Dietro il cuore t'è tramontato il sole
ora sei luna, coi tuoi capelli
in simbiosi di argentea sera,
l'inchiostro d'ombre
il sorriso stanco cela,
disegnano quello che sei
ragnatele di infranti sogni,
testardamente cercati,
a volte tra il pianto
per coloro che non t'hanno capito,
l'esistenza che i figli segnano
nel faticato avanzare si rivela
spietato nell'allineare eventi,
lasciandoti una solitudine interiore
fra un umido profumo di spenta primavera,
ad un passo lento, però ancora,
s'accosta essenziale l'esistenza,
riduce in pace ferite passate
il tocco di campana d'una chiesa
là, solitaria, come paziente madre,
nell'accoglierti a braccia aperte
in un ineffabile mistica bella quiete. |
|
|
|
Raccontami di me,
smarrita tra l'incedere del sole,
mentre il vento parole mi rubava,
dimentica in sentieri
dove tra spine di rovo
il pensiero s'impigliava,
e di quando sono ritornata,
se solo del nulla io posso dire.
Riempimi il vuoto d'una mente
che ha rincorso ore in un etereo chiaro
d'angeli preposti all'oblio,
e, fra le dita di un Dio la memoria
ai fili del tempo sospesa.
Avevo te accanto e non sapevo,
attendevi nella sera che timida appariva,
e cercavi stelle per donare luce
là dove non c'era.
Poi, incredula t'ho ritrovato,
nel pensiero e il cuore,
in una abitudine di ricordi e toni,
m'ha sussurrato il fato
non più temere...
l'amore grato disperso non è andato. |
|
|
|
Con un'apparenza piacevole
contrabbando un'anima
crivellata d'inquietudini.
Banda caotica la vita,
che non riesce a scuotermi.
Instabile il mio umore
pistone battente
che aziona meccanismi
celati nel profondo.
Pugnalata dai miei
forzati sorrisi costretti,
avanzo tra contorni d'ombre
modellate da spezzoni di pensieri.
E' un doloroso male
tarlo della psiche,
allunga l'afflizione
che come mantello
copre le spalle,
rallenta il passo.
Nell'intimo, continuamente,
chiedo sollievo.
Invano mi giunge parola
e il tempo va sordo
lasciandomi là
come frutice vinto dal vento. |
|
|
|
Come vestale antica
d'un sacro culto,
m'addentro in spazi ignoti,
ombra m'è il sussurro della sera
che nuove congetture
fa risonar alla mente.
E avverto che di collera
un'aria nuova freme,
coprendo quelle piane
così di quiete colme.
Concupibile collera,
tutto ridesti,
cerchi permesso e conferma,
io timida, mi osservo inerme,
mi prendi e mi riempi di furore,
agognato e temuto, ma
mai rifiutato.
Sanifichi ferite quotidiane,
ridesti dignità troppo tempo
assopita,
dietro una maschera di saggezza
che mai emergerà. |
|
|
|
In un vuoto letto,
notte silente,
solo pensieri metto dentro,
riaffermo ciò che non vorrei,
buio che non copri
la realtà d'un dolore,
luna danzante
nel notturno cielo,
tra prati di stelle,
macchi di luce
una notte che
vorrei nera,
illumini solo un'ombra d'amore,
non più accanto
il respiro come
sussurro d'angelo,
figura in abbandono
in confidenza offerta.
Notte d'insonnia
nel piegare ricordi nell'anima.
Rosa la mano dell'aurora
accarezzerà il nascere
di un nuovo giorno,
continuerò un inutile cammino
in un deserto d'affetto
privato della tua tenerezza. |
|
|
|
Sfavilla luce in me
sopra
colline e prati di lenzuola
seguitato entusiasmo di sensi
punta di fuoco che centri
il fiato d'estasi illuso
in Te mi tuffo
come tramonto nella sera
spirali i sorrisi confusi
in spontanee diafane lacrime
labbra socchiuse lambisco
e ladra raccolgo
un'aspettata ebbrezza
sospiro caldo degli Dei
il vento
soffia felice e tutto investe
io, fiore di campo senza nome
dedicata
all'occhiata del suo sole
suggellato l'aureo momento
sul guanciale per Te
opalescenti perle d'amore. |
|
|
|
Così spontanea,
delicata nell'incedere
luminoso strascico candido di cometa,
due stelle nella stella gli occhi belli,
leggeri sono i passi nel venirti incontro
le mani ti porgo, e TU,
in punta di piedi, nel cuore mi entri,
e ti ringrazio per il sentimento
che dentro si rifugia,
dolce l'intuizione fanciulla
solo il meglio coglie,
fra lucciconi, barlumi di tristezza,
alla mia carezza s'aprono a sorrisi,
e nello sguardo, lo stupore
al riflesso di te tra gli astri e mi sorprendi...
di fantasia la tua verità è vestita. |
|
|
|
Come rimbomba dentro questo silenzio
che preannuncia la buia notte del mio cuore,
freddo un brivido mi sfiora...
dalla finestra scorgo
l'appariscente tua veste argentea
che misteriosa m'attrae,
resti solo tu, Luna, disperato penso...
diario disegnato del nostro amore,
innamorati di me, in questa notte e sempre
come amasti già Endimione,
amami e donami un nuovo sogno
tanto, non mi farà morire...
voglio solo restar nel sonno invaso
per impedir al ricordo ancora di rivangare. |
|
|
|
Felino il tempo graffia
traccia note indelebili dentro,
avversata la mente dissente
innanzi a un deformato specchio di vita
riverberante quello che non vorremmo,
muto al canto d'esistenza
giovane fresco d'illuso infinito.
Giorni compressi in un anno scorrono
soggiogati dall'attesa d'un attimo,
che cancella e tutto riporta,
quel nuovo inizio già greve
di sogni salvati nella sacca dell'anima,
ora spacchettati solo rincrescimento muovono.
E' un fiore reclinato l'intimo
sbocciato solo in una mezzanotte
di illusa attesa di mutamento. |
|
|
|
Distesa è la sera
silenzioso il vento si trattiene
la notte abbassa la sua gonna
tralasciando lo spicchio di luna
così inopportuna là dove non si deve.
Graffiato d'argento appare il mare
sfiancato s'è disteso
dopo aver tutto il giorno
la riva pestato con rabbia.
Quella delusione che m'ha accorata
mordendo affamata l'anima,
ora sospesa pare anche la mia pena.
Intanto nel bozzolo del buio
sospira un'assonnata alba,
lentamente per non turbare intorno
per non destare il mio rodimento. |
|
|
|
Scalzo trascorri la matrice terra
testimone d'un vuoto cammino
di chi non trova il giusto errare.
Anima sofferta e lacerata
da giornate che pugnalano
da notti che offrono desolazione.
Pianto silenzioso di uomo mendicante
girasole che cerca d'attirare amore,
vestito di logora vita ai bordi
t'accasci nel meditare l'esistenza
di quel segmento da Dio previsto.
Terra, come culla che accresci la vita,
per Lui offrirai solo una misera fossa
presto coperta da chi indifferente
rincorre solamente il proprio astro. |
|
|
|
Oh! Se ne ho visti di lupi famelici, intorno,
con il sorriso appeso a fauci
come una preda da gustare e
quanti agnelli, con nella pupilla la vendetta,
ma fermi, pusillanimi ad aspettare.
Resta soffio contrario il mio accorare
impigliato tra chiome di pensieri,
non riesco ad attaccarmi ad ali d'angelo
che m'innalzino in un acceso ritaglio
per osservar gli stessi agnelli invogliati a pasturare
dal sole dolce uniti a lupi integri
nell'amnesia del solito dilaniare.
Oh, vana mia fantasia che nella sterilità subito si spegne.
Io non sono lupo e neppure agnello,
io resto solo filo d'erba fra i tanti
a crear quel virente tappeto
tanto calpestato ma così essenziale. |
|
|
|
Curvo il Sole, all'Ovest del suo sbiadire,
s'inchina all'acceso Mercurio
che solo ai raccolti si mostra.
Io ferma nell'approssimata sera
in un silenzio che comprende,
avverto la brevità del vivere,
sale dal mare la vespertina carezza
come un lenzuolo di seta mi copre,
della notte l'inchiostro s'avanza
ingoiando tenui strisce d'arancio
per attimi mi perdo, divento un fremito,
ma Venere richiama stelle...
e il palpito si rincora,
appendo l'incerto pensiero
al primo quarto di Luna ch'appare. |
|
|
|
Amo il mattino con la sua sincerità
luce che mi libera dalle ombre della notte
effimere che muoiono sono
le sensazioni di sconforto
combinazione di tormenti interiori.
Lenta, striscia sulla pelle, un'armonia
d'un giorno che si ripete nell'invito
e passo leggera tra la sua luce
che illumina il percorso senza lotta.
Nel pensiero tutti i miei limiti
e di parole illuse mi rivesto,
poi negli occhi ancora notte
ancora veglie su fondigli dell'anima. |
|
|
|
Sulla sponda del ricordo
nuda quasi non avessi pelle
improvviso un turbamento
adagio si scioglie il sole
come pastiglia nell'acqua
la tua figura un contorno scuro
nel nitido rosso del tramonto
saremmo scoglio e onda
se nel respiro ci incontrassimo ancora...
Ora dita di Luna carezzevoli
ogni ombra sfiorano
voglia mi prende delle tue mani
pendici d'un pensiero appassionato
che furono...
quale stelo stringono ora,
prima d'appoggiar
su rigogliosa corolla,
labbra d'Amore. |
|
|
|
Quando tutto si tace, così, eccelso,
in una notte serena
ogni attimo porta al cuore
fremere fà la Luna fulgida
che mi stringe fra le sue braccia di seta,
magia erotica di semicrome cosmiche
fatte dimenticare dalla fatalità del nulla.
Respiro in sincrono con l'universo
sull'ala del tempo.
Stringe alla gola l'insolente bellezza
di occhi luminosi compresi
da una volta intimorita e obliterata
di una luce che giunge dal buio.
Io sono qui, ferma, ritta come stalattite
sedimentata da gocce di vita.
In questo istante non esiste la morte,
stringe una universale eternità
e la Luna continua il suo percorso... |
|
|
|
Rose di vita
sbocciate alla luce,
si corrompe il dì
nello strepitio arioso,
Invade l'ombra
soleggiata e densa,
di sussurri, ronzii
in un trasalir dell'erba e cespugli.
Lepre ingenua ancora
corro corro nel vento
umido e caldo sul mio corpo,
sul volto la mia vita
un segno fondo fra ciglio e ciglio
come a cercare d'altri giorni,
S'acquieta piano il mio batticuore
e poi, tutto si fa cielo... |
|
|
|
Scorre intorno al mondo
nel suo incessante timbro
voci, battiti, vibrazioni
d'un linguaggio puro nel creare il tutto.
Nell'ideale movimento
dove niente c'appartiene
varca muri del pensiero
porta lontano restando ferme
anime oscillanti al centro della vita,
Ispirata salvezza ad un vuoto,
trapassa cuori vivi, marciti intorno
nella materiale indifferenza.
Musica, armonia, toni
prolungati o spenti,
fra scarti di nebbie s'insinuano
divenendo note alate
di una danza romantica, acerba
nell'esercitare la pura esistenza. |
|
|
|
Avviarsi sul palmo del giorno
ombrato di bruma leggera,
che non offusca, non confonde
e poi il sole presente appena
nicchiante nel galoppo di nuvole
ignorando l'ombra di movenze
Fra quei raggi imbrigliati
languori, speranze attese
in un viottolo di vita
con passi lievi sul cuore
per comprenderne l'importanza.
E acquate che non sciolgono
emozioni distinte, pulite
cartigli di ricordi nell'anima archiviati.
Secondi inesorabili di lancette,
sentimenti sempre più avanti spinti
dentro ad un sole che cade nel suo rosso.
Aggrapparsi poi ad una stella
e cercare, cercare un senso...
perdersi in attimi di cieli immensi...
Ecco, par sia passato un solo giorno, ...
l'alba si sveste del nero manto
offre carezze rosa al dì che si sveglia
ruota il tempo ma tu... non sei più presente. |
|
|
|
Ad occhi aperti immaginare...
profonda la suggestione, dentro
nella certezza d'un tutto plausibile.
Scivolano pugni di tempo
insaccati nel cuore con sveltezza
prima che il respiro stanco della vita
aliti su di un'anima
ammaccata troppo spesso.
Aspirazioni che nascono così
come ranuncoli sul prato incolto
espansive pulsanti intorno.
Un fluire del vivere
anello luminoso
infilato alle dita del cosmo
giovevole
al pulsar intenso dello spirito
fra gli intumiditi precordi. |
|
|
|
E' solo un breve momento,
apro gli occhi al rosso dell'alba,
intorno ancora ovattato silenzio,
attimi nei quali regna riverenza
per esser ancora là ad aspettar
un altro dì che sfiorato dal sole
ha il profumo di speranza.
E ritrovo me stessa
non importa se la giornata
si tingerà di gioia o di tristezza,
io andrò avanti guardando il cielo,
scrigno di bellezza eterna.
Poi sbadiglia il giorno
e quel silenzio svanisce
fra il progressivo andare della vita.
Riprende forte continua
fra i cinguettii e l'umano tramestio.
Alle spalle un richiamo sussurrato
si, sarà un buon giorno,
nel contrappunto delle nostre anime
di certo suonerà ancora il sentimento |
|
|
|
Illimitato succedersi di attimi
ciò che è ora, in un istante non è più.
Allora voglio trapuntare parole
senza proferirle mai.
Sarà il silenzio a mantenere il loro senso,
parole usate da tanti, da sempre
differenti e in fondo così uguali,
ingenue e frementi di passione.
Strati di duro calcaree ci coprono
sedimenti di vita,
difficili da perforare,
ma il cuore reagisce come una volta
ai suoni, alle voci, correndo,
correndo all'impazzata
come un tenero puledro impaurito.
Seppur nei sensi stanchi, t'amo ancora.
Vedi, un timido fascio di luce,
d'estate nascente, l'amore,
rende ombre cinesi su echi del passato.
Muta il nostro corpo, strumento magnifico
d'un vivere che pulsa intorno
che inizia con un gesto
e poi si perde in mille rivoli di un fiume
che scorre sempre e noi con esso.
Ti sfiorerò con dita d'amore
t'amerò anche senza toccarti
e creerò parole, parole, tante parole
aeree, alate, imprendibili
da un vento che improvviso
mulinar le farebbe mutandole in nostalgie,
in frasi perdute...
resteranno voce viva nel mio cuore
proprio perché mai pronunciate. |
|
|
|
La bellezza mi fa sentire poeta
nella rincorsa continua
d'armonia e grazia intorno.
Tra fili di respiro
ritrovo fiducia e innocenza
seguendo il senso della vocazione.
Vivo sempre fra sentimenti opposti
attirata dalla vitalità
e dalla accezzione della morte.
Sarà così,
sino all'intensa depressione
dell'ultimo inevitabile mio momento. |
|
|
|
|