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Filippo Spatafora
Le 17 poesie di Filippo Spatafora
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Rocce distrutte, mattoni battuti
Quattro le mura nelle notti celesti
Aggressiva, l'attanaglia, l'edera
Non c'è passato che d'ogni schiera
L'esercito risanatore la casa
Ha distrutto nella buia mesa.
È giunto fin qui, è
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Passando ho veduto i tuoi occhi
Verdi com'i prati d'aprile
Castagna come i tronchi di querce
Ho veduto nel lago
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Perché dovrei stare così male?
Hai solo metà del mio cuore
Vago tra rabbia e delusione
Tra sconforto e amarezza
Questa stanchezza è dovuta a te
Il mio vagare senza meta
E oltrepassare lo sguardo
È dovuto a te,
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La pietra antica smosse l'alme
T'infuria Nettuno il mare è gonfio
Il vecchio all'acque avea le salme
Greco iro, irsuto sovrasta il soffio
Frivolo e vanaglorioso il marinaio
Col funesto viso affronse l'onda
Nacque in lui il sentor d'un
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Perfida malinconia, che mi accompagni
In questo mio lugubre viaggio, nel mondo del chissà
Comprendi il mio stato d'animo, aiutami a passarlo
Come se fossi un altro io, come se il ghiaccio bruciasse
Sono solo un angelo rock 'n' roll e mi
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Dittonghi di tribali crocefissi
Amabili infruttuosi sposalizi
Fecero del ballo cosa rituale
E movimento assai speciale
Riflesse per terra luci d'oro
Specchio e maschera di loro
Che furon aggrottati sacerdoti
Dalle sagge e sacrosante
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Per i discorsi non finiti
Delle parole rubate dai tuoi baci
E i silenzi e i sospiri nelle notti toscane
Il volto nostro prostrato al cielo
A guardar timide stelle
E capir che non son loro le più belle
Cercando gli abbracci nella notte
Nel
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Oggi svegliandomi ho notato nell'aurora
Una stella che resisteva al Sole
Solitaria vinceva una singolare guerra
E come guerriera orgogliosa
Si mostrava per ciò che era
Semplice nella sua unicità
Unica nella sua semplicità
Era
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Sono lacrime che sciolgono il mio viso
perché lasciarle correre?
sono fiamme che bruciano il mio cuore
perché lasciarlo bruciare?
sono acque che bagnano la mia mente
perché lasciarla bagnare?
sono venti che soffiano sulla mia
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Sei cristallo finissimo
Tulipano d'aurora
Margherita crepuscolare
Indifesa nella tua maestà
Dormi piccolo angelo
Fa che lo specchio infinito
Riesca a riflettere
Tutta la tua serenità
Quando dolcemente dormi
Dolcemente raggiungi
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Filippo Spatafora.
Questa è la storia di Cirano
Ercole Savino, di Bergerac il conte
Che in vita fu tutto e lo fu invano
E di Rossana, che del suo amor ne fu la fonte
Nato difetto in volto il naso
Fu per lui maledizione peggiore
Che l'impedì di viver
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Aspetto il passar dell'ore
ma noia e gioia ormai
non s'accavallano più
Ella, la Solitudine, m'accompagnava già
c'è se del di lei cullar sento il bisogno
e di star con riso in compagnia
Ma altri m'affiancano
e so di
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Silenzio! Silvane fate
Sorvolano la superficie
Di questo mare...
Silenzio! Solitarie creature
Principesche bellezze
Silenti e auliche
Silenzio ho detto!
Non le vedete anche voi?
Chiudete gli occhi, silenzio...
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Ingiuria abbattiti su me
Sfonda le mura del mio corpo
Fa breccia sulla mia sanità mentale
E infine ordina al
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L'edera copriva
la dura e vecchia corteccia.
La chioma spoglia nell'avanzar del tempo;
già autunno, già anziano.
I rami secchi indicavano il grigio cielo,
che delle nubi più scure era adornato.
La finestra dell'aula,
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Al Caporale Amore,
Che offusca la mente e rischiara il cuore
Calma piatta al fronte, Caporale
Tutto tace in questo
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Fui diviso tra due beltà
Il mio amore e la luna
La mia spada difese me
e il mio orgoglio mi recò danno
ma con la penna mi rifugiavo
scrivevo solo, perché non c'era altrimenti
poi quando venne l'altro
vidi la mia maschera
lui
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