Com'era romantica la pioggia nel passato
se costringeva due cuori innamorati
a riparare dentro ad un portone
e lì, nella penombra sconosciuta,
ci scappava qualche bacio appassionato.
Anche l'inverno traeva l'allegria
dalle corolle di ombrelli colorati,
dai giochi dispettosi di bimbi nelle pozze;
e il mondo si specchiava capovolto
nel lucido selciato della via.
Grande festa era per la natura,
che sotto la pioggia ritrovava il suo rigoglio
e l'assetata umanità attendeva,
come dal cielo la preziosa manna,
i benefici scrosci d'acqua pura.
Cambiano i tempi, cambiano le menti,
la terra e il clima han perso l'equilibrio,
ora si affrontano con insolita violenza;
dov'era incontro ora è sopraffazione
che nell'umano egoismo ha le sorgenti.
Ad ogni temporale c'è desolazione,
Sorella Pioggia è diventata sporca,
non più fonte di vita, reca morte.
invece del sollievo a tanta arsura
ormai contiamo piene, frane e distruzione. |
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Pilù, il cucciolo randagio,
camminava adagio adagio
per le strade di Nettuno
senza guardare in faccia a nessuno.
Se ne andava in cerca di un fosso
per nascondervi il suo osso
che leccava con dovizia
come fosse una gran delizia.
“Ma tu sei proprio matto”
gli miagolò dietro un gatto,
“io non saprei che farne
di un osso senza carne,
sono io la bestia saggia
che si aggira per la spiaggia;
guarda quanta carne ho trovato
dal buon pesce appena pescato”.
Ma Pilù non lo ascoltò
e la sua strada continuò
quasi per un’ora e venti,
l’osso stretto in mezzo ai denti.
Si fermò presso uno stagno
con l’idea di fare un bagno;
fu distratto da una rana
su una buccia di banana
stesa al sole ad abbronzarsi,
col pensiero di mangiarsi
delle piccole farfalle
dalle ali nere e gialle.
Camminò per un buon miglio
fino a che vide un coniglio
che annusava l’aria immota
rosicchiando una carota.
Avvistò più avanti un sorcio
che spuntava da un vecchio orcio;
questi gli disse: “Ascolta amico
tutto quello che ora ti dico:
non nascondere il tuo osso
né in un muro né in un fosso,
perché vivrai momenti brutti
per difenderlo da tutti.
Sono soli ed infelici
quelli che non hanno amici,
perché pensano solo a se stessi
e non fanno mai progressi.
Se hai un piccolo tesoro
per te prezioso più dell’oro
condividilo col cuore,
ne avrai tanta gioia e amore”. |
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Si rincorrono i colori sulla tela,
vagano per l’azzurro in sottofondo
all’irrealtà onirica.
È un turbine la fantasia,
tutto concede all’ansia
di raccontar la vita per immagini
pennellando ogni respiro, ogni battito.
Spicca voli pindarici la mente
in divenire metamorfico
inseguendo le forme assurde di Dalì.
Da lì. Da qui. Dovunque.
Sogno. Incubo. Realtà.
Che importa?
Tale è l’artista,
vive di nuvole cromatiche,
di vetri infranti e voli di farfalle.
È graffio di tigre che ruggisce al mondo:
«IO ESISTO!» | |
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Rapida la nordica marea s’avanza,
avida inghiotte a palmi la sabbia inerme
che pullula di vite in bilico tra acqua ed aria.
Tentacolare si insinua il mare in ogni anfratto
schiavo dell’attrazione della luna,
tutto travolge nel suo vorace assalto.
Guglie puntate contro il cielo,
sulla fortezza inespugnabile sta fiero
in aureo splendore l’Arcangelo guerriero. |
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Acerbo fiore di negata giovinezza
più non coltivi i sogni dell’amore
né di qualche romantica carezza.
Illusa libertà nel denudare il corpo
mentre incateni l’anima alle ambizioni
di chi ti diede la vita e la beltà
e vuole vincere le proprie frustrazioni
usando l’arma della tua bellezza
per conquistare la fiera delle vanità.
E ti compiaci del fascino perverso
degli occhi tuoi che ammaliano,
delle tue carni turgide e odorose
che presto perderanno la freschezza.
Il tuo tesoro va sfruttato senza posa
prima che il suo valore vada perso.
Così ti logori tra orge e balli e feste,
ti illudi di decidere destini,
ti inebrierai nel far cadere teste.
Danza, Salomè, e non fermarti
che il ritmo della danza è esasperante.
Sciogli i tuoi veli uno dopo l’altro,
gettali via insieme all’innocenza.
Ubriacali di vita fino allo stordimento,
su te le loro brame pugnali acuminati.
Danza la tua dignità fino allo stremo
finché cadrai spossata faccia a terra
senza il fiato di un flebile lamento. | |
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Tra il serio ed il faceto
voglio considerare che oggi nulla
è più noto e sbandierato di un segreto.
Un dì era costume di ogni fanciulla
tenere un diario chiuso da un lucchetto
dove serbava i sogni d’amore con costanza
ben custoditi dentro ad un cassetto.
Or cadono le mura di ogni proibita stanza,
rispetto e discrezione non lasciano più tracce;
anche l’intimità più delicata, con baldanza,
sbattiamo sul libro virtuale delle facce,
pure se il nostro dire è privo di sostanza.
“Digito, ergo sum” ecco l’anacoluto!
Sol quando ci conviene la privacy si assume
ma “l’intimo non ci rode” è risaputo,
lo disse precorrendo tempi e malcostume
già il principe Totò con fare arguto. |
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È in cerca di quiete l’inquieta anima mia
su per i tornanti
nel freddo del mattino luminoso.
Pax!
M’accoglie l’augurio del santo Benedetto,
l’antico abate orante et laborioso.
Pax!
Qui dove l’inferno urlò forte il suo grido di morte
e il rosso sangue cancellò il sempreverde bosco,
qui più forte grida il silenzio della vita
che avanza imperitura oltre la memoria.
E tra cipressi e querce che svettano superbi,
timido ed esile l’ulivo presenta al cielo rami frondosi
a ricordare giovani vite spezzate dalla follia di guerra
che travolse il mondo né giammai si arresta.
Vite sbocciate altrove
e ora concime a questo sacro monte;
ormai non hanno più nazione né più lingua
ma parlano l’unico linguaggio senza suono dell’assurdo.
Pax!
Tutta un sacrario è la montagna
fecondata dai sogni infranti
di chi non ebbe più ritorno.
Qui anche il fluir delle stagioni sembra immoto
nel silenzio irreale tra le bianche stele...
Solo s’ode in lontananza il tintinnio di campanacci
dei placidi armenti intenti alla pastura;
...e vola la mente mia alla promessa
di verdi pascoli sereni oltre l’infinito.
Pax! |
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Artigli di tigre
affondati nella carne viva della terra,
come graffi dolorosi
sulle sinuosità di monti e valli
crocifissi dalla follia umana.
Viscidi canali che vomitano fuoco
ed ingoiano piombo,
distinti solo dal colore delle giubbe
che non hanno più colore,
arse dal sole feroce, bruciate dalla neve.
Cicatrici ancora urlanti,
solchi scavati da talpe accecate
dall’odio e dal terrore,
per vita e morte fianco a fianco,
incerte compagnie.
D’ambo le parti è lo stesso odore di paura,
è puzzo di sudore e di escrementi,
è lacrime versate su lettere mai spedite
serrate tra le mani irrigidite.
È desiderio ardente di tornare.
Trincee.
Umide arterie in cui scorrono soldati
come globuli di sangue malato
versato nelle vene della Storia. | |
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Non è rimasto che il cuore del poeta
a contare le lacrime di cielo
che piovono su questa terra inerme,
stuprata, distrutta dalla bramosia di uomini
che nulla più hanno di umano?
Solo il poeta si accorge della pena
di eserciti di popoli in esodo perenne
dalle proprie radici
corrose dai parassiti ricchi di ogni bene
ma poveri anche di palpito bestiale?
E gioielli del Creato franati in mezzo ai flutti
e borghi abbandonati in spettrale solitudine
e terre fertili bruciate da fuochi velenosi
e praterie ingoiate da arsura di deserto
e mari trasformati in tombe senza fondo...
Sarà mai sazia la brama dei potenti,
la cupidigia degli avidi arroganti,
che plagiano, diabolici, e seminano inferno?
Solo la voce del poeta leva inni di rabbia
come un’Ode alla Storia,
non per banale nostalgia,
ma perché della pianta non si estingua la radice
e possa ancora, con tenacia, serbarne la semente
e continuare a dare buoni frutti. |
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È vuota ormai la sala
nella notte che avanza verso l’alba.
Ombra di fumo
e acro sentore di vite sudate.
Ancora un disco
suona l’indolenza di bandòleon
che tagliano le note come lame.
I due si affrontano:
“Balla solo per me. Solo con me”.
E nota contro nota
e sguardo contro sguardo
e corpo contro corpo
e vita contro vita.
Lui e lei, il rosso e il nero.
Eterno gioco di amore e morte.
Mani si afferrano, si fondono le menti
e cuori ribelli lottano per non soccombere
al ritmo esasperante che li incalza.
Punte di piedi strascicate sul parquet,
caviglie che si avvinghiano
e si lasciano in rapida scioltezza,
al tempo della musica
che scorre come sangue nelle vene.
Vola il pensiero a terre sconosciute dietro il mare.
Terre di ghiaccio e fuoco.
Ed è ritmo sensuale.
Ed è Passione.
Ed è Amore
Ed è Vita.
Ed è ... Tango. | |
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Scorre la vita
sul palcoscenico del mondo,
comparse, mimi, attori,
burattinai, registi e spettatori.
Chi coraggioso canta la speranza,
chi suona strumenti di morte,
chi non sopravvive all'affanno della danza.
E la commedia si trasforma in dramma,
lampo di guerra illumina il proscenio,
di rosso sangue la ribalta infiamma.
Maschere ambigue rubano la scena,
ostentano l'assolo di satira crudele.
E visi nudi e nude mani
reclamano il diritto alla vita piena
che spetta ad ogni creatura.
Piange Pierrot la sua malinconia
adagiato a uno spicchio di luna
mentre guarda dall'alto la scena
della tragedia umana senza velo.
Nera la goccia scivola sul viso esangue
e dal lago dell'occhio
si perde tra infinite stelle
tremule come lacrime di cielo. |
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Andai a Betlemme in un raro giorno di pace,
fu un momento fugace.
Da allora mi sono sempre chiesta
perché mai è proprio questa
la terra prescelta da nostro Signore
per la nascita del Salvatore.
Sconsolata, deserta, sembra un’arida foglia,
tanto che ti viene voglia
di fuggire per sempre lontano,
cancellarla con mano
e cercare altrove quell’Eden perduto
che non hai mai goduto.
Ma ogni volta che in televisione
vedo scene di desolazione,
di violenza, di sangue, di morte,
proprio lì dove l’odio è più forte
e tutti passano il tempo accaniti a sparare,
vorrei dire: “dovete sperare
in un mondo davvero migliore
tollerando ogni lingua, ogni razza e colore.
Musulmani, cristiani ed ebrei
siamo figli dell’unico Dio
che ha creato l’intero universo,
dove ognuno è uguale e diverso”.
Che tristezza vedere i ragazzi lottare per strada
e morire per l’intifada;
uomini e donne atteggiati a feroci soldati
avanzare con i carri armati.
Spari e bombe si alternano in macabre danze
e poi le corse delle autoambulanze.
Luci notturne come fatui bagliori
e intorno gli eredi degli antichi pastori,
in mezzo alla terra che in macerie è ridotta
là dove un tempo c’era la grotta.
Tutto il mondo sta a guardare e tace...
...e poi parlano di pace!
Ora sento ogni tanto un richiamo nel cuore,
come un sordo dolore,
un sentimento dolce che langue:
quella terra mi è entrata nel sangue!
E capisco che adesso la mia
è davvero nostalgia.
Penso a quella che per tutti è la terra promessa
e la magia rimane la stessa,
ogni anno il messaggio è tale e quale
a quella lontana notte di Natale.
E un giorno io voglio ancora tornare laggiù
dove nacque Gesù. |
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"... Eppure non so scrivere poesie. Non conosco regole di metrica, di rima e di sintassi; però se la poesia nasce dall’anima col desiderio di trasformare in parole i sentimenti, le emozioni, i moti prorompenti del cuore, i miei semplici versi, con molta indulgenza potrete anche definirli poesie" ... Ecco, mi definirei un poeta naif...
Nata a Napoli il 17 novembre 1955, sono impiegata nella Pubblica Amministrazione. Figlia unica, cresciuta in una famiglia meridionale tradizionalista degli anni ’60, non ho potuto compiere studi regolari. Tuttavia ho conseguito il Diploma Magistrale e quindi la specializzazione nell’insegnamento agli handicappati psico- fisici con una tesi in Anatomofisiopatologia del Sistema Nervoso su “Evoluzione grafica del bambino in età prescolare”.
Grazie alla sete di conoscenza, ad una grande passione per la lingua italiana e per la letteratura in genere, coltivati con la lettura assidua di centinaia di autori, diversi per genere e provenienza, sono riuscita a formarmi un piccolo bagaglio culturale da autodidatta. Le preferenze sono state per il romanzo storico, da cui prendevo spunto per approfondire la conoscenza di personaggi e periodi storici su testi più specifici.
Per circa venti anni ho trascorso le vacanze in viaggio in Italia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo alla ricerca delle radici della nostra cultura e per conoscere da vicino i luoghi delle mie letture preferite. Appassionata di musica, viaggi e disegno e fotografia, mi sono cimenta in prime imprese letterarie nate proprio come diari di viaggio.
Dal 1998 ho iniziato a sentire il richiamo della fede vissuta fino ad allora in modo passivo. La passione per le Sacre Scritture mi fa sostituisce interamente la biblioteca di centinaia di volumi con libri di argomento religioso. Autodidatta anche in questo campo, mi sono dedicata a corsi di conoscenza biblica e alla lettura di autorevoli maestri di teologia, esegesi e spiritualità.
Dal 2005 ho risposto alla vocazione religiosa iniziando il cammino di preparazione per la Consacrazione secondo il Rito dell’Ordo Virginum. Da allora ho tenuto un diario spirituale da cui ho tratto una prima raccolta di versi, “Il Deserto e l’isola”, fatta stampare in proprio ed offerta in dono ad amici e conoscenti più sensibili al tema dell’introspezione.
Nel 2012 ho fondato l’Associazione “Il Buon Pastore”, di cui sono anche Presidente, che si occupa delle adozioni a distanza, per contribuire al mantenimento scolastico di circa 200 bambini nel territorio di San Miguel Arcangel nell’Ecuador settentrionale.
CURRICULUM LETTERARIO
• Segnalazione di Merito al Premio Nazionale di Poesia “Madre Claudia Russo” (Napoli il 9 giugno 2012) con l’inedito “Il Poeta”
• Ad agosto 2012 pubblicazione del volume “ATTESE”, edito dal Gruppo Albatros il Filo di Roma,, versione riveduta e corretta della precedente raccolta, ampliata da 13 nuovi componimenti. Autobiografico, racconta l’attesa lunga e sofferta della realizzazione della propria vocazione.
• In occasione della Consacrazione nell’Ordo Virginum della Diocesi di Napoli, il 6 ottobre 2012, ho composto “DŎ DĬ – all’Amato del mio cuore” una mini raccolta di poesie, naturale completamento di ATTESE, per cantare la mia gioia.
• Premio Speciale della Giuria alla V Edizione del Premio Letterario Nazionale “Parole e Poesia” (15 giugno 2013) di Formigine (MO) per la Poesia Religiosa con l’inedito “Canto di Festa”
• Secondo Premio al Concorso Straordinario per il Decennale dell’Associazione L@ Nuov@ Mus@ ad Anzio (13 luglio 2013) sempre con l’inedito “Il Poeta”.
Ho già in preparazione una nuova raccolta di Poesie sia a carattere “spirituale” che “laico”, ispirate ai diversi sentimenti della vita e che hanno come filo conduttore l’Amore e la Speranza. Mi piacerebbe pubblicarle accompagnate da fotografie scattate da me e curarne personalmente la redazione.
Assaggi delle mie Poesie, con qualche foto, potete trovarli nella pagina Facebook che curo: "Attese di Anna Piccirillo ed altri Pensieri Sparsi".
Il 15 settembre 2013 ho avuto la gioia di vincere la Prima Edizione del Concorso Letterario Nazionale "AVE, VERGINE MARIA" con il racconto inedito "Una ragazza di nome Maria". |
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