| Guardo scorci di paese
da stanze silenziose
in cui rivivono pagine
d’almanacchi dimenticati
Da rughe d’intonaco mi torna il vociare dei cari
Il sapore di latte e biscotti di pane inzuppati
Le carezze di mani amate
impregnate dall’odore di erba appena falciata
Aria di casa, di sugo domenicale
seduti al tavolo con le nostre sedie impagliate
Un braciere scaldava le favole della mia infanzia
Oltre la porta gli ulivi argentati, I cespugli di rosmarino e malva
Come una volta, dissipando echi
dolci alchimie in frammenti di ricordi |
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| Seduta sulla prua di una barca
ancorata ai giorni morti
accumulo a poppa lividi e lacrime
Respiro ossigeno di vetro,
incatramando le parole
E gli altri restano a guardare indifferenti
da un’effimera panchina di sabbia
Era il canto di un usignolo
che si nascondeva nella lama tagliente
dei giorni che si immolavano all’amore
Mi torna l’eco di parole non dette
spazi acerbi in ghirlande mai fiorite
inesplorati spazi dove cadeva la follia
E gli altri restano a guardare
moralisti improvvisati
mentre mi scioglievo
nell’acido della mia stessa saliva
Ci vuole coraggio
a consumare gli anni migliori
dove restano le tracce
disegnate e calpestate
da un futuro
divenuto un continuo presente |
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| Le fiabe giacevano
su lenzuoli di canapa e profumo di lavanda
Camminavo scalza
sulle braci ardenti della fantasia
e sentivo spuntarmi le ali
Eri tu a farmi volare
a lanciarmi tra le nuvole
e farmi planare sul tuo sorriso
Mi tenevi per mano come si conduce un eroe
facendomi sentire padrona del mondo
Ora mi resta tutto ciò che hai dato
e tutto quello che
non ho avuto il tempo di dirti |
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| L’orizzonte s’inabissa
grappoli di desideri
s’asciugano sulle crepe del tempo.
Brucano le capre
sui passi di storia
rupi che mostrano profondità
urlando il fischio del vento.
Un dolore al collo,
campanaccio arruginito
portato con l’orgoglio di una pietra dura.
Fu lì che m’innamorai del cielo
e dell’acre sapore degli asparagi |
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| Sguardi severi intimorivano creste di sale
sollevate da un vento che sibila
intonando nenie in un silenzio iniquo
Stava a riva
aspettando una barca che lo portasse lontano
in cerca di solitudine a mutare pensieri
Dei passi le suole svelavano echi
i vecchi muri sbiaditi e muti
seguivano l’incedere incerto
mentre rigagnoli d’un tempo perduto
scorrevano sui solchi del viso
Vagava sui ciottoli, nelle tasche
i sogni incompiuti
e pagine sbiadite di memorie
Le parole
risuonavano l’inizio di nuove stagioni
partendo da un silenzio calpestato
e da un sogno ancora intatto |
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| Dimmi che ci sarai
tra i rami delle ginestre
a levigare le ferite del dopo
quando le foglie dei pensieri
voleranno tremule nel vento
a rincorrere i ricordi del passato
e noi sorridere ancora
scoprendo come ci ha cambiati il tempo
Dimmi che ci sarai
sotto il bianco lenzuolo dei rimpianti
a dissetare la mia voglia di amarti
a farmi sentire il tuo respiro caldo
Tra i cigli della solitudine
all’alba del mio tramonto
Dimmi che si sarai amore mio
ad intrecciare le tue dita tra le mie
parlandomi di te, dei tuoi romanzi
Anche quando
la luce del mio cammino diverrà fioca
quando per sempre abbasserò le palpebre
e non sentirò le tue carezze sul mio viso
Dimmi che ci sarai
"oltre l’altrove"
Accanto a me |
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| Dentro le tue mani
senza contare i passi
percorro sul tuo volto
strade senza più segreti.
Tra le pieghe di stagioni passate
sulle tue labbra di lunghi vissuti
eppure giovani come sorgenti
respiro e vivo
sfogliando le pagine dei miei giorni.
“Girotondi di pensieri senza fine”
con la rugiada degli anni
che ancora respira sulle tempie del nostro domani.
Camminiamo leggeri per le vie che costeggiano i crepuscoli.
Le tue mani
memorie da stringere, come il sapore dei gelsi
e le sorbe appese a maturare sui balconi.
Voglio perdermi con te
nei frantoi delle memorie dei nostri ricordi.
Abbiamo tele intatte da dipingere
e tavolozze di colori sopravvissute al cigolio degli anni.
Con te la mente scorse l’alba prima dello sguardo.
Senza te
avrei guardato il tramonto da finestre cieche.
Dimentica del colore del cielo. |
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| La fronte è ormai tracciata da solchi
assetati come terra d’agosto
Stormi liberi di pensieri
Veloci foglie al vento
In un cielo senza sera
Solo un muto respiro
nell’agitata quiete
ormai corrosa dagli inganni del tempo
Tu aspettami, là dove si inarca l’alba
a voli di impalpabili farfalle,
quando giungerà l’ora del mio silenzio
sasso inerte sul margine del nulla
Viaggerà nel sole
l’aquilone che si staccò dalla mano
e si smarrì tra i silenzi
Forse non giungerà la voce
ma tu saprai che la marea
ti porterà sempre conchiglie di poesia
che su nuvole di fogli
continuerò a scrivere per te |
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| Sono solo parole
che fuggono al suono del tempo
restando incatenate tra il suolo e il cielo
Le dedico a te, mentre resto a guardare una foto ingiallita
dentro un cassetto pieno di ricordi
scavati nella terra smossa
tracciata da confini irraggiungibili
Mancano i riflessi
che si annidano nei campi profumati di salsedine
E giungono voci dall’altra parte del cielo
al silenzio di un lustro
Dentro te c’è il profondo che amo attraversare
perché con te ho aperto le ali e imparato a volare
perché con te il mio mondo ha trovato i valori
E m’udrai chiamarti ancora
Ogni volta che avrò bisogno della forza
del tuo perenne, rassicurante sorriso |
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| Cunicoli di viuzze
adombrano vertigini di vento
Finestre chiuse
e tegole di muschi adornate
per i vicoli scalpitii di ferraglie
raccontano ai ciottoli echi di vita
Crepuscolo di memorie dimenticate
sulle case incastonate come tessere
in un verde mosaico.
Volevo fermare il tempo sotto gli ulivi
respirare l’acre dei mandarini sui bracieri
e raccontare ancora dei grilli
in scoscesi dirupi di borghi abbandonati
I ricordi non trovano spazio nel bianco di un foglio ma il sentiero riconoscerà sempre il suono dei tuoi passi. |
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| Vorrei colmare le tue rinunce senza fiato
i tuoi silenzi e i tuoi sorrisi
lambiti a volte da un pianto asciutto
che bagna le notti di un passato presente
e di un presente passato
Le tue rinunce rimarranno senza nome
-Pura vita d’ogni vissuto-
Flebili ricordi lasciano al viso il segno del tempo
Volevi dare un volto a quel silenzio,
soffio di vento l’illusione di un respiro
-Oltre la vita, un’altra vita-
Negli occhi una preghiera
per non dimenticare in quale sguardo sei
Nel silenzio di un pianto
Il respiro d'ogni battito
Quella voglia di sognare
“Che non esista la fine” |
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| Il ritmo del vento è ondulato
sul ritmo del mio sentire
che mi spinge a tornare là
dove cresce un muro di silenzio.
Forse sarò stanca d’aspettare domani
che quel muro s’abbatta
e le crepe
restino solo visibili cicatrici.
D’una stupida battaglia senza vinti
stanca di camminare senza l’eco dei tuoi passi
Senza vedere l’ombra accanto,
senza il dolce consenso
di chi
ama la musica del mare
ascoltata in silenzio.
Sono nel respiro del tempo
ribelle al destino.
E vorrei fermare in questa terra
dura, aspra ma assolata e vera
le suole di chi vuole solo emigrare
Rinnegando quell’ immenso
che teneva in tasca a un destino
graffiato, avvilito, senza tempo
ma pieno di sogni |
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| Luci spente
abbagliano i pensieri
di quest'orfano esistere
Senza brama di tempo
gocce di pioggia
cadono lente
tenute in equilibrio
sulle ciglia del giorno
da palpebre dischiuse
Un repentino imbrunire
-solo un timido battito d'ali acerbe-
Un sigillo d'attimi
intriso d'illusioni
quel declinare di sole
in una magrezza di pensiero |
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| Ti sei affacciato lentamente nel mio incedere
con le mani di un vecchio bambino
asciugasti occhi ubriachi di pianto, eppure...
Non c’è sole che dopo l’alba non scenda al tramonto!
Nessun orizzonte rimane,
solo un filo teso tra la terra, il mare
e i cocci di stelle in frantumi
Rivoli di tempo
-sciabordii lontani tra socchiuse ciglia-
E con te vivo l’eternità di un amore,
ci sei, oltre le mie paure
oltre ogni caduta di tempo.
Prigioniera dei tuoi sorrisi
e del mare
che nei miei giorni
sarà sempre il posto dove andiamo a giocare |
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| Fragranze speziate
indugiano i giorni
mentre s’appresta la sera
con tenera dolcezza
piove luce ai miei occhi
fissi dove la mano stringe la tua mano
Giacigli di tempo
accolgono lacrime di vento
la notte non può più dormire
su quel cuscino che assorbe i pensieri
Anche i marinai si perdono
orientandosi con le stelle del cielo
attraversando scoscesi crinali
L’adesso forse non concede,
non bisbiglia tenerezze al chiar di luna
ma concetti precari, sfuggenti e mutevoli
- “onde di un mare inquieto” - |
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