è tardi per respirarti ancora,
forse nel vuoto di una voce
si vede più lontano
e a tratti in vortici d'istanti
senza coraggio vago
in lenzuola ormai sole
e scivolo in mezzo alle distanze
fra il fiore di una frase
e una stinta fredda aurora |
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dimmi se vivi ancora
dietro le finestre
incollate ai muri con stirpe di tabù,
ciondolano ormai stanchi i cardini di vita
erosi dai rinvii,
polvere di storia mai annusata,
i profili dei tuoi quadri respirano fantasmi
in profondità nascosti
dietro comodi divani all'ombra di caffè,
occhi forse cantano, ridono le luci,
a fari spenti ormai scendi
le vecchie scale dei metrò
vicino ai tuoi lampioni, freddi amanti
in abito serale, come sacerdoti in notti di natale,
dammi le vecchie serenate che la mia
voce regalò ai cipressi, compagne di salti solitari
fra cumuli di gioia e di macerie,
stanami i segreti dei ricatti, di carezze finte e fiori
a tono, finalmente capirò stanotte
la mia vita senza te |
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vorrei un cielo senza blu sorrisi
e quaranta gradi di calore in gola
per restringere l'ardire
dei tuoi cinici mercanti,
e strappo dagli occhi il tuo profilo a strisce
così potrò cucire gli argini del cuore
per guardare oltre
le pieghe del candore,
non ho più bottoni da cambiare
a questa sera che squarcia la memoria
mi resta appeso al fioco illuminar di un sogno
un vociar di vicoli argentini
e tratti di penna
illusi nelle mani |
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ho visto fra le nuvole ridere gemme
e ombre
di lune nane in spigoli di frasi rare,
sarà come vorrai questo giorno
dove il sereno non è mai un lungo tempo
e suono,
ancora vibro le corde di un pianto ubriaco,
note ormai stanche,
ticchettio di corse su scale mai sazie,
le tue gambe in direzione di vento,
che non conosce ritorno,
verso lidi a me ignoti e vietati
e aspetto,
ancora un presente che frantumi i pensieri
in disperate fragranze e spicchi di quiete,
intanto si spengono lucciole dal gusto salato
in quest'alba
di nebbie e fragori di porto |
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