Non lo senti? Il profumo
s’espande nell’aria
annebbia la vista
ristora l’olfatto
è già autunno
le caldarroste son pronte
ad ogni angolo
il fumo s’addensa
andremo sui monti
domenica
a raccogliere i ricci
andremo contenti
non lo senti? Il sapore
caldo e pastoso
così delicato
così appetitoso
col vino novello
suo nobile sposo
che lo completa
lo fa più gustoso
andremo nei boschi
domenica
è tempo di raccolta
andremo felici
non lo senti? E’ autunno
tempo di castagne
cadon da sole
sulle gialle foglie
s’aprono a chi
si china e le raccoglie
e dal riccio
pian piano le toglie
accenderemo la brace
domenica
in quest’ottobre
che scorre fugace. |
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Le caduche foglie d’ottobre
dondolano
sospese tra i rami e il suolo
(instabili nella loro fugacità)
in attesa di prendere il volo
verso il fuggevole eterno,
mentre io, assopito dall’aria
immobile,
nel silenzio introspettivo,
mi perdo nei miei ricordi
d’interiore memoria
(gli occhi tuoi lucidi, lacrime)
mi piange il cuore
e fremo, come foglia al vento. |
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| Sa ascoltare il sibilo
del vento che s’appiglia
ad ogni petalo lilla
e lieve l’accarezza,
per rubarne il profumo
che sa di purezza,
sì da donarlo ad ognuno
ed ognuno inebriare.
Respira piano nell’aria
sazia di tenerezza
e taciturno, nel silenzio
che tutto ascolta
e che mai porta tristezza,
respira aliti che nutrono
nuova linfa gioiosa,
sa donare il suo incanto
per una fugace posa.
Nell’eterno fluire,
ci sarà sempre un bocciolo
che fiorirà per ogni dolore
e con se lo condurrà,
disperdendolo in fragranze
di positive vitalità. |
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| Appare lontano,
quand’è primavera
e tutto ci sorride
e ci rallegra,
poi la brezza d’estate
e le onde che s’increspano
e le nubi che minacciano,
poi autunno giunge
a bagnare di lacrime amare
di triste pioggia,
giunge sul tuo viso
ruga dopo ruga
e sulle mie mani
che non sanno più
afferrare le tue.
Ora avanza,
verso l’ultima stagione
d’un sole quasi spento,
verso i tuoi occhi
quasi chiusi
e la mia bocca
senza più parole. |
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Luce riflessa su nuvole basse
illumina case e gente e spazi
avrò tempo
d’andare e uscire
e scorrere come
fiumara verso il mare
o come lava
incandescente
incenerire per rinascere
per non morire
luce riflessa su foglie d’arancio
come perline gocciola al suolo
avrò tempo
di sorridere ancora
e parlare d’amore
tra fichi d’india spinosi
o tra fitti rovi
che strappano
la pelle e il cuore
della mia nudità
luce riflessa su giorni di porpora
che fanno l’autunno avanzare
sarà un lampo
nel cielo ventoso
sarà pioggia battente
a inondare
la mia anima
svolazzante
come gialla foglia
che non ha pace
luce riflessa da un taglio profondo
di lama sottile che penetra il vuoto. |
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Sono entrato in punta di piedi
in una fresca notte d’autunno
per conoscere tutti i segreti
celati tra le pieghe d’un sogno
nel chiaror d’una bianca luna
tra foglie ed arbusti di spine
è apparsa una figura strana
fatta d’aria leggera e fine
volava a radere il suolo
penetrava i tronchi d’abete
me lo sentivo quel volo
sfiorarmi la pelle a folate
poi svanì lasciando profumo
di rose e violette di prato
ed è questo quello che siamo
un campo di fiori profumato. |
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Brevi passi s’odon nella penombra
di vetusti vicoli che s’inerpicano
su per colline cosparse dall’ombra
d’un cielo di nubi che s’accostano
tra loro, minacciando lampi e saette.
Passi di solitarie anime che veloci
s’affrettano alle loro calde casette
per scansare la pioggia e gli atroci
spaventi per la ferocia dei tuoni
che già s’avvertono all’orizzonte,
mentre bagliori di lampi lontani
rischiarano la fuga giù dal monte.
Piccole goccie iniziano a cadere
sul selciato e odor di terra umida
sale per l’aria paventando bufere
e cattivi eventi di natura infida:
aumenta il passo sempre più lesto,
a man che lo scroscìo si fa più fitto,
così da giungere di corsa all’uscio
inzuppati fracidi, fin sotto il tetto. |
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| Autunno
custodisce sogni
d’eterea sostanza
cullandoli
tra rami spogli
d’ogn’indecenza
sicché puri
possan spaziare
per campi
profumati di rose
e lampi
e bufere di vento
sfidare.
Si fa pioggia
il sogno
scende giù
bagnando le anime
assopite
che non più
hanno lacrime
da versare
sui campi
inariditi del cuore
e sole
e calura d’afa
che non muore.
Residui
d’altra stagione
appaiono
lame taglienti
di ricordi
come frammenti
s’infilzano
su Autunno
che sanguina
mosto d’uva
e giace
trafitto da schegge
impazzite.
Acre odore
d’umida erba
soffoca
tentativi d’amare
senza ricevere
effusioni
intanto sorge
timido sole
ad asciugare
lacrime di cuore
in stille
di fine rugiada
che purifica.
Si stacca la foglia
resta sospesa
un attimo
appena il tempo
di sussultare
la discesa
ripida e veloce
il tonfo
muto e sordo
Autunno
in trionfo
svolazza via
di sogni ingordo. |
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