addio
nel soffocante grido smorzato in gola. |
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Guarda! Osserva questo doloroso corpo,
la pietà non è nel tuo regno,
hai distrutto ciò che di bello la natura
ha creato, forgiato: La donna!
Guarda!
Pur spettinata e travagliata è sempre bella,
questo corpo ha sofferto
e continua a soffrire
per la intrisa malvagità,
guarda questo fiore della vita
distrutto, ora appassito.
L’hai deturpata, violentata
il suo animo come il suo corpo soffre,
ha cercato l’amore
ha trovato il terrore:
Non ferirla!
Non ferirla ancora!
Guarda le sue mani,
volevano accarezzare
volevano amare
con la innata grazia
ma han solo dovuto difendersi
dalla brutale, infima violenza.
Donale un po’ di tranquillità,
non ferirla ancora,
lasciala libera di vivere
di esistere in pace
con una ritrovata serenità. |
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Lacerate vesti, ignuda
segregata alla vita quotidiana
offesa nell’intimo
all’osservare incredula
una verità cruda.
Luce negata
di quell’orizzonte sempre oscuro
ignobile tortura perseguita
la voce reclusa, occultata.
Vita di stenti e brutture
giorni passati a pensare
malmenata, nell’orgoglio ferita
essere schiava
la sua bellezza al vento,
incerto futuro.
Inutile forza al bruto esistente,
ferita dignità nell’essere donna
l’unica colpa l’amare
l’unico desiderio cercato, l’amore.
Vittima di violenza
per soccombere alla veemenza,
della donna il declino
sola nell’olimpo della ignoranza
solo la forza, la denuncia
potrà vincere sull’ignobile destino. |
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