Soave s’appresta, creatura alata
regina silvestre e del dove incantato
dal canto ammaliante
ancor più di sirene,
portatrice e custode di luce e di bene,
Custodir ‘na lanterna come fosse tesoro,
assolta come missione e non come lavoro,
con mille lucciole a farle da compagnia
e intermittenti e briose a illuminarle la via.
Quando sorge la luna, ch’ bella come nessuna,
e riflette laggiù, nella verde laguna
la fata prepara l’arcano rituale,
movenze magiche come fosse vestale.
Nel cerchio di pietre sono alte le fiamme,
le lucciole splendono pari preziose gemme,
il bosco si desta dal suo disincanto
prigioniero di luce e di quel magico canto.
I rami e le fronde le rendono omaggio
chinando le chiome al suo passaggio
i fiori schiudono le delicate corolle,
argentino fruscio di acque vien dalla polla.
In ascolto è la fata ed è molto attenta,
a coglier nell’aria di cucciolo il pianto,
e seppur sarà flebile il primo vagito
è pronta una lucciola a lui già destinata.
Scrutano gli insetti in alto nel cielo,
laddove le stelle stendono mitico velo
pronte a far luce al cucciolo nato
ch’è da quel momento sarà vieppiù illuminato.
Cipria lunare e profumo di stelle,
intermittenti le lucciole belle
sorridono ai bimbi di tutto il mondo
pronte con loro a un fare un girotondo. |
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