| Di dolcezza inciampa lo sguardo
mentre muovi i tuoi passi verso me
in quel di te che mi distacca il suolo
saltimbanco di pensieri chiaroscuri
dove non può il sorriso sovrastare il pianto
nel tacerti urla che spezzano catene al vento
il tuo illusorio navigare
su barchette di carta prive di timone
per approdare gli abissi in un giorno di sole
germogli mai schiusi tra i rovi
-feriti- dai rigori invernali
fredde coperte scaldano
desiderio
della libertà di un suonatore di strada
e la mia colpa di legarla
per non vedere pioggia sul tuo viso
nell'essermi accanto e mai così lontani
attraversi la mia vita, dimenticandoti la tua
stupendo lo specchio di capelli bianchi
accorgendoti
di aver perso per sempre
il tempo delle sfumature
metti adesso le punteggiature
dove evitare il dolore ti ha tolto il colore
e penserai d'aver sprecato gli anni
dentro gesti d'abitudine
restando a un passo dai tuoi sogni
che chiudevano le pagine
alla giovinezza
senza ritorno |
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| Mai paga di Te
Faccio l’amore coi ricordi
Dove fioriscono i fiori d’inverno
E a svegliarmi la notte, è un ritorno di luce
Tu che parli la mia voce
e colmi il vuoto che lascia la tua assenza
Dove, cade la neve sullo stesso cielo
Strade deserte sotto i passi, che rintoccano le ore
come battiti lenti e cadenzati dal silenzio dell’inverno
Davanti alle vetrine accese
I miei occhi riflettono il Tuo, non più il mio viso
E avverto l’appagante calore di un camino
quando è fuori il freddo
e piove
A meravigliarmi, è il gesto della mano
nella mancanza di senso che ti porta via
Come fossi al centro di una burrasca
aspetti, che il mare si acquieti
e fermi...
L’attimo dei passi che decidono per te,
stringendo a pugni chiusi la mia mano tesa
E le parole solo fiato al vento,
ai margini tornando accapo
A riscrivere silenzi
saltando ostacoli dove la paura cela l’esistenza
E dorme, sulla quiete del respiro
che ha lasciato alle mie labbra
Il sapore del mare
Mentre vai via e man mano spegni il sole,
alle braccia tese come rami secchi
Resto immobile a decriptare il tempo
Fermo per sempre nel nostro istante d’occhi |
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| Gli occhi viaggiavano al buio
abituati a non vedere fari
in una retta senza curve
Ignoravano i segnali
di un corpo che non vestiva più
il tepore alle stagioni
nella smarrita la primavera
Sui fogli volati
le storie di immagini desiderate
catturate come reti al mare
affondate da zavorre pesanti
per camminarti il pigro certo
Sfuggirono ai chiusi come voliera aperta
desideri repressi accesi a lumi spenti
e come legni secchi restituiti dal mare
gli scritti tornanarono a ricomporti gli anni
In un passato che muore per vivere
tornasti fanciullo, e gli occhi non temendo più
la luce dei fari
si abbandonarono... al mare |
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| Quando il mattino chiuse gli occhi al giorno
sfilai tutte le trine
ricamate in sogno
La notte e l’alba si scontrarono
tra nuvole zuppe di pioggia e un freddo scendere di nebbia
E tu, cercasti caldo alla fiamma di un cerino
Sarà stato il ticchettio della pioggia
o il pizzicare incessante
delle dita sulle corde della nostalgia?
Provasti a sorriderne
anche quando fu bugia
cercando nel parlare sordo della gente
il tuo pensiero fermo altrove
Sentii la notte scendere sul giorno
improvvisando note a riempire spazi bianchi
e su un pentagramma vuoto
la paura
che ora mi confonde il cuore |
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| Gli ultimi istanti
di un immenso amore
svanito tra spirali di fumo
silenzi di parole che l'orgoglio
ferma a metà gola
sono schegge di metallo
il respiro schiaffeggia i tasti di un sentire
avvolto dalla nebbia di un viaggio
che non ha più meta
e vedi l'infinito "definito e finito"
salendo i gradini di una chiesa
senza la forza di entrare
perché non ha più senso
neppure pregare
In sordina ascolti
la musica che man mano
tace |
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| A pelo d’acqua inverti il volo
Senza saperti essenza del mio vivere
Lì dove la tenerezza ha dato il cambio ai lividi
Io scrivo di battaglie senza vinti
Non mi so' dire il fuoco che divampa
Né specchi rotti al refolo dei venti
Ma so’ dei rovi a pungermi i calzari
Forse le lacrime dissodano radici
Bagnando tenerezze in questo inciampo di certezze
Le ciglia incatenate a lucciole di cielo
E fitte trame sgretolate, tra i fossi al passo
Quando mi scosterai le nuvole dal viso
Dal nulla al tutto lo vedrai rivivere
virando le tende, come vele al vento
A navigare in te, con ogni tempo |
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| Sapessi amore, quante volte ho provato
a risalire il fiume
Abbagliata dai colori
Poi le correnti avverse
Mostrarmi presto spigolosi sassi
E sull’incedere di un equilibrista
Le mani annaspavano, setacciando il vuoto
Di un silenzio dal rombo più forte di un tuono
Man mano si allungava la strada
Vivendo il tuo vissuto altrove
Ferirsi, dal mio passo lento e il tuo ramificarti dentro
Avrei voluto stringere il tuo pianto
Come si fa coi bimbi, a voce bassa
con la carezza di un piumino
e la forza che abbatte ogni destino
Gli echi vanno e tornano
Perché tu sai e io so
Che tornerà l’estate ad asciugare il tempo |
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Sull’euforia di un bacio
Rimasto appeso a labbra schiuse
Scende la notte come braccia di salici
Sguardo perso, affascinato
dal punto in cui nasce il sorriso
che indossava il pianto
Come un marinaio che segue il faro
cerco l’approdo nel tuo porto
Rinvigorendo l’albero maestro
che la salsedine e il tempo avevano corroso
Ti parlo del mare come fosse un mio segreto
trasportata come legni dagli ultimi marosi
Ritrovando intatto il profumo e il battito
di un entusiasmo tornato fanciullo
Un tocco di labbra a dondolarmi il cuore
mi lascia ebbra e stordita del tuo amore
mentre le nuvole, mi disegnano isole di cielo
Cerco le tue mani
per costruire antisismiche fondamenta
col tetto di stelle
e pareti in un dipinto di acquarelli
Il fiume scivola, gonfio di nuvole
su cui soffia forte il maestrale
a spazzare ogni grigiore
E nell’azzurro riflesso
Mi ritorni mare |
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| Nel non senso che si compie
Il fiato inciampa
Non è dell’aria che ha bisogno il battito alle tempie
Lo stupore bambino
nonostante gli anni
Ignora il sorriso beffardo del destino
Genuflessa, raccogli cocci di te
frantumati nella mancanza che non supera l’assenza
E mi perdi, quand’ero già tua prima d’averti
Più di quanto mai io fossi stata mia
La rabbia cresce dune di cemento
Adombrando il cielo
come stormi
di corvi al vento
Avrei incollato le lancette al tempo
Per viverti più a lungo...
Sveglia dal goffo tentativo
di stringere la mano a un'ombra
palpebre stanche di piovere sale
gettano i sogni nell'abisso del mare
Tu non guardare mentre muoiono, chiedi alla luna
e mi si spengono le stelle
Ad una ad una |
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| E' di quell'immagine
che nutro gli occhi
disegnando col dito
l'orizzonte alle nuvole
In un volo
i sussurri spediti col vento
alle tue labbra schiuse
Senza chiedere all'attimo impresso
se è sole o pioggia
calma o tempesta
O da quale latitudine di cielo
mi guarderai guardarti senza chiederti
quando radici affondano le vene
nel pulsarmi di vita che sento fluire in me
soffiando al tempo
Sei l'onda che mi infrange
mare che disconosce la stanchezza
misurando il ritmo
nell'infinito andare e tornare
Assottigliandosi fino a diventare spuma
vellutata marea che m'accarezza
per vestirmi eternamente di sé,
del suo profumo |
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| Cancella la fine
o non scriverla mai
Resta
dove vivi la mia vita
anche quando parlo all'ombra
e ascolto l'eco di urla mute
Il sasso scivola l'acqua
lasciando cerchi all'istante prima di svanire
Nella nuda immagine del breve
volgi lo sguardo al cielo
per chiedere luce al buio di notti inquiete
nascondendo lacrime sul cuscino
al giorno che si racconterà bugie per sorgere
Bastano i gesti a riscrivere il tempo
soffi un alito di vento e
voli pindarici altopiani stando in cima
Stacchi la foglia
al ramo
che affondava radici
ai trascinati giorni
come coltri
su quell'istante mai passato
e del poi vissuto |
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| Avevo sogni
colorati come petali
barattati per un pugno di parole
ti avessi avuto...
Ma ho consumato suole stando ferma
con le spalle cadute
sorrette da drappi scuciti senza rammendo
Dove aspettavi una carezza
il vento schiaffeggiava
e queste iridi senza più diottrie
specchiano al fiume
riflessi di immagini mai catturate,
dimenticate...
Solo pescatori di sogni
nel nulla di un'inciampo senza appiglio
Quel che resta
è il ricordo di quel che sarà
cercando ancora i carri a sera
in un cielo spento dai silenzi
perché il lume
ha un'altra stanza senza buio |
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| E' intatto il tempio dove guardo
immagini stampate sulla fantasia dei voli
Scorre un lento velocissimo
tra gli argini immaginari e le certezze
In un tempo che fugge lasciando indietro
il non senso
corri tra i prati
strappando il giallo agli aquiloni per tingere le attese
senza perderne i sapori
Torneranno a riempire narici
profumi dimenticati tra la polvere
riscoprendo le stagioni dei colori
in un cielo senza aloni
Non saranno più abitudini a rigarti il viso
o i silenzi a inventarti l'amore
In quel disordine ordinato
chino a mitigarti il dolore delle assenze
cercherai sorrisi per riempire tasche vuote
e baci sinceri come il respiro di un bambino
Ti stupirà la luce riempire stanze buie
se non mi cercherai tra gli scatti dei giorni migliori...
Leggimi, nei silenzi di quanto amore hai dato
e vivi...
Dove non sono stata mai
Sei nella tenerezza che mi stringe
nel punto esatto in cui ti esisto
Anche se
rovistando tra la fuliggine dei ricordi
nell'apparente fermo
erano già partiti
i sogni in volo
dalle finestre chiuse
che delimitavano
l'essermi e il sentirmi
viva |
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| Hai ascoltato la forza dell'onda
svelarti la trasparenza d'azzurro
mentre d'azzurro
ti colorava i giorni
Hai guardato specchiarti
un futuro senza passato
spostando le lancette avanti
cercando di afferrarne il senso
Sentivi trasportarti in altri luoghi
navigando un mare mosso a distanziare
l'effimere luci sulla battigia deserta,
con la calma tempesta di una quiete apparente
Hai lasciato all'antica bussola
il compito di tracciare rotte al vento
chiudendo agli argini, ricordi senza memoria
Non sai, se dice il vero il riflesso sull'acqua
ma sai che la vita, dev'essere
il seguito del sogno |
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|
| Ritrovasti intatti
i sogni
spersi solo dalla fantasia di un volo
ostinandoti a librare aquiloni
in assenza di vento
Sentivi ancora quell'assenza
divenire presenza
respirando profumi che saziavano ogni sete
Tu!
Che credevi la felicità
fosse solo invenzione dei poeti
Ti ritrovi occhi a specchiarsi di stelle
e sulle labbra baci morbidi ai frutti maturi
E' un fiume che straripa
per dare amore
a un letto asciugato dal gelo d'estate
abbracciando fin dove lo sguardo si perde
lasciando scoperto
il chiuso di un disarmato cuore
Sei dove non guardo e sai che vedo
il suono dolce delle tue parole
in quel muto cercarsi in ogni verso
e quell'incedere inarrestabile
che mi narra la sera di vere fiabe
Di quello stupore
Che il tempo non seppe mai
“solcare di rughe”. |
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|
Taglio il vento fendendo l'aria
di spogli tralci
e a mani concave ricamo il cielo di preghiere
Vestimi del tuo amore!
Tu che hai varcato i cancelli del mio fermo
lasciando al legno ogni suo tarlo
Quando già si curvavano le spalle
come grano piegato dal vento
spazzasti arruginite stènosi
di rassegnate carenze e filigrane di memorie
Lasciasti posare la stanchezza
al guardo di sorrisi ingialliti tra i libri in solaio
l'umido agli angoli delle finestre del viso
divenire morbido bacio
Già calano le stelle, è sera
spengo la luce per accendere i sogni
del desiderio di vestirmi di te, del tuo respiro
riempendomi di vita la vita
prima che la stagione sia conclusa
Vestimi di te
Orizzonte sospeso tra acqua e cielo
Finestra accesa al buio delle notti
Unico punto di riferimento
al marinaio, che ha navigato senza bussola |
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|
| Si spengono i suoni della sera
con le promesse sbiadite
sui contorni di una foto
Lente ore scorrono
avanti al fiume
nel breve di un immenso
oltre i vetri guardato
Nel bisogno d'esisterti non perderei un'istante
del camminarmi i passi
colmando vuoti spazi
e distanziando pause di mute urla
Brevi gli attimi di dove tu vai e io torno
ma è lì che scorre il fiume alle mie vene
Dimenticherò il silenzio
inondando il fiume
con una lacrima che cade |
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|
| Se le onde mi spingessero lontano
spiegando vele di ricuciti drappi
e tu stringessi la mia mano
non fisserei un foglio bagnato
che trasuda parole
impigliate nelle reti di pescatori di illusioni
Agli occhi tuoi, guardati guardarmi
policrome pagliuzze brillano
Dove non sei, sono colonna che si sgretola
nei refusi di un giorno senza luce
Col capo chino,
come un fiore senz'acqua
raccoglierò i cocci
della tempesta degli eventi
e li sigillerò col bacio
che imprigiona il mio respiro |
|
|
|
Hai taciuto troppo a lungo
l'eco sordo
dei singhiozzi
soffocati sul cuscino
Respiravi il buio
per non illudere gli occhi
Chiudendo le imposte
alla luce del mattino
affinché i colori
non confondessero la luce
Ti ritornano gli istanti
dei sorrisi
abbandonati al vento,
ad uno ad uno
E riparti,
incontro a quel silenzio
- Che più non tace - |
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|
| Nella solitudine della notte
e nei solchi di campi incolti
dell'arido camminare
calpestando il ricordo
di mietute spighe
cerco le stelle appese al cielo
che sangue di parole
scende a coprire
sogni perduti
nell'oro degli attimi.
Orba stendo la mano
in questua tra la gente
abbandonata dall'ombra
che nella notte si fa' notte. |
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|
Accecata da illusori miraggi
m'accorgo fischiettare i sogni
oltre le trine intessute dall'alba
Svesto la notte
che mi ingarbuglia i capelli
stagliando dardi contro il cielo
affinché non mi mostri il suo buio
Se non ci sei
la mia candela muore
nella sua bugia
abbindolata ancora
dagli inganni del tempo |
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|
| Ascolto la notte
che cade trovando intrecciate le mani
invadendomi i sensi
come torrente in piena
Non ha argini né difese
mi trasporta in te come legno dai marosi
dentro quest'euforia chiamata Amore
E' un ponte che ha unito due sponde
riempendosi della tua forma
La vita mi guarda guardare
-Estasiata-
lo splendore di bellezza
che i nostri sguardi rendono visibile
mentre come falena
mi libro alla tua fiamma |
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| Quando un'immagine velerà i tuoi occhi
inumidendo un sorriso
Ricordami
Non stupirti delle pareti senza ombre,
un lieve raggio scalda già il tuo tempo
carezza, al brivido d'un grigiore d'inverno
Dagli irti sentieri si cancellarono orme impervie
calcate da chi t'ha guardato
e non ti ha visto
Torna la terra brulla
senza che il legno abbia mai dato
tarli ad ali chiuse
Guardo il bimbo sorridere alla vita
gioendo
d'una barca spiaggiata
che torna in mare |
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|
| In quella falce di cielo
l'inconsueto vociare
scivolò rami di salici
lungo i fianchi
Barattò col tempo
il riverbero
di un raggio di sole,
e incerspicate nuvole
ammutolirono, d'imperfetto lessico.
Quel decriptare il senso
alla sofferenza
vestì un abito stretto
calzare scarpe larghe
E nei passi perdesti le parole,
sotto quell'albero
che lasciò in mare la corteccia
Lì, dove pensasti di chiudere il sole
dimentica
che anche le nuvole
son parte del cielo... |
|
|
|
| Di notte
ripassavo a penna
i tuoi sorrisi
nelle pagine della mia esistenza
nel tuo esistermi
Passavo le dita sul tuo petto
orlando il calco che m'hai scavato dentro
col tuo vivermi
Antiche mani
chiusero i battenti
e spensero
le ultime fiammelle tremule
lasciate al buio
nel deserto di una cattedrale
Una sommessa preghiera si levò
insieme al sole che lasciava il mare
e il nero inchiostro
tinse d'azzurro
l'affacciarsi di un nuovo giorno |
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|
| Rami di salici
curvano
le spalle al vento
Non ha più senso il tempo
annullato da fuggevoli assenze
Sfumature inermi
dalla penna che scorre
tratti d'ore di notti senza giorno
Biechi sospiri giocano le gote
cristalli di un'eco
che riporta il sale alla pelle graffiata
Restituisce il tempo al tempo
di un inverno cullato
da tenerezze taciute
Ramingo
il tramonto di un cielo clandestino
Riporta le ciglia dove so che mi senti
Adesso
Vai via,
senza voltarti!
E fermami lo sguardo
dove ho ascoltato amore alle tue labbra |
|
|
|
| Soliloqui
Lasciano a ogni domanda
Il vuoto
Spaziano le feritoie della sera
Quando il pensiero
D'azzurro l'iride colora
Rimembri la gioia di tenerezze avute
E il sogno
Si ritrova a sognare dentro a un sogno
Manca l'odore
Alla pioggia che batte contro il vetro
E l'aliti
Per disegnarci il sole
Non scalda
La stanza, ha già svanito il tuo profumo |
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|
|
| E' il profumo che non senti
tra le pagine rimaste bianche
quel gesto mancato
Si posa pensiero
sulle spalle della notte
il peregrinare del giorno
Tu, ferma,
a guardare impudiche movenze
che con le mani accarezzarono i tuoi giorni
Indifesa ti lasci andare
al tocco suo
Senza sfiorarti
impronta di sorrisi le tue labbra |
|
|
|
| Ipnotici sguardi
tra i sentieri dell'inconscio
aggrovigliarono il fragile ordito
di fragilità forti
In quell'abbraccio dolce
svanivano, rassicurando
ogni granello di dubbio
nel veleggiare del vento
Mani delicate
sfiorarono la pelle e l'anima
su un'altalena di emozioni,
cauterizzando le più antiche ferite
con amorevoli, piccoli gesti
Un'oscura ragione s'impossessò
della trama,
perdendo il filo dei discorsi
Mi giunse sera
dietro cenni senza voce
allargando a dismisura
“il tuo mancare al mio spazio” |
|
|
|
| Nell'incantevole sereno
d'aria tiepida di fine estate
parole schizzarono schegge
a un cielo che perdeva le sue origini
Trame intessute velarono iridi
rese cieche da un rumore
che l'eco del silenzio, assordante imprecava
Preda di uno spazio- tempo che non ha clemenza
hai urlato amore e ti è rimasto vento
Imbrigliata alle matasse senza cima
Cercasti di rimettere i battiti dentro al petto
con braccia avvolte alla tua stessa sete
Desiderando finalmente quiete
ingoiasti il retrogusto
di veleno... e miele |
|
|
|
| Posso udire frastuono
nella foglia che cade rotolando
l'urlo di dolore scivolare il ramo
come fosse d'ombra al vento
Posso avvertire
il ricomporsi d'ogni battito
sotto le tue mani,
e dimenticare
i perché di notti insonni
Riempendo il tempo
che inutilmente
mi passava accanto
Con un sussurro
hai cancellato l'ansia
svelando sole
dietro nuvole vaganti
Tu, sei l'ebbrezza
che sconvolge e sazia
ogni mio
"Dentro" |
|
|
|
| Occhi ciechi
spaziavano l'infinito in cerca di sembianze
nel freddo delle attese
Il fremito delle foglie scivolava spalle caduche
nell'assenza che sentivi dentro
Vedevi sbriciolarti i giorni senza giorno
attendendo che il sole vi facesse ritorno
Un guizzo d'anima spalancò finestre
su quel cielo che mai
perse il suo colore
Staccasti il verso dalle pagine
e con dita delicate
colmasti ogni fessura del cuore.
Nell'equilibrio ricucito al battito
spezzasti ogni silenzio
rifiorendo i campi
Senza badare a quale fosse la stagione
hai maturato spighe ed estirpato erbacce
Dipanasti i nodi alle mie ciglia
e con le mani raccolto la mia genesi
espandendo melodie
da un pianoforte
che aveva smesso di suonare
Solfeggiasti le mie labbra d'alito
mentre annodavi radici alla tua terra
lasciando il buio alla notte
e ai miei occhi le stelle |
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|
|
| Quei passi di musica
nel quotidiano attendere
soavemente incisero
nel fermo immagine
delle mie certezze
Ad ogni primavera
fu lo stesso fiore
ad aleggiare profumo
sulle lenzuola stese
Dibattito acceso dalle pretese
chiudersi tra socchiuse labbra
senza bisogno di inventare scuse
Improvvisavi i giorni
come un vestito nuovo
mentre cresceva dentro te
il mio diventare grande
Oltre l'ignoto cercasti
la carezza che scalda
stringendo tra le mani
solo un pugno di neve |
|
|
|
| Con dita fragili
ho tracciato forme sul tuo petto
racchiudendole coi sensi
in un unico abbraccio
Giocherellai coi riccioli
d'un tempo speso
a misurare gli attimi
Viaggiai con mezzi di fortuna
un bozzolo di resistenze
ignaro
di tessute tele
mai sfuggite al fato
Si mescolarono
giacigli di marmo e letti di stelle
prati odorosi e palpiti dimenticati
Risvegliati aromi
impregnarono la pelle del mio cielo
per respirarti e vivere
ogni volta che la solitudine mi assale. |
|
|
|
| Rugiade dorate di pagliuzze
spensero il buio dagli occhi
in un nascondersi di voci
Dentro le tasche del passato
coi dolori taciuti
e le stranezze semplici
Schizzi di salsedine sui nostri tetti
lì dove i domani sono stati scritti
non più di ciglia a inumidir le mani
dove risacca giunge
a lambire i mattini
colma il tacere del risvegliarmi i giorni
Parlando è un duo d'echi
che torna
a schiuderci le labbra
all'alba della vita |
|
|
|
Trattenute emozioni,
sviscerate dall'intensità
di soli sguardi
...Non guardano che altrove...
Latori di emozioni
dentro i cassetti dei silenzi
Quando avrai parole
e non più tempo per udirle
Il sole non saprà
quanta vita fosse stato
quando chiusa la porta
hai ingabbiato nel paltò
ogni goccia di nuvola |
|
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|
Violenti schiaffi di vento
accarezzano memoria d'arte
respirata
in una storia consumata e viva
Vicoli
adornati di ciottoli dorati e di brina bagnati
profumano di inerpicati gelsomini e lapilli di sale
Danzano falene sulle note sibilate dal vento
salendo i tornanti con occhi immortalati
in un paesaggio dipinto da fate
Apre cortili a quiete
che rompe gli argini a fiumi d'emozioni
ai guardati orizzonti senza più limite allo sguardo
Scrigno d'arte
custodito nella roccia
incastonata perla poggiata dal cielo
su terra bagnata dal sale e baciata dal sole
Coi capelli spettinati dal maestrale
ad andar via, ogni passo è fatica
e il respiro
diviene sibilo |
|
|
|
| Alienati gusci
decorano battigie
ancora ignari d'aver perduto il mare
la tempestosa risacca di scirocco
ne spinse la vita in direzione opposta
ove impavida scogliera accolse
della mareggiata gli abbandoni
e tu credesti fosse l'onda il suono
dell'eco nel vuoto del guscio
Come tornasse indietro
il tempo dei giochi di mani fanciulle
riempì il grembo la gioia di un istante
svanirono adulte paure
e nuove gemme germogliano il dentro
maturando come frutti d'estate
Non chiedi e non ti chiedo
se le stagioni hanno solo perso l'abitudine
in una sinfonia di ricordi |
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|
|
| Non sei qui
mentre ti scrivo
e cerco la tua voce nel sibilo del vento
Non sei qui
mentre la brezza
sposta le nuvole e s'adagia
e muta viene a piovermi le ciglia
Penso il tuo pensiero
e sento sotto il viso
il punto fermo del tuo petto
Non sei qui
ma ho dentro l'orizzonte
e nello sguardo, il mare. |
|
|
|
| Si risveglia scostando le coltri
terra dal disciolto gelo
alla fine dei rigori invernali
Vola farfalle per dar carezze ai boccioli
colora vicoli di case addormentate
tra gli sguardi di nebbia velati
Spalanca gli alveoli al sole
nel dipingere giorni migliori
sulle pietre corrose dal tempo
La rinascita è lenta
ma corre |
|
|
|
| Le ciglia si piegano alla notte
odorosa di salmastro e gelsomino
Si fa lento il respiro
dopo l'ultimo sguardo al mare
da una finestra senza davanzale
Lì, vi racchiudo le immagini più care
rubando al segreto dell'onda
nuovi attimi da sognare
Nel dove che mi arrende
alla brevità
di un giorno sempre troppo breve
Sotto un tetto di cielo
m'accorgo quanto fosse giusto
cercare di fermare al tempo
l'istante
in un sempre mai stato |
|
|
|
| Dal collo alle ginocchia
taglia di sghembo una lama di sole
Scalda le mani in grembo
tenendomi in un lento, lentissimo abbandono
Non dormo, non penso...
Al nulla leggera mi abbandono
sotto il tacito piede del tempo
che otre le cose
cammina |
|
|
|
| Tra le dita tremanti
trema il fragile stelo
trasportati dalla corrente
corrono i petali
sull'acqua cheta di una notte illune
nello sciacquio sommesso
li sento scivolare
perdersi e ritrovarsi
morire e rinascere
nulla nel nulla, vive.
D'una speranza lontana
d' una gioia non ancora sbocciata
ha vissuto il mio cuore |
|
|
|
| Deserta spiaggia
nel deserto sguardo
frantumi di conchiglie
sulla fredda sabbia
sul mare plumbeo e immoto
incombe un cielo di malinconia
Frantumi di conchiglie
fragili e rosa come un sogno
tintinnano nel cavo della mano
ma senza gioia
Eppure io provo gioia
portandole in grembo come tesori sonanti
mentre muore la notte
sul tenero petto dell'alba |
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|
|
| Era solo un attimo.
Come foglia ambrata
credevo di poter volare,
prendendo una stella senza cielo
ho illuminato ogni più piccolo spazio.
Il tempo si é impregnato di attimi.
Era solo un attimo a consumare suole
nel lungo viaggio con un bagaglio di chimere.
Ho forgiato scarpe di ferro
e il tempo ha trasbordato gli attimi.
Era solo un attimo
e il raggio ha chiuso palpebre
lasciandomi volare, camminare nel sogno.
Quell'attimo non è finito...
Mai. |
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| Ti suggi a stissa ura ogni matina
Nesci, e non t'accorgi si c'è u suli o chiovi
Non c'è tempu pi leggiri o pi scrìviri
senti malincunia
di comi scurri lu to viviri
Curri senza ciatu
sarvannu ntò sularu
na buttigghia i mari,
na pinna e un fogghiu ancora iancu.
Scura lu jornu
senza chi t'accorgi
e u cori ...
Si fa niuru
Mentri rimanni a nautru dumani
i sogni d' oggi
Mentre il tempo scorre
Ti alzi alla stessa ora ogni mattina
esci e non t'accorgi se c'è il sole o piove
non c'è tempo per leggere e per scrivere
e senti la malinconia di come scorre il tuo vivere
Corri a perdifiato
lasciando nel solaio
una bottiglia di mare, una penna e un foglio ancora bianco
Scende la notte senza che ti accorgi
e il cuore si fa nero
rimandando a un altro domani i sogni d'oggi |
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| Dell'abbandono conservi i silenzi
di roboanti passi sugli antichi sassi
Bobine sciolte di fotogrammi impressi
lasciati al sole per sbiadirne i rimpianti
su scampoli di sorrisi ricuciti addosso
Triste felicità la mia
senza più gioia nei tuoi occhi
dimezza il senso del vivere senza giorno
in questa primavera
dove le rondini non faranno ritorno |
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| Quel viso disfatto come cera
le mani conserte
e braccia pendule
di chi ha perso da tempo
l'abitudine a guardare il cielo
Un cane,
solo un cane
accoglie il tuo bisogno
di carezze,
tutte quelle rimaste appese alle dita
Tracimati gli anni
in una resa senza catene
l'illusione
di un orgoglio ancora intatto
di un sorriso rimasto a scorrere le vene
nell'esilio muto della vita |
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| Un naufragato dolore
Spiaggiava lacrime
Sull’arenata barca
Mostrando i suoi limiti
Era il sogno di un bimbo
L’illusione di un mondo
Di cattiverie scevro
Lo sguardo al cielo
Catturava nell’iride il raggio
Non moriva agli occhi del disincanto
In quella tranquillità
Solo ostentata |
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| Oltre il pensiero
Non c’è più rumore
Solo fruscii
Nel sibilo dolce del vento
Danzano pensieri nel vagare assente
Al limite del suo guardarsi oltre
In ogni malcelato sospiro
In un tramestio convulso
Trapela un rimpianto
Che muto
Scende a pioverti le ciglia |
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| Realtà cancellate dall'uggia
tra le indifferenze di correnti
Il sigillo di un sorriso beffardo
imprime forza all'ombra
che si allunga a cogliere una carezza
dal nudo arbusto
Dissipa così la piaga
di un confuso sentiero
agli occhi stanchi di indagare
oltre le parole
parole che danzano l'equivoco
di un vagare assente
Non distoglietemi da questo sogno
che del sogno oltre non vede |
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| Consumavi al buio la sconfitta
con la tristezza che sentivi incombere
tra i pensieri ormai stanchi
stanchi di chiedere e chiedersi
Avresti voluto dargli la via dell’esilio
e la mano restava sospesa tra la sua pelle e l’aria
contesa tra l’orgoglio e un chiedere vano
All’ombra del cuore
una flebile voce dissipava il rimpianto
rinfrancando la memoria
e delle assenze il pianto
Nel sottile lamento
la mano nascosta a cogliere carezze
nutrendosi del tempo che avanza,
dell’ombre vede oltre |
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| Fu lì, che in un gioco di illusioni
apparve il vero
Le certezze presero la deriva
e l’immenso fu un gioco di luci effimere
in una pozza d’acqua
vidi il viso incresparsi come un’onda
il senso si smarrì nell’oscuro
in un malessere che trafigge.
Affidai alle fragili ali di un eco
il mio cuore ferito
la fuggevole speranza
-sola- rimase.
vestita ancora d’illusioni
scandiva vuote ore |
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| Tra le fronde
i sussulti del vento
senza requie
cambiano il volto
a ogni cosa
Come il succedersi dei giorni alle stagioni
Tu, sosti
nel carosello di favole
che porto nelle tasche del nostro tempo
per riempire i vuoti e le distanze
Nei tramonti degli occhi
una transumanza
di pensieri in esegesi
mostrano l’inquietudine
di un vero inventato |
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| Un soliloquio
sceso come vento di scirocco
al mare che mi ventola i capelli
e cresce il desiderio
di voci che stringano le mani
in questa riga di spuma
che schiaffeggia il viso
fra l’orlo del mare e lo scoglio
La tua bocca...
miele per falene
gli occhi si imbevono
dei colori del tramonto
distanziando le mani
al buio della notte |
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