Signore, ci siamo persi
fra una moltitudine di gente,
difficile trovare la via del cuore...
timorosi d'osare nel rischio,
di cecità sentiamo di coprirci
e l'amore vero non s'avverte,
accendi ancor di più il tuo sorriso
che fatto di stelle perpetuo culla
ogni giorno in arrivo,
mostraci l'orma tua
che di spine è custodita,
paura non avremo di farci male
irrora il pensiero nostro
con lacrime pure che dalla croce
continui a versare,
mondaci l'anima
e umana ... falla diventare,
e in te poter riflettersi
nel ritrovare quel bene
che cresce là dove lo si pianta. |
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Ferma i tuoi passi e ascolta...
il vento ti porta l'impalpabile gioia,
il sole con lentezza s'inchina
al sopraggiungere della Stella
che nel celeste lascia il segno.
Nell'aspettazione freme lo spirito
riandando nel tempo a Betlemme,
in una distante taciturna Notte.
Sostiene il pensiero, Maria Beata,
che affaticata e stanca si muove
recando in sè la predestinata Vita.
Ora che l'istante è ormai fecondo
il Re del Mondo sta per nascere,
nella greppia sull'umile paglia
sorride il miracolo della Speranza.
Per tutti riecheggia quel Santo vagito
che toglie oscurità ed angoscia
d'una cattiva e umana inclinazione.
Annunciano gloria le campane
del Messia la gaudente nascita,
senti... il cuore s'apre alla mistica emozione! |
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Troppi esseri confusi
in un rasentar l'esistenza,
sfiorano appena l'oggi,
sostano dove non costerna
nel fuggir l'altro che soffre,
avide dell'avvenire, restano
smarrite anime prive.
Dimentiche del rallegrarsi
al percepire dell'eco
d'un vociare ingenuo
che dalla periferia del cuore, viene,
in fondo bambini lo sono ancora
quelli si, gioiosi d'assaporar il giorno.
Porgano orecchio a Dio che li chiama
ad accecar la loro malevolenza
che muove nell'ombra il patimento.
Come onda possono essere
nel torcere con bontà generosa
la sofferenza in una carità terrena. |
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Sta in ogni chiesa un presepe
a ricordare del Santo Natale
anche agli uomini più sbadati
che mai su niente si soffermano.
Gingilli e bagliori a intermittenza
divorano il grigio d'ogni via,
alberi seguono il profumo del vento
e l'estasi crescente dell'attesa
s'incontra col blu d'un cielo terso
dove luce d'un riverbero
attende stelle lucidate dal gelo.
All'ultima bianca fetta di luna
s'appendono i resti d'un passato anno.
Esultano gli animi ai squillanti bronzi
nella beata Mezzanotte in festa.
Riflessi ed ombre di candele
tra sorrisi e lacrime d'opale,
ravvivano doni e suggestione
e da bimbi vestiti di magia e stupore
nasce della Natività il bell'incanto. |
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L'ottusità dell'Uomo
racchiude un avverso destino
in una indifferenza convinta,
aspro sui sorrisi si posa
il sapore vero della vita,
turbato dall'offuscato pensiero
si distoglie ogni rinnovato vibrare.
Non serviranno albe riposate
nell'alibi di un nuovo inizio,
scialbe urleranno sfinite
perse ormai fra grigi meridiani
di giorni ombre di sé stessi
in una coccolata impotenza.
Oh, tu Uomo
così invitto ti ritieni...
scordando d'esser
fuggevole scia dell'Universo,
e intanto,
tra l'attimo d'un vagito ad un ultimo respiro
quanto danno o vantaggio può far la tua mano... |
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Luce lentamente sbiadisce
della stanca essenza profili ritaglia,
inarrestabile il tempo si pasce
del vivere sotto un velo di lacrime.
Allora leggera, l'anima si discosta
ad un passo d'ancestrale danza
sopra al limitare d'una linea
che vita e morte separa,
nera come la pece una
bianca come la neve l'altra.
Immune ad ogni acqua resta
spirito intangibile ad ogni fiamma,
preparata al riflesso d'un battito che nasce
colori e sentimenti ridà a quell'ombra che
dal bisbiglio d'un elfo sarà spazzata
e intanto un vagito, l'alba riposta sveglia. |
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Va il pensiero fra percorsi
d'aromi caramellati d'infanzia,
bancarelle colorate,
confuse con attese,
tra luci truccate come stelle.
Giovane ancora l'Inverno,
il suo fresco alito in festa
alla natività conduce.
Confusi tra adornati abeti,
si fermano i poverelli,
stanchi di camminar da troppo nella vita,
mani tese, le loro, a sperare
nella bontà che il Natale predica.
Nell'attimo in cui rinasce il tempo,
suoni di rintocchi parlano
di gente, d'alleluia, sollevando anime buone.
All'ombra di gioiose aspirazioni,
restano le solite miserie,
da coscienze miopi, mai avvertite. |
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Ardua quest'erta di monte
rumore di passi rieccheggia,
nel qieto cantore di vita
arridono ciottoli rotolanti a valle
stanchi della stretta antica
d'una roccia madre, ormai corrosa.
Stecchi e arbusti macilenti
al mio passare divengono frantumi
lasciando ciclamini profumati
il tappeto di foglie superare.
Arranco lentamente avvolta
dall'umido manto fumoso
che col mio respiro s'accoppia,
sale piano tra le punte di pietra
il disco giallo affamato di rosa.
M'arresto, osservo intorno,
sono passeggera tra guardiani di legno
protettori del basso grembo del bosco.
Alla fine, seduta m'abbandono
sul palmo della cima regina d'altura,
sbalzi di rocce del verde macchiati
ad essa come sudditi riverenti curvano,
ed io, umile respiro di un immenso,
riflesso di Dio, là con me, così presente.
Dal fondo, una striscia di cielo,
ripete continua la strofa del tempo, e
ali d'uccello s'aprono al fresco mattino
in un armonioso sfondo ingenito
ricomponendo ancora il giusto senso della vita. |
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Mio Signore, sei Pianta
e sotto i tuoi rami mi sono seduta,
nell'insicurezza ho spesso vagato,
fragile, nel vuoto di mille vie.
Stringendo pugni di collera
ho lasciato il cuore divenire pietra.
Ora che il gelo ricama trine
tra riarse propaggini,
scorgo alberi d'altro verde fine.
Sul far della Notte simbolica
attendo il riavvolgere del tempo,
novizia speranza che vien dalla Natività.
Apro le mie mani al sentimento
e vedo nuove tutte le Tue cose.
In un cristallo di roca baci l'alba
che tende le braccia per cullare la luce,
aspetto che mi posi il suo scialle rosa
e mi irradi di sorriso l'anima,
ed io, donna vestita d'un caritatevole sole
mi rialzerò per camminare ancora. |
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Poco è quel tempo
che ci vedrà felici.
Colmiamoci il cuore
di quegli affetti fugaci
che di tanto in tanto
la vita ci regalerà.
Facciamoci uno scudo
attorno all'anima
al fine di impedire
ai dardi del male
di colpirci là dove
più vulnerabili siamo. |
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Smarriti uomini,
privi di consapevolezza,
in barde d'indolenza
avanziamo
per solchi di vita.
Dalle nostre bocche
come pollini escono
parole, parole... che
nel vento diffuse
male però fecondano.
Chiusi per paura,
in abbassati sguardi
non notiamo
fiorite aiuole negli animi
curate,
pane secco
l'amore gettato,
quell'affetto represso
nel cuore bisaccia...
Personalizzato perno
il nostro disagio,
smanioso il correre...
ah, poter fermarsi,
la testa girar indietro...
l'ombra del gelo
tra mani imploranti
rincorrerci vedremo,
quel vuoto nell'intimo
imperante...
del nulla si riempie.
Mio Signore, permetti
a rancorosi e
arcigni giudizi,
divenir parole di carità,
vederle come rondini
in alto svettar,
inducendoci in riflessione
ad alzar lo sguardo
verso l'infinito ordine. |
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Come donna, qual io sono,
celo nei meandri dell'animo,
un forte sentimento,
che tenace il cuor mi nutre,
di verde lo rivesto,
perché speranza
è il suo concetto.
Capisco che sorregge,
completa la mia vita,
fautrice in giovinezza,
a volte lacrimata, ma
in Dio sempre trovata.
Speranza che di speranza
respira,
là tra i miseri la ritrovo,
tanto è il tempo mio
per coltivarla,
come fiore la proteggo
da una resa che
inspettata insidia,
mi distoglie palpiti
imprevisti,
nella sua illusione
fiducia pongo,
in attimi sta la pena,
nel tempo,
la speranza è per sempre. |
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S'avvia il pensiero
alla sorpresa del mattino,
tra gesti e parole
attingo
per carezzar lo spirito,
ma nel vespro
al serrar delle ciglia
l'anima in riflessione
tinta d'illuso avverte
il venir meno
della zingara speranza. |
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Come appare difficile, mio Signore,
dare in dono agli umili,
benevole promesse,
spontanee non sorgono sulle labbra,
solo nel profondo del nostro essere,
si possono creare, e
inspiegabilmente trasmettere,
troppa difficoltà per molti...
tanto fior di gioia per pochi generosi. |
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Sta entrando nel mio silenzio
l'armonia della Festa...
cresce ogni notte e s'innalzerà
nel giubilo delle campane.
Quanta mestizia lenta avanza,
nel tempo sospendo il dolore
costretta a rimodulare l'esistenza.
Suoni assorbiti dal rosso delle vene
impetuoso ruscello diventano.
Goccie di cielo chiazzate di stelle
mettono punti sulle poesie dell'anima, e
i sensi m'illudono d'impalpabili carezze
di Te, che dall'oblio ogni giorno ripesco.
Smarrita nel Natale, sul volto del figlio,
ritroverò il tuo buono e gentile sorriso. |
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Sento nell'aria il sapore d'inverno
che ormai sussurra la malinconia,
braccia aperte d'alberi arresi,
toccate dal suo respiro, attendono...
al riverbero di luna ballano fantasmi di vita,
ma nel cielo terso sta la stella
che guiderà il mio pensiero nell'attesa,
perché nell'Avvento ancora credo.
In ogni luce attorno troverò un sogno,
l'allegria in ogni colore, e
nel suono delle parole, pace.
Mi lascerò andare ai rintocchi di campane
nella mezzanotte di Natale,
aldilà di me l'inverno,
nell'animo non lo farò entrare,
dentro avrò tepore, affetto, e
saprò dove il mio cuore dovrà andare. |
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| E' iniziato il conto alla rovescia,
s'approssima la notte
dell'ultimo dì dell'anno.
Un'impalpabile scia serpeggiante
nell'etere trasporta
un desiderio di novità.
Ognuno spera d'esserne toccato.
Ecco, le sfere dell'orologio
si baciano,
frazione d'attimo
trapuntato di ostinati e
virtuosi propositi.
Prorompe il rinnovato anno,
di bocca in bocca dilaga la speranza.
Noi ancora nell'attimo,
ovunque.
Stelle filanti nei tuoi occhi,
bagliori luminosi solo per me,
nel cuore un tamtam folleggiante.
Come spazzini, gli auguri
levano via il vecchio dell'anno finito,
albergano in me
promesse, rinnovamenti celati.
Ti guardo e vedo sulla tua pelle
il calendario dei giorni vissuti.
Mi guardi e schiva
nascondo il volto,
non vorrei essere
come sono diventata,
ansimo donarti sempre
quell'illusione di audacia
che ti rende a me complice.
L'attimo è compiuto,
l'atteso domani è gia oggi,
sarà una continuata diversità?
Deve essere così, ci voglio credere! |
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Chi siamo, se non creature manchevoli
custodi in seno del soffio del Creatore,
spesso nel dolore riavvolgiamo la vita
lasciando scivolare dall'anima il suo Verbo.
Lo malediciamo proprio perché esiste,
rendendo giusto per noi ripudiarlo.
Gronda il cuore di pianto,
non trova un senso ciò che a volte, ci colpisce
e allora inginocchiati, con le mani giunte,
in una Chiesa cerchiamo di pregare,
ma alle labbra non giungono parole,
siamo troppo prosciugati dentro...
come un campo ormai adusto
l'arco stellato ha risucchiato il nostro giorno,
penzola appassito il pensiero,
ramo spezzato, dove la pianta vive ancora.
Ma in verità aspiriamo di dar Fede
come il Signore, risorgere vorremmo,
per mondar la forte pena che ci divora.
Allevia ogni mestizia, il tempo,
secondando di guardarci attorno,
Non siamo soli come credevamo,
altri, maledicendo la sorte, si son persi.
Specchi umani uguali nella sofferenza,
erranti nella ricerca d'un conforto
che Dio caritatevole potrebbe offrirci.
Si, siamo creature manchevoli e tu lo sai Signore,
impazienti ognora d'una tua benedizione. |
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Quanto orrore intorno
nulla va come dovrebbe andare,
guardo le nuvole ma non so farle piovere,
eppure il mio cuore,
convinto
ognor, il pio desiderio, incigna. |
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Il mio pensiero non ha età
libero lo lascio andare
come rondine affamata di cielo
nell'aria rilucente e tremula
cercando il momento d'amore.
In quel pensiero ci sono io
minuscola porzione d'universo,
in una luce che a volte sporca,
scurisce spegne
un'anima in attesa della sorte.
Un avvenire tacito, impetuoso
vorrei scorresse nelle vene,
caldo come ispirato amplesso.
Sono onde i giorni della vita
si compongono e dissolvono
sulla sponda dell'anima bianca
in un ventare tiepido di nostalgia.
Pellegrino pensiero a me ritorni
e di raccolta speranza ancor mi nutri. |
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Dal cerchio solitario della vita
mongolfiera l'anima s' invola
nella gigante esistenza dell'universo.
In polvere di sole, intrecci di colori
di sentimento l'affamato Io
di Te si riempie
trovando un fondamento.
Nell'armonica vitalità del corpo
brilla ogni realtà
nel Tutto calcolato e adornato.
Anima porosa ed ermetica
di dolori e gioie dominata
nell'occulto tesoro d'energia.
Lo spirito, forte comanda,
si riempie di verità contagiose
e nella perenne ferita,
propria della tua Assenza,
questo cosmo, è il tuo volto,
Dio. |
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In quale globulo rosso
di linfa che scorre in me
anima,
ti fai trasportare come piuma
d' ala d''angelo persa.
Ti sento,
quando nei percorsi della mente,
lieve, pensieri ravvivi,
ricordi ammassati come dighe
scavalchi,
per tuffarti nel rosso del cuore,
In zattere di emozioni t'imbatti,
sospinte da venti caldi
che fanno evaporare salsedini
di luoghi dove l'amore ha dato e a perso,
,E scorri scorri ripulendo aria inferma,
di inganni conosciuti ma soffocati dentro
nel fiato cosmico unito a tutti gli altri.
In quale globulo rosso,
mi sei sospiro ... mi sei sostanza... |
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Spesso
nella palude dei ricordi
immersi cadiamo,
sonnolento il caos
di sovrabbondi momenti,
certi noi di trattener
della vita tutto il senso.
Allora perché non imitare
dei bambini l'esultanza,
succhiano il tempo
come una caramella
per trarne tutto il dolce
ch'essa può donare.
Quella letizia dei piccoli
che sgrava
dal ricordo e rimpianto...
pesano per i maturi,
fardelli di memorie,
sono occhielli di sole,
nel cuore impigliati,
fra una ragnatela filata
da un adulto tempo sfiancato. |
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Mille i colori dei tuoi sogni
digradano dalla mente al cuore,
palpiti d'una agognata quiete.
Sono colombe, le mani bianche
su di un mare di morte
e tu l'afferri tremante,
mischiando lacrime
a parole inzuppate di terrore.
E poi..., rivestito di speranza
ostaggio d'una falsa libertà,
resti là...fra barriere,
sbarre e pareti urlanti
di vergate sofferenze.
Impalpabile l'inedia,
insolente danza attorno a te...
Sei proiezione di tanti e tanti
fabbricatori di futuro,
costretti a ricordar ombre guerriere,
cuori supurati dall'infetta guerra.
Nudo nell'anima ascolti piegato,
nel pallido riflesso d'una lambada di Luna.
Sai, non hanno suono i cambiamenti,
sfiorano la superficie della vita
malgrado la stoltezza di alcuni uomini... .
Ancora, puoi solo immaginare...
nel cerchio del sole, di rialzarti un domani. |
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E' lieve soffio di speranza
la Natività Santa,
anime in ascolto un po' smarrite,
fra note di campane in giubilo
nel cielo di mezzanotte.
Astri al di sopra
dell'interiore inquinamento
di luce vera scintillano,
riempie il Bambinello
il nostro vuoto con la sua venuta
brame di pace ora dialogano
con il crudo presente,
tuttavia,
il fascino di luminarie intorno
rendono magica la notte.
In ognuno di noi l'affezione
d'esser domani forse un po' migliori. |
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