Pubblicare poesie

Terre delle Fragine
di Duilio Martino
Tra i borghi d'Abruzzo

Le 47 poesie pubblicate nella raccolta

L’eco nel vespro

Introspezione
L’eco nel vespro
E’ nel crepuscolo
più che in altri spiragli di tempo
che affannandomi cerco quel verso vibrante
- il compagno è un ciliegio -
e consumo la valle con occhi ammaliati
e vermigli frangenti su grigie scogliere.

Si! Nel crepuscolo
nella sua rossa quiete
in quella stessa maledetta quiete
di cui mi nutro e che lenta mi uccide.

E’ lì che nasce quel verso importante
che stillo bene per farlo più mio
credo che mai cesserò di cercarlo
- so già -
poiché m’è caro dar voce alle rocce
annerite dal tempo e che s’ergono a mura.

Mentre il tramonto mi colma la mente
- droga è quel rosso -
mi giunge un suono che da sempre è amico:
non fa difetto il bronzo
che nel vespro mi giunge sol eco
a riassumere in tocchi
più di quanto so fare il tempo già speso.
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Duilio Martino 26/01/2012 09:30 25 7891

Camminando le sue orme

Famiglia
Camminando le sue orme
Non scorderò
quando d’ambrosia mi nutriva l’Alba
e con mano fresca le scioglievo il crine
quando in ore rigide
con ritrosìa degli anni acerbi
incerto posavo passi
nelle sue orme
cesellate sull’ultima neve colata
sui sassi ruvidi in Fraìne.

Ricordo ancora l’urlo del Maestrale
che, frustato il gelso,
sbuffava fumo denso,
furibondo,
dalle gremite bocche dei camini.

Ora ne sono certo,
non scorderò quel tempo regalato
da chi il mio tempo ha invece risparmiato
ingurgitando sale
senza mai sciorinare l’elargito.

Per lenire tormenti
cercherò tra le rose di marzo
quel suo sguardo di madre che mi manca
e che non trovo tra i fili d’argento
si!
Cercherò il suo sapore in mezzo a rughe
tra i rovi, scure, le fragranti more
e rimuginando pece
- lo so già -
l’annuserò negli angoli di quarzo
in declino.
Racconto in esclusiva

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Duilio Martino 09/12/2012 13:15 20 6495

Utopìa - 17 marzo 1891

Morte
Utopìa - 17 marzo 1891Il gran miraggio d’una ignota sponda
fu spento dal modesto navigare...
furono spenti anche gli urli dall’onda
e troppe spoglie cosparsero il mare.

Trafitto in rada, un rostro il ferro lese
del ventre d’Utopia colma e ingorda,
restano al vespro le memorie appese
che ai posteri non giunga voce sorda.

Rintocchi brevi, panico e poi pianti!
Null’altro porse il pallido albeggiare
che gli stami scarlatti e titillanti
un’onda smorta del funesto mare.
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Duilio Martino 14/05/2011 03:51 12 9124

Ti cercherò mio Dio

Ribellione
Ti cercherò mio Dio
Ti cercherò
nell’aspro talamo di Maja
dentro le lacrime del volgo montano
dove pallide aurore
si confondono a tramonti
negli occhi opachi d’un vecchio frentano.

Ti cercherò
sulle lapidi anonime
tra i secchi fiori sotto croci ossidate
nel nome strano
- ingombrante pastoia -
che spegne i sogni di genti migrate.

Ti cercherò
nell’aura armonica del vespro
nel flusso scuro che squassa la storia
nel diverso temuto
o in chi detto "brigante"
morì vessato senza Patria e gloria.

Ti cercherò Signore...
tra le pietre dei borghi diroccati
sotto il velo ch’ammanta un bianco crine
nel raspare degli arti trascinati
e in chi ogni giorno annusa la sua fine.

T’ascolterò Signore in fredde sere
nel crepitio dei ciocchi nel camino
e bisbigliando l’ultime preghiere
berrò la feccia ch’ è rimasta in tino.
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Duilio Martino 15/11/2012 19:06 18 7599

Cammina insieme a me

Ribellione
Cammina insieme a meLa radice sta lì - sull’alto borgo -
dove soffiano i barbari su brace
ardente e dove quiete
da voce ad incessanti sciabordii
di immutabili rii
che lacrimando in ispidi declivi
fiumare informi fatalmente gonfiano.

Seguimi amico, porgimi l’ascolto
muoviamo insieme verso ignoti fronti,
sali in alto e contempla
l’oltre: sui greppi impervi arrampicandoti
potrai apprezzare puri orizzonti.

Cammina insieme a me
gli asperrimi sentieri dentro alle terre
nere dove le vecchie cetre tacciono
e il vento scrive i tratti...
Cammina insieme a me
dove i demòni mai sembrano gli altri
e dove i freddi nugoli addensandosi
i prospetti maltrattano.

Ardi con me, per una volta, nella
brace, respira polvere,
ardi con me nel mero inferno dove
la quiete cupa è un maglio e chiude gli usci.

Salta con me sul carro dei predati
nel pozzo degli oppressi,
annusa il fango, masticalo,
ascolta delle rose il gran silenzio
e la sete degli orti:
risveglierai l’orgoglio ora gestante
con il respiro acuto d’alte notti.

Cavalca insieme a me, dai, stammi accanto
quando ascende la sera
e strappa i freschi fiori al gelso bianco.

Dammi la mano amico, stammi accanto
come prode formica
unisciti a un esercito che sbanca.

Libagione sarà di sangue e carne
di sangue nostro e carne
e gli echi udranno d’intrepidi passi
di noi che lì saremo - fianco a fianco -
a difenderci il fianco
sui verdi prati o sopra i muti sassi.
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Duilio Martino 10/09/2014 10:56 4 6407

Dove dimora l’aquila - il testamento

Famiglia
Dove dimora l’aquila - il testamento
Vi indicherei,
se avessi il chiaro all’orizzonte,
la più agevole via per evitare chine
e, se potessi,
adagerei sulle ali del vento
i "si " negati
e i verbi balbettati
perché ve li urli quando,
esauste,
arrancherete su sterrati o rampe
o varcando nevate cime.

So bene che non sono poche stringhe
e scarno é il lascito
per definirlo testamento...
ma voi lasciatemi comunque osservare
e assaporare
con vostri occhi e bocche vostre...
e ascoltare e sfiorare e respirare l’aria
degli inviolati templi:
questo sarà
per i lustri a venire, io lo spero,
il mio sano alimento.

Abbracciate fratello dubbio
e mettetevi sempre in discussione;
senza paura,
respirate ogni istante di vita
a polmoni pieni
vivendo sino in fondo,
senza scartare ciò che a troppi,
più che ad altri al vostro vecchio,
apparirà contraddizione.

Mormorando
con il garbo delle acque che sgorgano
appagate la sete
solo attingendo alla sorgente;

ritemprate la carne e l’anima
in rapide e cascate
quando la pioggia, alleggerendo il cielo,
il rivolo farà torrente.

Tenete le ginocchia ferme,
la schiena dritta
e anche la voce sia decisa
e vedrete che saprà il fuoco dei vostri occhi,
prevaricando foce,
ad accendere il giorno
ed a tracciare nuove rotte
in un oceano che non avrà confini,
sotto una volta tersa,
come quella che impreziosiva il borgo mio
in terre di Fragine,
lassù,
in alto con gli dei,
laddove l’aquila dimora
e oltre le nubi volano gli aironi.
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Duilio Martino 11/01/2014 16:39 15 6855

L’anima nel borgo

Introspezione
L’anima nel borgo
Ti cercherò, anima mia,
nei rugginosi lembi del cielo a novembre
quando da piane saliranno i canti
degli uccelli migranti
e del mite Ponente
che ultimato l’assalto a fronde
si farà brezza
per posare i profumi sopra a crespe
di mare degli ambrati monti.

Ti troverò, anima mia,
nel grembo consumato di mia madre
nelle sue vene abrase dall’assenza
nel vecchio borgo
nel mite sguardo che mai ha cessato
di bramare riabbracci benché
nei duri inverni
d’abbandono sapesse la quiescenza.

Verrò a cercarti nel vento di maggio
tra i vermigli o le nebbie novembrine
nell’armonïa d’un silenzio saggio
tra verdi asprigni e tra fresche rovine.
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Duilio Martino 22/11/2012 09:03 13 7528

Le mie radici (abruzzesi)

Ribellione
Le mie radici (abruzzesi)
Si! Vivo e sostenuto saldamente
dalle radici poderose mie
conscio che il grembo da cui mi alimento
pur mi condanna a eterna prigionia.

Si! Vivo ed avvinghiato al ventre creso
della tremula terra dannunziana
robusto cerro ancora acerbo offeso
di formiche cocciute arcaica tana.

Lo voglio dire urlandolo che l’amo;
poche foglie, ingiallite,
dal gelo svigorite...
sono i sogni scaduti appesi ai rami.

Respiro gli echi di lune lontane:
gli urli dell’ alba e il sole sulla pelle
e i tramonti e le stelle...
poi quiete oscura (il durissimo pane).

Spento e aggrappato al suo pietroso grumo
si spoglia tiglio tra guglie di rame
dove la luce di comete è fumo
e un cosmo avulso dispensa cascame.

E maledico millè volte il cielo
per l’ampio tempo di cupi apicali
vivo utopie e vanamente anelo
che il vento cambi sui borghi rurali.

Il duro inverno inasprisce la via
ma i sassi scanso e non lascio che sia
anche se i corvi già affollano i rami
pronti a spolparmi nel plumbeo domani.
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Duilio Martino 13/01/2012 22:09 17 6699

L’addio

Ribellione
L’addio
Fu un errore
o amato Abruzzo e menzognero
o inganno forse
mostrarmi il cammino maliardo
celando il tratto all’ ingenuo sguardo
di perniciosa mulattiera.

Hai riversato in menti giubilanti
profumi, canti, flou crepuscolari,
romantici briganti,
prodigi dei tuoi santi
e - come croci - sguardi da non scordare.

Non temere la fine
mi dicesti
banchetta e ridi se l’amico muore
nella memoria mantieni solo il meglio
e fai gli onori
narrando a tavola le gesta
perché restino tracce nei freschi cuori.

Dovevi dirmi dell’inferno orrendo
che mitiga la morte con morbido addio
e non d’agevole sentiero
tra profumi del vento
dove i verbi scongiurano l’oblio.
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Duilio Martino 04/02/2012 00:03 19 6935

Il menù dei demoni (la provocazione)

Ribellione
Il menù dei demoni (la provocazione)I dubbi imperano e rimbalzano i pensieri
come falene su bianche muraglie
ripercorrendo il nostro ieri stracolmo d’angherie.

Garibaldi l’eroe in prospettiva risorgimentale
così come i suoi mille
che per la rifulgente idea liberale
massacrarono più briganti d’altri imperanti
(accaparrandosi la gloria col sangue scrivendo la storia).

E gli allori anche al Conte
stratega dell’inganno piemontese
che predando altrui tesori ripianò le proprie spese
(pose le basi alla questione scannando il meridione).

Complotti scritti negli annali quelli tramati da Mazzini
poi dediche di viali e gioie estinte in tarallucci e vini.

Fu il senso di nazione
a riesumare uno Stato in declino
sacrificando i giudici Falcone
e il mite Borsellino.

Le colpe sono scritte
ma il codice non durerà in eterno
anzi pare designare lo scritto
facile carne da dare all’inferno
- un arbitrario menù per i demoni
che - carta in mano - si scelgono il vitto -.

Ma se soltanto è il soldo la misura
va risvegliata l’anima brigante
per prenderci il futuro.

La libertà spenta nel liberismo
sfuma nella più nera povertà
ma lasciamo stare...
c’è da fidarci delle istituzioni
le sole in grado - per via del cinismo -
di elevare il vigliacco terrorismo
in nobiltà d’una "rivoluzione".
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Duilio Martino 07/02/2012 00:00 23 5890

Vita di borgo - l? ultimo atto

Riflessioni
Vita di borgo - l? ultimo atto
E’ come in guerra
l’aria si taglia a fette dentro al forte
in questa terra
ci si scopre coesi solo quando si sente
sulla pelle l’alito della morte.

Le gesta degli uomini persi
- giovani o vecchi - per vie diverse
percuotono
e d’inalare un’aura pregna di ricordi
con forza impongono.

Ti aspira
è un gorgo che ti inghiotte
non ci si chiama fuori
il borgo lo si vive
lo si respira degustando ogni sapore
incluso l’aspro della notte.

E’ una trincea che prende gradualmente
la polvere si insinua
in vene scorre e - senza tregua -
consuma lentamente.

Pagine di storia
versate su niveo marmo
sussurrano valori e mera gloria
invitando al disarmo.

Nel mio borgo è un bisbiglio morire
la chiusa d’un poema intenso
l’ultimo atto d’un magnifico vivere
che grida un senso.
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Duilio Martino 29/08/2012 10:14 14 4066

La Pieve di Fragine

Natura
La Pieve di Fragine
L’odore della pioggia
mi stempera l’attesa del mattino;
mentre la Luna asperge con gli argenti
i platani possenti
e baldi abeti abbarbicati al poggio
che in densa bruma morbido declina.

Nell’ascesa del vespro
allorché il borgo si alluma e le stelle
il volgo il fiato espelle
fra i gli sbuffi festosi dei camini.

Nel rimirare gli orti
letizia sembra ostenti il contadino
si appresta a consumare il proprio pasto
o il poco ch’è rimasto
accompagnato da corposo vino.

La piatta è frastornante e le tempeste
mi rimembra dei tempi malandrini
nell’umile beltà che ancora veste
i sassi della pieve di Fragine!
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Duilio Martino 28/11/2012 12:49 17 6515

Abruzzi... i monti ed il mare

Sociale
Abruzzi... i monti ed il marePassi impervi tra rocce scarruffate,
tratturi arditi, forche millenarie,
selciati come gemme incastonate,
le segnature eterne... leggendarie.

Delle fiere tribù in terre sannite
- uomini miti e impavidi soldati -
l’urlo riecheggia in valli impoverite
squarciando quei silenzi ora dannati.

Fresca acqua gaia che da forza a fronde
quietata è giunta sul bel litorale
giace reclusa tra globali sponde
confusa e doma dallo scabro sale.

Non voglio udire il fraudolento amico
che il patto primordiale ha rinnegato
ridare ai monti l’elemento antico
nuvole e vento non l’han mai negato.

Vorrò semmai sconfitto con gli inganni
sospinto dalla brezza nell’andare
salire in quota a fine dei miei anni
e all’ombra dei bei colli riposare.
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Duilio Martino 13/02/2011 14:13 7 4630

Lapidi sulle sponde del fiume

Ribellione
Lapidi sulle sponde del fiume
V’apparirà insensato e stravagante
Il mio ossessivo intento di scolpire
lapidi fredde - mille amorfe rocce -
sull’irte sponde del modesto fiume

(guardiani d'un fluire irrilevante
inutili pertanto sulle rive).

Ho le pupille pregne del mio sangue
bruciano schegge e sminuzzati grani
sto scorticando gli arti e il cuore langue
la pece par tenere le mie mani.

(Non so a chi giova questo salassarmi)
è un gratinare l’anima umiliante
sull’aspro e accidentato suol montano
per dar sapore al nulla dominante
al vuoto che ripudio ancora invano.

La mia terra scannata e sbeffeggiata
Spogliata e violentata e sconquassata
da apolidi ingegneri del futuro
i corvi che si nutrono del puro.
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Duilio Martino 20/07/2011 23:25 17 3524

Quando sfumerà il vermiglio

Introspezione
Quando sfumerà il vermiglioE' crudele la vita
stava per scivolarmi fra le dita
ma forse fu Fortuna
a vomitarmi su questa terra bruna.

Sul podere che dici maledetto
scorsero rivoli di sangue
di noi che frugoli
morivamo di fame
privi d'un decoroso tetto
(disse ancora mio padre).

Il taglio ombelicale sì veloce
mi fece padre e madre già a dieci anni
espulso l'astio quel pianto precoce
mi risparmiò forse eccessivi danni.

Forgiato in lesto divenire
d'adulto vestii panni.

Per sopravvivere
non fu nemmeno necessario
difendermi dall'orco sanguinario
denominato mal di vivere.

A te non è serbata sorte mia
dovrai lottare e domare tempesta
per non farti sbranare dall'arpia
dalla anima molesta.

La sentirai rugghiare
quando scarseggerà il cibo in invecchiare
quando, sfumati i bei vermigli,
la bora nelle carni affonderà gli artigli.

Senza esitare allora imbrattati di fango
e questa nostra terra adorala...
abdiga al tuo rango.

Dovrai il tuo sangue spesso ritemprare
nelle gelide lacrime di Maja
per bramare ancor più la vita gaia
al tepore d'uno sconcio focolare.
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Duilio Martino 09/02/2012 00:03 13 6252

Mio nonno!

Ribellione
Mio nonno!
Era stizzito
non tanto per gli esondanti egoismi
quanto per i grovigli di parole
che provavano a spiegare il suo mutismo
- sconclusionate quisquilie della prole.

Sollevando gli occhi a malapena
- modesto il segno -
mostrò coscienza a cena
più nulla poi
soltanto un silenzioso sdegno!

Notata la sua temporanea presenza
proferii l’acerba scemenza:
"Perché mai questo tacito stare, nonno?"

Abbozzò un sorriso lieve
- finalmente -
e nello sbigottimento generale fu sollievo;
e poi offrì il suo "miele":

"Il tempo... piccolo!
Si, il tempo è immondo
governa le stagioni
e impone di potare fronde;
così le parole...
mi raccomando sempre sfrondale".

Poi muto in poltrona ancora
a riflettere ...per ore.
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Duilio Martino 02/02/2012 10:05 18 3707

Ellis Island

Sociale
Ellis IslandSul volto glabro brillano le lacrime
reliquie quiete d'un duro saluto
che porge l'aspro e che punge più bruto
l'anima smorta di mamma e papà.

Sfuma la nebbia all'albore, in Abruzzo
c'è un nuovo sogno di vita gioviale
sembra che spanda la speranza sale
su squarci aperti dal fresco migrar.

La"du botte" intrattiene e tormentata
tenta di sfare quel nodo intestino
calgionetti e frittelle ed oltre al vino
la quadriglia sul tenero vociar.

Su corde rauche il canto del cardillo
spaghi e valigie colme e tra i sudori
caciotte e moka e poi foto di amori
tra icone della Vergine e caffè.

Nel petto i tratti di vite stirate
a Gibilterra si scruta nel mare
l'abisso oscuro nel sordo pensare
ad ’"Utopïa" che fu persa là.

Sfrontato e crudo poi l'atto finale
nude le carni e l'intimo violato
a pochi metri dal mondo bramato;
un'isola sul Hudson d'aspro sa.
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Duilio Martino 21/05/2011 05:38 9 4569

Sogno sul mare del Vasto

Natura
Sogno sul mare del VastoE’ tardi! E’ tardi e incombe già la sera
l’ascesa del crepuscolo solerte
con gli ocra i bei vermigli e gli ori adagia
sulle sponde adrïatiche deserte.

Su seta gli ornamenti del tramonto
la brezza lo accarezza il gentil velo
bisbiglia anche il trabocco mentre al colle
il vespro sposa Vasto col suo cielo.

I dubbi in sguardi attenti e gongolanti
s’appurano in inutile premura
sgambettano due bimbi giubilanti
su bianchi lidi che non li spaürano.

Stringendo a se la sposa ride il vecchio
due rughe il dolce viaggio non incrinano
e nell’offrire al sogno il grigio petto
tra mille stelle liete il dì declina.
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Duilio Martino 25/05/2011 19:54 17 7702

La luce dell’alba sulla terra mia d’Abruzzo

Natura
La luce dell’alba sulla terra mia d’Abruzzo
Il sole bacia Maja e al mattutino
sulle guglie le adagia aurate spoglie
la valle si rischiara e al ponentino
cominciano a tremare verdi foglie.

Si sveglia il borgo e i coppi accarezzati
mostrano – austeri – un intenso rossore
l’albore spegne i carri illuminati
e la Luna si scioglie nel chiarore.

Da ieratici tocchi di campane
sembrano spinte al volo le colombe
il suono invita ad uscire dalle tane
per affrontare il giorno che già incombe.

L’epilogo ristora della quiete
un vecchio che accarezza la consorte
elusa l’aspra notte con più sete
al tepore spalanca le sue porte.
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Duilio Martino 10/07/2011 21:47 15 3783

Il tratto d’un popolo

Sociale
Il tratto d’un popolo(Il tratto d’un popolo lo scrive la storia!
Sfuma la memoria se impera ignoranza...
labile e leggera come anche la gloria
la divora il tempo se regna arroganza).

E migra la moda, lo stile, il buon vino,
rosso maranello, la classe sopraffina,
migrarono statue di santi e madonne,
il Nobel con l’arte, soprabiti e gonne.

Migrante, ma dirlo sembrerà banale,
è la baraccopoli in zona industriale
lamiere ossidate, diacce o arroventate,
la "Silk City" Paterson in Pandraic Cascate.

Una razza pura, sporco meridione,
nordici e terroni, prime distinzione
i "no white" e sputi sulle pelli brune
e i "dago" e i "wop" scesi dalle aliene lune.

Cascame di seta, tinture e cotone,
i primi fermenti d’una ribellione,
l’anarchica idea che in mente già ronza,
tre colpi sparati, quel re ucciso a Monza.

New Orleans e Mortes, corda insaponata
il Times:"Briganti... la violenza è innata..."
Mattmark, Marcinelle, sangue nel carbone,
Monongah e poi Dowson, morire in prigione.

Migrare è "Utopia" squarciata dal mare,
le stive stracolme l’acciaio di bare,
poi la mano nera, l’alibi perfetto,
così avranno un senso le lame nel petto.
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Duilio Martino 18/09/2011 02:04 14 4168

Sguardi sbiaditi

Sociale
Sguardi sbiaditiPoesïa è l’ansia, lo spasmo, la spina,
il vecchio curvo che nell’acre ascesa
sfidando il vespro esorcizza la resa,
è il grande gelso che non gemma più.

Poesïa è madre che senza più lacrime
afflitta fissa due sfuocate foto
dei figli spersi in un mondo remoto
spinti a salpare dai troppi però.

Sentirsi alieni nel proprio päese,
l’autarca acuto che spegne l’ardore,
che il fiele sputa e svelando il rancore
ti dice: "Zitto se non vivi qua".

Poesïe i lumi strappati dal cielo,
astri brillanti e intrepidi guerrieri,
le cime, il meglio che fu perso ieri,
l’oro svenduto nel grande bazar.

Un carme è il ciocco trascinato al fuoco,
gli anni anneriti con fronte al camino
scolando feccia dal rancido tino,
scorci bruciati dal freddo che fa.
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Duilio Martino 11/09/2011 09:51 19 4339

Ossa di lupi

Ribellione
Ossa di lupi
Trincea dura
presidiata da logori soldati
è un fronte aperto sulle austere alture
sentinelle del tempo sui tratturi
manipolo d’eroi
i capri predestinati.

Retroguardie sacrificabili
abbandonate in fondo alla pista
mentre le truppe marciano a conquista
di preziose derrate.

Deserti siderali in sguardi abbrumati
mossi dal generale malessere...
istinti predatori marcati.

Guardiani i vecchi
come querce svigorite
sugli argini di fiumi in secca.

Soltanto ossa di lupi
all’ombra dei maestosi cipressi
zampe recise a morsi
spezzate dalle rugginose tagliole
sacrificate alla prole
migrata poi per nutrire se stessa.
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Duilio Martino 18/02/2012 16:38 18 4332

Le farchie

Le farchie
Baluginanti luminarie ed ori
dentro teche addobbate degli empori
derrate tra i trastulli orripilanti
frivole nel bistrot voci d’astanti.

Tra le alchimie magnifiche proposte
natività non noto e ben composte:
stonino pare nel sontuoso ordito
la scena spetta a un Babbo inebetito

che intriso di sudore ora s’affanna,
gesticolando muto fra bagordi,
a stipare puntigli degli ingordi
che strillano allettati dalla manna.

Ritorno a respirare l’aria pura
di selci consumate e stinti sassi
è il crepitio di farchie che cattura
sul manto bianco che distingue i passi.

Al tepore dei fuochi e delle stelle
l’antiche tradizioni immacolate
sono fede e vin cotto e ferratelle
le perle sui miei monti presentate.
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Duilio Martino 20/11/2011 10:51 12 3872

Terre senza voci

Ribellione
Terre senza voci
Non serve accartocciarsi
per offrire un profilo esiguo al nord
quando frusta la bora;
e nessuno sa dirci
dove appigliarci e in che modo ancorarci
assecondando vortici
o come torcerci a spirale
- nastri di carne appesi all’occhio di voluta -.

Secoli di trincee
scavate inutilmente
a scongiurare un orrido declino.

Ingannati...
figli delle montagne
assassinati nel pianoro del vicino.

Quale strada intraprendere ora
- con membra sfibrate -
giacché la guerra ripudiammo allora?

Ossidate le falci
scudi - crociati - ed i martelli rotti
gli aguzzini son tutti morti.

Serve a poco la pace se le angosce ci divorano;
è meglio ribellarsi allora
quando la stasi più che la guerra conficca croci
nelle crepe di terre senza voci.
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Racconto inserito in una raccolta
Duilio Martino 12/01/2013 20:14 18 3893

Cenere dei secoli

Ribellione
Rigoglio attorno e insolita quïete
nel borgo mìo; ériche e papaveri
assediano uno sterile agrifoglio
smunto oramai da primavere ignave.

Muoiono i giorni e il cielo ottenebrato
- come bianco sudario - cala un velo
di neve in cima al tetto dissanguato
e sull'aguzze guglie della Pieve.

Solo i cipressi - cerberi forzuti -
pur provati da notte siderale,
non cedono ai rimbrotti del grecale
compassati si scrollano di dosso
- di tanto in tanto - cenere... dei secoli.
Cenere dei secoli
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Duilio Martino 16/12/2012 02:50 18 5955

Amarcord infinito

Amicizia
Amarcord infinitoRicordi?... Aironi noi
a disegnare i sogni, con gli Dei,
in cieli verdi sopra ai cari tetti...
e ancor più in alto, come aquile poi,
in voli azzardati oltre
le nuvole violando calve vette.

A te, mio caro amico,
che hai saputo spronarmi e supportarmi
tenendoti la rabbia dentro al petto...
a te che mia rabbia l’hai spuntata
sferrando frasi senza far difetto.

Di parole pacate sempre prodigo
quando austero suonava
il tono della notte
o anche quando il silenzio
chiamava a danza quell’ombre ammantate
dalle trine dell’ozio
tra grovigli di strade strette o storte.

Colorare hai voluto
e ravvivare i miei giorni d’inverno
notti scialbe ha saputo illuminare
mentre bruciavi, e senza mai urlarlo,
nel tuo profondo inferno.

Come quando più acerbi
senza fiatare ci diciamo tutto
siamo due libri aperti
e dai silenzi si estrapola il lutto.

Due versi a te, caro amico e gradito,
che bruceresti con me mille sonni
per un dolce amarcord ed infinito.
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Duilio Martino 13/03/2014 13:40 9 7110

Testimone dell’acqua

Ribellione
Testimone dell’acqua
Uomo non credere
che sia estinta la sete di sangue
non pensare d’aver
con leggi e regole ingabbiato mondi.

Uomo non credere
che sia estinta la fame di carne
alza lo sguardo stormi
di corvi e neri strati oscurano orizzonti.

Il silenzio accompagna
rantoli della civiltà rurale falcidiata dall’insipienza
ed ora che la sera accresce le ombre
nell’informe clamore l’etica soccombe
scarnificando l’anima
che per secoli ha reso nobile esistenza.

Raccolgo le vestigia
e mi conduco - testimone d’acqua -
senza voce
nell’alveo del fiume in secca;
corro alla foce
lo sguardo volto a plumbei scenari
indicizzati dall’uomo
sempre più mosso da istinti bestiali
acuminati dalla conoscenza.
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Duilio Martino 15/02/2014 16:02 4 3150| Racconto su 'Non credere uomo'

Porti sepolti

Sociale
Porti sepolti
Le rondini non sono affatto pigre
ma, quando esauste, alcune più non migrano!

Non muovono le menti,
ferme, inchiodate a consumate sponde
a mondare detriti
portati dai rigurgiti dell’onde
e a lambire momenti .

Ma incombono le nubi e l’ombre tornano
in nere notti e in giorni
grigi i ricordi non nicchiano... ringhiano.

Poi l’occhio approda a dissepolti porti
al crocchio dolce, a profusioni d’orti,
a bagordi degli anni più fulgenti,
a cento braccia dentro a bocche ardenti.

Quando i nugoli oscuri sono bassi
rientrano in tane e tra i silenti sassi
nei freddi nidi stanno uccelli stanchi
la nera attesa sotto ai tetti bianchi.
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Duilio Martino 12/06/2014 00:35 5 6283

Ritorno a Fraìne

Introspezione
Ritorno a Fraìne
Ed è col nodo in gola
che mi ritrovo,
quando il furore dell’inverno
non ha più foglie da strappare al platano,
da solo
dentro al borgo
tra spire della notte a ritritare sassi.

La regia torre
caparbiamente insiste a rammentarmi l’ora
e scruta i passi miei che muovono
scansando fossi e schegge di cemento.

Vezzeggiano le mani e lievemente
i muri che sussurrano la storia
- quella scritta nei secoli di gloria -
ma del domani non san dirmi niente.

Ed è nella quiescenza
che serra file l’orda di pensieri...
reminiscenza
dove il ricordo dei fastosi ieri
mi getta ancora più nello sgomento:

promesse vane,
gerle colme di inutili parole,
le messi dell’estate e la fragranza del buon pane
e, devastante,
il peso odierno dell’assenza;

e poi...
tutto quel gelo che attanaglia tetti,
le illacrimate ripartenze della prole
ed i ritorni miei... ora... imperfetti.
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Duilio Martino 06/01/2014 15:15 12 4740

Universo parallelo

Sociale
Universo parallelo
Polla di fuoco è l’orizzonte, l’aria
come pece che cola dal crinale
i monti ammanta un’ombra lunga e insidia
un universo poco funzionale.

Un universo oscuro - parallelo -
fatto di sassi e di spigoli e scale
dove non sempre il sole scioglie il gelo
e una sera di marmo sparge sale.

Sembra un amorfo mondo, meno aulente,
ottenebrato da illusorio faro
- per molti ambire al mare più clemente
è apparso il passo più opportuno e chiaro -.

Soltanto un tarlo in testa tiene banco
che allatti l’alba la sola giornata
il vecchio lupo ha abbandonato il branco
- sarà perfetta l’ultima risata -.
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Duilio Martino 09/01/2013 12:16 6 3581

Amico mio - diamo un calcio al pallone

Amicizia
Era un ragazzo semplice, come uno
di noi tanti allattati dalla strada,
scalzò la neve e bacche colse al pruno
dell'entusiasmo fece un'aspra spada.

Fernando aveva un'anima: era pura,
più pura d'altri pargoli appagati
dalla vita di borgo, a volte dura,
più dura dei sentieri divorati.

Seppur non fosse esente da incertezze
fino in fondo affrontava e con passione
paure, dubbi e umane insicurezze
- un bucaniere a caccia d'eccezione.

Li disegnava i sogni e in gaio cielo
librava l'acrobatico aquilone
quando la notte stese il tetro velo
driblò i suoi demoni con un pallone.

Forse pensò d'aver già colto frutti
cullato da due stelle e dalla luna:
"Non ha alcun senso disturbare tutti
quando morde la sera e il vespro imbruna".
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Duilio Martino 11/03/2014 15:42 7 3468

Un amniotico rio

Ribellione
Un amniotico rio
Camminiamo con occhi acuminati
come lupi affamati
a caccia unicamente di certezza:
su dune urbane e sugli avulsi sassi
il cigolio dei passi
sotto gli astri tremanti in mite brezza.

In frastornanti tratti
dove ogni gesto agghinda la vaghezza
ombre ad occhi distratti
sembrando mitighiamo l’amarezza.

Appagante è l’approdo in certi porti:
un tempio verde il mio
un luogo che un dì fu cuore pulsante
un amniotico rio
dove la quiete inumana è tuonante
come l’orme dei morti.

è mite il borgo mio
eppure il tempo i probi coppi smaglia
conficcando il ricordo;

è un presagio di oblio
nel selvaggio rigoglio di boscaglia
di corvi un volo torvo.
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Duilio Martino 21/06/2014 17:20 4 5276

Autunno

Natura
AutunnoLa valle veste un gran manto di bruma
allegro il Treste sciabordando sfuma
tenaci mormorii in sottobosco...
l'autunno si rivela tra quel fosco.

Alita il vento e ruba foglie ai rami
sui viali posa con garbo ricami
vermigli accesi ed ocra riversi
ritemprano sul prato toni persi.

Tuban colombe sull'alto torrione
al vespro che imbrunisce anche il vallone
già quasi nudo il caro vecchio pero
par che invochi pietà dal cielo austero.

E piange l'usignolo un primo volo
dipana pathos in un canto solo
migra la rondine e già in viaggio spera
nel prossimo ritorno in primavera.
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Duilio Martino 05/06/2011 20:28 7 3954

Fraine... madre perfetta

Natura
Fraine... madre perfettaElegante ed armoniosa sul roccioso letto posa
negli anemici vialetti c'è un vital lieve pulsare
torreggiante sulle valli l'eleganza d'una sposa
memorabile vedetta scruta ancor brigante il mare.

Ammaliato va lo sguardo sui cromatici colori
le respiro le carezze su quell'alito di vento
quand'è sazia infine l'alma dei suoi vespertini odori
luna amica squarcia il velo che m'avvolge del tormento.

Nel suo buon grembo materno la residua spersa prole
si alimenta quand'è sera di squisite ore gioviali
dell'argilla vien profumo di ginestre e delle viole
nell'autunno olezza il mosto e con la bruma pregna i viali.

Sotto l'ombra della quercia l'impagabile bisbiglio
tra i profumi di tartufi mi confondo in mezzo al prato
non resisto al gran richiamo giacché sono anch'io un figlio
di quel mistico silenzio del bell'eremo datato.
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Duilio Martino 13/12/2010 20:50 11 5397

Mi chiedo perché continuo a scrivere poesie

Riflessioni
Mi chiedo perché continuo a scrivere poesie
Mi turba qualche oscura
ragione per cui piego ginocchia ogni
volta che - sviscerando stenti - scrivo
e in versi vi racconto del mio vecchio
borgo in terre sperdute di Fragine.

E’ la pelle che beve
e sorso dopo sorso - lentamente -
senza disperderne una sola goccia
io m’avveleno col soave vino.
Perché? (Continuo a chiedermi) perché
m’attorco sotto il peso
d’un senno sterile
che mi induce a mutare l’immutabile
ad arginare la fiumara
ed a sviare del torrente il corso.
Mi chiedo quale sia
il sortilegio che sospinge ad aggrapparmi
a sassi sfatti dentro strette vie
a respirare storia
la grigia polvere dei giorni morti;
la polvere non ha il sapore di vittoria
dell’alloro e del podio e della gloria
ha il retrogusto d’una batosta dura
ha il sapore di resa
di prigione e di gogna...
ha l’efferato afrore di disfatta.
Mi chiedo quale sia la ragione
per cui - seppure tumefatto - io continui
a scrivere poesie.
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Duilio Martino 04/04/2014 16:49 6 2744

Questioni meridionali

Sociale
Questioni meridionali*
Soffiò un nuovo caldo vento sull’Europa liberale
ma il borbone non comprese movimento sì letale
cospirò così il Piemonte pregustando il bei tornesi
portò guerra e depredando rimpinguò i suoi fondi spesi.

Profittando di Giuseppe e belve rosse scatenate
fuoco a polveri in Palermo Due Sicilie conquistate
coi briganti il partigiano non sapea d'esser confuso
dando al mite Franceschiello quel suo umile tributo.

Prigioniero a Fenestrelle pane ed acqua tutto il verno
gli parea d'aver traslato solo in altro muto inferno
savoiardo il servitore celò arguto l'intenzione
poi tramando sottobanco perseguì solo annessione.

Fu coniata proprio allora la parola meridione
campi e industrie distaccate così nacque la "questione".
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Duilio Martino 16/07/2011 13:05 12 3581

Gli Uomini come Benjamin sono diversi

Morte
Gli Uomini come Benjamin sono diversiAlcuni Uomini
non sono come gli altri, come i molti
che di parole abbondano...
come i tanti che balbettano troppe frasi
e che tacciono invece ciò che
distingue l'essere,
l'essenza,
quel che - più dell'urlare - negli umani
di certo conta.

Ci sembrano immortali,
come gli ulivi secolari, sempreverdi le foglie,
e non avrebbero alcun bisogno
di proferire verbo
giacché con gli occhi essi raccontano.

I silenzi essenziali li sanno ascoltare
per poi plasmarli,
sanno intuire umori e illuminare,
bucare nubi per rubare
i colori del cielo e degli astri il fulgore
quando il tempo nasconde.

Questi uomini san leggere l'anima
e costruire bene i ponti.

Sono onesti e non sanno cosa sia
il tradimento ed è per questo che
nelle mille battaglie della
vita, vorresti averli
accanto sempre
a combattere insieme a te
per gli ideali e fianco a fianco.

Gli uomini come Benjamin
sui sassi sanno scrivere la storia
lo fanno con i fatti,
la vita loro rendono poesia
e d'altri i verdi tratti.

L'ho respirato nel suo sguardo il pianto,
l'aspro della disfatta,
ho accarezzato il buio e sue mute
paure ben sperando...
pregando ed affinché potesse farcela.

Non l'ho mai fatto, è bene che si sappia,
ma nelle mani di uomini rari
io avrei affidato la mia sorte...
Ben, era in cima a questa breve lista.
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Duilio Martino 12/04/2014 15:35 5 2978

Migranti (seconda)

Sociale
Migranti (seconda)*
Migrare è quarantena di dolore
perduto in mare giovane l’amore
un mezzo viaggio del figlio ammalato
l'orrido oceano che l'ha ingoiato.

Migrare è sogno d'un attracco in porto
l’atteso “passed” su quel passaporto
un tuffo in acqua e non saper nuotare
che sa di morte quel “non può passare”.

Migrato l'uomo conosciuto in foto
essere accolta da un marito ignoto
linciaggio oltraggio quel rifiuto vano
che punta il dito la paterna mano.

Quei lunghi lustri da quando migrati
commossi abbracci a pargoli tornati
tenace donna che mai cede al gelo
sul crine sempre quello oscuro velo.

Migrante è lacrima giammai versata
su lapide di madre mai trovata
nera la polvere nel suo polmone
l'odio sputato a quel boia padrone.

Spietato fuoco che divora donne
serrate in fabbrica a cucire gonne
migranti calpestati nel salone
la tarantella per sgravar tensione.

Migrante pure il piccolo soldato
sbarcato ad Anzio e morto fucilato.
*
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Duilio Martino 19/12/2011 15:52 13 3481

Cerberi sui dorsi

Ribellione
Cerberi sui dorsiNon è semplice vivere
in certi posti, quando un cappio preme
la giugulare e stagna il sangue in cuore.
Non é semplice vivere
se nel petto ferito esplode l’eco
d’un sepolto splendore.

E, vacillando tra crepacci occulti,
tirano avanti chini
ridisegnando i giorni con coraggio
in notturni tumulti
di vite grevi e nel non breve viaggio
sui labili confini.

Versato dai trascorsi
fulgido sangue sopra a logge alpine,
dei cerberi sui dorsi
i muti tetti sotto a vette albine.

Alle spalle gli allori:
il cielo è cupo sopra agli alti borghi,
a valle, in freddi nidi,
gracchiano gazze sopra ai tigli spogli.

Accantonati i vecchi
la bruciante sconfitta in quiete leggono
respirando pochezza,
piegati e amareggiati
con occhi schiusi all’oltre si sorreggono...
combattendo l’asprezza.
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Duilio Martino 07/10/2014 14:57 9 4761

Stagioni sui colli d’Abruzzo

Natura
Stagioni sui colli d’AbruzzoAll’alba il sole svela l’orizzonte
mitiga i tetti col siena bruciato
sfumando il verde giovane del monte
dà luce al cielo dai cirri velato.

E’ dolce e fresca la notte frainese
brillano gli astri più vivaci e belli
le lucciole che in aria sono appese
adornano i suoi morbidi capelli.

Nel vecchio poggio il fieno già profuma
i ceppi secchi stanno accatastati
pavoneggia l’autunno tra la bruma
con i caldi colori mai sprecati.

Veste di bianco l’umile convento
il ghiaccio morde l’acero spogliato
fischia plasmando bianche dune il vento
resterà a lungo il mantello inviolato.
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Duilio Martino 08/07/2011 08:46 9 4504

Materdomini (Il Santuario)

Spirituali
Materdomini (Il Santuario)Così è che volle il popolo devoto
mura di roccia sul vallone noto
la casa della Madre del Signore
attigua al cerro che indicò il pastore.

I lievi passi su quel verde prato
disturbano il silenzio delicato
par che consumi il mio fiato invadente
l’estatica atmosfera ch’è suadente.

L'essenza dentro l'eremo è scolpita
chiama alla prece ed alla pace ambita
è eccesso anche il bisbiglio più garbato
o un lamento pargoletto un po' annoiato.

Con palpebre socchiuse la si sente
l'aulenza dell’Eccelso e ingenuamente
la guardo negli occhi cercando il segno
ch'approvi del devoto amar l’impegno.

Ma basta già sentirla lì presente
fulgida stella dell'amata gente
Lei solo saprà togliere le spine
materna protettrice di Fraìne.
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Duilio Martino 27/12/2010 19:16 4124

La befana - filastrocca

La befana - filastroccaLi ricordo quei giorni quando ingenuo bambino
imploravo la nonna d’allungarmi il calzino
nel camino alla Sera tutti in cerca d’appigli
reclamavo il più in vista poiché primo dei figli.

Di scoprirne i segreti non s’aveva il permesso
un folletto di notte vigilava all’ingresso
tra le noci, le arance, mandarini e dolcetti
il carbone abbondava con i ricci i confetti.

Se nel fondo del sacco ci trovavo un soldato
come tanti bambini mi sentivo appagato
era un angelo forse che volava sui tetti
con sembianze di vecchia sublimava gli affetti.
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Duilio Martino 06/01/2012 00:30 7 3826

Rovi nei prati

Ribellione
Rovi nei prati
Nel vuoto svolgo nastri,
vecchi inventari spolvero, archiviati,
ma nella anima mïa nulla manca:
i campi, i canti, i miei teneri inciampi,
mille sterpi e la stanca,
gli altari, gli astri, i salari, i disastri,
poi vento, neve, il mio vecchio che arranca,
i muti tetti e i tratturi svuotati.

Come croci, i ricordi, incolonnati
stan tutti lì, piantati in antri ardenti,
alte steli e fulgenti
a rammentarmi e miglia e lampi e fiati.

Sulla pelle spalmati
radicati nel petto, come stelle
che bucano biancori,
gagliardi fiori sui cigli ghiacciati.

Pagano i pochi per peccati plurimi
i cui postumi pesano su ignari,
ingenui, prede di duri, di oscuri
burattinai, contabili che ilàri
il dolore dei deboli non toccano
in diseguale crescita e farlocca:

pagano i pochi passaggi imperfetti;
periferïe urbane, senza storia,
guadagnano la gloria
i palpiti strappando ai prodi tetti.

Morto è quel cielo aulente,
il mondo è morto, è dei rovi ora il prato.
La domanda è dolente:
"Chi l’ha pagato il progresso agognato?"
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Duilio Martino 10/04/2015 11:56 6 2999



Duilio Martino
Duilio Martino Nato a Fraine (Ch) il 27. 12. 1957. Scrivo per puro diletto; i particolari sulla mia Vita li ometto... tanto interessano a nessuno.
La poesia per me è il perfetto connubio tra profondità di pensiero e musicalità. La Poesia è nell’aria, nelle cose che ci circondano, il Poeta la coglie semplicemente.
Tratto dal mio sonetto “Maledetti Poeti”:
“... è un cruccio ridondante, ribellione, lo sgarro alla ragione, l’assaggio degli albori alla sorgente...è follia, confessione, la paura che t’impone i spegnerti inuma borgo e lentamente... la poesia è nel vento, autunno e suo vermiglio... la foglia secca trascinata... è il grido che troneggia sul bisbiglio”.
A chi scrive in questo sito dico di non preoccuparsi se non ha commenti e se i suoi scritti passano inosservati, è normale ed importante non misurare le proprie capacità con numero di commenti o like ricevuti. Andate avanti senza scoraggiavi.
Diffidate di coloro che sono convinti di sapere tutto e soprattutto di coloro che s’ergono a Giudici...
Spesso sono i meno capaci e meno competenti.
A ricompensarmi dell’immenso impegno profuso, i seguenti riconoscimenti.
BUONA POESIA A TUTTI!
“Utopia”:
- Versi incisi su cippo monumentale posto nel Comune di Fraine (CH) a memoria dei naufraghi del Piroscafo Utopia - Gibilterra 17 Marzo 1891;
- 1° posto concorso on- line “Ad Lucem” 2013 - Oubliette Magazine;
- Attestato d’Onore con targa nel Premio VIVARIUM 1012;
- Menzione d’Onore nella 8ª edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore per la Poesia.
Silloge Poetica "Vita di borgo"
- 1° posto assoluto Premio Nazionale Histonium 2014
“Ti cercherò mio Dio”
- 1° posto assoluto nella VIII edizione Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Napoli Cultural Classic (sezione poesie a valore religioso) .
“Camminando le sue orme”
- 1° Posto assoluto nella XXII edizione Concorso Letterario Internazionale “MOI. CA.” di Poesia e Narrativa.
“Giorni Bui”
- 1° posto nel concorso on- line PoesiaEPoeti 2011.
"Un amniotico Rio"
- premio Speciale Vincenzo Lordi al Premio Internazionale di Poesia "San Gerardo Majella" 2020;
“Gagliardo Abruzzo menzognero”
- 2° Posto Concorso di Poesia -2013- 5° Raduno di Gocce di Poesia.
“ Silloge Poetica”
- 2° Posto assoluto alla 8^ Edizione Premio Internazionale “Memorial Gennaro Sparagna 2013”
“ L’eco del vespro”
- 3° Posto alla X edizione del Premio Letterario "Le Pieridi";
"Preludio d’autunno"
- 3° posto alla IX edizione Premio Nazionale di Poesia arte in versi - 2020
- 8° Posto alla XIII Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Il castello di Sopramonte” Prato Sesia – NOVARA.
“Sotto i cieli di Ustica”
- 3° posto al “III Concorso Nazionale Gocce di Poesia 2012”.
“Vola colomba / ai rintocchi del vespro / Rosso sul colle”
- Menzione d’Onore sezione haiku “III Concorso Nazionale Gocce di Poesia 2012”.
“ Sogno sul mare del Vasto”
- Menzione di merito nella IV edizione del Premio Letterario Internazionale “Città di Martinsicuro” 2012 per la Poesia.
“Lacrima il cielo sui borghi d’Abruzzo”
- Menzione d’Onore – Undicesima Edizione – 2012 - Premio Internazionale “L’Arcobaleno della vita” - Città di Lendinara.
“Lucciole tenui/sfumano nel chiarore/Pallido sole - Esili fiori/su dune desolate/A primavera”
- Menzione d’Onore sezione haiku – Undicesima Edizione – 2012 - Premio Internazionale “L’Arcobaleno della vita” - Città di Lendinara.
“Il tratto d’un popolo migrante”
- 6° posto e pubblicazione su libro/enciclopedia “Le origini lucane di Antonio Vivaldi” in ambito “Premio POMARICVM Antonio Vivaldi”.
"Cono d’ombra"
- Menzione d’onore 9° concorso nazionale di poesia "Il castello di Sopramonte" - 2013
"Povera Italia" (sonetto)
- menzione di merito III Concorso di Poesia Satirica "I Fiori del Bene";
“Sguardi sbiaditi”
- Finalista nel XXI premio letterario “Maria Scarcella Padovano” MOI. CA. Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa – 2011.
“Un amore eterno”
- Finalista concorso on- line “San Valentino VS Faustino 2012” - Oubliette Magazine.
“Navigando in un mare di poesia”
- Finalista nel concorso internazionale “L’otto milioni” - Ischia.

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