Se cerchi un mezzo che man ti racconti
dell’uom la beata ascesa spirituale
e della vita i propri resoconti,
puoi coi tarocchi incappar la via ideale.
Tre son le fasi con carte alla mano;
l’elementare è l’approccio col mondo,
poi lo sviluppo dell’essere umano
e l’apicale s’addentra in profondo.
Fai che la mente sia ben predisposta
a lasciar che lo spirto prendi voce
sull’ombra del dominio ch’egli ignora.
Quel che non sai, fra gli arcani già esplora
ogni dettaglio; perché ciò non nuoce
nel ritrovar la chiave di risposta.
E se le lame ti escon capovolte
le cose mira che andranno più storte. |
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Dell’Opera io son l’inizio e la fine.
Col mio modo di far l’indifferente,
me ne infischio per ben delle dottrine
prescritte dai costumi della gente.
Nel mio fagotto tengo l’esperienza
passata, che mi rendeva difficile
d’intuire ciò che in me c’è d’invisibile
e la Via della vera conoscenza...
Donna, dai lumi tuoi, una dolce luce
m’arriva al cuor lasciandomi incantato
e fa che l’attimo si sia fermato.
Tutto preso dal tuo vago splendore,
o mio delizioso sole d’amore,
m’indichi il destin che al ciel mi conduce. |
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Arrivai dall’infinito alla gente
con una forza d’animo che assilla;
son bello dentro e fuori, intelligente,
ciò che nell’individuo è la scintilla.
A chi m’ascolta prometto il successo
e lo invoglio a carpir l’iniziativa;
capiente spazio d’orgoglio è concesso;
ogni idea può essere un’alternativa.
Il mio unico difetto è di sognare
in grande sfarzo; è per questo che ho perso
l’amore angelico della mia vita.
Aver l’amante, ben porta a deviare
dalle faccende e impegni presi, verso
una carriera che non va in salita. |
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Non ho figli, ma è come se gli avessi
e amo la gente al pari di me stessa.
A man giunte intercedo per gli oppressi;
sono nel tempio la Sacerdotessa.
Con la mia infinita conoscenza
porto la chiave d’or dell’avvenire;
invito sulle cose aver pazienza;
libra lo spirto mio nel vostro intuire.
Tra il bene e il male non prendo abbaglio
e con lo sguardo oltre il confine scruto;
vedo anche il sol dalla nube offuscato.
Abitualmente, nulla chiedo in cambio.
Giunse quel giorno ch’ebbi urgenza d’aiuto
ma nessuna creatura me l’ha dato. |
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Io son lo Spirto divenuto carne;
il Verbo e la prontezza d’intelletto.
Dei misteri del mondo oso svelarne
i segreti a chi sta al mio cospetto.
La natura col seno ci sostiene,
fin dal principio fu madre creatrice
ed ogni cosa tra le braccia tiene;
nivea colomba, lei fu mia nutrice.
Io son prodiga alla felicità,
fedele, e credo nell’amor sincero
anche se mai appagato sia l’ideale.
I beni oscuran la meta, e colà
l’uomo raggiunge il culmine del vero
se è conscio del Sentiero spirituale. |
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Ho il trono e reggo con onor lo scettro,
temibile da tutti è lo stendardo.
Audaci i fanti miei contro ogni spettro
pronti a lanciar sull’un l’acceso dardo.
E i cavalieri al fragor del galoppo;
d’armi taglienti, lì per l’avventura;
dell’acqua il raggio insistente è mai troppo
manco il vivido lampo all’armatura.
Provo piacere nel sentirmi a mio agio.
Sono cosciente che a stare isolato
a repentaglio si mette il destino.
Ma anche se forte, nel dubbio ho il presagio
che espandere il dominio, su ogni lato,
tal abbia il fin di portare al declino. |
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La mia opera è di far da intermediario
tra gli uomini e l’altissimo Creatore;
di unir la terra e il cielo dal divario
che scinde; delle genti son pastore.
Pur l’equità e onestà son mie virtù,
nonché al materialismo ivi m’astengo;
d’essere avaro non miro già più
in quanto all’armonia è ciò che più tengo.
Non fu di strano che nelle crociate,
laddove ai vizi dell’animo umano
spiccò il tratto di guerre di conquista.
Lì, Iddio le glorie restituì salate;
ben attraverso il Suo potere arcano
indicò all’uomo che era solo egoista.
Sto rassegnato al volere divino
che meco svela d’amabile e fino. |
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Così riappari, carta dell’amore,
con occhi che brillan come diamanti;
impetuoso incantesimo d’albore
che desta il desiderio degli Amanti.
Palpitano sull’orlo alla follia
parole che raggiungono l’immenso...
Ma c’è la scelta qui di cambiar via?
dal piacere d’amare al fier dissenso?
Sentivo l’attrazione di baciarti,
di lambir le mie labbra con le tue,
di perdere il dominio di favella.
Sì, non avevo altro da spiegarti...
escluso che oltre l’estro d’ambedue,
non nella notte... eri la mia pia stella. |
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Lesto esce il Carro per girar nel mondo
mirando al passo col suo reggimento.
Sul campo d’ogni ben fausto e fecondo,
invero è carta che osa il movimento.
Una scintilla al fin sull’orizzonte
accende i sogni d’oggi oltre l’ideale,
il cimento per l’uomo sta su un fronte
che lo farà schierar tra il bene o il male.
Uscii via, sulla biga stamattina,
cercando pugna e venir al confronto;
a mezzogiorno trionfai fra la gente.
Con gloria, or sto sull’alta mia collina.
Fulvo è l’incanto del sole al tramonto,
ma la profonda oscurità è imminente. |
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Ben io so delle due forze ch’hai dentro;
di quella bruta che aizza odiose furie,
più ancor dell’altra che tien l’epicentro
nella ragione e pondera le ingiurie.
La Forza spirituale è l’arma eccelsa
che ti permette d’aver sopravvento;
a mo’ di spada, tal è lama e l’elsa
contro lo scontro infido e vïolento.
Il colosso e l’ingegno stavan lì
a tirare la corda e già da tanto
si sperava il finire della guerra.
Da lontano una freccia non fallì:
tagliò di netto la sfida e lo schianto
fu nel veder entrambi giù per terra. |
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Creo l’avvenire dai fatti passati,
mente educando con la riflessione.
Van colte le risposte d’ambo i lati
senza aver di sé alta presunzione.
Di ciò che ho appreso un’ombra trastulla
sulle tante opere che potrei fare,
ma a tutt’oggi il sapere mio è ancor nulla
su ciò che mi rimane da imparare.
Con le persone non più in armonia
e gramo di un progresso ove fidava,
un dì lasciò ogni cosa a malincuore.
Era un errante vecchio, un esploratore.
D’or portava una luce, che ispirava
l’aspro cammin... la chiamava Poesia. |
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Per certo ci saranno mutamenti.
Lo stato attuale sta per terminare
in vista di un felice arco di eventi:
siate allor pronti nell’approfittare!
Per chiunque il buon risultato è sancito,
ma la Fortuna, a parte la bontà,
sulla sua Ruota per levar l’attrito
vuol la goccia d’umana volontà.
Era assolutamente la più bella,
e dai più spasimanti infastidita
fuggiva in fretta e il capo scuoteva.
Adesso, che non è più una donzella,
sembra aver l’aria di rosa sfiorita.
Nessun la stringe! Ma lei, che esigeva? |
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Chi mira di elevarsi con buongusto
mai dovrebbe pensare per se stesso,
né per le cose sue, ma per il giusto;
che sia fatto da loro o chi d’appresso.
Pertanto, che ogni affar che abbia uno scopo
sui piatti della mia bilancia vada!
E chi compie l‘azion malvagia, dopo
paventi la lama della mia spada.
A volte il mio operato non ha effetto
e il colpevole svincola nel nulla;
ma di fatto, io ho un’angelica sorella.
Chi a fuggir riesce dal terren verdetto,
se col timor di Lei non lo maciulla...
quando arriverà l’ora lo flagella. |
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Se di più vuoi addentrarti nell’essenza
delle cose, opta di cambiar veduta;
perché su tutto quello ch’è apparenza
non c’è di fatto la realtà assoluta.
Per quanto sia aspro o dolente: non fare
e non scegliere, questo è il sacrificio
che ti è chiesto. Ma lascia lavorare
lo spirto, e ciò sarà di buon auspicio.
Suggestionai la luce della mente
qual più vedere le cose nascoste
che poteva donarmi questa vita.
Apparve il mio futuro tra le dita
fatto di speranze, paure e risposte;
stavo quasi per diventar veggente!
Nell’ansia di ritornare al mio posto
mi convien rimanere ancor nascosto. |
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Sul mio cavallo per questo mondo erro
mutando il tutto in altro per mia azione.
Con la man scarna una gran falce afferro
per dare la fatal trasformazione.
Per tenermi lontana qual sia provi:
con i farmaci o pagando i dottori.
Non si sa se questo più o meno giovi,
pur tuttavia arrivo ben senza favori.
Era a casa, pensosa, pur davanti
lo specchio, in atto di levar le bende
dal suo volto. “E se tanto fossi orrenda?”.
“Mi sembra che nel petto il cuore schianti!”.
Scoperto il tratto, lanciò urla tremende...
e la Morte fin mise alla vicenda.
Anzi, di più oltre l’atroce ironia
si sommarono istanti d’agonia! |
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Io porto l’armonia negli elementi
in ogni loro forza antagonista,
e chi col suo dominio mi conquista
trova stabilità nei cambiamenti.
Per spunto, siate discreti e prudenti
fin l’estremo; e chi quanto più resista!
Per giungere alla meta la via dista
e ancor lontani son i rai lucenti.
Tra i calici dorati scor l’essenza
che unisce corpo e spirto alle radici
profonde della nostra uman coscienza.
Pure a volere quei popoli amici:
tenacia, moderazione e pazienza
occorrono per essere felici. |
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Io creo qualsiasi sorta di catena,
ma lascio arbitrio di scelta alla gente.
La realtà va vissuta pienamente,
credete che non ne valga la pena?
Se la terra di strida e pianti è piena,
non meno il mal nell’anima è presente,
ma mai perder la rotta della mente;
già puoi finir sulla deserta arena.
Non c’era modo di dimenticarti...
così fu il patto: di lasciarmi il giorno
libero dai tormenti dell’amore.
Però di notte, nel manifestarti,
sei la luce dell’Angel tentatore
che scalda i sogni sin l’or del ritorno!
Vita a trascorrer pur lasciva e oscena
lusinga i desideri e non li frena.
Par che negli occhi ci sia un fuoco ardente
per chi col senno di cambiar non sente.
Se al Flegetonte stai dalle sue parti
nemmeno per idea vengo a salvarti! |
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Io arresto l’alma dentro la materia.
Fin dietro delle mura è razionale
aver scudo, ma vi è l’uman miseria
di un’intima costruzione mentale.
Per toccar l’alto della conoscenza
scalare è ben se si usa il passo attento;
perché l’assenza d’umiltà e prudenza
preannunzia al proprio fato il fallimento.
Sebbene fossi un nido di colomba
or porti teco una tragica fine
che il pianto, senza conforto, in su appella.
Bene io vorrei rifarti forte e bella,
ma arduo sarà l’uscir dalle rovine
che sembrano il giaciglio di una tomba! |
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La Stella ha delle facoltà surreali
che ti aiutano nell’esser vincitore
e le altre stelle danno influssi astrali
che premiano i propositi del cuore.
Amata, tempo fa eri luce eterna
che irraggiava nell’intimo la cima;
or, giacché uscita dalla mia lanterna,
sei ciò che mi anima a poetare in rima...
La lattea via, di stelline abbellita,
di sogni splende da non mai scordare
e nel suo immenso giace un divin fiore.
Si fatto, in questa bellezza fiorita,
tu sei il bocciolo di luce stellare
pregno col vivo argento dell’amore. |
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La Luna è unita alle reminiscenze
psicologiche e con la sua erma luce
anima quel cammin che ci conduce
sul varco di realtà false o apparenze.
Se i sensi vuoi domare è agio esser scaltri
sennò si segna il viver di sfortuna,
e chi nel buio la sua vita raduna
non fa altro d’incantar se stesso e gli altri.
Al crepuscolo noi lasciammo il campo
ricercando il nemico. Fluirono ore,
nel perlustrare perdemmo la via.
Il credo era di non lasciare scampo,
in quella notte priva di chiarore
oltre al fioco astro in sulla prateria.
Giungemmo sull’obiettivo primario,
assediammo con zelo l’avversario,
sferrammo il colpo lesti come il vento...
ignar fosse sul nostro accampamento. |
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La lama irradia ben l’appagamento
spronando nel confidare in se stessi;
da un senso a ogni ombra con i suoi riflessi
pur nell’oscurità del firmamento.
Come fa il Sole che illumina il mondo,
così lo sfolgorio della coscienza
fin reca per allietar l’esistenza;
spirto rendendo orsù lieto e giocondo.
All’apparir del giorno, quante volte
sognava di tenerla fra le braccia
tra quella vaga luce al fior di loto.
Altresì, in quell’istante, sulla faccia
sentiva il grato odor di chiome sciolte;
l’aulente essenza di un amor remoto. |
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Dunque, il momento del Giudizio è giunto;
l’uomo deve concretizzare l’ultima
svolta: guardare dentro sé, nell’anima,
per darsi pregio di un valore aggiunto.
Mai è troppo tardi per ricominciare
e giammai troppo tardi per rinascere.
Nel farsi giudicar si può imparare;
talor le basi si devono imprimere.
E l’Angelo alla tromba diede fiato
con il motivo del grande risveglio;
lei venne a me col cuor in dolce affanno.
Or, mi sovviene quel bel dì dell’anno,
ove l’erger di spirto portò il meglio;
coll’alba rosea di cui fui abbagliato.
E se tuttora, ben le cose stanno
l’amore par un amabile inganno. |
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Il Mondo mette in scena, in grato aspetto,
l’avvio e la conclusione positiva
di un ciclo di esistenza o di un progetto;
l’infinita beltà che il cuor ravviva.
Quando lo spirto ha appreso l’energia
di questo Arcano, sopraggiunge l’atto
di aprire con l’archetipo del Matto;
colui che tiene in man fior di poesia.
Le scene dell’esistenza, talvolta,
stanno in tal carte, or ben, di conseguenza
nel capirle, affiniam la conoscenza.
Pronti a incarnarci per un’altra volta;
chi in bocciol, bestia o ancora fra la gente
precipitevolissimevolmente! |
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