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Il lento gocciolare
di queste fonde,
intinge gli steli
in acque torrenziali
che profumano di cieli limpidi
e sorrisi carichi
dei colori di primavera.
Giunge il tempo
di gravosi carichi
e risposte,
in risonanze di tempi andati.
E non mostri
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E ci risiamo con questo numero
ogni volta capace di rivoltare le zolle
onde non rimanere indietro in quel volere
in tutti i modi essere di compagnia
e non si sbaglia visto l’accettazione
che sempre riesce a tenere ben in vista
persino
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Sotto le luci soffuse di questa stanza
affondo bacio dopo bacio
nel mar mosso d’un adorno furor spaziale.
Non ha alcun dubbio l’apnea d’arcobaleno,
tra il pieno e il vuoto delle curve animali,
ch’esplode come stella cadente qui senza
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Raccoje co’ fatica
li grani pe’ l’inverno
e l’ammucchia ‘a formica
ner suo lavoro eterno.
A tutta gola canta
e stride ‘a cicala
oziando su ‘a pianta
finché er giorno esala.
Ma quanno poi ‘a fame
‘a stuzzica e ‘a preme,
nun ha né ‘npo’ de
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Riposa sui sogni
io da questa casa
chiuderò la finestra
per non sentire
nulla che non sia
silenzio o almeno
la sua ombra
flebile nel dolore.
Ritorna di sera
per dare alla terra
qualche goccia
di cuore malato
o anche il profumo
di
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ho ascoltato la scarsa pietà che provo per quel benedetto piantone che ci impedisce di correre
no non lo voglio con me nell’ora di libertà settima melodia di una strozzatura umana di prigione
ho imparato una polemica di dignità per quel volto che sfiora
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Il sogno è il tuo boccale di esistenza.
T’invita a bere, anche quando non hai sete.
Acqua alle rose, profumata di essenze.
Gorgoglia di sospiri di luna.
Si adagia ai piedi di rive scoscese e goccia goccia si riempie fino a traboccare di Niente, di
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Passano brumosi i giorni,
nuvole pallide
lacrimano sui petali di rosa
rugiada sfavillante d’argento.
Il pianto della pioggia
è la risposta
tutte le volte che ho sperato
che dal silenzio mi giungesse un canto.
Il sole dissolve la nebbia nel
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È tardi ma non importa
sarebbe un peccato spezzare la catena
non risolverebbe certo i problemi
mettiamoci dunque al lavoro
affinché tutto sia finito al più presto
c’è chi attende non facciamolo aspettare inutilmente
sarebbe buona cosa mettere da
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Tornerei a quel giorno, regina del tempo,
quando l’amor allineò tutti i satelliti più reconditi
contro i buchi neri della malinconia battente.
Terrei stretto la polvere lunare, di quella notte,
per benedir di miracolo ed energia
il miele celeste
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Alla finestra le stelle
ci seguono
ci guardano
ci ammiarno
io abitante della terra
Tu dell’infinito
piango e rido
mi sento uomo
mi sento dio
quello che cerchi Tu.
La notte mi è madre
felice sono di essere
un suo figlio
nell’alba che
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Ci ripareremo all’ombra
di un albero di una via
d’una casa d’una galleria
ove più fresco tutto sembra
Beviamo l’acqua a più sorsi
veloce disidratazione
così non ci sentiamo persi
cambio di alimentazione
Brucia come fuoco il sole
su pelli
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Seduto su questa sedia
ascolto il risciacquio
dell’onda,
è gioia per me
che non si confonde
con la felicità
che mi porto dentro...
C’è pace attorno a me
e nel momento in cui
or penso a te
tutto si rasserena,
in quella parte di me
che
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Ascolta!
Cade soffice la pioggia
su queste foglie brillanti,
i vetri a stento ovattano
il tamburellare ritmico
e il vento
che a raffiche veloci e sibilanti,
investe il giardino in penombra.
Ascolto.
Attendo il rumore amico
del tuo
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| Passeggia nel giardino abitato,
sospira dolce tra i fiori in fiore,
la notte, intorno, tace ogni rumore,
e si perde in pensieri leggeri.
Il cielo splende di stelle,
la luna osserva il passo lento,
negli occhi si legge un firmamento
di sogni e
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Non ho voglia di giocare
per scoprire fino in fondo al punto giusto
le parole che intrecciate fanno festa
mentre il tordo mi zampetta nella testa
col suo grido di maniera “Presto fallo!”
Non mi sento di tentare
coi tuoi versi assatanati del
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Ci sarà pure un modo per diagnosticare
quanto ogni dì ci sorprende nel preparare
quel talamo dove il riposo diventa superfluo
considerando quello che dopo la nostra distesa
di vocali e consonanti sotto quel gettito
l’arruffamento diventerà di
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| Salgo sull’aereo,
ritorno in Piemonte
ove m’aspetta un sole
che non scalda il cuore...
È un rito estivo,
più che quarantennale,
sta volta è diverso,
mi sento quasi male.
Batte forte il cuore,
sento un nodo in gola
durante tutto il viaggio
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Sai che ti penso
ancora e qualche volta
sogno di noi
fra le ombre d’inverno.
Sai che di te
conservo il profumo
e le lacrime
in uno scrigno di vetro
lucidato a veleno
per non rovinare la vita
lasciata sola
da un vento nemico.
Sai che ti
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s’arresta il dolore
sull’ultimo abbraccio mancato
si spalma sul cuore
in attesa del colpo finale
l’abbraccia con fare
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sento i pantaloni sudati di un pomeriggio rovente privo di poesia
in mezzo alla folla vestita di spregevole solitudine che condannava l’altro
io in silenzio resistevo crocefisso a mani giunte sono poi crollato nel pianto sceso dall’autobus
ho ascoltato
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L’istante che nasce e muore
in germogli di pensieri stanchi
che a ritroso muovono maree e sogni,
si fonde nei tuoi occhi stanchi.
Silente attendi
con mani giunte e ginocchia tese
il sopraggiungere
della prossima tempesta,
il fragore dei
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Un incedere elegante
e’ il tuo passo intrigante
dondolante come i fiori
nella veste i tuoi colori
Sei un sogno all’improvviso
sorprendente affascinante
in un angolo della mente
che si espande nel sorriso
Il tuo collo è delicato
di un candore
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Io sono un frantumo di atomo inconsistente
che trova corpo nell’esistere.
È fiato, mani, mente.
Organizzazione di un Tutto scomposto
tenuto con fili di vento.
Può sfaldarsi al primo uragano.
Ma ora che so, mi tengo stretta.
Cerco di proteggere
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Non basta credere di poter arrivare dappertutto
quando il tempo si mette di mezzo con i suoi sgambetti
riuscendo persino a farti sentire impotente
difronte a quanto seppure con timore
spetterebbe al contrario elaborare con fiducia
in tutta fretta
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Aspetto la notte, come tutte le notti per ascoltarti, per vederti, tra ombre che mi avvolgono, e parole in silenzi soffocati che mi raccontano di ieri.
Bella nel tuo lungo vestito bianco, roselline rosse tra i riccioli dorati, purezza e dolcezza nel tuo essere così meravigliosa, tre tatuaggi accennano la tua voglia di essere libera, di vivere e di amare.
Mi sorridi mentre guardi nei miei occhi, sorrido anche io, il tuo profumo mi inebria, la tua voce mi dà forza e sicurezza, allungo le mani, ma afferro solo il vuoto, il buio nell'aria densa di odori e aromi dimenticati.
Lacrime scorrono sul mio viso immagini sbiadite nella mente, scene di giorni felici, ricordi toccano come una carezza, il cuore che non vuole rassegnarsi.
Il freddo veste la mia pelle, ora, mentre le luci dell'alba si fanno strada nell'oscurità mi accorgo che non sei più carne, ma anima e mi stringo a questo sogno d'amore, silenziosa, abbandonandomi ad un lungo pianto. |
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Hanno tagliato l’albero. L’albero a lato della mia porta a Baucina. Era un pruno selvatico. Si ergeva maestoso sino al balcone della mia stanza, al secondo piano. La sera era tutto un cinguettio, un fremito, un battito d’ali. Centinaia di uccellini…leggi…
di Caterina Viola Scimeca |
Mia Nonna Momma (Mimma)Mia nonna era il racconto che spuntava all’improvviso dietro la tenda. Era la favola. L’imprevisto. Ti diceva la verità in faccia. A volte taceva, ma con cenni della testa, degli occhi, con la mimica del viso, con le…leggi…
di Caterina Viola Scimeca |
U Nonnu PetruStorie di vita, di paese.U Nonnu Petru, in realta’ bisnonno, aveva quasi cent’anni. Una vita trascorsa in mezzo ai campi. Sveglia di buon’ ora e via, a piedi, per sentieri e viottoli, accompagnato spesso dal suo bambino, u Nonnu…leggi…
di Caterina Viola Scimeca |
Mio nonno Ciro, il marito della Za’ Momma, era un uomo longilineo, alto. Innamorato ed orgoglioso di sua moglie, di cui ne decantava sempre le lodi, io non li ho visti mai litigare! Assieme hanno festeggiato 60 anni di matrimonio. È stato atroce il…leggi…
di Caterina Viola Scimeca |
Quando mi dissero che dovevo andare a scuola, in prima, non ero tanto contenta. Lasciare la casa, mia madre, i miei giochi, il mondo che condividevo e mi dava sicurezza non era una cosa buona. Cominciai a pensare come sfuggire a questa impertinente…leggi…
di Caterina Viola Scimeca |
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Anteprima Esclusiva: La Nuova Libreria di Scrivere Sta per Aprire i Battenti!
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IN MOLTI SI CHIEDO LA DIFFERENZA DOVE STA. ECCO IL LINK ALLA TABELLA DI COMPARZIONE TRA LE DIVERSITA' DI ISCRIZIONE AL CLUB.
DIVENTARE SOCIO CLUB SCRIVERE
DIVENTARE SOCI NON E' UN OBBLIGO MA ESSERLO VI DA TUTTE LE AGEVOLAZIONI DEL SITO!!
GRAZIE E BUONA SCRITTURA. |
Non basta credere di poter arrivare dappertutto
quando il tempo si mette di mezzo con i suoi sgambetti
riuscendo persino a farti sentire impotente
difronte a quanto seppure con timore
spetterebbe al contrario elaborare con fiducia
in tutta fretta
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Con questo rumore di città distante,
di sera la mente fin da te arriva,
ché son d’altra parte ma ti sento viva,
e tocco con dita la nebbia vibrante.
E ricordo di quanto sei elegante,
di mattina sfiorata dal bianco sole,
il cielo toccato dalla
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Di quella battaglia ricordo il silenzio
che avversa una spada m’avea sussurrato,
in bocca l’amaro d’infuso d’assenzio
e il
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Sono folle, sono pazza, sono strega. Sono me.
Quanto basta per far alzare il vento,
quanto basta alle nubi per coprire la luce della luna.
Celata bellezza o dannata oscuritá?
Io mi faccio nuvola, luna, torrente e prato, cavallo e falco.
Son la
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