| E' l'odore di pioggia
a parlare con nostalgia
di un fuoco in un camino
"Il viaggio è a metà"
Tiranno il tempo che resta...
Vetri appannati e il tintinnio delle gocce
sono musica per le finestre dello sguardo
Sorridiamo, di questa insolita neve,
delle strane forme che assume il cielo
e dei legni secchi raccolti sulla spiaggia
L'occhio discerne un filo di rugiada
un groviglio di riccioli
sono i sogni attesi
- Le tue braccia una gabbia di stelle -
Tu, che conosci del dolore il pianto
e dei nidi riconosci il canto
Mi affacci il giorno
e sei lo scatto che ritrae
della mia voce gli occhi
Così, come sognando
l'avremmo dipinto |
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| Non chianciri picchì lu munnu
non è comi pinsavi
Sti stiddi ntà l'occhi
sunnu comu li stiddi di lu cielu
Quannu pensi e fimmini chi soffrunu
pi na spiranza
e i picciriddi sognunu na picca i libirtà
Lu barcuni è un ponti
“l'arcubalenu “chi li porta a l'autra sponda
Non chianciri
si stu munnu teni cunfini
chi sulu l'omu avi piantatu ntà la terra
Traduzione
Non piangere
Non piangere
perché il mondo non è come pensavi
queste lacrime nei tuoi occhi
sono come le stelle del cielo
Quando pensi alle donne
che soffrono per una speranza
e i bambini che sognano un po' di libertà
Il barcone è un ponte
“l'arcobaleno “
che li porta all'altra sponda
Non piangere
se questo mondo ha confini
che solo l'uomo ha piantato in terra |
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| Con gli occhi rapiti
dal muoversi lento del mare
nell'infinito andare e tornare
ad accarezzare la riva
Slego i pensieri in confini senza meta
sentendo perle sul viso
di pioggia d'estate
inumidire lo sguardo fisso
sulle mie mani concave
come vuoti a perdere
Guardo scivolare le panciute barche
sull'azzurra trasparenza
sembrando vita che si allontana
cercando speranze
con reti consunte dagli anni
E resto lì
ferma ad aspettare
dove muore il sole
lasciando alla mia pelle
tramontati sogni
aggrappata a una nuvola
sospesa
tra il mare e il cielo
guardando un'altro giorno
che si allontana
lasciando ancora intatti
i miei perché |
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| Ti suggi a stissa ura ogni matina
Nesci, e non t'accorgi si c'è u suli o chiovi
Non c'è tempu pi leggiri o pi scrìviri
senti malincunia
di comi scurri lu to viviri
Curri senza ciatu
sarvannu ntò sularu
na buttigghia i mari,
na pinna e un fogghiu ancora iancu.
Scura lu jornu
senza chi t'accorgi
e u cori ...
Si fa niuru
Mentri rimanni a nautru dumani
i sogni d' oggi
Mentre il tempo scorre
Ti alzi alla stessa ora ogni mattina
esci e non t'accorgi se c'è il sole o piove
non c'è tempo per leggere e per scrivere
e senti la malinconia di come scorre il tuo vivere
Corri a perdifiato
lasciando nel solaio
una bottiglia di mare, una penna e un foglio ancora bianco
Scende la notte senza che ti accorgi
e il cuore si fa nero
rimandando a un altro domani i sogni d'oggi |
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| Quando il pensiero va oltre il pensiero
e nulla diviene distante
nella sincronia di intenti
Si appianano
i massi incerti
di spigolosi passi
Nuove abitudini ogni giorno diverse
In uno sboccio di colori dietro ai vetri
si tingono di vermiglio
i rami secchi d’un inverno spiovuto
Gli occhi corrono lontani
come nuvole sul mare
mentre il pensiero
resta fermo nel sempre del tuo sguardo |
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| Chiudo gli occhi, e mi rivedo bambina
affondo la mente nei pensieri
tanti gli echi che rimbalzano, tante le forme consumate dal tempo.
Mi è caro pensarti, umile personaggio
uscito per magia dalle pagine di un libro di poesie.
Sento indimenticabile come se fosse oggi
il familiare tuo odore
odore di fatica e di sudore.
Sento ancora la stretta delle tue mani,
mani forti, confortevoli, calde, amichevoli, sicure.
Tanti, i pensieri che vagano
nella mia mente,
tanti i ricordi che offuscano
di nostalgia il mio cuore.
Ti vedo come se mi fossi ancora vicino, ricordo la tua vita
fatta di tante speranze, la tua vita
fatta di mille rinunce.
Ricordo
il pane fragrante
le tue mani incallite.
È sempre vivo in me il ricordo
della tua unica e immensa ricchezza,
ricchezza che dividevi,
con chi meno di niente
aveva avuto dalla vita.
Ricchezza fatta di umiltà,
di rinunce, di altruismo,
di amore e carità cristiana.
Questa è la preziosa eredità
che mi hai lasciato:
l'esempio di vita che mi hai donato;
al quale non avrei mai voluto rinunciare |
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| Sentii quel tremolio sussurrato divenire fremito,
in un tramestio di tenerezza brulicò l’affanno
soffuso nella quiete di un giardino di zagare
Un’eclissi velò ogni misera tristezza
La salsedine preparò umide labbra
che ne accolsero il bacio
In te c’è la terra, il grano, il mare
Districasti le mie paure
come fossero reti confuse
e bramai
il tempo delle ore attese |
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U celu, i barcuni, l’arbiri, li stradi
si tinciunu di zaffiranu,
gocci granni comu la rannula
battunu supra li petri e i vitri.
U mari s’incrispa e raggia
non voli sentiri ragiuni
I barchi cumparunu e scumparunu
sutta l’ondi jauti quantu li palazzi
Lu scorsciu d’acqua battenti
di traversu timpulìa li scogghi
Zagari e rosi, cancianu culuri,
la terra mancu si ricanusci.
Comu ranu d’istati
a peddi s’avvampa di calura
e a bucca si sciuga pì l’arsura.
I mura non parrunu...
Muti sunnu, comu lu duluri |
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| Compagna fedele, amica fidata
col tuo abitino colorato e il viso scarabocchiato
eri per me truccata, come i grandi
Mille voci intorno...
Io emulavo e tu raccoglievi carezze,
caramelle e le mie prime paure.
Ero per te premurosa mammina,
nel tempo dei piedi scalzi
che correvano sugli innocenti prati d’infanzia
con le ginocchia perennemente sbucciate.
Poco importava se si staccava un braccio
e i capelli a furia di pettinarli
sembravano lana cardata...
Eri tu custode dei miei primi segreti
In un valzer senza note ti cullavo
con gli occhi sognanti di un vivere adulto
Giaci ora nella soffitta dei ricordi
confusa nel fondo di un baule,
tra vecchie foto e fiori secchi ingialliti
Di quel tempo che fu’
e che vorresti tornasse |
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Eravamo gabbiani tra i gabbiani
sabbia ancora da plasmare,
movenze precise
d’ acqua sorgiva
che ha urgenza di scorrere
Sempre in avanti
mai imbrigliata da adulti pudori
Come foglie d’autunno che dipingono i rami
cercavi sulla battigia piccoli vetri
che il tempo ha smussato
Mettevi le ali
respirando ancora
i contorni d’infanzia
raccogliendo l’odore dei campi |
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Mentre il mare cambiava colore
ed io cercavo, cercavo nell’inutile delle cose
in ogni spazio vuoto che colmava le ore
c’era un mondo dentro che non voleva uscire
Quante volte ho guardato il mare
sopendo con forza desideri sgualciti
come piantine che stentano a germogliare.
Proprio dove pensavo di non poter cadere
andavo incosciente incontro alle cadute
Capii, che il tempo riporta anche ciò che non fu
affondando nel dubbio più incerto
del dove ...il domani conduce.
Un oceano impetuoso
si stagliava contro la consapevolezza
senza vie di fuga, come fossi stata d’ombra allo specchio
Nemmeno gli occhi di un cieco
dimenticano l’azzurro che non vedono
e i miei pensieri migravano
emulando
quel partire in volo degli uccelli |
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| Non pensare
allo scricchiolio delle cose
agli alberi che vanno
come pensieri nel vento
A ciò che passa
senza aver avuto un nome
al latere d’ogni fine
e di quel tempo che mai fu mio
Vedevo mia la strada
che correva nei tuoi occhi
Sul ramo
una foglia s’agita
prima del vento
Fioca la luce che riflette
la goccia sul vetro,
perla di una lacrima
che scende su quel libro mai letto
Solo pagine bianche
tra l’inizio e la fine
Il senso di ascolto
in questo fermarsi
dove il tempo non esiste
parla di un vissuto
ancora da vivere |
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| I singhiozzi scemavano
quando lo sguardo, in lontananza
catturava l’immagine del tuo avanzare verso casa
dopo che l’alba levava il profumo inebriante
di gelsomini raccolti per una manciata di pane
Di quell’essenza sei pregna
Tu...
che hai annullato più volte te stessa
per dare amore
Tu...
che hai tenuto legati senza corde i tuoi affetti
Tu...
che con tenere mani
hai posato carezze al mio viso
illuminando ogni vicolo buio
Tu...
che non condanni e comprendi
Tu...
donna e madre da emulare
Io...
che forse non ti ho mai detto
quanto t’amo “Mamma”. |
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| Quando ti penso
e si spostano le nuvole
a bagnarmi le cose perdute
Gli occhi
cercano in ogni cosa che sei
a parlarti del mare
mentre muta la voce
accarezza di sguardi
quel velo di amarezza
dove un sorriso stampato
non basta a nascondere
la forma del tempo
di un noi
finito mai |
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| La vita è fatta di un giorno,
dall’alba al tramonto,
nel caldo o nel gelo,
nel cielo sereno o nel vento
gravido di nubi, lampi, tuoni
pioggia o neve.
L’onda del tempo s’arresta
Quando ogni sera tu dormi.
Al risveglio ti senti talvolta
una poesia nata di notte
dal dolore di un giorno
che visse una gioia
che più non torna |
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| La neve
ha abbracciato i rami in mille forme.
Di uccelli che non esistono.
Di fiori giganteschi, bianchi e senza odore.
Scintillanti,
al sole che li macera e li assottiglia
ad ora ad ora.
Mentre assorbo questo silenzio
popolato di sogni,
scrivo parole che non avranno eco.
Nell'aria ferma e fredda
che gela i polsi e brucia la gola.
Un ardore che consuma
lo stoppino finito senz' olio,
porta al desiderio di fermare
_ in una forma eterna_
una vita d’amore.
Qui,
nella cavità di un ramo inerte
dell’albero che dorme. |
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| Il ritmo del vento è ondulato
sul ritmo del mio sentire
che mi spinge a tornare là
dove cresce un muro di silenzio.
Forse sarò stanca d’aspettare domani
che quel muro s’abbatta
e le crepe
restino solo visibili cicatrici.
D’una stupida battaglia senza vinti
stanca di camminare senza l’eco dei tuoi passi
Senza vedere l’ombra accanto,
senza il dolce consenso
di chi
ama la musica del mare
ascoltata in silenzio.
Sono nel respiro del tempo
ribelle al destino.
E vorrei fermare in questa terra
dura, aspra ma assolata e vera
le suole di chi vuole solo emigrare
Rinnegando quell’ immenso
che teneva in tasca a un destino
graffiato, avvilito, senza tempo
ma pieno di sogni |
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| Luci spente
abbagliano i pensieri
di quest'orfano esistere
Senza brama di tempo
gocce di pioggia
cadono lente
tenute in equilibrio
sulle ciglia del giorno
da palpebre dischiuse
Un repentino imbrunire
-solo un timido battito d'ali acerbe-
Un sigillo d'attimi
intriso d'illusioni
quel declinare di sole
in una magrezza di pensiero |
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| Vorrei colmare le tue rinunce senza fiato
i tuoi silenzi e i tuoi sorrisi
lambiti a volte da un pianto asciutto
che bagna le notti di un passato presente
e di un presente passato
Le tue rinunce rimarranno senza nome
-Pura vita d’ogni vissuto-
Flebili ricordi lasciano al viso il segno del tempo
Volevi dare un volto a quel silenzio,
soffio di vento l’illusione di un respiro
-Oltre la vita, un’altra vita-
Negli occhi una preghiera
per non dimenticare in quale sguardo sei
Nel silenzio di un pianto
Il respiro d'ogni battito
Quella voglia di sognare
“Che non esista la fine” |
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| Nei pugni chiusi di un pensiero
che lento scivola via
cerchi il passato nel futuro
e in ogni verso
un pezzo di te che non torna
Solo e smarrito tra sordi e indifferenti
dal selciato senti schiudere il germe sotto il sole
ascolti cicale intente a frinire
di luci e profumi ti lasci inebriare
Sei corda
pizzicata dal dolore del mondo
stupita da un tramonto, una stella che cade
e dell’innocenza negli occhi di un bimbo
Diffondi armonia
in versi di teneri distillati di cuore
apri orizzonti e cogli
le essenze tra accordi intonati
tra reale e miraggio |
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| Quel profumo speziato
riporta alla mente
inebrianti vissuti
L’odore del mosto
il chiarore dell’alba
le mani che afferrano
della terra anche l’aria
e l’illusione di scorgerti
in uno specchio di luna
nel giocoso tracciarti un destino
Custode il cielo
di desideri infiniti |
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| La povertà di tempo
era ricca di sogni,
abbracciava gli anni più acerbi.
In un teatro di carta saltavi gli ostacoli
“eri tu” l’elfo nei virgulti di ieri.
Correvi al vento muovendo la vita
nel veloce scorrere di un giorno
che non muore mai.
Cogliendo ogni alba
la gioia di averti
incurante di una pioggia clandestina
scesa da nuvole ferite. |
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| Sospiri d’erba
tagliavamo il respiro ansante del vento
Nell’ inseguire farfalle
le rosse gote luccicavano gioia
nelle stagioni di sogni intatti
si intrecciavano speranze
Nei passi incerti riconoscevi la sera
Attendevi nella fioca luce
l’incanto dell’amore
lasciare la brezza di antiche promesse
mano nella mano, udendo un canto lontano
e sui vetri appannati del sogno
la luce vestiva il buio
lasciando alla finestra
ideogrammi di gioia |
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| Riflessi bianchi nei capelli
di un sole che gioca a nascondino
tra le chiome del cielo
Solchi assetati mostrano mani
come campi d’agosto
Stormi liberi
i pensieri in volo
verso l’imbrunire
La terra si colora
nei viali un morbido soffio
danza mulinelli di foglie
smembrate.
Ammutolite
da irreversibili distanze
più non odono il sospiro del vento
Monosillabi colorati come pietre
scalfite da un silenzio
che per fuggire
catturano aloni di luce |
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| Camminavi per le strade
odorose di sterpaglie bagnate e salmastro,
seguivi processioni per le vie del paese.
Calate ripide verso il mare, fatte da antichi ciottoli
more di rovi e ferrovie che interrompevano lo scenario.
Tu scalza andavi leggiadra
sui sassi roventi del mezzogiorno
mentre umide carezze del vento di scirocco
scompigliavano riccioli ribelli.
Cicale, fischi di treni e la danza al vento dei peperoncini appesi
coloravano odori di una eterna infanzia.
Origano, olio e pane di casa, fichi d’india, zagare e finocchietto
cordiale come una tovaglia stesa
selvatico, come la mia terra.
Terra dove tutto si azzurra, un alone di sole
e anche le ombre restano abbacinate.
Un intreccio di filamenti invisibili
legano presente e futuro senza vuoti.
In ogni altrove c’è un dove e un mai che mi appartiene. |
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| Dentro le tue mani
senza contare i passi
percorro sul tuo volto
strade senza più segreti.
Tra le pieghe di stagioni passate
sulle tue labbra di lunghi vissuti
eppure giovani come sorgenti
respiro e vivo
sfogliando le pagine dei miei giorni.
“Girotondi di pensieri senza fine”
con la rugiada degli anni
che ancora respira sulle tempie del nostro domani.
Camminiamo leggeri per le vie che costeggiano i crepuscoli.
Le tue mani
memorie da stringere, come il sapore dei gelsi
e le sorbe appese a maturare sui balconi.
Voglio perdermi con te
nei frantoi delle memorie dei nostri ricordi.
Abbiamo tele intatte da dipingere
e tavolozze di colori sopravvissute al cigolio degli anni.
Con te la mente scorse l’alba prima dello sguardo.
Senza te
avrei guardato il tramonto da finestre cieche.
Dimentica del colore del cielo. |
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| Il sole cocente abbaglia le antiche pietre
dei vicoli del piccolo paese
come volesse donargli nuova vita.
Le case hanno occhi e bocche spalancate
le poche tegole. sparpagliate e scolorite
come i capelli radi di un anziano
L’erba è alta,
unica padrona, avida e invadente.
Anche il vento evita di fermarsi
temendo di poterne restare prigioniero.
Affretti il passo, senza voltarti
per non vedere chi sta lì seduto
aspettando che il tempo cambi
con occhi rassegnati e spenti
dalla malinconia e dai ricordi
Affretti il passo,
per evitare che come il vento
anche tu
possa restare prigioniero |
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| Cadono gelsomini
come neve sotto il sole d’agosto
Candide stelle
anomale nel vento
Imbiancano il giardino
intenso è il profumo
Cadono gelsomini
come i sogni
Perdono il candore
se calpestati |
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