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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Moreno Tonioni
Le 262 poesie di Moreno Tonioni
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Nacqui
inusitato frutto
strappato dal ramo
Crebbi
dal bocciolo che non schiude
nel tempo villano
Ebbi
i natali d’un luogo
sperduto e ignorato
e fronte la
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Allungami il braccio
affinché possa giungerti li
dove il tuo essermi dista
e il mio esserti manca
appartenendomi al girasole
che storcendosi la caule
ti rincorre invano
Sforza il vento sospingendoti
nube nel mio cielo
sciogliendoti pioggia del
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| Con mani ritorte traccio l’epigramma
della non vita che lepida
distorce la mia anodina mente
suggerendomi scenari grotteschi
ancorati a travisati panorami
di delirante antinomia
Ivi il mio discernimento barulla
nella babele celebrale
generata
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| Le mie gambe immobili colonne di marmo,
la pavidia che m’immolle e mi frena,
il treno è partito e io calpesto il selciato.
Il salato degli occhi traccia una smorfia sul mio volto,
fragile donna che non conosci perdono
ti dono questa faccia abrasa
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| L’orma della tua consistenza
impressa a fuoco sulla mia pelle
trasla la complessione
nell’aulenza del tuo delta
Nell’espanso dei condivisi fremiti
l’ardore veste di lussuriose movenze
il lambirsi d’adamitici
bramosi corpi
In un crescente desio
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| Le tue labbra di fresco pesco
si posarono lievi
sui miei occhi di mare
sgravandone il
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| Guardi quel maschio ancestrale, epicureo gaudente fra le tue calde braccia di messalina,
divenire asceta virtuoso nel baciare i propri figli e la madre di essi.
Come fragile anfora dall’apparente durezza colma di inezia
in ogni donna non consanguinea
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| Nel giovane leone
la rabbia e il disprezzo
esondano dal centro come acqua pazza
e come l’acqua pazza
dopo la mareggiata torna nel mare
la rabbia e il disprezzo
rovinano nel tracotante cuore
Il vecchio con un annoso vomere
traccia solchi
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| Senza te sarei stelo senza corolla,
sterile caule privo di umbellato,
fastello inaridito e spinoso tenuto avvinto da una lurida sagola,
peduncolo mozzato, ricco solo di spine adunche,
orfano del colore negato.
Senza te sarei solo un uomo condannato
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E’ greve e amaro quel lasco tuo tralignare
l’asserverata nostra appartenenza
manifestata dall’infiorettarsi eloquente del pesco
e dall’effondersi fragrante del mughetto
Il mio ieri è il fallace della parvenza
Ellenica chimera che lacera e
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M’assordo negli sguardi
di chi ciecamente
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Colsi quel fiore
nato nel tuo candore
beandomene
Ed ora ch’egli vizzo
declina il
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Sento in me il vagito del bambino
Quella curiosa voglia di andare
scorrendo strade vecchie con occhi nuovi
si fosse in me l’albatro che instancabile vola
planando d’inediti colori lo stesso mare
Non ho certezza del dove e del quando
questo nuovo
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M’è dolce posar pensieri sul natio colle
ove l’odorosa felce fa lento lo respiro
ch’accompagna l’occhi lungo terre mai piane
Sol qui raccolgo ricci colmi di ricordi e di castagne
Vagando la mente pel peregrinar quel suolo screziato
Il
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Ho ceduto le foglie per contrastar tempesta
che non mi storcesse i rami spezzandoli
Ed ora che la bonaccia timida s’appresta
e il tepore del sole scalda la gemma
genuflesso volgo l’arrese spalle al calore
trattenendo nel petto il tuo dolore
Dacché
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| Siffatta fu la forza
d’un indumento semplice
ch’abbigliava l’anime
d’ignude gesta del cuore
Ch’or mi domando
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Se tu mi dimentichi Autori Vari
Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2011, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori
Pagine: 208 - € 11 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686214
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Tu che mi ascolti Autori Vari
Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2010, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori
Pagine: 240 - € 12 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686108
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Anime in versi Autori Vari
Antologia degli autori del sito Scrivere
Pagine: 132 - € 10,00 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686061
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Invia un messaggio privato a Moreno Tonioni.
Indirizzo personale di Moreno Tonioni: morenotonioni.scrivere.info
| Rannicchiata
la geisha
stringe nell’occaso
il muto suo dolore
invocando
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Son dolci le ferite
dell’esserti stato
e poi dal vento
da te strappato
giacché t’ho amata
e tuttora t’amo
come foglia
pasciuta dal ramo
ch’ora
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§
Percorrendo strade
prive di curve
o storto torbidi pensieri
in laschi lascivi fossi
al domandarmi
si fosse a me stretto
quel pedissequo andare
Ed or che di deriva arranco
n’altra domanda s’appresta
S’avessi seguito la retta
senza ritrarti
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Se il tuo vivere
aderente alla grigia collina
che all’arcobaleno ti spinse
azzerasse il ricordo del campo di girasoli
arrestando il passo verso nuovi albori
non sarebbe poi così triste il tuo tempo a venire
Non v’è forse stato colore
oltre quel
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La mi nonna ha un accenno di barba sotto il mento
e un groviglio di capelli d’argento
con un piccolo pettine li unisce stretti
quasi fosse che li ammanetti
La mi nonna ha un ruvido e grinzoso viso
che rende divertente e buffo il suo sorriso
ha
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Il mio domani s‘abbiglia dell’autunno
che abbandonando smeraldini monocromi
veste d’accesi e cangianti policromi
quanto è destinato a cadere al suolo
Non v’è lietezza nello sgargiante divenire
ove l’acquerello si fa allegoria d’un svanire
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Se ancor mi pensi
dammi un valore
che sia semplice nel cuore
Che non mi faccia gemma
che non mi rivesta d’oro
Perché è nell’aria
nell’acqua e nel fuoco
il respiro
la frescura e il ristoro
Dammi un valore
che m’appartenga
senza
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| Mi hai lasciato
come la foglia abbandona il ramo
quando l’autunno strugge la primavera
e la mia vita divenne all’inverno
ammantando di niveo l’afflizione
Tornasti inaspettata
gemmando sul mio ramo
mentre liquefaceva la neve
Quasi non fosse vero
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Figurandomi nell’immagine riflessa
chiesi alle mie gesta
di narrarmi del luogo da cui venni
e di chi fossi allora
Fu in quell’istante che mi resi conto
di essere dell’oggi e poi più nulla
in quanto ricusando la memoria di ieri
non sarei mai stato
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| Sei il dolce che mai sazia
Il piccante che rallegra
L’amaro che berrei
sino a levartelo tutto
Sei la lacrima
che vorrei estinguere
in
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Se t’amo t’amo
nel rugghio del fortunale
dal quale ti voglio cautelare
avvolgendoti drudo
nel palvese del mio medicare
Se t’amo t’amo
nel calore del meriggiare
ove sorridendo mi chiami
uomo mio
scaldandomi nel tepore
dell’adamantino nostro
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Divenni cascante di vezzi
dacché fui privato dell’orizzonte tuo
Non più lepido
mi resi cieco al mondo
Ignaro che sì facendo
sarei da lì a poco
divenuto sordo e muto
Fu allora che genuflesso
fronte il mal di vivere
mi feci belluino
e d’un
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Son dicembrini e tristi i giorni
in cui annaspando mendico quel Natale
che di anno in anno si fa più muto
Son giorni in cui m’ostino
all’agghindare e imbellettare la solitudine
dell’ampio respiro che sempre meno giunge
Non v’è fragore nel
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Ho cercato il tuo nome
lì dove lo sguardo musicò nel cuore
sino a mischiarci nella pelle
concertando un unico respiro
Ho cercato il tuo nome
in una selva novembrina
ove l’intimo piovigginare assorto
stillava sussurrando sospiri
Ho cercato il
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262 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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