Intorno dove il verde smeraldo
si fa stemperare nei toni del muschio
di campi e d'alberi fieri d'ospitar
una corale d'uccelli allegri,
su di una gobba di terra sta Urbino poggiata.
Ancora accarezzata dall'urbinate maestro
e in salite e discese s'espone la storia.
T'invita Raffaello nei bei palazzi annosi
di laterizi in chiaro scuro di sole
frutto d'ingegno e ti fa salire passi
su consumati scalini e finestrelle tappezzate di cielo,
e nella penombra odorosa d'un umido antico
t'osservano sacre Madonne col Bambino
e il rinascimento come scialle addosso ti si posa.
Tra vie strette lento il tempo senza fretta
pare non accettare coriandoli di modernità,
e una curiosità interessata
che parla con le parole dei popoli
in un'oasi di accenni e cultura
dove mai la maestria dei Grandi scolora. | 
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S'incendia nel riverbero il mare
che tutto d'oro spicca,
e improvvisa mi coglie la sera
con te, sul lungomare al Solaris,
nella distrazione d'un abbraccio
Venere presenta una raggiante luna
che con riflessi il nero tinge
d'una acqua lucida e vibrante,
corimbi di stelle su di un indaco drappo
rischiarano passi, e intorno,
fiaccole le luci d'un paese che appare
come riflesso nel firmamento,
ed io con te ascolto
la canzone della risacca,
mi fermo, sul tuo volto un ideale cerco
e le tue labbra come approdo
per fermare l'oggi deliziato e certo. |
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Trieste, graziosa ed estroversa,
mia culla e diletto porto,
diversa oggi, come me nel tempo,
grembiule di mare con nelle tasche
pietre di spiaggia e carso,
sei un abbraccio in uno sguardo,
sospiri e incanti
fra eterogenee genti,
altera a gotate di bora
privilegiata d'inverno,
da inaspettati raggi che
di giallo la marina scarabocchiano,
passerella il molo Audace,
dove le onde attorno,
cantano la canzone delle stagioni
per chi accoglierle vuole,
e nei riverberi del tramonto
brillano sagome di tetti
e romantiche anime. |
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Riflessa nel cuore
in quest'algida giornata
sull'altura spicchi San Marino,
corona storica le rocche di mura merlate
sfumate d'antico le grigie pietre
di torri e di masti fra vicoli lastricati.
All'ombra di chiari vapori
perimetri di paesini nelle sbiadite valli,
in attesa che lo spasso del sole
li asciughi dalle lacrime di nebbia.
Nell'evasione in un passato
strisce fioche di luce sfiorano feritoie
e un volto bello di monna
in attesa d'un Malatesta
cavagliere conquistatore...
è il tocco di campane su passati campanili
a raccontarmi una nuova poesia di pace,
eppoi da quassù...
quanto lontana la modernità del presente rimane. |
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Sulla bronzea sabbia
mi offro a te e
ai raggi di sole in festa,
dispettoso il vento
spettina capelli e pensieri
da troppo sistemati,
tra baci, girandole di colori,
mi ubriaco di sole e sorrido,
respiri la mia pelle,
tra essenze aromatiche e sale,
l'ombra d'un cappello di paglia
cela lo sguardo su di te,
pura follia sarà amarti, penso,
oscura e amara,
ma mi lascio andare e
scopro quanto sia delizia,
mentre mi travolge e
trova spazio dentro.
Passano su me, tue carezze,
come deliziose dolci caramelle,
il loro sapore sulla lingua,
sarà intenso e breve,
forse come...
il tempo di questo amore. |
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Notte odorosa d'agreste
terra calda
nell'ombra notturna
si rinfresca,
i grilli in concerto
echeggiano
dove la platea è il silenzio.
Sfaccettati bagliori
picchiettano il lucido arco
infiniti
come le brame sospese.
T'ergi nell'alto
compiuta Luna blu
esoterica, insolita,
inchiodi il pensiero
in un inconsueto rapimento,
invade le vene
come pregiato vino,
potessi raccontare ciò che sento...
ma non si concreta l'emozione
sfiora per poi sfumare
tra flessuosità dell'alma,
e mulinando la mente
nell'estensione va a sostare
trattenendo dettagli
da far l'intimo traboccare. |
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Racchiusa da maestose vette,
l'arancio dei tetti spicca
come su tavolozza d'un pittore,
sorridono le piccole finestre
con labbra di rossi gerani,
come dita di mani
t'attirano ombrosi sentieri,
in silenzio entro nel riposto
di secolari boschi,
io, pollicina, muovo timorosi passi,
signoreggia la dea Diana
il suo incanto,
abeti altissimi, ritti,
par il cielo sorreggere,
il sole scalda l'alte roccie,
timide s'imporporano di riflessi,
gioca con nuvole dispettose,
lontane le spazza,
lasciando che l'azzurro
riempia il cielo,
corvini gracchi,
con uno spicchio di sole nel becco,
con il loro canto presentano
imperiose cime che
linee spezzate nella volta celeste
disegnano,
l'odore di muschio intenso,
avvolge la mia pelle
tersa e fresca del mattino,
trasparenti ruscelli
dissetano gola e anima,
sfido il respiro che si fà grosso,
ma la stanchezza si perde
nel vuoto di vedute tra cielo e bosco,
ladri gli occhi e il cuore nel rubare
in ogni dove in quel paradiso.
Verde speranza sarà il rammentarti
gradevole San Martino di Castrozza.  |
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Giaccio sullo stesso arenile
in una ritrovata estate,
il rossore delle gote dell'alba
m'annuncia il buon mattino del sole,
Orange Beach,
gioiello d'acqua marina,
io, come irridescente conchiglia,
su bianchi granelli marini,
m'illudo d'essere quella di ieri,
virgole nere, le rondini,
sperse in note d'azzurro,
come i miei pensieri,
par di poter travestirli
in un idilliaco intervallo gaudente,
organo il cuore vibra
al coro dell'alba degli uccelli,
s'arrestano per me le ore...
Il ritorno so già,mi vedrà
tra quotidiani percorsi,
il ricordo intenso m'accompagnerà
a noverare le perle del tempo,
immaginando ancora
divenir bianca conchiglia
al sole stesa ad asciugar
lacrime di vita. |
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Con te, vuole il cuor volare,
gabbiano di scogliera
che il volo reggi
elevato nel cielo,
con l'ali mie bizzarre
l'esigenza sento
d'angustie liberarmi,
come polvere che offusca,
nel vento sperderle come pappi,
da troppo nella mente ostaggi,
in temerari voli
figurare di lambire
acque profonde,
senza peso, intrepida
risalire ancor più su,
d'ogni tonalità d'azzurro
gli occhi riempire,
con correnti nuove e fresche,
alleggerire l'anima,
spronarmi al tepore del sole,
delle mie ali convinta, poi
guardar giù,indietro...
sull'arazzo di mia vita
tra chiaroscure trame,
sperar di non trovare
di lacrime cristalli
che caparbi spiccano ancora. |
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Mentre dalla nave scendiamo,
s'apre con l'aurora un cielo rosa,
timido il sole all'orizzonte
s'intravvede.
L'antica via Egnatia ci accoglie,
falange che il mare costeggia,
all'incalzare dei nascenti bagliori,
timoroso svanisce
degli alberi il respiro,
nello sbadiglio della natura
ultimi effluvi d'una notte che
tra oleandri colorati e
odori d'incenso si stempera.
Su di una moto,
incontriamo un nuovo giorno,
avvolgono i nostri occhi
lunghi nastri d'asfalto,
stretti nell'avventura.
Ferma nella leggenda,
Olimpia ci attende,
riti sacri e competizioni
di un'avita storia,
tra pietre consegnata,
Dagli occhi al cuore,
incancellabili emozioni,
calcano i nostri piedi
la Terra degli Dei,
Petulanti cicale,
sulle fronde degli alberi
si asciugano le nuove ali,
di passaggio, come noi,
in un mondo trascorso. |
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Virgola azzurra dell'Egeo,
pausa tra più e più boschi
verde smeraldo,
con sopra un cielo terso
che spesso si nasconde
dietro grappoli
di nuvole dispettose.
Piccola Sarti,
ti ricorderò
per le tue carezze di vento
che a volte
mi hanno un po' ferita,
mentre stesa sulla bianca sabbia
mi abbagliavo
di argentei riflessi di mica.
Un mare sornione
mi attirava costantemente.
Le notti macchiate di stelle
in un cielo nero,
dove la luna
nutrendosi di luce
cresceva
con il tempo della mia vacanza.
Su tutto
tanta polvere nelle viuzze,
quella che purtroppo
col passar del tempo
coprirà il tuo ricordo. |
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Nuova Eva,
in un Eden ritrovato,
nuoto lentamente
nella baia di Antony Qeen,
mare di seta,
echi di canti d'uccelli
solcano l'aria
che caldo rimanda.
Dolce far nulla,
baia di smeraldo,
anello naturale, Ladko,
illuminato
da un sole africano,
di roccia bruna, ombrelli,
l'acqua cristallina macchiano,
posano pesci,
coperchio, il cielo celeste,
del vento caldo
costante,
la carezza che
culla sanguigne
corolle d'ibisco,
tra cespugli
aridi affacciati.
Ah, poter fermare il tempo! |
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Coi miei pensieri
vago senza meta,
per irti e stretti vicoli
che il paesetto intersecano,
dove bianche,
come spuma di mare,
spiccano le case,
incartate in un cobalto drappo.
Un inquieto alito ardente
il volto mi tocca,
bussa il calore del giorno
sotto leggere vesti,
oscillano le fronde
di rosse e bianche bouganville,
che inaspettatamente
capolino fanno
tra angoli
di bizzantine chiese e
scomposti ruderi.
Odore d'antica storia,
salsedine millenaria
penetrano nell'intimo,
disorientando convinzioni mie.
Sotto, tra rocce d'arenaria,
testimonianze
d'antiche eruzioni,
pungenti arbusti
dimentichi d'acqua piovana
e un immenso mare
pennellato di sfumature dorate,
dove il sole si specchia superbo.
Risacche perpetue
in un panorama
fermo nel tempo.
Sale incontro, una vecchina,
di nero vestita,
in groppa la porta
un somaro stanco,
negli occhi incornicia
atavica rassegnazione,
sdentato il suo sorriso,
io le porgo, sincera,
quello mio pellegrino. |
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Le Meteore,
mistici monasteri paion
dalla mano di Dio sorretti,
su alti basamenti di roccia
i loro piedistalli.
Selva d'arenaria scura e brulla,
da venti e piogge cesellata,
baluardo d'antichi asceti,
sussurrati riti salmodiati,
d'incenso, aromi inebrianti.
Stentata la salita
su inerpicati scalini,
dove su ognuno
un peccato resta.
Lassù,con un'anima monda,
libero va il pensiero
all'azzurro che par di toccare,
flussi di granelli, sullo sfondo,
lontani, senza accenti.
Quel vento odoroso
d'antico mirto,
culmine d'ornamento
macchie colorate d'oleandri.
Un languido ristoro nell'animo
che leggero, alla vita ordinaria
s'appresta a ritrovare. |
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Così m'apparivi, Sarakiniko,
tutta bianchissima
di caolino incandescente,
sfumata tra un alone
di raggi cocenti di sole,
luna caduta sulla Terra,
come pianeta favoloso,
io, aliena, muovevo passi
dove l'estro della natura
non s'era risparmiata.
Palpiti suggestivi in me,
fessure gli occhi abbagliati
per accaparrare l'incredibile.
Diamanti di sale
riverberanti
nelle fosse sparse,
attorno quel mare
culla d'Afrodite,
così blu da schiaffeggiarti
come le ventate improvvise.
In un intaglio difeso di costa,
potevi farti accarezzare da
limpide acque e audaci pesci.
Sembravi tu, del creato,
l'anima immacolata
posta in un forziere turchino. |
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Fianco a me caro
per ritrovar me stessa,
del Carso di Trieste
i battuti sentieri
tra cornioli e pini,
il sole d'inverno
dentro vi sbircia presto,
silenti iniziano
la luce catturar
di biancospino chiome
colchichi e primule,
cercando di spazzar
quel velo cristallino.
Dopo passi, da lassù,
poggio su carsica roccia
il mio ansimar,
su ali, vola
di chiassosi gabbiani
lo sguardo in libertà,
sospiri, ricordi e incanti,
l'importanza in quel momento
d'esser là.
Carezza d'uno sguardo
a Miramar, il castello,
accento alla città
d'imperialità vissuta.
Una marina azzurra,
all'orizzonte si posa,
nei riflessi, bianche vele
vanno, lente, da un soffio
sospinte,
con loro rifrazioni mie
nella scia, si perdono.
D'assentarsi, un'inquietudine...
per poi stupirmi nel volgere
in quella culla mia da sempre. |
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Come gemma in me,
la smania di riveder
quelle amate terre,
s'è destata.
Devo proprio ripartir,
scoprir ancora
altri d'intorni,
capitar là, dove
diverso mi pare
il levar del sole,
tra vie, casolari,
retroterra e spiagge,
chiesette antiche
di storia e ombra,
nel pregarvi dentro
in solitaria riflessione,
sento d'avere Dio
in privato ascolto.
Nuova energia
mi conquisterà,
volti d'amici e sorrisi
incontri, ogni novità
mi farà diversa.
Grappoli di stelle enormi
in serate
dimentiche di nuvole,
in quei cieli mediterranei,
luna volubile
stanze rischiarirà di
dischiuse finestre
su aromatici odori notturni,
in una tregua
da un solatio dì.
Diverso l'amore che vivrò,
privilegiato e intenso,
sorretto da un rinvenuto
contatto agreste di
naturale vita.
Poi dovrò far ritorno,
ti ritroverò,mia dimora,
così colma io,
d'ispirazione vera,
che altro potrò
se non depositare
in poetici versi
ogni aggregata suggestione... |
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Confusi ricordi
di gente ormai lontana,
continuo col senno
a figurar,
voci domestiche e suoni
come rintocchi di campana...
d'una chiesa fulcro
della nostra comunità
che ormai perduta
mi chiama.
Quel desiderio di ritorno,
accalorato da nostalgia
incalzante...
Son esule,
in terra straniera,
eluso, biasimato
da nativi del posto,
lontana quella terra...
patria che mia era...
Infinita è la pena,
affetti in fretta deposti,
in obbligati addii,
ma così Iddio volle...
Nello spirito accorato,
a me solo lacrime,
come fardello, portato.
Di vita, vivere devo,
prendo ciò che mi vien dato.
Ogni notte, però,
nel sogno, mio lenimento,
alla mia terra ritorno,
indossando l'anima festante,
tra viuzze riconosco
le semplici natie cose,
e... contadini sorrisi,
strette di mano callose
di memori paesani,
più ricusato non mi sento,
nuovamente albergo
al mio stimato natio paese. |
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Fra pagine d'azzurro
punti neri qua e là le rondini,
vergano nell'aria salmastra,
passegere,
come pensieri da non serbare
Fruscia il mare, sottovoce, nel mattino,
dopo aver ninnato il sonno del paese.
Domina il faro del sole
che d'oro tutto lo ammanta,
stride l'inquietudine mia
come voce di gabbiani affamati,
distrae l'anima al risveglio
di un mattino di calda estate.
S'allontana qualche vela al largo,
come i miei desideri d'una notte
trascorsa sotto vigilanti stelle
sedute sul nero trono della volta. |
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Vestita di gocce dorate l'alba
dà un ultimo bacio ad un sole
che, come gobba di balena,
s'alza da un orizzonte di roseo mare.
Ed io là,sul candido arenile
con l'inquietudine di sempre,
come asfodelo alla mercè del vento
a chiedermi se mai ci sarà per me
quell'attimo beato
che il suo rovescio non mi presenti.
Ah, la mia anima coperta da selvatica erba
che soffoca dolci fiori, bei pensieri.
Intanto il cerchio s'allarga nell'azzurro
tingendo ogni cosa di luminosa polvere.
Allora s'apre il cuore come un libro da leggere...
meraviglioso nascente mattino d'estate,
io sempre là,sul candido arenile
come gabbiano di volare, nell'attesa. |
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Oh, Sarti che ricami tra le nuvole il Sole
distendendo onde sul bianco rigurgito del mare
Con lo sguardo ancora una volta t'incontro
entri in me con le verdi fronde
dal cappello color cobalto.
Incostante come me, accoglie,
il tuo vento che confonde, non lascia pensare
poi improvviso s'acquieta
diventando tiepido, carico di promesse.
Forse tu mia piccola Sarti
dal cuore rosso di gerani e bouganville
riuscirai a togliermi il consumato vestito di vita
lasciandomi nuda nell'attesa
d'esser dai tuoi colori rivestita.
M'abbraccerà la tua limpida acqua
e il suo sciabordio sbriciolerà cristalli d'ombre
tingendo l'anima d'acquerello chiaro
finalmente come le rondini tue, sentirò di volare. |
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